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Napoli. Qui Juan de Valdés, molto vicino all’alumbradismo (movimento mistico molto dif-

fuso in Spagna), aveva sviluppato una forma propria ed autonoma non riconoscibile in

alcuna delle confessioni protestanti. La dottrina predicava che ci si avvicinasse ai segreti

divini non tramite le Sacre Scritture ma attraverso l’illuminazione dello spirito di ogni

credente. Alla morte di Valdés, parte del gruppo si trasferì a Viterbo, nella residenza del

cardinale Pole, segno che il valdesianesimo aveva fatto proseliti anche presso influenti per-

sonalità della curia romana.

Accanto a queste proposte alternative, c’è da esaminare tutta l’azione di repressione

che la Chiesa cattolica organizzò nei Paesi come l’Italia e la Spagna, che riuscì a preservare

dalla penetrazione protestante. In Italia furono colpite le comunità evangeliche di diverse

città, da cui s’originò la diaspora verso l’Europa. La Chiesa riuscì, facendo uso di poteri

inquisitoriali e coordinandosi con le autorità locali, a tenere sotto controllo la situazione

italiana, compiendo medesime operazioni anche in Spagna.

8. I riflessi della crisi religiosa sulla sensibilità popolare

In questi anni gli Stati cominciarono ad esercitare un’azione sempre più dura contro

le minoranze etnico-religiose: le persecuzioni ed espulsioni dei moriscos (residui di popola-

zioni arabe in Spagna) e degli Ebrei. I primi erano guardati con ostilità dalle popolazioni

cristiane, ma anche gli Ebrei godevano dello stesso trattamento. Nel 1492 lo Stato spagnolo

inserì l’accusa di infanticidio tra le motivazioni ufficiali per espellere gli Ebrei. La loro

[24]

espulsione, in realtà, sottendeva un’ossessiva volontà di raggiungere anche in senso reli-

gioso l’unità nazionale. Gli stessi francescani sollecitarono più volte la violenza nei con-

fronti degli Ebrei, rei di aver accumulato ingenti ricchezze grazie all’attività dei banchi di

credito (attività peraltro regolata da un vero patto con le autorità municipali, detta con-

dotta). Si crearono così i primi ghetti, che diventeranno parte integrante dell’urbanistica

cittadina europea. La loro istituzione fu fortemente voluta dalla Chiesa. Venezia aprì il

primo nel 1516 e tutto diventava lecito contro il popolo deicida.

Le minoranze diventarono così un modo per scaricare tutti gli odi, oltre che costituire

un comodo bersaglio per deviare le tensioni sociali.

Gli Stati assoluti cominciarono poi a combattere le pratiche esoteriche (stregoneria

e negromanzia). Ancora una volta erano sotto accusa gli Ebrei, ma più generalmente si

stava diffondendo una concezione diabolica che rivelava ovunque la presenza del male.

Per le Chiese questa era la volontà di realizzare finalmente il controllo totale sulla

cultura popolare. Le classi dirigenti e gli Stati assoluti tendevano a colpire la stregoneria

giacché essa finiva per coincidere con il sospetto di tutto ciò che appariva diverso dalla

norma.

Qualcosa di più complesso è rappresentato dalla traccia di una religiosità contadina

che la crisi spirituale fece riemergere con forza nuova, come i riti agrari di matrice pagana

e precristiana. Ne è un chiaro esempio il culto della fertilità dei Benandanti del Friuli. Per

secoli esso aveva convissuto con la religione cattolica ma nel Cinquecento l’Inquisizione

cominciò ad occuparsene seriamente, assimilandone le cerimonie ai sabba diabolici. Chiesa

ed autorità civili utilizzarono la cultura anti-diabolica per affermare il loro controllo anche

sul mondo contadino, che finora era rimasto estraneo.

L’Europa dalla fine del Quattrocento alla pace di Cateau-Cambrésis

1. L’impero asburgico verso l’egemonia

Lo spazio tedesco era connotato da un insieme di soluzioni politiche diverse, dove

l’Impero stesso era un’istituzione che conservava un potere soltanto nominale su un vasto

territorio in cui non c’era nemmeno unità geografica.

Dal momento che il principe ed i ceti – che formavano la struttura dualistica del

potere – avevano interessi differenti, era necessaria una situazione di pace per favorire lo

sviluppo.

Dopo la Bolla d’Oro di Carlo 1v del 1356 (che assegnava ai sette prìncipi elettori l’ele-

zione dell’Imperatore), l’autorità dell’Impero si affievoliva mano a mano che ci si allonta-

nava dalla base territoriale di quella dinastia che aveva concentrato con maggior continuità

questo titolo elettivo: gli Asburgo d’Austria. Nella loro ascesa si possono intravedere alcune

linee di costante sviluppo: un diritto di rappresentanza sempre più formale sul mondo te-

desco, la concentrazione dei poteri reali nel territorio posseduto dinasticamente, la perdita

di ogni controllo sul territorio della Confederazione svizzera, lo spostamento significativo

della volontà di espansione verso le regioni orientali.

