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Cap. 5 DAGLI ANNI SETTANTA A OGGI

Nella stagione cinematografica 1972-73 sono stati prodotti in Italia 334 titoli, che conquistano una quota di mercato interno del 62 per cento. Inoltre si nota che è in atto una forte divaricazione della forbice tra film che ripagano l'investimento e film i cui bilanci sono in rosso. Il successo dei film erotici e l'ultima ondata del western trascinano contemporaneamente in maniera tumultuosa e rovinosa un coacervo di titoli realizzati in fretta, mal girati, recitati peggio, che faticano a rastrellare incassi sufficienti a coprire le spese nelle sale di seconda e terza visione. La moria di spettatori negli anni '70 si fa evidente e acquista un ritmo drammatico. I produttori americani ritirano i capitali dal mercato italiano dove avevano contribuito alla ripresa e al potenziamento di Cinecittà dagli anni '50 e quelli italiani non sono più in grado di varare progetti in cui appaiano divi americani.

L'intervento nelle coproduzioni da parte dello stato passa da una percentuale inavvertibile del 2 per cento alla fine degli anni '70 al 38 per cento a metà degli anni '90. Intanto il numero di film coprodotti con un paese vicino come la Francia scende da 35 del 1970 a 2 della fine del decennio. Dal 1972, con il film "Il padrino" di Francis Ford Coppola, si inaugura la politica del saturation selling, che vede un aumento vertiginoso delle copie distribuite dei film di maggiore impegno produttivo e punta al recupero rapido dei capitali, condannando a morte rapida le sale di seconda e terza visione, e i prodotti più deboli. Se nei primi anni '70, la politica di partenza del cinema italiano e europeo consentiva ancora di contrastare la concorrenza americana, nei decenni successivi le misure di scala e i sistemi di rapporti e poteri sono variati in modo profondo. Si ha più l'impressione che pochi grandi gruppi puntino a.condizionare e controllare il mercato mondiale dell'audiovisivo. E dal punto di vista del mercato, la storia del cinema italiano dell'ultimo quarto di secolo è una storia di progressiva marginalizzazione, perdita di visibilità e di quell'aura che nei decenni precedenti il cinema del neorealismo e di ecc. aveva garantito. L'amore per il cinema italiano continuerà a Fellini, Antonioni, Pasolini, Bertolucci rimanere intatto all'estero, ma andrà distribuito in maniera disomogenea, indirizzandosi ancora verso il cinema del passato. Alle generazioni di cine-dipendenti, di cinefili, subentra quella dei tele-dipendenti, ben più diffusa e appetibile, soprattutto da parte dell'industria pubblicitaria. Il passaggio di poteri è progressivo e ben visibile. Lo stesso cinema italiano, per tentare di far fronte alla crisi della fine degli anni '70, cerca di rinnovare il suo sistema divistico, andando a pescarlo tra i divi e ipersonaggi emergenti del piccoloschermo. Il cinema dilaga nei palinsesti televisivi in modo ipertrofico. Il patrimonio cinematografico di tutto il mondo, che sembrava destinato a uscire dalla memoria, ridiventa accessibile e riprende a circolare in maniera caotica e tumultuosa a tutte le ore e in tutti i canali, senza che vi sia alcun tentativo di regolamentazione e controllo. Il cinema americano esce da un ciclo di crisi lunga e inizia una riscossa che lo porterà a riconquistare un dominio pressoché assoluto sul mercato mondiale. D'altra parte, in Italia scompaiono o emigrano o cedono le armi, salvo alcune eccezioni, i grandi produttori, come i Ponti De Laurentiis, lasciando sempre più spazio alle televisioni come uniche vere produttrici di cinema e a piccoli e coraggiosi imprenditori che, a ogni film, si giocano tutto, contando in parte nel sostegno statale, consapevoli fin dall'inizio di doversi accontentare di nicchie di mercato. Chi sono i produttori?cinema d'essai e alle piattaforme di streaming. Ma nonostante le difficoltà, alcuni di loro riescono comunque a mantenere una posizione di rilievo nel panorama cinematografico italiano. Tra i produttori che si sono distinti negli ultimi vent'anni, va sicuramente menzionato Domenico Procacci, fondatore della Fandango, casa di produzione che ha portato al successo registi come Paolo Sorrentino e Gabriele Muccino. Grazie a film come "La grande bellezza" e "Loro", Procacci ha dimostrato di saper coniugare qualità artistica e successo commerciale. Un altro nome importante è quello di Riccardo Tozzi, fondatore della Cattleya, che ha prodotto film di grande impatto come "Romanzo criminale" e "La meglio gioventù". Tozzi ha saputo sfruttare al meglio le potenzialità del cinema di genere, riuscendo a conquistare il pubblico italiano e internazionale. Non possiamo dimenticare anche la figura di Marco Belardi, fondatore della Lotus Production, che ha prodotto film di successo come "Smetto quando voglio" e "Perfetti sconosciuti". Belardi si è distinto per la sua capacità di individuare progetti originali e di grande appeal, riuscendo a coinvolgere registi emergenti e attori di talento. Infine, va menzionato anche Matteo Rovere, fondatore della Groenlandia, che ha prodotto film come "Veloce come il vento" e "Romulus & Remus - La prima leggenda". Rovere si è fatto notare per la sua attenzione al cinema d'autore e per la sua capacità di raccontare storie forti e coinvolgenti. In conclusione, nonostante le sfide e i cambiamenti del mercato cinematografico, ci sono ancora produttori italiani che riescono a distinguersi per la loro capacità di realizzare film di qualità e di successo.

