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Estratto del documento

In Italia e Germania, durante il ‘900, questo conservatorismo sociale si identifica con i partiti d’ispirazione

cattolica. Dagli anni ’70 questo consenso cessa di esistere e negli Stati Uniti con Regan e in Gran Bretagna con

la Thatcher, emerge un filone di conservatorismo individuale e liberale, rifiutano l’intervento pubblico in

economia, riducono gli interventi e gli apparati dello stato.

A fine ‘800 il conservatorismo non rimane indifferente all’affermazione del principio di nazione: l’età

dell’imperialismo segna l’affermazione in Europa di un modello aggressivo di gestione delle relazioni

internazionali. I principi nazionali vengono utilizzati dai conservatori in politica estera (i paesi europei sono in

competizione poiché vogliono difendere e ampliare i possedimenti coloniali); in politica interna: richiamando

l’idea di competizione fra nazioni cercano di cancellare l’idea di competizione fra classi.

In origine il conservatorismo è avverso al principio (sociale,politico) di democrazia, ma non è immobile, ne

guarda all’antico regime, per cui quando le istituzioni si aprono alla democrazia (suffragio) il conservatorismo

accetta il mutamento, e cerca di limitarne gli effetti. I conservatori cercano di salvaguardare il principio che le

masse non debbano governare, mantenendo un rapporto dialettico con i progressisti. E’ per questo che dopo il

1945 i valori della democrazia prevalgono nel mondo occidentale e il conservatorismo si identifica con essi.

Conservatorismo in Gran Bretagna

Difesa del modello tradizionale di costituzione mista che comprendeva potere monarchico (sovrano),

aristocratico (camera dei Lord), democratico (camera dei Comuni). Dal ‘600 questo modello si era sviluppato

gradualmente senza fratture.

Conservatorismo in Europa

Numerosi rivolgimenti istituzionali, non ci sono tradizioni consolidate, i conservatori puntano ai regimi

precedenti i rivolgimenti (monarchia).

Liberalismo

Constant è il padre del liberalismo

Elemento centrale della filosofia politica liberale è l’individualismo, la tutela dell’autonomia del singolo e la

sua valorizzazione di fronte ai gruppi sociali. La riforma protestante e l’Illuminismo hanno fatto emergere

l’importanza alla razionalità del singolo. La libertà dell’individuo va protetta dalle intrusioni del potere

pubblico, nell’attività economica (la proprietà privata non può essere contestata) nell’ottica di una maggiore

libertà economica che promuova il benessere della collettività, lo stato deve evitare intralci alla concorrenza al

libero scambio. Separazione dei poteri in legislativo, giudiziario, amministrativo. Fiducia nel progresso.

In Gran Bretagna il liberalismo si è sviluppato spontaneamente come il risultato di una lunga tradizione storica

e politica. La rivoluzione del 1789 diede l’impulso all’opera di liberazione. Il liberalismo continentale diede

fiducia allo stato come garante delle libertà individuali.

Il liberalismo è legato al concetto di democrazia (1) come la più o meno larga partecipazione del popolo al

governo dello stato, l’esistenza di istituzioni rappresentative (parlamento) è una garanzia che limita il potere

dello stato. Il liberalismo ottocentesco non intendeva dare a tutti il potere di intervenire nella gestione della cosa

pubblica: tale potere doveva essere affidato a chi ne garantiva un uso corretto, a chi aveva il potere di formarsi

una opinione politica razionale. (Proprietà e istruzione)

Dal liberalismo nacque, durante il 1800 una corrente più democratica: il radicalismo, si oppose alla presenza di

istituzioni non rappresentative, e sostenne che quelle rappresentative fossero più vicine al popolo con

l’allargamento del suffragio. Se la democrazia viene considerata come la partecipazione di tutti i cittadini al

governo attraverso istituzioni rappresentative, dopo il 1945 possiamo parlare di liberaldemocrazia. (2) Se per

democrazia intendiamo un sistema nel quale gli uomini debbano essere tutti uguali non concorda esattamente

con il liberalismo, poiché esso sosteneva l’uguaglianza “formale” ovvero tutti gli uomini sono uguali davanti

alla legge, essendo individualista, ma le disuguaglianze sociali, create dal caso, sono inevitabili. In Europa il

1800 è considerato il secolo del liberalismo, durante il quale si affermarono faticosamente i principi del

costituzionalismo liberale (istituzioni rappresentative, diritti di libertà, separazione dei poteri, liberalismo

economico, libero commercio no intervento dello stato). Alla fine dell’800 questo sistema entrò in crisi per il

progressivo affermarsi della concezione anti-individualistica della nazione e la questione sociale. Si abbandonò

il principio del libero commercio, solo la Gran Bretagna lo mantenne. Al diffondersi del nazionalismo alcuni

liberali rimasero fedeli ai principi classici, i liberali imperialisti accettarono nuove forme di gestione della

politica estera. Con la questione sociale si elaborò un nuovo concetto di libertà positiva, l’individuo non doveva

essere ostacolato e necessitava di strumenti minimi per sopravvivere, su questa base nacque un liberalismo

sociale, che identificava nello stato il fornitore dei servizi essenziali per realizzare la libertà positiva.

Tra ‘800 e ‘900 nacque in Gran Bretagna un nuovo liberalismo attento alla questione sociale che aveva i

fondamenti intellettuali in Keynes e Beveridge. L’Occidente postbellico ha accettato le istituzioni

liberaldemocratiche, respingendo i dettami economici liberali (lo stato interveniva nell’economia).

