Anteprima
Vedrai una selezione di 13 pagine su 56
Storia contemporanea - Appunti Pag. 1 Storia contemporanea - Appunti Pag. 2
Anteprima di 13 pagg. su 56.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea - Appunti Pag. 6
Anteprima di 13 pagg. su 56.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea - Appunti Pag. 11
Anteprima di 13 pagg. su 56.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea - Appunti Pag. 16
Anteprima di 13 pagg. su 56.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea - Appunti Pag. 21
Anteprima di 13 pagg. su 56.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea - Appunti Pag. 26
Anteprima di 13 pagg. su 56.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea - Appunti Pag. 31
Anteprima di 13 pagg. su 56.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea - Appunti Pag. 36
Anteprima di 13 pagg. su 56.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea - Appunti Pag. 41
Anteprima di 13 pagg. su 56.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea - Appunti Pag. 46
Anteprima di 13 pagg. su 56.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea - Appunti Pag. 51
Anteprima di 13 pagg. su 56.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Storia contemporanea - Appunti Pag. 56
1 su 56
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

FASCISMO E CHIESA CATTOLICA

Patti Lateranensi, 11 febbraio 1929, firmati da Mussolini e Pietro Gasparri.

Come esce la Chiesa dalla I GM? Con quali timori? Si possono analizzare le

comunicazioni che arrivano da vescovi e cardinali e inviate a Roma: come giudicano

i risultati della I GM e come pensano di agire per una ricostruzione. Il panorama non

è univoco: ci sono degli elementi di continuità, altri no. In molti ritorna l'idea di

capire quali rapporti avrebbe dovuto tenere nei confronti della guerra: la guerra non

ha nulla a che vedere con quelle del passato, e soprattutto non è stata l'occasione di

una rinascita di una società pienamente cristiana. Un altro elemento ricorrente è che

anche i vescovi si sono resi conto che le masse sono entrate prepotentemente nella

storia, sono protagoniste degli avvenimenti. La preoccupazione è che queste masse

entrino anche contro la Chiesa (alcuni esempi si erano già avuti). Vescovi e cardinali

condannano il comunismo come il frutto della I GM e come la prima vera e propria

minaccia (inteso come entrata delle masse nella Storia). Il pericolo rosso! Il

comunismo è sovversivo, il primo dei pericoli della chiesa. Papi e vescovi non

dichiarano mai apertamente: i cattolici non devono entrare in politica, ufficialmente.

Ci sono degli esempi in cui questo è vero fino a un certo punto: il Partito Popolare

riceve le attenzioni del mondo della chiesa, anche se non ci sarà mai un

pronunciamento diretto, benché il PP avesse tra i suoi fondatori e leader un sacerdote,

don Sturzo. La Chiesa ha ancora un conto sospeso con la classe dirigente italiana, che

verrà chiuso con i patti Lateranensi. Pio XI non vorrà mai avere a che fare con i

partiti, solo con gli Stati, men che meno con i partiti nazionali, il profilo è universale.

La Chiesa dà un appoggio sostanziale al PP: non si oppone all'evidenza che molte

diocesi diventano luoghi di aggregazione, in cui si discute di politica, in cui i cattolici

che sono entrati in politica hanno uno spazio di manovra. Sarà poi il Vaticano a

chiedere a don Sturzo di dimettersi e di sciogliere il PP, non Mussolini. Un altro

timore ricorrente della Chiesa alla fine della I GM fino all'avvento del fascismo è

l'idea che si sia venuta a creare un'articolazione partitica molto più articolata del

passato: le differenze sono molto più marcate, anche rimanendo sul piano

superficiale. Il panorama è molto più polarizzato. C'è la sensazione che la base si

riesca a coordinare e gestire molto più difficilmente rispetto al passato: il fermento

delle masse è qualcosa a cui le diocesi fanno fatica ad allinearsi. Basta pensare ai

numeri degli iscritti ai sindacati. Queste organizzazioni possono sfuggire dal

controllo che la Chiesa aveva esercitato fino a quel momento e voleva continuare a

