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SF

sono opere che in passato sono state celebrate come grandi capolavori e noi non

consideriamo più tali. Può riconoscersi un fondamento scientifico ad un giudizio che in

ogni epoca, ogni cultura motiva in modo diverso? Senza il giudizio l’arte sarebbe un

confuso ammasso di fenomeni disperati in cui le opere che hanno caratterizzato

un’epoca o una cultura si mescolerebbero a parità di valore. Il giudizio è dunque

necessario ma non può ridursi alla dichiarazione che una data opera è opera d’arte, ha

valore artistico, dovrebbe poi collocarla nello spazio e nel tempo, coordinarla con altre

opere con le quali risulta essere in rapporto, spiegare la situazione in cui è stata prodotta,

le conseguenze a cui ha dato luogo. In altri tempi i parametri del giudizio di valore sono

stati il bello, la fedeltà dell’imitazione della natura, la conformità a certi canoni, il

significato religioso. Per la nostra cultura il parametro del giudizio è la storia. Un’opera

viene considerata opera d’arte quando ha un’importanza nella storia dell’arte, ha

contribuito al formarsi e allo svolgersi di una cultura artistica. Il giudizio che riconosce

l’artisticità ne riconosce contemporaneamente la storicità. Non esiste dunque una

differenza sostanziale tra il critico, o il conoscitore, e lo storico dell’arte. È vero che il

giudizio critico consiste soprattutto nel sentire l’opera d’arte, nell’intuire il suo valore, essa

non è altro che un’ipotesi di lavoro, che attende dalla ricerca storica la necessaria

verifica.

In sintesi:

Ogni epoca ha formulato diversi parametri di giudizio delle opere d'arte. Come si fa a

dire che il giudizio sia quindi scientifico? Il giudizio è necessario, ma non può ridursi

semplicemente a dichiarare un'opera di valore o meno.

Nel passato i parametri erano: il bello, la fedeltà dell'imitazione alla natura, la conformità

a certi canoni, il significato religioso, l'interesse della narrazione figurata.

Nell'oggi il parametro del giudizio è la storia: ossia è opera d'arte quando ha

un'importanza nella storia dell'arte e ha contribuito al formarsi e allo svolgersi di una

cultura artistica. (artisticità e storicità) → non vi è distinzione tra critico-conoscitore-storico

dell'arte.--> 6

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Il giudizio critico consiste nell'intuire il valore di un'opera d'arte MA oltre che implicare una

profonda conoscenza della storia dell'arte è solo un'ipotesi di lavoro che attende la

ricerca storica per la verifica.

Autenticità dell’opera d’arte.

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Accertare la qualità di un’opera d’arte significa accertarne l’autenticità. La nozione di

autenticità è anch’essa nozione storica. In senso stretto l’autentico è il contrario del falso.

In senso più lato, non rientrano nell’ambito dell’autentico le repliche, le copie, le

imitazioni, le derivazioni. In senso ancora più esteso, non è arte autentica tutto ciò che è

ripetizione, conformità ai modelli. L’autenticità di un’opera d’arte non va identificata con

l’autografia. In tutti i settori dell’arte la partecipazione dell’artista ideatore all’esecuzione

materiale dell’opera è spesso soltanto parziale, quando pure non si riduce alla direzione

dei lavori o alla pura progettazione. Negli affreschi di Giotto nella Basilica Superiore di

Assisi sono molte le parti non-autografe, in cui si sono potute addirittura distinguere le

mani dei diversi discepoli, però tutto il ciclo deve considerarsi opera di Giotto.

Le repliche sono talvolta autografe o comunque eseguite nella bottega e col controllo

del maestro: esse hanno valore di opere autentiche quando nell’eseguirle il maestro

abbia intensamente rivissuto l’esperienza compiuta nell’opera da cui dipendono.

Le copie sono generalmente ripetizioni meccaniche, ricalchi. È facile riconoscerle dal

confronto con gli originali perché sono stese nella maniera abituale dell’artista o della sua

scuola e la loro fattura ha un andamento più sciolto e sicuro mentre il copista imita

diligentemente ma senza scioltezza.

Rientra nel problema dell’autenticità quello dello stato di conservazione. Molto spesso le

opere antiche giungono a noi lacunose, rovinate. Non di rado i restauri hanno finito per

sostituirsi quasi interamente al testo originale distruggendo praticamente l’autenticità

dell’opera. È compito dello storico individuare quanto di autentico e ricomporre

idealmente il testo dell’opera. Benché il restauro delle opere d’arte sia oggi una vera e

propria scienza, che si avvale di metodologie e attrezzature altamente perfezionate, la

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direzione delle operazioni di restauro deve spettare esclusivamente allo storico dell’arte,

che è in grado di giudicare dell’autenticità di un testo figurativo come fatto storico.

