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L'avvento del cinematografo e la scomparsa degli spettacoli ottici
II.L'avvento del cinematografo ha fatto sparire una quantità di spettacoli ottici che avevano alimentato l'immaginazione di milioni di spettatori europei nelle fiere e nelle piazze, favorendo la costituzione di un mercato comune delle immagini.
I baracconi sono il punto di contatto tra le meraviglie della visione che precedono l'avvento della cinematografia e creano nei pubblici una comune alfabetizzazione visiva e le prime forme elementari della nuova lingua universale.
I baracconi ambulanti invadono l'Italia nel primo decennio del Novecento, sono i primi messaggeri del verbo dei Lumiere. Di questi piccoli impresari, conosciamo con una certa precisione gli itinerari, i guadagni, le caratteristiche dei baracconi, il tipo di organi che fanno bella mostra di sé, i volti degli impresari.
Con qualche variazione minima, i problemi sono analoghi per tutti i proprietari dei baracconi ambulanti che operano sia in territorio europeo che italiano: le autorità.
pagano identici vincoli
Gli spettatori accorrono attratti da identici richiami che agiscono sia sui sensi che in profondità sul piano dell'immaginazione
Le locandine hanno gli stessi caratteri
Gli imbonitori usano gli stessi richiami
I padri di famiglia e le istituzioni religiose ostacolano le proiezioni
I segni lasciati da questi spettacoli hanno qualcosa di epico: gli spettacoli hanno a che fare con il senso della vista, ma sembrano una traduzione sul piano visivo della poesia orale: la luce che esce dall'apparecchio è la voce della Musa e il proiettore la cetra che dilata a dismisura il suo potere comunicativo.
Si rischia di naufragare in un mare di fonti simili esplorando gli archivi per ricostruire quest'epopea se non si chiarisce che il loro comun denominatore è dato dal coraggio con cui questi piccoli imprenditori sfidano, le leggi e la morale corrente e dalla carica d'energia sociale ed emotiva che dà il pubblico.
microstorie che si possono ricostruire interessano per la capacità di rappresentare metonimicamente l'intero sistema, per l'interscambiabilità degli accadimenti: ricostruire la parabola di una sola di queste imprese vuol dire riuscire a comprendere in parte la storia di un'avventura collettiva che sembra riprodursi per clonazione.
I baracconi degli impresari ambulanti italiani alla vista sono simili:
- Organi simili
- Le cariatidi rappresentano corpi di prosperose donne nude dalla cintola in giù
- Scritte multicolori
- Gli abiti degli impresari
- I richiami degli imbonitori, possono essere multati
André Gaudreault ha studiato la figura degli imbonitori in diversi paesi, ha concluso che l'Italia faceva eccezione perché non sembrava documentata la figura dell'imbonitore.
La tradizione dello spettacolo ambulante che affonda le radici nella commedia dell'arte fa sì che per quanto riguarda il cinema delle origini in
Italia ci si adegui subito agli standard deglialtri paesi europei.Nel primo decennio del secolo, utilizzando la piazza, le fiere, le feste e mescolando i vari generidi spettacolo popolare, il cinema conquista il suo spazio nell'immaginazione popolare e, grazieai programmi dei cinematografi ambulanti, si forma un primo orizzonte d'attese fatto divedute e viaggi in diversi luoghi del mondo.La crisi degli spettacoli ambulanti s'avverte già alla fine del primo decennio: molti impresaricorrono ai ripari divenendo proprietari di sale urbane; solo pochi decidono di continuare.La carrozza di tutti.III.Il cinema italiano salta la prima fase di messa a punto tecnica e muove i primi passi pensandoin grande al mercato internazionale.L'atto di nascita del cinema italiano coincide con un passaggio di fase fondamentale per laproduzione e l'esercizio, il cinema si diffonde nelle città con la rapidità di un'epidemia.Non si è ancoraLasciato alle spalle i baracconi e già il cinema punta al cuore della città: le nuove sale urbane, diventano punti di riferimento luminoso del paesaggio quotidiano. Le prime sale cittadine si chiamano Iride, Lux, Astra. 1898.
Il primo cinematografo Splendor è torinese e viene aperto nel 1898.
Le sale sembrano simili alla "carrozza di tutti" in quanto nelle loro platee o gallerie trovano a posto, fianco a fianco, rappresentanti di tutte le classi sociali e di tutte le età. Con l'eccezione delle "serate nere", il pubblico è composto da donne, ragazzi e bambini.
Il cinema in pochi anni diventa lo spettacolo popolare per eccellenza, un bene di prima necessità, dove si trova un pubblico sempre più variegato.
La luce dei Lumiere e di Edison si diffonde seguendo itinerari che prevedono la copertura del territorio nazionale.