esercitare. In questo panorama muore il papa, nel 1922. La maggior parte

dell'episcopato italiano è diffidente nei confronti del nascente fascismo: una parte è

contraria, un'altra favorevole. Non c'è una posizione univoca. Le diocesi si presentano

quindi in modo non allineato: l'elezione di Pio XI (Achille Ratti, cardinale di Milano)

causa un immediato restringimento della libertà d'azione nei confronti delle diocesi. Il

rapporto con le periferie e con gli episcopati nazionali è un fattore importante per

capire la politica papale. In questo momento c'è anche un ricambio generazionale

all'interno delle gerarchie ecclesiastiche. Pio XI sposa una linea intransigente, è un

accentratore, chiude gli spazi. Questo suo chiudere gli spazi fa sì che si chiuda anche

quel breve periodo in cui la Chiesa aveva tentato di fare i conti con la politica e con

l'idea che potesse esserci un discorso aperto con un sistema democratico. La Chiesa

come istituzione non è una democrazia: Pio XI è fortemente antidemocratico, come la

Chiesa è sempre stata nella sua storia, e lo è ancora oggi. All'interno della Chiesa non

si ragiona a maggioranza, c'è una gerarchia ben definita. Achille Ratti decide di

chiudere il PP e invita don Sturzo a dare le dimissioni da segretario. Avviene alla

vigilia della marcia su Roma. Il 2 ottobre 1922 il papa invia una circolare alle diocesi

e invita vescovi e parroci a tenersi fuori dai partiti (era sempre stata la linea ufficiale),

compresi quelli di ispirazione cattolica. Poi, il cardinale Gasparri invia una missiva

diretta a don Sturzo, invitandolo a dimettersi. Don Sturzo rispose che le sue

dimissioni avrebbero fatto intendere un appoggio della Chiesa al fascismo “i cui

metodi sono, non solo nel campo politico ma anche in quello etico per tante ragioni,

da riprovare”. Il suo appello cade nel vuoto, anche perchè il papa pensa che la

democrazia non sia una valore inseparabile dal cristianesimo, e che il nuovo governo

di Mussolini possa essere il migliore interlocutore, visto che si era dimostrato molto

aperto nei confronti della Chiesa. Quale era stato il percorso? Collocazione del

crocefisso nelle scuole e nei locali pubblici, stanziamenti per la ricostruzione delle

chiese danneggiate dalla guerra, equiparazione delle tasse tra scuole pubbliche e

private, autorizzazione dello stato di acquisto degli immobili da parte della Santa

Sede, salvare dalla bancarotta il Banco di Roma, che aveva rapporti con il Vaticano

(finanziava le attività e i giornali vicini), esenzione ai seminaristi per il servizio di

leva (pii verrà inserita all'interno del concordato). Il movimento fascista e il partito

hanno delle posizioni che coincidono con il bagaglio culturale della Chiesa: la Chiesa

non appoggia il fascismo tout-court. Ci saranno dei momenti di scontro, ma c'è una

condivisione del bagaglio culturale. Il fascismo che si oppone al pericolo comunista è

visto di buon occhio: anche per questo si abbandona il terreno democratico. Questo

avviene anche in Francia nei confronti del partito cattolico. C'è la decisione di avere a

che fare con gli Stati (mani concordataria), non con i partiti.

L'aspirazione è quello di restaurare una società cristiana: bisogna leggere in questa

chiave l'intransigentismo di Pio XI. Un modo molto utile di vedere qual è la politica

di goni pontificato è quello di vedere quali e quanti beati sono stati fatti: nel caso di

Pio XI ha fatto più beati lui di chiunque altro papa del '900 d eccezioni di Giovanni

Paolo II (che per ha avuto 25 anni di pontificato a disposizione). Quali sono i beati? I

martiri della Rivoluzione Francese (un'aperta condanna). Nel '22 dice che la riv

francese ha portato “alla perturbazione universale, durante la quale furono … con

tanta arroganza i diritti dell'uomo”.

Critica alcuni elementi portanti dell'ideologia fascista e nazista: l'esaltazione della

razza e della nazione (strettamente collegate, la Chiesa è universale), la

divinizzazione del capo, la subordinazione dell'individuo allo Stato.