I movimenti neoradicali appartengono all’ideologia liberale (ambientalismo, femminismo) poiché hanno un

approccio individualistico, essi chiedono la limitazione di alcune libertà e per sopprimere alcuni privilegi ne

creano di nuovi uscendo dall’ambito dell’ideologia liberale.

Socialismo e comunismo

La tradizione socialista e comunista si fonda sui principi del 1789 uguaglianza e fraternità. Essa non ha le sue

radici nella Rivoluzione Francese ma nell’utopia di Thomas More, Platone, nella filosofia illuministica di

Rousseau. La Rivoluzione ne crea l’ambiente adatto per la sua formazione nel 1800 e nel 1900.

E’ anti-individualistico, l’importanza viene data al benessere del corpo sociale, che deve essere omogeneo e

solidale al proprio interno. Più equa distribuzione della ricchezza e della proprietà prodotta. Sul piano politico

sostiene la democrazia, ovvero la partecipazione di tutti i cittadini alla gestione del potere pubblico; sul piano

economico sostengono la scomparsa della proprietà privata, poiché la collettività realizzerà la felicità dei

singoli individui. Fourier, Proudhon, Saint-Simon, Owen sono i teorici del socialismo utopistico: desiderio di

realizzare i principi socialisti attraverso una graduale ricostruzione morale della società, tramite la costruzione

di piccole comunità socialiste che prefigurano la società futura. Giuseppe Mazzini sostiene la trasformazione

delle istituzioni in senso democratico e repubblicano, prevedeva un declino dell’individualismo e

l’affermazione di valori associazionistici e solidaristici.

Marx ed Engels. Secondo Marx il divenire storico è scandito dalla lotta fra classi, inevitabile e destinata a

vedere la classe dominante sconfitta e l’ascesa della classe subordinata. Con la dittatura del proletariato per la

prima volta la classe al potere rappresenterà la maggioranza della popolazione, questa dittatura sarà transitoria

fino alla realizzazione di una società senza classi. La fine dell’800 l’età dell’imperialismo e il trionfo dei valori

nazionalistici vedono la contrapposizione dei socialisti: la lotta di classe è estesa a tutto il mondo (1864 Prima

Internazionale socialista). La politica estera aggressiva ed espansionistica, era vista dal socialismo come

conseguenza del sistema economico capitalistico, finalizzata (Lenin) a fornire ad esso nuovi mercati da

colonizzare e per ritardare la sua crisi finale. La politica interna vedeva il nazionalismo come elemento che

distoglieva l’attenzione sulle disuguaglianze sociali e dalla lotta di classe. Tuttavia allo scoppio della Prima

Guerra Mondiale (1914) nei partiti socialisti europei prevalsero i valori patriottici su quelli internazionalistici.

Tra fine ‘800 e inizio ‘900 si cominciarono ad affrontare alcune questioni poste dai socialisti ed emersero

diverse posizioni:

-revisionismo o riformismo, (Bernstein) collaborare con le istituzioni politiche, in modo che la proprietà privata

cedesse progressivamente il campo alla proprietà collettiva;

-integralista, conservare la netta contrapposizione alla proprietà privata (stato nello stato);

-rivoluzionario, durante i primi anni del ‘900 si sosteneva che l’avvento del socialismo dovesse compiersi con

un atto rivoluzionario.

Nel 1917 la Rivoluzione Russa segna una svolta, alla base vi era la rielaborazione del pensiero di Marx operata

da Lenin. Il leninismo sosteneva la rivoluzione. Il Partito Comunista fu la guida verso la rivoluzione, una volta

conquistato il potere i comunisti avrebbero instaurato una nuova forma di democrazia diretta incentrata sui

soviet, assemblee di operai che si riunivano nei luoghi di lavoro. Il Partito doveva esercitare un rigido controllo

sulla società, in modo che il socialismo si fosse mantenuto. Questa fase di dittatura del proletariato

reinterpretata da Lenin non era affidata direttamente al proletariato, ma al partito. Nel periodo fra le 2 guerre il

comunismo leninista si diffuse in tutta Europa, spinto dalla Rivoluzione Russa e dalla Terza Internazionale. Al

di fuori della Russia, tuttavia non riuscì a giungere al potere. Dalla Seconda Guerra mondiale la Russia uscì

vincitrice e partecipò alla ricostruzione degli equilibri internazionali, esportando nei paesi dell’Europa Orientale

il modello comunista (Cina Mao Tse-tung) Tra il 1980 e il 1990 vi fu la crisi dell’Unione Sovietica e la

riconversione di quasi tutti i paesi comunisti alle istituzioni liberaldemocratiche e all’economia capitalista.

Nell’Europa Occidentale, dopo il 1945, il socialismo si avvicinava ai valori della liberaldemocrazia.

Perché sono nati i moderni partiti politici?

I partiti politici sono nati parallelamente ai metodi elettorali e parlamentari, ed erano sottoforma di comitati

elettorali con il compito di procurare appoggio al candidato e cercare fondi per la campagna. Durante le

assemblee i gruppi parlamentari uniscono deputati, ciò comporta una tendenza dei comitati a federarsi alla base,

sorgono così i primi partiti politici: originariamente formati da comitati locali che raggruppavano personalità

influenti. Ciò che contava era il prestigio, la ricchezza. L’organizz

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
15 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher deb.studio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Guazzaloca Giulia.