Pubblico televisivo. Ci sono poi produttori dell'ultima generazione: Domenico Procacci, Gianni Romoli, Tilde Corsi. Rai Fininvest.

Come si vede, anche senza ricordare i singoli titoli, si tratta di scelte editoriali importanti, di sostegno ad autori che garantivano opere di qualità. Poco a poco è parso evidente che la presenza di questi due colossi produttivi diventava necessaria sia per la realizzazione di prodotti pensati per i mercati europei sia per il sostegno degli esordienti che per la possibilità offerta agli autori consolidati di lavorare in condizioni ottimali. È giunto il momento di invitare a studiare a fondo i film immaginati e realizzati per la televisione e restituire loro l'identità di prodotto cinematografico: non sono pochi i maestri del cinema che hanno esordito negli anni '60, e che realizzano dei film per la tv senza rinunciare al

Linguaggio cinematografico. Quanto alla fiction televisive, nelle ultime stagioni ha avuto un significativo incremento e in alcuni casi. Valutando nell'insieme i prodotti degli ultimi anni, si può dire che le storie ambientate nel presente hanno avuto più successo dell'operazione nostalgia di rivisitazione degli anni '50 e '60 e di tutte le mitologie adessi connesse. Vale la pena, a questo punto, aprire una parentesi sul ruolo che progressivamente ha acquisito l'Istituto sul piano della produzione, della distribuzione e dell'esercizio. Nel 1962, l'Istituto Luce diventa una società per azioni e avvia la produzione di lungometraggi e film d'autore. Dal 1965 è l'unico vero produttore di film per ragazzi. Dal 1982, all'attività di produzione si affianca anche quella di distribuzione ed esercizio mediante l'Italnoleggio. Dalla fine degli anni '60, il produce opere di autori Luce ormai.

consacrati ma investe anche in esordienti e giovani. Tra i nomi da ricordare: Lizzani, Avati, Dalla fine degli anni '80 si entra in una fase ulteriore di distribuzione e coproduzione internazionale. Nel 1994 viene affidata a la regia di una grande serie di ben ottanta documentari dedicati a "La storia d'Italia del XX secolo". Contestualmente, viene inaugurata una fase di ricatalogazione informatica, di valorizzazione sistematica e pubblica di tutto il materiale d'archivio. Sempre più i registi esordienti sono anche produttori del loro film: la maggior parte di loro, negli anni '80, anche se ha avuto la fortuna di ottenere qualche consenso di stima in un festival, non riesce a far uscire in sala il proprio film. Mentre, nei decenni precedenti, ogni tipo di prodotto cinematografico riusciva a raggiungere la sala, da un certo momento questa possibilità comincia a essere negata al cinema italiano non distribuito.