La storia dell’arte come ogni storia è processo. Consideriamo dunque come interessante

per la storia dell’arte tutto ciò che in qualsiasi modo si stacca dalla tradizione: sia

seguitandola e sviluppandola sia deviando il corso, sia polemicamente invertendolo. La

discriminazione di autentico e non-autentico porterà ad individuare l’opera d’arte come

fatto unico e irripetibile, o, dove la ripetizione in molti esemplari è prevista e calcolata fin

dalla fase iniziale dell’ideazione e del progetto, porterà a individuare i prototipi e i

modelli. La distinzione di arte e non arte viene spesso operata anche all’interno

dell’opera di un artista e perfino dei maggiori: né soltanto si afferma che un’opera è

migliora di un’altra, ma che nella stessa opera vi sono talvolta parti riuscite e parti

mancate. Si dice allora che il livello dell’attività di quell’artista è discontinua e la qualità

dell’opera disuguale. Anche questo tipo di giudizio è un giudizio storico: anche nella

medesima opera possono esservi parti in cui l’artista ha posto problemi nuovi ed altre in

cui è rimasto legato alla propria consuetudine.

Il Morelli, quando si è proposto di dare un fondamento scientifico all’attività del

conoscitore, ha suggerito di tener conto soprattutto delle ripetizioni o dei manierismi

supponendo che nelle parti meno impegnative dell’opera l’artista ripeta

meccanicamente modi abituali. Di fatto i manierismi sono proprio ciò che gli imitatori più

facilmente ricalcano. Già il Cavalcaselle si rende conto che la coerenza dello sviluppo di

un artista non è nella costanza di certi temi o motivi ma nel continuo mutamento della

sua maniera. Ciò che lo storico deve ricostruire è lo sviluppo dell’esperienza. Come per gli

scienziati, cosi per gli artisti non è ammessa l’ignoranza della storia e della condizione

attuale della loro disciplina. Nelle loro opere e con i mezzi della loro arte, gli artisti

svolgono un preciso discorso culturale, che lo storico deve decifrare e ricomporre. Lo

storico scompone l’opera d’arte nelle sue molteplici componenti culturali, l’analizza

come un insieme di relazioni, di fattori interagenti. Nel suo discorso parlerà spesso di

influenze ricevute ed esercitate e tuttavia non c’è contraddizione tra le influenze e

l’originalità dell’opera. Nella pittura di Raffaello si possono ravvisare influenze di tutti i

maggiori artisti contemporanei eppure è un artista assolutamente originale e la pluralità

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di quelle influenze dimostra l’alto livello intellettuale della sua pittura. Infatti bisognerebbe

parlare di vivaci reazioni critiche.

In sintesi:

L'autentico è il contrario del falso (ossia repliche, copie, imitazioni meccaniche,

derivazioni).

NB l'autenticità di un'opera d'arte non va identificata con l'autografia: a volte un'opera è

stata portata a termine da varie mani (botteghe-x es. Giotto, Basilica superiore Assisi), o

restaurata (e magari perde la sua autenticità se “si sotituisce interamente all'opera

originale”).

La storia dell'arte è processo e quindi consideriamo autentico e interessante quello che è

processo/cambiamento/innovativo/staccato dalla tradizione sia seguitandola e

sviluppandola, sia polemicamente invertendola. Si individuano così i prototipi e i modelli

che hanno caratterizzato un periodo.

Autentico e non autentico si valuta anche all'interno di uno stesso autore (a cui può

capitare di ripetersi e restare legato alla consuetudine) → avrà quindi un livello

discontinuo e la qualità dell'opera diseguale.

MORELLI sostiene che nelle parti meno impegnative (orecchie, mani drappeggi) di un'opera l'artista ripete

in modo ripetitivo e meccanico i suoi modi abituali e quindi è li che facilmente si può vedere l'autenticità.

CAVALCAVIA diversamente crede che la coerenza dello sviluppo di un artista non è nella costanza di certi

temi o motivi, ma nel continuo mutamento della sua maniera.

Ciò che lo storico deve ricercare è lo sviluppo di un'esperienza. Che ovviamente può

essere attivamente influenzata da artisti precedenti e contemporanei. Più che influenza si

può parlare quindi di vivaci e costruttive reazioni critiche alle ricerche dei suoi

contemporanei.

La QUALITA' di un'opera d'arte è il segno ch'essa documenta il compiersi di un'esperienza.

Il concetto di qualità artistica è stato definito nel 18° secolo da Richardson. È una valore

che può accertare solo la critica. Pone l'attenzione sul MODO (artista modo teso,

essenziale e intenso: copista modo fiacco e stentato ). 9

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Tuttavia la qualità non si esprime sono nella scioltezza: i fiamminghi modo accurato,

Cezanne modo tormentato, Canova scultura levigata vs bozzetti. Quindi concentrare

l'attenzione NON sulla vivacità esteriore (facilmente simulata) ma sulla vitalità interna dei

segni (se veramente esprimono, se necessari/superflui...). Ciò richiede ovviamente

grande SENSIBILITà: che va allenata conoscendo + opere d'arte possibile per acquistare

familiarità con i modi espressivi delle varie scuole ed epoche.

Molte opere sono di incerta collocazione e alcune sono fuggite per varie ragioni

all'attenzione degli studiosi altre malamente restaurate.

Vi sono poi altri materiali preziosi per la ricostruzione della storia della cultura artistica e dei processi

Dettagli
A.A. 2018-2019
27 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sonia.filippini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof De Carli Sciumè Cecilia.