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Il colonialismo italiano
Quando si parla di colonialismo italiano si intende la spartizione dell'Africa tra il 1880 e il 1914, in particolare le aree della Libia e del Corno d'Africa. Dopo l'Unità, l'opinione pubblica preme affinché si intraprenda un'impresa coloniale, la quale si avvia nel 1869 con l'acquisto da parte dell'armatore genovese Rubattino dei diritti di scalo sulla baia di Assab (Abissinia in Etiopia). Il Corno d'Africa diventava importante grazie al Canale di Suez (apertura 1869), e nella Conferenza di Berlino del 1884 l'Italia ottenne il benestare inglese per iniziare la propria impresa coloniale. L'obiettivo italiano è sostanzialmente di natura strategica, ovvero costituire una base militare per favorire l'accerchiamento dell'Eritrea. Non ci si scontra con le popolazioni autoctone per mantenere la situazione tranquilla. I soldati vengono mandati nel Mar Rosso, dopo aver tentato di
Allargare l'occupazione vengono sconfitti e la spinta coloniale rallenta (sconfitta di Dogali 1887 in Eritrea). Si ha una ripresa sotto il governo Crispi, il quale non voleva una guerra, ma estendere l'occupazione italiana quindi si profila l'idea di un protettorato in Etiopia, male due linee d'azione, sciona (diplomatica con l'Accordo di Uccialli colmo di incomprensioni) e tigrina (militare con la sconfitta di Adua del 1896), falliscono miseramente. Dopo la sconfitta ci fu il trattato di pace di Addis Abeba ad opera del governo Rudinì (il negus riconosce il possesso dell'Eritrea all'Italia, la quale però deve riconoscere l'indipendenza dell'Etiopia ed abrogare il trattato di Uccialli). In Somalia, attraverso una serie di accordi con sultani locali, ci fu un'espansione dei territori coloniali e nel 1905 ne venne preso il controllo, riunendoli come "Somalia italiana" (controllo costiero).
Il colonialismo riprende slancio prima della Grande Guerra, quando la Libia (II fase) è instabile sotto il controllo ottomano e divisa in due, Tripolitania e Cirenaica. Giolitti invia un ultimatum alla Turchia e, dopo il rifiuto, nel 1911 vi fu l'annessione unilaterale della Libia. Nel 1912 viene firmato il trattato di Losanna che assicura il dominio italiano sulla Libia (due governi distinti della Tripolitania e della Cirenaica).
Alla fine della guerra, l'Italia rivendica la cessione di Gibuti e della Somalia inglese, ma riesce solo ad ottenere l'Oltregiuba. Con la Senussia si raggiungono due accordi principali (Patto di Acroma e Accordi di Er Regima) anche se questi vengono visti come l'ennesima capitolazione dell'"italietta".
Il colonialismo trova giustificazione nel regime fascista attraverso espansionismo, potenza e civilizzazione, il cui vero obiettivo era l'Etiopia. Quest'ultima denuncia alla Società delle Nazioni.
dall'ONU e successivamente diventa indipendente nel 1960.Fiduciariamente all'Italia per un decennio, questi anni furono un successo e permisero di rilanciare l'immagine e l'affidabilità del Paese sul piano delle relazioni internazionali.
LA PRIMA GUERRA MONDIALE E LE SUE NOVITÀ
Tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 finisce l'isolamento diplomatico francese voluto da Bismark per dominare il continente europeo. Questo coincide con un deterioramento della Triplice Alleanza (Austria, Germania, Italia) in quanto l'Italia si avvicina alla Francia, e un consolidamento della Triplice Intesa (Francia, Gran Bretagna, Russia), con la quale l'Italia finirà per schierarsi anche per i contrasti con l'Austria per via delle terre irredente. I motivi di tensione erano dovuti all'acutizzarsi di conflitti economici, soprattutto si riduce il distacco tra Germania e Inghilterra, vi è una crisi delle alleanze bismarckiane (Germania, Austria-Ungheria, Francia, Regno d'Italia).