grandi produttori. Il giovane cinema italiano degli ultimi quindici anni è "di fatto" un cinema invisibile. È come se, a poco a poco, sia mancata quella fiducia nei propri mezzi che era stata uno dei punti di forza del nostro cinema anche nei momenti più difficili. Ma, anche, è venuta meno la fiducia nei gestori delle sale d'essai e la modestia dei sostegni statali nei loro confronti li ha spinti ad accogliere in modo sempre più massiccio i La figura classica del produttore è stata sostituita da figure assimilabili ai mediatoriblockbusters.o ai procacciatori di affari. A rischiare sono rimasti in pochi e alcuni risultati catastrofici hanno scoraggiato anche i più coraggiosi. L'unico investimento in cui i produttori di un certo calibro ancora operanti sul mercato credono sembra concentrarsi sulla commedia e sui nuovi comici, mentre spariscono i generi che avevano costituito il per i pubblici popolari. Dalla metà

degli anni '80 si assiste comunque all'irresistibile ascesa e al dominio pressoché incontrastato del mercato interno da parte di Cecchi Gori, che, da un certo momento in poi, creeranno un sodalizio con la Berlusconi Communications. Nel breve periodo, questa alleanza, in apparenza promettente, non darà i frutti sperati, né per quanto riguarda il mercato nazionale e soprattutto per quanto riguarderà il tentativo di andare a sfidare l'avversario sul suo stesso territorio aprendo, nei primi anni '90, a Los Angeles una casa di produzione dotata di una propria autonomia, la Reteitalia, il ramo della produzione cinematografica della Fininvest: si tratta di una struttura dotata di una liquidità finanziaria sconosciuta ai produttori cinematografici tradizionali. Questi capitali freschi sono accolti con entusiasmo: presto ci si accorge che diventano il vero elemento dimodificazione del mercato. Dato che i costi sono da subito coperti dalle prevendite televisive i produttori associati non si impegnano a migliorare la qualità dei prodotti, tutt'altro. Così, l'ingresso della televisione privata come grande produttore di riferimento, non è un elemento di rafforzamento, quanto piuttosto d'indebolimento dei fattori creativi e apre la strada alla trasformazione del prodotto cinematografico in un prodotto con spiccate caratteristiche televisive. Le televisioni pubbliche e private cominciano a rendersi conto che, comunque, è sempre più redditizio acquistare programmi e filmati prodotti all'estero, i cui costi siano già stati ammortizzati, piuttosto che produrne in proprio con il rischio di non venderli poi all'estero. Solo alla fine degli anni '90 la legge del 122, che incoraggia la produzione di fiction nazionale, produrrà una significativa inversione di tendenza.i qualità e quantità dei contenuti, spesso si assiste a una proliferazione di programmi televisivi di scarsa qualità. Questo fenomeno è dovuto principalmente alla mancanza di una selezione accurata dei talenti coinvolti nella produzione dei programmi. Per garantire una migliore qualità dei contenuti televisivi, è fondamentale selezionare con cura gli autori, gli attori e i tecnici coinvolti. Gli autori devono essere in grado di creare storie interessanti e coinvolgenti, gli attori devono avere talento e capacità di interpretazione, mentre i tecnici devono essere competenti e aggiornati sulle ultime tecnologie. Inoltre, è importante che le emittenti televisive investano nella formazione e nello sviluppo dei talenti interni, offrendo opportunità di crescita e di apprendimento. In questo modo, si potranno formare nuovi autori, attori e tecnici di talento, garantendo una continua innovazione e un miglioramento costante dei contenuti televisivi. Infine, è fondamentale che le emittenti televisive promuovano la diversità e l'inclusione, offrendo opportunità a talenti provenienti da diverse background e culture. Questo permetterà di arricchire la produzione televisiva con nuove prospettive e punti di vista, rendendo i programmi più interessanti e rappresentativi della società in cui viviamo. In conclusione, per garantire una migliore qualità dei contenuti televisivi è necessario selezionare con cura gli autori, gli attori e i tecnici coinvolti, investire nella formazione e nello sviluppo dei talenti interni e promuovere la diversità e l'inclusione. Solo così si potranno ottenere programmi televisivi di alta qualità, in grado di intrattenere e coinvolgere il pubblico.
Dettagli
Publisher
A.A. 2010-2011
63 pagine
47 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/13 Filologia della letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cinema italiano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Altieri Biagi Maria Luisa.