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LA DECOLONIZZAZIONE IN ASIA
Gandhi e l’indipendenza indiana
In India, fulcro dell’impero britannico, la lotta per l’indipendenza fu sostenuta dal Partito del
Congresso. Gandhi coinvolse nella causa l’intera popolazione e lottò secondo la dottrina della non
violenza: disobbedienza civile, boicottaggio e resistenza non violenta alle misure repressive degli
Inglesi.
Nel 1947 l’indipendenza fu concessa, ma per risolvere il problema delle lotte tra induisti e
musulmani vennero formati due Stati: 1’Unione Indiana, a maggioranza indù, e il Pakistan,
musulmano.
Tuttavia i conflitti continuarono. Lo stesso Gandhi, promotore della riconciliazione tra le fazioni, fu
assassinato da un fanatico indù. Nel 1948 e nel 1965 India e Pakistan combatterono due guerre per
il controllo del Kashmir.
L’indipendenza del Sud-Est asiatico
Durante la seconda guerra mondiale il Giappone occupò le colonie europee del Sud-Est asiatico.
Dopo la guerra, sconfitti i Giapponesi, la decolonizzazione era in una fase ormai troppo avanzata
perché l’Europa riuscisse a riappropriarsi di quei territori.
La guerra d’lndocina
Il processo di liberazione del Vietnam (che faceva parte dell’Indocina, colonia francese) fu lungo. Il
leader comunista Ho Chi Minh, condusse e nel 1954 vinse la guerra contro i Francesi. Nacquero
due Stati: il Vietnam del Sud, filo-occidentale, e il Vietnam del Nord, comunista.
LA DECOLONIZZAZIONE NEL MAGHREB
L’indipendenza di Libia, Marocco e Tunisia
Anche il Maghreb (ovvero i paesi dell’Africa nord-occidentale: Marocco, Algeria, Tunisia e Libia)
attraversò il processo di decolonizzazione:
- la Libia, colonia italiana, fu indipendente dal 1951. Nei 1969 il colonnello Gheddafi attuò un
colpo di Stato, si dichiarò antimperialista e si schierò con l’URSS;
- nel 1956 Marocco e Tunisia guadagnarono l’indipendenza dalla Francia.
Egitto: Nasser e la crisi di Suez
Nasser, al potere in Egitto dal 1952, quando aveva destituito re Faruk, condusse una politica
filosovietica, anticolonialista e antiisraeliana. Acquistò grande popolarità nel mondo arabo dopo la
crisi di Suez, quando Inglesi e Francesi dovettero rinunciare all’occupazione del canale a causa
delle pressioni delle due superpotenze.
La guerra d’Algeria
L’indipendenza dell’Algeria fu ostacolata dalla presenza di un milione di coloni francesi il
movimento nazionalista algerino, sulla scia del successo di Nasser, costitui il fronte di liberazione
Nazionale. La lotta si inaspri e nel 1954 divenne una guerra. I Francesi fecero uso della rappresaglia
e della tortura, suscitando una gravissima frattura politica in Francia. De Gaulle comprese che era
inevitabile concedere 1’indipendenza, ma i coloni più oltranzisti organizzarono una lotta
terroristica. Nel 1962 l’Algeria ottenne l’indipendenza.
LA DECOLONIZZAZIONE NELL’AFRICA NERA
Le colonie Italiane
L’ONU nel 1950 costituì uno Stato federale tra Eritrea, ex colonia italiana, ed Etiopia, ma questa
nel 1962 fece dell’Eritrea una sua provincia. Si scatenò la guerra e nel 1991 l’Eritrea ottenne
l’indipendenza.
Nel 1960 la Somalia italiana, affidata dall’ONU all’Italia dopo la guerra, divenne indipendente e si
unificò con la Somalia inglese.
