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Il "benben" e il "ka"

Il “benben” e il “kaLa nascita dello spazio interno era invece collegata al concetto del ka, il simbolo dell’eterna erranza,una sorta di spirito divino che simboleggiava il movimento, la vita, l’energia.Il geroglifico del ka è composto da due braccia alzate e indica come l’energia divina venisse trasmessadal dio come infusione diretta dall’alto o attraverso l’abbraccio protettivo il cui simbolo è una sorta dikacapolavoro.Una delle più spettacolari costruzioni egiziane è il grande ipostilo di Karnak (II millennioa.C), un passaggio all’interno di enormi filari di colonne parallele, che ricorda la spazialità ritmata diCarnac, il più grande allineamento di menhir esistente al mondo.Igrandi ipostili non erano spazi di sosta, ma da percorrere. La pietra benben, venerata nei templi diEliopoli, è un monolite di forma conica sulla cui sommità poggia l’uccello crestato benou.

(prima apparizione del dio sole, è l'airone cinerino che per primo si posò sulla colline originale uscita dalfango). La visita dadaista

Il 14 aprile 1921 a Parigi, Dada inaugura una serie di escursioni urbane nei luoghi banali della città. È un'operazione estetica consapevole.

Il primo ready made urbano di Dada segna il passaggio dalla rappresentazione del moto alla costruzione di un'azione estetica da compiersi nella realtà della vita quotidiana. La città dadaista è una città del banale che ha abbandonato tutte le utopie ipertecnologiche del futurismo. La frequentazione e la visita dei luoghi insulsi sono per i dadaisti una forma concreta per operare la dissacrazione totale dell'arte, per giungere all'unione tra arte e vita. La passeggiata parigina descritta da Benjamin negli anni '20 è utilizzata come forma d'arte.

Il ready made urbano

Nel 1917 Duchamp aveva proposto come proprio ready made

il Woolworth Building di New York, masi trattava ancora di un oggetto architettonico e non di uno spazio pubblico. Il ready made urbano che viene realizzato a Saint-Julien-le-Pauvre è invece la prima operazione simbolica che attribuisce valore estetico a uno spazio vuoto e non a un oggetto. Prima dell'azione di Dada l'attività artistica poteva inserirsi nello spazio pubblico attraverso operazioni di arredo quali l'installazione di oggetti scultorei nelle piazze e nei parchi. L'operazione di Dada offre agli artisti una nuova possibilità di operare sulla città. Dada non interviene sul luogo lasciandovi un oggetto né prelevandone degli altri, porta il gruppo di artisti direttamente sul luogo da svelare, senza compiere alcuna operazione materiale, senza lasciare tracce fisiche se non la documentazione legata all'operazione, i volantini, le foto, gli articoli, i racconti, e senza alcun tipo di elaborazione successiva. Tra le foto che

Documentavano l'evento ce n'è una che raffigura il gruppo nel giardino della chiesa. Il soggetto della foto è la presenza di quel particolare gruppo in città, con la consapevolezza dell'azione che stanno svolgendo e con la coscienza di fare quello che stanno facendo, cioè nulla.

La deambulazione surrealista

Tre anni dopo la visita di Dada, nel 1924, il gruppo dadaista parigino organizza un altro intervento nello spazio reale. Questa volta si tratta di compiere un percorso erratico (a caso, a piedi e conversando) in un vasto territorio naturale.

Il viaggio è la materializzazione del "lachez tout" di Breton, un vero e proprio percorso iniziatico che segna il definitivo passaggio da Dada al surrealismo. Aragon, Breton, Morise e Vitrac organizzano una deambulazione in aperta campagna nel centro della Francia. Breton, di ritorno dal viaggio scrive l'introduzione di "Poisson Soluble", che diventerà il Primo Manifesto del Surrealismo.

fuggire sono colorati in nero e quelli che ci provocano sensazioni contrastanti sono colorati in grigio. Queste mappe influenzali rappresentano la città come un liquido amniotico, un ambiente che ci avvolge e ci condiziona. L'automatismo psichico puro del surrealismo si manifesta anche nella scrittura, dove si cerca di esprimere il funzionamento reale del pensiero. Questo processo creativo si basa sull'idea di lasciare fluire liberamente le parole senza alcun controllo razionale, permettendo così l'emergere dell'inconscio. Nel surrealismo, il teatro dell'azione non è più la città, ma un territorio vuoto. La deambulazione diventa un mezzo per raggiungere uno stato di ipnosi, una perdita di controllo che permette di entrare in contatto con la parte inconscia del territorio. In sintesi, il surrealismo si propone di esplorare e rappresentare la città come un ambiente che ci avvolge e ci influenza, utilizzando l'automatismo psichico puro per esprimere il funzionamento reale del pensiero. La deambulazione diventa un medium per entrare in contatto con l'inconscio e le mappe influenzali rappresentano la percezione dell'ambiente urbano.

evitare in nero, il resto in grigio.

Dalla città banale alla città inconscia

I situazionisti accuseranno i surrealisti di non aver portato alle estreme conseguenze le potenzialità del progetto dadaista. La ricerca di un’arte anonima collettiva e rivoluzionaria, saranno raccolte, insieme alla pratica del camminare, dall’erranza dei lettristi/situazionisti.

