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JUAN GRIS-NATURA MORTA CON FRUTTIERA E BOTTIGLIA D’ACQUA
GEORGES BRAQUE-NATURA MORTA CON CREDENZA: CAFE’-BAR
(fig.129) Nella pittura di Gris lo spazio è definito dagli oggetti. Gli oggetti non posano sul piano
della tavola, ma sul pavimento, che è elemento costituivo della camera; il quadro s’imposta così
sul rapporto diretto tra oggetto e spazio. Si noti che il bordo del tovagliolo non è interrotto dal
piatto: poiché sappiamo che il bordo è continuo non c’è motivo di rinunciare ad una nozione certa
per un aspetto occasionale: dunque il rapporto tra oggetti e spazio è un rapporto tra due termini
della realtà. Poiché la terza dimensione sarebbe una profondità illusoria Gris la elimina ribaltando
sul piano tutto ciò che dovrebbe essere dato in prospettiva: il piano della tavola diventa fondo.. il
quadro non ha profondità, è tutto in piano. 95
La superficie della tela diventa così un “piano-plastico”. La tela è dunque un fattore concreto e
integrante della pittura, il quadro non è più rappresentazione di oggetti ma un oggetto-in-se.
(fig. 130) Ne quadro di Braque colpisce subito la scritta Cafè-bar che ha un doppio scopo:
definisce il piano di fondo della stanza e vale come titolo integrato del quadro. Al di qua del piano
del fondo lo spazio è costruito da forme colorate in cui predominano il verde e l’arancione. Anche
qui il quadro è piano plastico.
MARCEL DUCHAMP-NU DESCENDANT UN ESCALIER N.2
(fig. 131) Nella storia dell’arte moderna questo quadro ha un’importanza simile a quella
che,cinque anni prima, aveva avuto Les demoiselles d’Avignon di Picasso. Duchamp si era
dichiarato contrario ad una pittura <<puramente retinica>>. A questa data Duchamp è in polemica
con il Cubismo analitico: ne avversa il carattere statico. In questo quadro introduce un elemento
cinetico: una figura nuda che scende le scale individua e collega in un complesso ritmo di forme le
posizioni successive. Si è parlato di rapporto con il dinamismo futurista.
Duchamp smembra l’oggetto altera il tipo morfologico dei suoi organi interni, muta il sistema del
suo funzionamento biologico. L’assunto di Duchamp è dunque critico sia verso il Cubismo
analitico, sia verso il dinamismo futurista.
Il movimento di una persona che discende le scale è un movimento ripetitivo, meccanico. Nel
compierlo la persona passa dallo stato di organismo vivente a quello di congegno o di macchina; il
funzionamento biologico si trasforma in funzionamento meccanico. Movimento ripetitivo è anche
quello a cui si abitua.
È perfettamente comprensibile che Duchamp sia arrivato a contestare in toto la cultura della
società moderna: è anche facilmente spiegabile che questo quadro abbia avuto un enorme
successo. Più di qualsiasi altro Duchamp ha trasformato le strutture della teoria e dell’operazione
estetica, arrivando fino a negare che l’arte sia il processo con cui l’attività estetica si realizza.
L’opera a cui si dedica subito dopo il Nu descendant un escalier. La mariee a nù par ses
celibatarires, meme studia il ciclo continuo di funzioni biologiche e tecnologiche.
Duca si è sempre mosso controcorrente.
UMBERTO BOCCIONI-FORME UNICHE NELLA CONTINUITA’DELLO SPAZIO
GIACOMO BALLA-AUTOMOBILE IN CORSA
(fig.133) La <<sintesi dinamica>>, teorizzata da Boccioni come una delle grandi scoperte del
Futurismo, è in contrasto con l’analisi cubista. Il movimento è velocità, la velocità è un forza che
interessa due entità: l’oggetto che si muove e lo spazio in cui si muove. Boccioni studia il
movimento di una figura nuda che cammina rapidamente. Fa una statua perché a una statua è
connessa ab antiquo l’idea della immobilità. Non importa che l’uomo raggiunge grandi velocità 96
mediante mezzi meccanici: Boccioni vuole studiare gli effetti fisici della velocità sulla forma del
corpo umano. Il fattore psicologico è importante.
Il tema della figura umana in movimento era già stato trattato da Rodin che aveva cercato de
rendere al vivo il gioco dei muscoli sotto la pelle e ,in superficie. (fig.131) Dissente anche da
Duchamp che, nel Nu descendant un escalier aveva smenbrato le forme. Gli elementi che
concorrono a formare la sintesi sono 1) il gioco delle ossa e del muscoli 2) la deformazione elastica
delle masse sotto la spinta delle correnti atmosferiche 3) il materializzarsi di masse atmosferiche in
moto(alette che si formano dietro i polpacci) 4) lo sdoppiamento dell’immagine.
(fig.134) A differenza di Boccioni in Automobile in corsa Balla elimina quasi totalmente la figura
dell’automobile. Si capisce: il corpo umano si adatta alla velocità, l’automobile è fatta per la
velocità. Elimina anche il colore: il solo, fugace accento coloristico è un po’ d’azzurro in alto. Si
capisce: col moto i colori si fondono e si unificano. Dell’automobile si vedono solo le ruote, ma
sdoppiate per suggerire la percezione simultanea della stessa ruota. Non sono però cerchi
concentrici, ma spirali.
Le grandi curve ellittiche raffigurano le onde di moto che la macchina in corsa suscita
nell’atmosfera. Le verticali, in alto, agiscono come elementi di contrasto: sono segni di stasi che
fanno risaltare il dinamismo dei segni di moto.