La decolonizzazione a sud del Sahara
L’emancipazione a sud del Sahara cominciò più tardi rispetto all’Africa mediterranea, ma fu più
rapida e in genere meno violenta. Spesso fu pilotata dalle potenze europee, che cercarono di
conservare i legami (soprattutto economici) con le ex colonie. Nel 1960 fu l’anno dell’Africa:
nacquero diciassette Stati indipendenti. Dove la presenza dei coloni bianchi era consistente o gli
interessi in gioco forti, la decolonizzazione comportò lotte tra le popolazioni indigene e quelle
coloniali, come in Kenya e in Rhodesia.
Guerre civili
A volte i conflitti scoppiarono dopo l’indipendenza sotto forma di guerre civili, perché non
esistevano elite indigene in grado di assumere la guida del paese. Accadde in Nigeria e nel Congo
Belga, il quale affrontò due guerre civili fermate da un colpo di Stato nel 1965.
Il Sudafrica
In Sudafrica la minoranza bianca mantenne il potere attuando l’apartheid, la separazione razziale
tra bianchi e neri, abolita nel 1990. Nel 1994 Nelson Mandela, il leader storico della lotta
all’apartheid, fu eletto presidente della Repubblica Sudafricana.
IL DISGELO
Dopo la morte di Stalin
La morte di Stalin, nel 1953, segnò l'inizio del disgelo. Il nuovo leader sovietico, Krusceu
- promosse riforme per modernizzare la società sovietica;
- cercò il dialogo con gli Stati Uniti: intendeva dimostrare la superiorità dell'Urss non sul terreno
militare ma su quello della ricerca scientifica e dello sviluppo economico.
Rruscév ed Eisenhower (il nuovo presidente americano) si incontrarono nel 1955 alla Conferenza
di Ginevra: per la prima volta dalla fine della guerra USA e URSS dialogavano. Nel 1956, al XX
Congresso del PCUS, Rruscév fece una sorprendente denuncia dei crimini di Stalin. Nei paesi del
blocco comunista si sviluppò la speranza di una svolta verso un regime meno oppressivo: in Polonia
e in Ungheria vi furono tentativi di riforma. L'Armata Rossa soffocò nel sangue quello ungherese.
L'episodio dimostrò che gli Stati dell'Europa dell'Est erano controllati da Mosca.
Il «socialismo dal volto umano»
Nel 1968 il leader cecoslovacco Dubcek tentò di liberalizzare l'economia e di creare un «socialismo
dal volto umano». L'URSS, temendo che l'iniziativa mettesse in discussione la scelta socialista,
mandò a Praga l'Armata Rossa, e pose fine alla «Primavera di Praga».
Unione Sovietica e Cina
La Cina nel 1963 accusò l'Urss di «revisionismo» e di aver capitolato di fronte all'imperialismo
americano. Nel 1969 si rischiò la guerra tra i due Stati. Dopo la rottura, la Cina iniziò un lento
avvicinamento agli Stati Uniti.
LA «NUOVA FRONTIERA»
Kennedy
Nel 1961 divenne presidente degli Stati Uniti J. F. Kennedy. La sua politica fu progressista:
- aumentò la spesa sociale e quella per la ricerca spaziale perché la società americana varcasse una
nuova frontiera culturale e scientifica;
- si aprì alla distensione con l'URSS.
I suoi programmi, specie quelli in difesa dei diritti dei neri, incontrarono forti opposizioni. Nel 1963
fu assassinato, in circostanze che restano oscure.
Il Muro di Berlino
Nel 1961 la tensione era alta. Berlino era divisa in due. Kennedy e Rruscév non si accordarono sulla
sua sorte e l'URSS fece innalzare un muro che divideva il settore orientale da quello occidentale
della città. Il Muro di Berlino fu il simbolo della guerra fredda.
La crisi di Cuba
Nel 1962 si sfiorò la guerra:
- Kennedy tentò di soffocare il regime marxista di Castro a Cuba appoggiando una spedizione di
esuli anticastristi;
- Castro si avvicinò all'URSS, che impiantò sull'isola alcune basi per missili nucleari;
- Kennedy ordinò un blocco navale dell'isola e l'URSS smantellò le basi.
