Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
CONCETTI NORMALI
Il rappresentante più accreditato dell’ARTE CONCETTUALE è Joseph Kosuth. Nel caso di questo artista,
quando questa corrente artistica manca del giusto appeal di seduzione appare una delle manifestazioni più
ostili della natura dell’uomo, specie quando Kosuth trasforma i “concetti speciali” in “concetti normali”,
sottraendoli al consumo popolare. Questa concezione si percepisce perfettamente nell’opera One and Three
Chairs che vede avvicinati readymade, fotografia e scrittura, nella quale i concetti normali sono intoccabili,
con il risultato di una sterilità sconcertante e mortifera.
In un contesto nel quale quest’arte nasce per sottarsi al piacere ed allo stimolo del pubblico che non sia di
artisti specializzati, non è comprensibile perché non si abbia il coraggio di ammetarne la pochezza e la
superbia, specialmente da parte dello stesso Kosuth, che spesso discredita l’estetica contemporanea. Invece,
il gioco dei readymade nell’arte contemporanea sia oggettuale che concettuale ha risorse infinitamente più
gratificanti. SESSO ARTE ROCK’N’ROLL
LA TEMPESTA ELETTRICA
Nel 1967 in California si volge il International Pop Festival, che vede tra i suoi organizzatori due membri
dei Buffalo Springfield, Paul Simon e Paul McCartney, che composero il brano for What It’s Worth. Questa
canzone rappresenta perfettamente il grido di consapevolezza e di rivendicazione che si stava diffondendo
tra le persone in quegli anni, definiti gli anni delle “contestazione” specialmente verso l’oggetto pop ed i
beni di consumo di massa, che appaiono oppressivi. Viene contesta la macchina ed i suoi prodotti, come
aveva fatto l’Informale, ma loro lo fanno per la via virtuale.
Gli artisti captano le onde estese su scala globale, infatti è proprio in questi anni che il mass-mediologo
Marshall McLuhan elabora il concetto di “villaggio globale”, ed è sempre lui a teorizzare la “tempesta
elettrica”, che concepisce come il fenomeno, che attraverso la sua miriade di scosse, emanate dalle nuove
tecnologie, va a sostituirsi alla pesantezza della tecnologia meccanica e del prodotto fatto in serie. Inoltre, la
rete creata dall’elettricità, non solo scatena una serie di energie nell’inconscio umano, ma crea un mantello
di interconnessioni in tempo reale.
Dalle parole di McLuhan emerge che i media elettronici hanno la qualità di agire attraverso una serie di
sfavilli elettronici simultaneamente su tutto l’apparato sensoriale e mentale, stimolando vari apparati e
sovreccitandoli. Per questo motivo gli artisti, come anche i musicisti di questo periodo, cercano di appagare
queste pulsioni tattili e mentali, date dalla stimolazione continua di tutti i sensi, portando la sensualità verso
una nuova dimensione.
Altra grande figura di riferimento degli anni 60 è HERBERT MARCUSE, che nel suo scritto Eros e civiltà,
rettifica parte della teoria freudiana secondo cui la componente libidica dell’uomo appare soppressa dal peso
del progresso, staccandosi dal mondo delle macchine.
Per Marcuse lo sfruttamento delle nuove risorse elettriche appare utile nel lavoro pesante, che vede non più
sacrificata l’energia libidica in quest’ultimo, che quindi può essere utilizzata per arricchire la sessualità . Ora
il sesso appare come una forza di irradiazione in grado di arricchire l’esperienza quotidiana.
Da qui nasce il “Grande Rifiuto” di considerare il sesso a senso unico o come unico scopo volto al
procreare, che quindi vede la rivalutazione di atti che venivano considerati perversi perché non moralmente
accettati, oppure la visione di una sessualità amplificata, cioè dell’eros.
In questo contesto l’Eros è vita di Rose Sélavy, viene riversato su tutti quegli artisti che sfruttano readymade,
performance ed environnement per creare un incontro appagante con il mondo, nell’equazione vita = gioco.
Il mondo della musica viene investito da questa nuova ondata di libido, con artisti come: JIM MORRISON
(1943) nel volume di sue poesie e scritti perduti, intitolato Tempesta Elettrica, questi formano una lenti di
ingrandimento sulle tendenze di fine anni 60. I nati attorno al 1940 non credono più negli oggetti pop della
produzione di massa, ma si scatenano sulle sensazioni dei media elettrici, che frantumano la tendenza
verduroide ed asettica dell’individuo comune.
Questa concezione era già stata messa in risalto dagli artisti maledetti di fine Ottocento che ricercavano,
anche loro, le sensazioni primordiali; Morrison, infatti, aveva un amore viscerale per i deserti, come campi
incontaminati e primordiali. Il cantante viene descritto come portatore di una nuova forma di sciamanismo,
appare come un guaritore che raccoglie su di sé i mali del mondo, individuati nelle inibizioni contro i piaceri
erotici. Morrison vuole liberare l’uomo comune dai suoi freni inibitori.
Altro artista simile è JIMI HENDIX (1942) che amplifica le sue cavalcate sensuali con la sua chitarra
elettrica, che sembra essere non più un oggetto, ma il suo partner. Il suo è un atto di performance pura,
quindi di Body Art. A lui spetta estrarre l’anima dello strumento come se fosse un musicista-santone.
La cantante rock JANIS JOPLIN (1943) appare anche lei fondamentale in questo processo di liberazione
della carica sessuale, che lei vede incanalata in urla e strilli.