Definita come "l'ultimo capolavoro nel campo del meraviglioso" l'invenzione dei
Lumiere è subito accolta con un misto di meraviglia, curiosità, attrazione e ammirazione. All'inizio il cinema riesce a richiamare folle di curiosi per la sua capacità di riprodurre vita, ma appare anche, come un'occasione inedita per consegnare all'eternità il ricordo di persone senza storia, o da sempre ignorate dalla storia. La capacità di ricostruire la storia, dei modi e delle dinamiche con cui si forma e sviluppa una cultura cinematografica in una data località, consente di ottenere significativi spaccati socioculturali. Tutti questi lavori hanno i loro punti di forza nella quantità considerevole di dati inediti, che riescono a riportare alla luce. Mentre la debolezza è data dalla mancanza di una mentalità storiografica che consenta di interrogare i materiali, di farli vivere in contesti più ampi. Da Torino alla Sicilia: le fasi di sviluppo e di crisi. IV. Tra il 1905 e il 1912 la produzione nazionale hauno sviluppo rapido, poi attraversa una crisi, entra in una fase più matura, innovativa e competitiva che le schiude i mercati europei e americani. Nascono sigle produttive alle cui spalle stanno capitali di nobili, banchieri, industriali attratti dal nuovo tipo di investimento. La febbre produttiva che dilaga a Torino, a Napoli e Roma, è paragonabile, alla corsa all'oro di Klondike. Nel 1905 i titoli in circolazione sono sette l'anno successivo oltre settanta. Il numero di prodotti e la spinta all'esportazione fanno dell'industria cinematografica un punto nevralgico dello sviluppo industriale. Stefano Pittaluga, è la prima e unica vera figura di imprenditore moderno, lungimirante, in grado di elaborare un progetto di concentrazione verticale. Il primo produttore capace di ottenere un forte sostegno governativo all'industria del cinema. La storia economica del primo cinema italiano, presenta tratti disomogenei, preindustriali, precapitalistici inCerte zone e rappresentativi della potente spinta alla modernizzazione in altre. Dopo alcuni anni si possono fissare denominatori significativi e comuni:
- Policentrismo
- Mecenatismo
- Il gusto del rischio e dell'avventura
- L'oscillazione tra impresa a conduzione familiare e il modello dell'industria meccanica
Le capitali del cinema all'inizio sono quattro: Torino, Roma, Milano e Napoli. A cui si aggiungono in ordine: Genova, Palermo, Catania e Venezia. Alla produzione si arriva con una decina di anni di ritardo rispetto ad altri paesi. Il policentrismo produttivo si spiega con l'Italia divisa da barriere linguistiche, culturali, e da subito la fisionomia delle prime case di produzione è legata all'economia del territorio, al caso, al gusto del rischio, alla fortuna e all'intelligenza di singoli imprenditori. Ci vogliono pochi dati per capire il diverso grado di sviluppo e concentrazione nell'arco dell'intero periodo del cinema.
Roma. Nel 1908 la Cines produce il suo primo film, "La presa di Roma", diretto da Filoteo Alberini. La produzione cinematografica italiana si sviluppa rapidamente, con la nascita di numerose case di produzione e la realizzazione di film di successo. Nel 1913 viene fondata la casa di produzione Ambrosio Film, che diventa una delle più importanti del periodo. Nel corso degli anni, il cinema italiano si afferma a livello internazionale, con registi come Giovanni Pastrone, che dirige il film epico "Cabiria" nel 1914. Durante la prima guerra mondiale, l'industria cinematografica italiana subisce una battuta d'arresto, ma si riprende negli anni successivi, con la produzione di film di grande successo come "Assunta Spina" di Gustavo Serena nel 1915. Nel periodo tra le due guerre mondiali, il cinema italiano vive un periodo di grande fermento creativo, con registi come Vittorio De Sica, Roberto Rossellini e Federico Fellini che contribuiscono a creare capolavori del cinema italiano.New York e pochi anni dopo invade con i suoi colossi storici il mercato statunitense. La produzione cinematografica non assume caratteristiche d'una vera e propria industria avanzata, non ci si può limitare a studiare il contributo delle maggiori case, ma si deve tener conto anche delle vicende delle manifatture municipali, delle avventure isolate di persone che producono un film. La Cineteca di Bologna, ha avviato un lavoro di salvataggio, restauro e studio della Film d'Arte Italiana, nata nel 1909. La Film d'Arte Italia dal 1912 decide di affrontare storie moderne, drammi di catastrofi economiche e sentimentali, di rovine familiari, di adulteri o passioni distruttive. La sua è una morale e una visione del mondo ancora ottocentesca, ma l'insieme dei film mostra in maniera significativa l'azione di più forze disgregatrici nei confronti dell'istituto familiare. Nel primo decennio la produzione torinese supera in modo netto quella romana ello sviluppo dell'industria milanese. Tuttavia, nel lungo periodo, questa competizione e imitazione reciproca porteranno alla saturazione del mercato e alla diminuzione della qualità dei prodotti. La crisi si acuisce ulteriormente con l'avvento della Prima Guerra Mondiale nel 1914. L'industria milanese, come molte altre industrie in Europa, viene coinvolta direttamente nel conflitto, con la produzione che viene convertita per scopi bellici. Questo porta a una drastica riduzione della produzione di beni di consumo e a una conseguente diminuzione delle opportunità di lavoro. Dopo la guerra, l'industria milanese cerca di riprendersi, ma si trova di fronte a nuove sfide. La crisi economica globale degli anni '20 e '30 colpisce duramente l'industria milanese, con una diminuzione della domanda e una forte concorrenza internazionale. Nonostante questi ostacoli, l'industria milanese riesce a sopravvivere e a reinventarsi. Negli anni '50 e '60, Milano diventa un importante centro per il design e la moda, con aziende come Armani, Versace e Prada che emergono come leader nel settore. Oggi, l'industria milanese continua a essere un importante motore economico per la città e per l'intero paese. Milano è conosciuta come una delle capitali mondiali della moda e del design, con una forte presenza di aziende internazionali e una vivace scena artistica e culturale. In conclusione, l'industria milanese ha affrontato numerose crisi nel corso della sua storia, ma è riuscita a superarle grazie alla sua capacità di adattamento e innovazione. Oggi, Milano è un simbolo di eccellenza nel campo del design e della moda, e continua a essere un importante centro economico e culturale.