I patti lateranensi si compongono di un trattato, un concordato e una convenzione

finanziaria. Il trattato prevede (si fa tra due stati sovrani, quindi si riconoscono

reciprocamente. Prima non si riconoscevano dal 1870) il riconoscimento reciproco

dell'Italia (con capitale Roma) e della città del Vaticano. Prima di questo accordo

vigevano le leggi delle guarentigie (maggio 1871). La convenzione finanziaria

prevedeva che il Vaticano fosse risarcito dallo stato italiano (mai nella storia uno stato

vincitore aveva risarcito uno stato vinto). Il concordato “ha ridato dio all'Italia e

l'Italia a dio”: venivano accordati alla Chiesa una serie di privilegi sul piano della

legislazione (ad esempio, il matrimonio religioso è equiparato a quello civile a tutti

gli effetti. Proprio su questo articolo, il 34, ci sarà un conflitto nel momento in cui lo

stato italiano vota le leggi razziali) educativa (religione di stato insegnata nelle

scuole), giurisdizionale, economica (alcuni luoghi di Roma diventano zone franche,

come San Giovanni in Laterano). Spesso la storiografia ha enfatizzato lo scontro tra

fascismo e Chiesa a proposito dell'azione cattolica. Da azione cattolica e da quello

che viene recuperato del PP nascerà la DC. L'attrito nasce nel momento in cui AC

vuole occuparsi dell'educazione dell'infanzia, del tempo libero. Questi scontir in

realtà si risolvono sempre con degli accordi (non a caso AC non sarà mai sciolta e

continuerà ad avere un ristretto margine di manovra). Dopo i patti lateranensi la

Chiesa crede che il fascismo in Italia sia una buona strada per la ricostruzione della

società cristiana. Lo si ritiene imperfetto, ma efficace. Dalla metà degli anni '30 (con

l'atteggiamento sulla campagna d'Etiopia) l'atteggiamento del papa cambia,

soprattutto nei confronti della questione razziale e antisemita. C'è un'enciclica che Pio

XI avrebbe dovuto far uscire e che non uscì mai: morì il 10 febbraio 1939, la vigilia

dei festeggiamenti del decennale dei patti lateranensi.

Nel 1938 Pio XI lo passa quasi esclusivamente a Castel Gandolfo, fuori Roma: a

maggio Hitler viene a Roma in visita, Pio XI non si vuole far trovare. Il '38 è anche

l'anno delle leggi razziali e del manifesto della razza (14 luglio 1938: erano dieci

titoli. Le razze umane esistono. Esistono grandi e piccole razze. Il concetto di razza è

puramente biologico. La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine

e civiltà ariana. È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti. Bisogna

fare una netta distinzione tra mediterranei europei e africani e orientali dall'altra. Gli

ebrei non appartengono alla razza italiana. I caratteri fisici e psicologici puramente

europei degli italiani non devono essere alterati in nessun modo). In quei giorni a

castel Gandolfo c'era anche un gesuita americano, Lafarge, che aveva scritto

“Giustizia interraziale”. Pio Xi aveva letto quel libro e aveva chiesto a Lafarge di

lavorare a un'enciclica contro il razzismo e l'antisemitismo. C'era un'altra enciclica

che il papa aveva fatto nel 1937 “Mit brennender sorge”, in tedesco, proprio perchè il

destinatario erano le diocesi tedesche: non si parlava espressamente di antisemitismo,

ma una condanna alla dottrina nazionalsocialista, al culto della razza, dello stato, al

neopaganesimo. Introdurre questioni che non riguardassero la razza in generale, ma

l'antisemitismo, poneva problemi all'interno della Chiesa. La Fattorini dice che il

fatto che il papa si affidi ad un americano significa che in Curia non c'era nessuno che

lo volesse appoggiare. Non a caso il suo successore non seguirà le sue idee. Pio XI

stava preparando un du

Dettagli
A.A. 2010-2011
56 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mercantediliquore di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Stiaccini Carlo.