E Russia), si moltiplicano ipunti di frizione e l'opinione pubblica spingeva verso la guerra per via diirredentismo, nazionalismo e revanscismo. Tutte le potenze sopravvalutarono lapropria forza militare e avevano una concezione errata del conflitto, il quale eraimmaginato come molto breve. Il casus belli che provoca lo scoppio dellaguerra è l'attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914, quando venne assassinatol'arciduca Francesco Ferdinando dal giovane studente serbo. Il confitto siallarga presto a livello mondiale e i tedeschi pensavano di aggirare la linea invista di una guerra breve, ma le tecnologie non lo consentono e i francesi lifermano sulla linea di difesa. Per la prima parte il conflitto è in stallo, l'Italiaentrerà in guerra solo nel 1915, dopo aver stretto il Patto di Londra con glialleati pensando di ottenere le terre irredente. Gli italiani sono divisibili trainterventisti (nazionalisti, giovani studenti e movimenti
democratici) eneutralisti (socialisti, cattolici e liberali). Nel 1916 la guerra diventa dilogoramento, è l'anno delle grandi offensive e si viene a capire che era unaguerra totale, tutti gli ambiti dei Paesi belligeranti erano coinvolti nelconflitto. Il 1917 è l'anno di svolta con l'entrata in guerra degli Stati Uniti, iquali appoggiano le forze dell'Intesa. Gli USA entrano in guerra per la finedella dottrina Monroe e l'inizio del mito della frontiera e lo spostamentodegli obiettivi all'esterno. Lo stesso anno la Russia si ritira dal conflitto peroccuparsi della sua rivoluzione interna che porterà alla nascita della Russiasovietica (Urss 1922). Inoltre, l'Italia subirà la nota sconfitta di Caporetto(24-10-1917), con gli austriaci che usano il metodo dell'infiltrazione persorprendere i soldati, i quali comunque riescono a riconquistare il frontemeridionale creando una linea difensiva sul Piave. La Germania
subisce gli effetti della Rivoluzione russa, così viene proclamata la nascita della Repubblica di Weimar nel 1918. Guerra totale significa che la vecchia concezione di spettacolarizzazione del conflitto viene distrutta, si trasforma anche l'immagine del nemico con il quale non ci si scontra più faccia a faccia, è un nemico nascosto e questa è una forma di combattimento del tutto nuova. La guerra ha provocato una morte di massa (battaglia della Somme 60 mila perdite britanniche) non si era mai vista una guerra di questa portata nella storia dell'umanità (37 milioni tra morti, feriti e mutilati). Novità sono anche le tecnologie, come i carri armati che servono per sostenere le avanzate delle truppe e proteggersi dal nemico oltre alla capacità di abbattere il filo spinato; le armi chimiche come l'iprite; i bombardamenti che colpiscono la popolazione civile con fini terroristici; sommergibili (utilizzati perlopiù dalla Germania).chetenta di creare un blocco navale in Inghilterra per sfavorire i beni provenienti dall'America); il filo spinato è legato ad un nuovo modo di vivere la morte, è una morte dolorosa e il filo spinato è associato all'animalizzazione. Finisce l'idea di "bella morte", la morte eroica è infatti meno credibile, i soldati stessi non hanno più uniformi sgargianti perché devono essere invisibili al nemico. Vengono impiegate le armi a ripetizione e le bombe a mano. Gli aerei nella guerra erano inizialmente privi di armi, semplicemente servivano per le ricognizioni (monitorare l'attività del nemico). Diventava quindi importante abbatterli e grazie allo sviluppo tecnologico si diffondono i caccia armati e i bombardieri. La conquista dell'aria rappresenta il futuro soprattutto in epoca fascista.
LA VITTORIA MUTILATA
Con la guerra crollano gli imperi plurinazionali (Russo, Tedesco, Turco, Austriaco), si esaltano i
nazionalismi e le grandi masse (contadini) diventano fondamentali rivendicando la volontà di terra. Furono danneggiati soprattutto i ceti medi e le industrie, le quali dovevano riconvertire la produzione ai prodotti del tempo di pace. Altra necessità era quella di fermare la rivoluzione rossa. In questo clima si diffonde l'idea di vittoria mutilata, termine coniato da D'Annunzio e legato alla vittoria di Samotracia, priva delle braccia come i soldati mutilati dalla guerra. L'Italia vincitrice dovrebbe avere una serie di risultati e mantenere delle promesse, ma alcune di esse non vengono mantenute. La spedizione di Fiume di D'Annunzio si cala in una situazione umiliante del governo italiano. La soluzione che seguì la vittoria mutilata si risolse con il trattato di Rapallo (1920) secondo il quale l'Istria andava all'Italia (Gorizia, Trieste, Zara, Pola), Dalmazia alla Jugoslavia e Fiume rimase una città libera. D'Annunzio fissaL'opinione pubblica più all'odio che alla pace edelinea tutte le premesse per una esplosione di nazionalità, in senso drammatico di un patriottismo ferito. Si riteneva la vittoria italiana migliore rispetto agli altri vincitori, inoltre era evidente la volontà degli alleati di sfruttare il sacrificio italiano per scopi egoistici e si pensava che il trattamento riservato all'Italia fosse quello di un paese sconfitto. Non era comunque vero che l'Italia si è sacrificata per gli alleati, i francesi hanno più morti, e tanto meno ha combattuto da sola contro l'Austria-Ungheria, in suo aiuto vi erano i soldati statunitensi. Inoltre, aveva tratto notevoli vantaggi dalla caduta dell'impero austro-ungarico e risolto il problema della sicurezza verso l'Europa centrale. Era tuttavia vero che le altre potenze erano tutt'altro che ben disposte nei confronti delle richieste italiane, anche se questo era motivato in parte dalla.loro esistà. Infine, si può dire vero che l'Italia ha goduto sempre di una disistima forse sproporzionata.