Gli artisti di questa generazione caratterizzano le loro creazioni per l’atto e non più con la pittura.
Caratteristiche di questo periodo storico saranno: il mega-evento di Woodstock del 1969, e le rivolte del
Sessantotto, che rappresentano perfettamente l’ondata di giovani che volevano rivendicare i loro diritti e
volevano introdurre una nuova morale che si distaccasse da quella dei benpensanti.
Applicato all’arte, questo, significava riconoscere che l’articolo fatto in serie soccombe a manifestazioni
estetiche che esaltano l’attività umana mentale e corporale, come accade nell’Arte povera e nella Body
Art.
PROCESS ART #1: SCIAMANO BEUYS
JOSEPH BEUYS ha caratterizzata la sua opera dalla ricerca di un’energia primaria, secondo la tendenza
nota come PROCESS ART. Molti vedono in questo artista solo il difensore della natura, ma se fosse così
non ci sarebbero differenze con alcune correnti precedenti, come l’Informale.
Beuys guarda alla natura, ma la infittisce di riferimenti ad apparecchiature elettroniche. Dai suoi disegni
evince che utilizza sia un groviglio di filamenti naturali, ai contrappunti altrettanto fibrosi ma fatti di cavi
elettrici, come nelle opere: Senza titolo (1960), oppure nell’acquerello dai colori terrosi (naturali) che
vedono la rappresentazione di onde elettromagnetiche in Grande magnate (1961).
Anche nella realizzazione dei suoi readymade appare questo connubio tra natura e elettricità, come nella
riproduzione delle onde elettromagnetiche in ferro solcate su un pannello di legno, sovrastate da una
tavolozza di grasso, di Ape regina I, che richiamano alla caratteristica dei lipidi di conservare il calore, che
ricorda la produzione termica delle spolette, inoltre vi è il richiamo al mondo animale con il miele ed il titolo.
In Trasmettitore di burro, un panetto squagliato si affianca ad una parabola fatta di cera indurita, come se
fosse un trasmettitore. Stesso vale per Tavolo con aggregato (1958) e Crocifissione (1962-63), o ancora per
l’abbinamento di un medium freddo come un telefono collegato con un cavo a una palla di fango e paglia in
Telefono-Terra (1968-71). In tutte queste opere appare chiara la volontà di Beuys di creare una rete di
connessioni tra la sfera naturale e l’elettricità del mondo elettronico.
Queste connessioni servono a riconfigurare la vita, in quanto le correnti precedenti del New Dada, del
Nouveau Réalisme, e della Pop Art aveva inibito i sensi dell’uomo attraverso le merci di produzione di
massa, intasando i canali di percezione del mondo, e di godimento della realtà. Quindi ora appare necessario
bonificare la sfera emozionale dall’ammasso di prodotti già fatti che devono cedere il passo a nuove energie,
a nuove connessioni. L’opera di Beuys rispecchia un’umanità che si sta buttando nuovamente nella sfera
primordiale delle esperienze primarie, gli elementi naturali si alleano con la tecnologia elettrica per creare
una serie di scorrimenti che vengono rappresentati perfettamente nelle opere dell’artista, le quali presentano
apparecchiature che creano contatto sia tra di loro che con elementi organici, e con il loro flusso di
elettroni fanno da collegamento tra uomo ed energie, che effondono questa compartecipazione delle due
parti come fosse una magia mistica ed eterea.
Perciò, i fili, oltre a creare un’induzione elettrica servono a riconnettersi alle origini basse, in un dialogano
con il readymade-mondo, e dal canto suo, la materia non sta ferma ma palpita di una vitalità interna e
sprigiona quantitativi di energia.
Dall’analisi di questi suoi lavori Beuys si presenta come guaritore dai mali del mondo, che per lui sono
l’insaturazione dei sensi portati dalla sovrabbondanza delle merci contemporanee, proprio secondo questa
concezione inserisce nelle sue opere la Croce Rossa che richiama alle strutture ospedaliere. Ma i suoi
utensili, come quelli di Oggetti doppi, non sono utilizzati per compiere operazioni su parti biologiche
dell’uomo, ma servono a sanare patologie psichiche che sono conficcate a fondo negli organi vitali.
Accanto a tutti questi disegni, readymade e istallazioni di Beuys si hanno le performance. All’inizio della
sua carriera performativa l’artista richiama sempre alla sfera del guaritore ma lo fa con una connotazione di
veggenza soprannaturale, come se fosse uno sciamano, in performance modellate su riti dal sapore arcaico.
Anche qui, ribadisce il contato con la materia organica ed informe, con le radici basse della dimensione
umana, ed il modo migliore per farlo è equipaggiarsi di una serie di apparecchiature elettriche che
producono suoni simili ai versi degli animali, come accade nel macchinario di Ford II.
Successivamente creerà delle estensioni sensoriali ad antenna con lo scopo di rendere più accurati suoi
sensi, come in Hauptstrom, anche in assenza di oggetti materiali, Beuys si può mettere in contatto con
l’etere attraverso la danza come in Titus-Iphigenie, imitando anche le movenze degli animali.
A marzo 1974 Beuys avvolto in un panno di feltro e con un bastone, si fa trasportare dalla sua abitazione
all’aeroporto, in ambulanza, e arrivato a New York, con lo stesso mezzo, si fa trasportare nella galleria di
René Block, dove si fa rinchiudere in una gabbia con un coyote. Osservato dagli spettatori riesce, con un
emblema da Wild West, ad incantare e farsi amico l’animale, nella performance intitolata I