La sua ricerca è prevalentemente linguistica: mira a stabilire un codice di segni significativi
velocità, dinamismo ecc. Sono concetti che interessano intensamente la mentalità dell’uomo
moderno. Tanto Boccioni che Balla hanno contribuito in modo decisivo a formare quel repertorio o
vocabolario di forme visivo-verbali significanti velocità, dinamismo ecc di cui la cultura moderna si
è servita e tutt’ora si serve.
VASILIJ KANDISKY-PRIMO ACQUERELLO ASTRATTO- PUNTE NELL’ARCO
Nel 1910 Kandisky aveva 44 anni ed un bel passato come pittore figurativo. D’un tratto dimentica il
mestiere (fig.137) e si mette a scarabocchiare come un bambino di tre anni. Questo acquerello è
intenzionalmente uno scarabocchio. La fase dello scarabocchio è notoriamente la prima fase de
disegno infantile. Kandisky si è proposto di riprodurre sperimentalmente il primo contatto
dell’essere umano con un mondo di cui non sa nulla, nemmeno se sia abitabile.
Gli psicologi chiamano estetica questa prima esperienza della realtà. Indubbiamente il bambino
percepisce, riceve sensazioni dal mondo esterno: ma la percezione non si precisa in nozione.
Kandisky non si propone di dimostrare che così ilo bambino vede il mondo e così lo rappresenta,
sarebbe un assunto insensato; si propone di analizzare,nel comportamento del bambino, l’origine,
la struttura primaria dell’operazione estetica. Infatti tutti sanno che il comportamento estetico
cessa quando il bambino, crescendo, impara a “ragionare”.
L’ipotetico bambino comunque con cui si identifica non è affatto così “primitivo” come si crede:
non soltanto dispone di certi mezzi tecnici (carta, matite, colori), ma è in possesso della 97
conoscenza per cui un foglio di carta bianca, benché sia un oggetto dotato di larghezza,
lunghezza,spessore e colore, viene assunto come la dimensione della virtualità assoluta. Per uno
sperimentatore rigoroso gli strumenti di cui si serve per sperimentare sono anch’essi soggetti alla
sperimentazione. Per Kandinsky , sperimentatore rigoroso, il punto e la linea sono quello che si
può fare con una punta dura e tracciante; la macchia colorata è quello che si può fare con un
pennello intriso di materia colorante. L’azione dipende da esigenze ed impulsi profondi. In questo
dipinto osserviamo almeno due tipi di macchi colorate: velature espanse e trasparenti, macchi più
ristrette e di colore più inteso.
Nelle macchie più scure predominano due tinte, il rosso e il blu: sono evidentemente in rapporto
tra loro perché sono sempre accostate. Il rosso è una tinta calda, il blu tinta fredda. Kandinsky non
applica la legge dei contrasti simultanei, ma la verifica: si serve dei due colori come di due forze
manovrabili. Ci sono poi i segni lineari, filiformi: sono palesemente indicazioni di possibili moti.
Mettono in moto tutto lo scarabocchio. Per la superficie bianca della carta abbiamo parlato di
estensione illimitata: ora che possiamo considerare i segni forze in atto, possiamo considerare il
fondo un campo di forze. Naturalmente a Kandinsky non interessa fornire un test agli studiosi di
psicologia sperimentale sulle attività estetiche della prima infanzia. (fig. 138) Nelle opere
successive le famose Improvvisations, l’immagine si farà sempre più complessa, i ritmi motori
sempre più controllati; l’interesse per lo scarabocchio infantile finirà per scomparire del tutto. Per
Kandinsky l’arte non condanna ed esclude come in autentico e mortificante il comportamento
dell’uomo integrato nel sistema industriale; lo riscatta dal limite della sua strumentalità indicando
in quale tipo di esperienza globale della realtà possa, in definitiva, risolversi
PAUL KLEE-STRADA PRINCIPALE E STRADE LATERALI
Il discorso avviato per Kandinsky vale anche per Klee: i due artisti hanno lavorato uno accanto
all’altro. Anche Klee è interessato alle attività grafiche dei bambini: gli appaiono come i primi atti
di un pensiero. Come per Kandinsky, così per Klee l’arte è comunicazione intersoggettiva. Il
problema consiste nella comunicazione dell’immagine: come trasmetterla allo stato puro, senza
trasformarla nella rappresentazione di se stessa. Ciò che lungo tutta la sua attività, costituisce lo
scopo della sua ricerca è appunto il rilevamento e il prelevamento dell’immagine allo stato puro,
d’immagine.
Pratica tutte le tecniche.
Sorride alla pretesa di Kandinsky di cogliere nel bambino la condizione primaria: il bambino nasce
vecchio, carico di esperienze ancestrali e non c’è divario tra la sua esperienza e quella di un
adulto.
(fig.139) in questo dipinto il tema è, senza possibilità di dubbio, la prospettiva: la struttura
geometrica, logica, incontrovertibile dello spazio. Per l’occasione Klee fa un vero quadro, ad olio,
una tabula picta o una tarsia! Ma se la prospettiva non è forma, bensì immagine, non definisce lo
spazio. È un labirinto ma non è neppure chiaro come labirinto, perché i suoi percorsi non tornano
al punto di partenza,si perdono. 98
Ogni ricerca di un’intenzionalità simbolica a priori porterebbe fuori strada; l’immagine può avere
mille significati o nessuno;. Tuttavia non può dirsi che la