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L’ABOLIZIONE DELLA TASSA SUL MACINATO
Le prime elezione con suffragio allargato si svolsero nell’ottobre 1882. Per la 1° volta alla Camera ci fu
un deputato socialista, Andrea Costa, principale esponente del Partito Socialista Rivoluzionario di
Romagna fondato a Rimini nel 1881.
Un grande obiettivo realizzato dalla Sinistra fu l’abolizione della tassa sul macinato ’84, dapprima
ridotta, poi definitivamente abolita dal Governo di Depretis. Non venne comunque abbassata la
pressione fiscale indiretta per le necessità finanziarie dello Stato. Le forze moderate convergerono al
centro e diedero l’avvio ad una stagione politica nota come “Trasformismo”.
IL TRASFORMISMO
Agostino Depretis inaugurò la fase del Trasformismo: permise agli esponenti più progrediti di Destra
entrassero nell’area di sinistra della maggioranza. Di fatto, Depretis e Minghetti si accordarono per
unire le forze moderate per arginare l’estrema sinistra. Un’azione politica vera e propria.
Il governo, in questo modo, non fu più costituito da una maggioranza parlamentare omogenea ma
piuttosto eterogenea: si costituivano maggioranze di volta in volta attraverso alleanze, sulla base di
programmi contingenti o in cambio di concessioni.
Quindi la bipartizione tra Destra e Sinistra non fu più netta. Si configurò una grande area di centro che
raccoglieva i moderati e lasciava fuori le frange estreme (dunque i conservatori e gli estremisti di
sinistra).
Oggi come ieri il trasformismo ha una connotazione negativa perché indica azioni politiche dettate dal
puro scopo di mantenere il potere e per consolidare il proprio schieramento politico attraverso accordi
di corridoio e compromessi. Il gioco pol che venne a crearsi vedeva la composizione e scomposizione di
maggioranze parlamentari all’interno del Governo.
LEZIONE 23. L’OPPOSIZIONE AL TRASFORMISMO: I RADICALI E L’ESTREMA SINISTRA
Il trasformismo contribuì alla formazione di 2 raggruppamenti politici laterali: il partito radicale e un
gruppo di conservatori.
Il moderatismo di Depretis ebbe come conseguenza il distacco di alcuni gruppi democratici + radicali
che aspiravano ad un programma di riforme a carattere popolare, anticlericale e antiaustriaco. Questo
gruppo radicale si oppose alla maggioranza trasformista, ispirato a Carlo Cattaneo, repubblicano e
federalista (non entrò mai nella Camera per non prestare il giuramento monarchico), e Garibaldi.
BERTANI E CAVALLOTTI
Quindi i radicali, come Cattaneo e Garibaldi, miravano al decentramento amministrativo e ad una
riorganizzazione dello Stato in forme federali. Tra gli esponenti principali dei radicali va ricordato
Agostino Bertani, repubblicano e mazziniano “transigente” (quando morì Mazzini sostenne la
necessità di partecipare alla vita politica ed elettorale in Parlamento, in forma organizzata e coordinata)
e il repubblicano garibaldino Felice Cavallotti, anche lui convinto dell’azione politica nel paese e nel
Parlamento.
Facevano riferimento al gruppo radicale alcune importanti testate giornalistiche: il quotidiano milanese
“Il Secolo”, forse il 1° esempio di “giornale-partito”, diede un contributo fondamentale nella creazione
di un’opinione pubblica democratica, laica e progressista; la Rivista Repubblicana e la Rivista popolare,
politica, economica, scientifica, letteraria e artistica.
L’ESTREMA SINISTRA
Il contributo di Agostino Bertani fu fondamentale per la costituzione nel 1877 di un gruppo di deputati
detto dell’Estrema Sinistra che si distinse x una precisa scelta politico ideologica.
L’Estrema fu formata da diverse componenti:
- una radicale
- una repubblicana
- una socialista, tra le cui liste fu eletto deputato Andrea Costa.
Durante un Congresso a Bologna tra 8 e 9 agosto 1883 fu creato il Fascio della democrazia, una forma
di organizzazione unitaria dell’associazionismo democratico. Fu creato anche un giornale con lo stesso
nome.
La presenza delle donne
Il Fascio non divenne mai un partito a causa delle divisioni interne. In ambito radicale e democratico
sorsero poi le prime forme di associazionismo popolare che videro la partecipazione attiva di donne:
nel 1880 la Lega promotrice degli interessi femminili, di cui fu attiva esponente Paolina Schiff
(divenuta assistente universitaria di Felice Cavallotti) e Anna Maria Mozzoni, militante femminista e
repubblicana. Tra gli obiettivi principali “il riconoscimento della personalità giuridica e politica della
donna e della sua uguaglianza con l’uomo nella società civile.
L’attivismo delle donne si fece sempre più costante con il fine di affermare la legittimità di un ruolo
femminile nella società che andasse oltre l’ambito domestico e familiare.
Da ricordare anche Angela Maffi e la Fratellanza artigiana femminile costituita a Milano nel 1884 e
Argentina Altobelli che arrivò ad assumere la direzione nella Società operaia femminile bolognese,
creatasi in seno alla Società Operaia bolognese maschile.
FRATTURE NELLO SCHIERAMENTO DEMOCRATICO- MAZZINIANO
Negli stessi anni avvenne un’importante spaccatura nella sinistra di tradizione risorgimentale: ci furono
esponenti che si riconobbero nella proposta radicale di Bertani e Cavallotti ed altri esponenti di stampo
mazziniano che si riconobbero invece nella figura di Francesco Crispi, patriota, ex repubblicano e
garibaldino il quale sosteneva un programma politico di impronta autoritaria e nazionalistica.
