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Paragrafo “Aiuti economici dall’estero” (pag. 88-91 Ginsborg)
L’Italia, alla fine della guerra, ha problemi economici. I governi del dopoguerra devono affrontare il
problema della ricostruzione che viene facilitata dagli aiuti americani. L’economia italiana esce dalla
guerra con l’IRI (lo stato, cioè, è imprenditore). Nessuna forza politica, però, propone una politica di
pianificazione, cioè gestita e controllata dallo stato. Lo stesso PC si muove su posizioni moderate:
Togliatti esclude la pianificazione socialista e la programmazione, cioè la direzione in cui lo stato
orienta l’economia. Bisogna, per Togliatti, affidarsi all’iniziativa privata, chiedendo una politica fiscale
che gravasse soprattutto sulle classi più abbienti. Le due linee economico-ideologiche che si
confrontano sono quella liberista e quella interventista (o di tipo keinesiano).
La linea liberista chiede che la ricostruzione sia affidata al mercato e, quindi, alla libera iniziativa
privata, abolendo i limiti che la bloccano. Lo stato, quindi, deve rinunciare ad intervenire
nell’economia, come, invece, era avvenuto durante il Fascismo. La linea liberista è propria del Partito
Liberale e di parte della DC. Tale linea, inoltre, affascina culturalmente, perché il liberismo è tutto ciò
che è contrario al Fascismo; l’interventismo sembra, invece, continuare l’azione politica del Fascismo.
Il liberismo, quindi, è sinonimo di antifascismo.
La linea interventista, invece, propone un intervento dello stato per fare in modo che la ricostruzione
non avvenga solo sulle leggi di mercato, ma tenga anche conto delle differenze tra Nord e Sud e,
quindi, tra ricchi e poveri. La ricostruzione, dunque, deve essere orientata dallo stato e, per fare ciò,
bisogna anche ridurre il potere dei grandi gruppi monopolistici (cioè dei gruppi che hanno un livello di
produzione e di mercato tale da imporre i prezzi), ordinare l’economia in mano allo stato e attuare una
politica fiscale più progressiva (e, quindi, più giusta). Tale linea è propria di Tossetti e del suo allievo
Fanfani (cioè dell’ala più sinistra della DC).
Vince la linea liberista, sia grazie all’egemonia culturale, sia perché i monopoli hanno un potere di
pressione molto forte, sia perché il movimento sindacale deve accettare alcuni compromessi attutendo
alcune sue richieste in cambio di salari più alti. Nel giungo 1944, dopo la liberazione di Roma, viene
costituito a Roma un sindacato unitario, in cui le tradizioni sindacali prefasciste (socialista, cattolica e
repubblicana) si uniscono. Tale sindacato si scioglie nel 1948. Manifestazione chiave della supremazia
liberista si ha in occasione del cambio della moneta. Per la ricostruzione c’è bisogno di tante risorse
economiche. Gli aiuti americani sono insufficienti e, perciò, ci sono due strade:
1) i prestiti nazionali chiesti agli stessi cittadini. Portatore di questa idea è il Partito Liberale;
2) effettuare un prelievo progressivo su ogni proprietà mobiliare ed immobiliare. Il prestito, cioè,
aumenta a seconda della ricchezza. Questa proposta nasce già col governo Parri e viene