La deriva lettrista

La deriva lettrista elabora la lettura soggettiva della città già iniziata dai surrealisti, ma intende trasformarla in metodo oggettivo di esplorazione della città: lo spazio urbano è un terreno passionale oggettivo e non solo soggettivo inconscio.

L’arcipelago influenzale

Come per le visite di Dada e per la guida di Fillon, anche Debord per descrivere la città utilizza l’immaginario del turismo. Aprendo questa strana guida troviamo Parigi esplosa in pezzi, frammenti di città storica che fluttuano in uno spazio vuoto.

La città

È passata al vaglio dell'esperienza soggettiva. La città ludica contro la città borghese. Alla città inconscia e onirica surrealista si sostituisce con i situazionisti una città ludica spontanea. Alla base delle teorie dei situazionisti vi erano l'avversione al lavoro e la supposizione di un'imminente trasformazione dell'uso del tempo nella società: con il mutamento dei sistemi di produzione e il progredire dell'automazione, si sarebbe ridotto il tempo del lavoro in favore del tempo libero. Se il tempo dello svago si trasformava sempre più in tempo del consumo passivo, il tempo libero doveva essere un tempo dedicato al gioco, doveva essere un tempo non utilitaristico ma ludico. (cercare nel quotidiano i desideri latenti della gente). La città è un gioco da utilizzare a proprio piacimento, uno spazio da vivere collettivamente e dove sperimentare comportamenti alternativi. Bisognava costruire delle.

avventure.Il mondo come labirinto nomade è attraverso la New Babylon di Costant che la teoria della deriva acquista contemporaneamente unabase storica e una tridimensionalità architettonica. Visitando un accampamento nomade che si erastabilito in un terreno di Pinot Gallizio, Costant trova un intero apparato concettuale con cui propone discardinare le basi sedentarie dell’architettura funzionalista. Comincia a lavorare a un progetto per glizingari di Alba e giunge in un breve tempo a immaginare una città pensata per una nuova societànomade. La visione di un mondo che dopo la rivoluzione sarà abitata dalla stirpe di Abele, dall’Homoludens. New Babylon è una città ludica, un’opera collettiva edificata dalla creatività architettonica diuna nuova società errante, di una popolazione che costruisce e ricostruisce all’infinito il propriolabirinto in un nuovo paesaggio artificiale. Nell’urbanismo

Unitario l'insieme delle arti concorreranno alla costruzione dello spazio dell'uomo. L'architetto non sarà più costruttore di forme isolate, ma costruttore di ambienti complessi. A New Babylon la deriva, i quartieri e lo spazio vuoto sono diventati un'unità inscindibile.

Il viaggio di Tony Smith

Nel dicembre del 1966 sulla rivista Artforum viene pubblicato il racconto di un viaggio di Tony Smith su un'autostrada in costruzione nella periferia di New York. (T.S. : grande vecchio dell'arte minimale americana).

Una notte, con alcuni studenti della Cooper Union, Smith decide di entrare nel cantiere dell'autostrada e di percorrere in macchina il nastro nero di asfalto che attraversa come una cesura vuota gli spazi marginali della periferia americana. La strada è una grande parte del paesaggio artificiale; ma non si poteva però qualificarla come opera d'arte. Pochi anni dopo il dubbio di Smith sembra essere risolto (contributo

di R.Long e C.Andre) in almeno due direzioni. Per Andre la strada vissuta da Smith non solo è arte, ma è la scultura ideale; Long si spinge più in là, per lui l’arte consiste nell’atto stesso di camminare, nel compierne l’esperienza.

Espansioni di campo

Hegel cerca delle architetture che non traducono immediatamente nella loro forma esteriore un significato interiore, ma nelle opere in cui il significato è da cercare al di fuori. Secondo Hegel le prime opere di questa architettura non funzionale e non mimetica sono gli obelischi egiziani, le statue colossali e le piramidi: “E solamente nella creazione inorganica che l’uomo è pienamente l’uguale della natura, e che crea sotto l’impulso di un profondo desiderio e senza modello esterno; da quando l’uomo supera questa frontiera e comincia a creare delle opere organiche, diventa dipendente da queste, la sua creazione perde ogni autonomia e diventa una semplice

Imitazione della natura. In alcune opere minimali e nelle opere della land art che sono contemporaneamente scultura e architettura e che si pongono sul territorio come grandi forme astratte libere da ogni mimetismo. Dal menhir al percorso.

Se l'oggetto minimale tende al menhir inteso ancora come oggetto con una presenza interna, la land art tende invece più direttamente all'architettura e al paesaggio, cioè al menhir come oggetto inanimato da utilizzare per trasformare il territorio. Quello a cui tende la land art è la trasformazione fisica del territorio, l'utilizzo di mezzi e tecniche dell'architettura per costruire una nuova natura e per creare grandi paesaggi artificiali. Con la land art si assiste a una consapevole ritorno al neolitico. Lunghe file di pietre infisse nel terreno, recinti di foglie o di rami, spirali di terra, linee e cerchi disegnati nel suolo, grandi monumenti di terra, di cemento, di ferro e colate informi di materiali industriali.

Vengono utilizzati come mezzi di appropriazione dello spazio. Gli spazi in cui avvengono queste operazioni sono spazi privi di architetture e di segni della presenza umana, spazi vuoti in cui realizzare opere.

Dettagli
Publisher
A.A. 2007-2008
9 pagine
4 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea 2 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Cuppini Silvia.