LEZIONE 24. LA SINISTRA STORICA – LA CRISI AGRARIA E I PRESUPPOSTI DEL PROTEZIONISMO
La Sinistra storica tentò di accogliere le istanze dei ceti popolari che il precedente governo aveva
completamente ignorato. Diminuì le tasse fino ad abolire la tassa sul macinato. Fondò così una politica
economica fondata sull’aumento del debito pubblico ma che favorì il processo di industrializzazione del
paese.
ARRETRATEZZA DELL’AGRICOLTURA ITALIANA
Di fatto, l’agricoltura it. era molto arretrata, con metodi e tecniche di coltivazione molto scarsi.
Gli unici progressi erano in Val Padana, Lombardia ed Emilia-Romagna. Nel S solo le aree dove si
praticavano le colture specializzate (agrumi, viti, olivi) in irrigue regioni della Sicilia, Puglia e Campania.
LA BASSA PADANA, LE BONIFICHE E IL CAPITALISMO NELLE CAMPAGNE
In Bassa Padana alcuni agricoltori avevano promosso importanti lavori di bonifica, fondamentali per le
trasformazioni colturali di quell’area. Ciò permise la costruzione di grandi aziende agricole di tipo
capitalistico dove confluirono moltissimi braccianti agricoli. Ma il resto del paese rimase in sostanza
piuttosto arretrato; al Sud persisteva il grande latifondo a coltura estensiva cerealicola, coltivato da
braccianti molto poveri e con strumenti e tecniche rudimentali.
LA CRISI AGRARIA DI FINE 800
Il parlamento deliberò un’inchiesta agraria (inchiesta Jacini) che confermò la miserevole condizione
dei contadini, malnutriti, analfabeti e con contratti arcaici. Si suggerirono alcuni rimedi: lavori di
bonifica, miglioramento dei sistemi di irrigazione, metodi di coltivazione più razionali con
l’avvicendamento delle colture.
Ad aggravare la situazione fu la crisi agraria di fine ‘800 che in It. ebbe i suoi effetti all’inizio degli anni
’80, quando i prodotti agricoli giunti dalla Russia e dagli Stati Uniti invasero il mercato europeo
sulle navi a vapore a prezzi concorrenziali e a danno dei prodotti locali, ad eccezione delle colture
specializzate che non ne risentirono. Si abbassarono i prezzi e venne diminuita la produzione. Le
conseguenze sociali non tardarono a farsi sentire: la perdita di numerosi posti di lavoro creò forti
tensioni sociali nelle campagne. Si registrò un forte movimento migratorio dalle campagne verso le città
ed i paesi esteri e si diffusero le idee socialiste.
DAL LIBERTISMO ALL’INTERVENTISMO
Si cercò di superare la crisi modernizzando il sistema delle colture ma la scarsità dei capitali a
disposizione fu d’ostacolo. Come la Destra, anche la Sinistra era favorevole ad un modello economico
fondato sulle potenzialità e produzioni naturali del paese e al modello liberista. Ma in Europa la politica
del libero scambio andò in crisi (tranne in Inghilterra) e ciò portò la Sinistra a rivedere la politica del
libero scambio che, per la Destra, era sempre stato un dogma intoccabile, contraria inoltre all’intervento
dello Stato nell’economia.
LA SVOLTA PROTEZIONISTICA
Dopo l’avvio di inchieste sulle condizioni ec. e amministrative delle regioni meridionali e la loro
pubblicazione, la classe politica prese atto dei gravi problemi del Mezzogiorno e della necessità di
avviare riforme.
IL GIORNALE DEGLI ECONOMISTI
Un gruppo di economisti fondò la rivista “Il Giornale degli Economisti”: si criticava il modello
economico classico e si sostenevano gli economisti della scuola tedesca. Non condividevano leggi
economiche universali e astratte: occorreva piuttosto che fossero legate alle vicende politiche e sociali
di ogni popolo.
Questi economisti erano convinti della necessità di intervento dello Stato in economia per correggere
gli abusi della libertà individuale e per promuovere una legislazione sociale che tutelasse i lavoratori.
Solo così si sarebbe potuto sostenere lo sviluppo del paese e dell’industria.
Il Governo svolse tra il 1870 e il 1874 una Inchiesta Industriale da cui emerse il favore da parte degli
ambienti industriali all’istituzione di dazi di protezione doganale che incoraggiassero e diffondessero
la produzione interna. Dunque, gli ambienti industriali condivisero le idee degli economisti del Giornale
degli economisti.
L’INDUSTRIALIZZAZIONE DIFFERITA E LA TARIFFA GENERALE DEL 1887
La rete ferroviaria nazionale venne intensificata e sostanzialmente completata agli inizi del 1880,
collegando così le varie regioni di Italia ma anche l’Italia stessa con la Francia e l’Europa centrale. I
presupposti per un mercato nazionale erano stati creati.
UN MERCATO POVERO E RISTRETTO
Purtroppo, il paese versava ancora in uno stato di povertà importante. Per realizzare le grandi opere
pubbliche, la Destra aveva adottato un sistema fiscale che gravò principalmente sui ceti popolari, a cui
fu ridotta drasticamente, se non quasi azzerata la capacità d’acquisto. Ciò gravo fin da subito sugli
industriali che subirono la concorrenza estera e agivano nell’ambito di un mercato interno asfittico e
ristretto.
UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO ECONOMICO PER L’ITALIA
Così la Sinistra fra il 1878 e il 1887, sul modello tedesco di Bismarck, impose alti dazi di
importazione sui prodotti industriali stranieri, al fine di favorire l’acquisto in Italia. Introdotto anche
un dazio sul grano, per affrontare la concorrenza americana e russa.
Un protezionismo politico che fece da collante fra la grande borghesia settentrionale gli agrari del
meridione. Di pari passo al processo di industrializzazione,