La distensione non fu compromessa: USA e URSS si accordarono per bandire gli esperimenti
nucleari in atmosfera.
LA GUERRA DEL VIETNAM (1964-75)
L'inizio delle ostilità
Nel Vietnam del Sud si sviluppò un movimento comunista di guerriglia, chiamato Vietcong,
appoggiato dal Vietnam del Nord. Per paura che l'intero paese diventasse comunista, gli Stati Uniti
presero a inviare truppe. L'incidente del golfo del Tonchino (1964) da alcuni viene indicato come
l'inizio del conflitto: in realtà si tratta di un'escalation. Il presidente Jonhson decise di intervenire in
modo massiccio. Ma il Vietcong, appoggiato anche da URSS e Cina, stremò le forze americane.
L'armistizio e la pace
La guerra si concluse nel 1973 con un armistizio. Nel 1975 il Vietcong, sconfitto l'esercito
sudvietnamita, conquistò Saigon, la capitale del Vietnam del Sud. Il Vietnam fu riunificato sotto il
regime comunista e si avvicinò all'Urss, ponendosi in contrasto con la Cina.
Una guerra impopolare
La guerra del Vietnam segnò un periodo difficile per gli Stati Uniti, non solo per la sconfitta
militare e per la riprovazione internazionale. Vi fu anche un'aspra contestazione interna sulla
necessità di inviare giovani americani a morire in Vietnam. Ci si interrogò anche sulle ragioni
dell'impossibilità di sconfiggere una nazione sottosviluppata come il Vietnam.
Aree di tensione
Israele
Con la sostituzione di Kruscèv (1964) scomparivano dalla scena politica entrambi i protagonisti
della distensione. USA e URSS (con il nuovo leader Breznev) continuarono il dialogo, senza
rinunciare a espandere le loro aree di influenza. Il Medio Oriente fu l'area in cui emersero i
principali conflitti:
- nel 1967 Israele - appoggiato degli USA - vinse la guerra dei sei giorni contro l'Egitto. L'Urss
era schierata con i paesi arabi;
- nel 1973 la guerra del Kippur pose termine al mito dell'invincibilità israeliana e portò al
rafforzamento del blocco arabo. Ma il presidente egiziano Sadat si allontanò dall'URSS e nel 1979
stipulò la pace con Israele.
La guerra Iran-Iraq
In Iran nel 1979 una rivoluzione destituì lo scià e portò al potere l'ayatollah Khomeini, il quale
instaurò un regime fondamentalista, fortemente antioccidentale e antiamericano. Iran e Iraq, divisi
per ragioni politiche e di rivendicazioni territoriali, combatterono una sanguinosa guerra tra il
1980 e il 1988, che si concluse senza un vincitore.
L'intervento sovietico in Afghanistan
Nel 1979 l'Unione Sovietica inviò l'esercito in Afghanistan. Intendeva difendere il regime
filosovietico instauratosi l'anno precedente minacciato dai guerriglieri islamici sostenuti da Stati
Oniti e Pakistan. Dopo anni di stasi e gravi perdite, nel 1987 l'URSS annunciò il ritiro delle truppe.
Nel 1992 in Afghanistan si instaurò il regime integralista dei taleban, gli «studenti» del Corano.
IL PRECARIO EQUILIBRIO DEL TERRORE
L'equilibrio del terrore
Il confronto USA-URSS si sviluppò prospettando l'eventualità di una guerra. Finché gli Stati Uniti
furono in superiorità nel settore delle armi nucleari adottarono la dottrina della rappresaglia totale:
avrebbero risposto con massicci attacchi atomici a qualunque aggressione sovietica.
Quando le due superpotenze furono in grado di distruggersi a vicenda, si instaurò l'equilibrio del
terrore.