Dopo la morte di Alberto v duca d’Austria, Federico 111 divenne re di Germani nel

1440. Nel 1552 venne poi incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero. Nel corso del

suo regno, gli Asburgo avevano perso tutti i possedimenti a sud del Reno (confluiti nella

Confederazione svizzera), ma avevano acquistato i diritti alla successione in Ungheria.

Federico 111 riuscì a mantenere intatti i propri territori austriaci. Successivamente non ac-

cettò di incoronare Mattia Corvino come re di Boemia. Questi, infastidito, sconfinò nelle

terre austriache e gli sottrasse la Stiria e la Carinzia, finché pose Vienna sotto assedio

(1485). Soltanto la morte di Mattia ed il valore del giovane figlio Massimiliano permisero

all’Imperatore di reimpossessarsi delle terre perdute.

Federico 111 morì nel 1493 e venne eletto Imperatore il figlio Massimiliano 1. Nel 1495

venne convocata la Dieta di Worms in cui Massimiliano 1 non riuscì ad unificare l’ammi-

nistrazione della giustizia della finanza. Venne proposta anche la dichiarazione di reciproca

[25]

non belligeranza degli Stati tedeschi. Lo scopo di Massimiliano era quello di consolidare le

forme del potere imperiale, traendo ispirazione dai meccanismi di governo degli Stati as-

soluti, adattandoli però ad un’ideologia universalistica. Le difficoltà risultarono però insor-

montabili perché Massimiliano si trovava a reggere le redini di un governo smisurato, non

tenendo in alcun conto le tradizioni politiche tedesche.

Nel 1477 moriva Carlo il Temerario e Maria, unica sua figlia, andò in sposa a Massi-

miliano 1, che ereditava così lo Stato borgognone. Sùbito dopo le nozze, la Francia sarebbe

entrata in guerra con gli Asburgo al fine di migliorare la propria linea di confine orientale.

Dopo che Maria morì accidentalmente durante una battuta di caccia, Luigi x1 e Massimi-

liano 1 firmarono la pace di Arras: agli Asburgo venivano riconosciuti i possedimenti dei

Paesi Bassi, del Brabante e del Limburgo; alla Francia invece erano assegnate la Piccardia,

l’Artois e la Borgogna.

Alcuni anni dopo Massimiliano 1 fece sposare il figlio Filippo il Bello con Giovanna

la Pazza, figlia di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, ponendo le basi per un

disegno di potere molto ampio: uno Stato poli-nazionale che unisse l’Impero, la Stata e le

Fiandre.

Sul fronte delle ostilità Massimiliano, oltre a quelle interne, dovette fronteggiare

pure il temibile esercito degli Svizzeri, alleati tradizionali della monarchia francese ed or-

mai distaccati dall’Impero. Sobillati dai Francesi, gli Svizzeri passarono all’offensiva nel

1499 attaccando la linea del Reno. Massimiliano 1 venne sconfitto presso Basilea e così do-

vette riconoscere la Confederazione Elvetica. Furono anni di successo per gli Svizzeri, che

vennero molte volte ingaggiati dall’Imperatore stesso, che dovette pure formalmente

emanciparli dalla giurisdizione imperiale.

Un altro insuccesso si rivelò la pretesa di Massimiliano di succedere al trono d’Un-

gheria, su cui regnavano gli Jagelloni. L’accordo di successione venne raggiunto solo

quando si sarebbero estinti quest’ultimi. Massimiliano veniva così sconfitto anche da Ve-

nezia per il dominio su Gorizia, Trieste e dell’Istria.

Massimiliano non si perse d’animo e spese gli ultimi anni della sua vita ad organiz-

zare la successione del nipote Carlo prima sul trono spagnolo e poi allo stesso Impero.

2. La Spagna dall’unificazione alla monarchia di Carlo d’Asburgo

L’unità spagnola si era affermata sulla base di un progetto antico come la provincia

romana dell’Hispania. Una di queste ultime fasi riguardava la lotta comune dei cristiani

contro il dominio arabo. L’unione personale dei due regni rappresentava non solo un ele-

mento di coesione territoriale ma soprattutto d’organizzazione degli impulsi economici,

sociali ed ideologici dei due regni precedenti. La Catalogna e l’Aragona portavano all’in-

terno dello Stato spagnolo la complessa e ricca tradizione della borghesia urbana, con i loro

interessi verso i traffici mediterranei e la volontà d’espansione verso le coste settentrionali

dell’Africa. La Castiglia recava la potenza economica della Mesta (l’organizzazione per

l’allevamento ovino), oltre che la sua ricchezza demografica e l’ideologia guerriera della

nobiltà (gli hidalgos), che controllava tutti i settori economici. Particolare era la vocazione

verso l’Atlantico.

Verso gli anni Ottanta del Quattrocento, le due corone spagnole attaccarono l’ultimo

baluardo arabo in terra iberica, Granada, caduta nel 1492. L’anno dopo Ferdinando il Cat-

tolico otteneva del re di Francia la cessione del Rossiglione e della Cerdagna in cambio della

priorità ad espandersi in Italia.

Consolidate le proprie frontiere, la Spagna spinse lo spirito di reconquista anche in

Africa tramite Francisco Jiménez de Cisneros, confessore di Isabella. Egli conquistò Algeri

e Tripoli nel biennio 1511-1512. Nel 1512 la Spagna si assicurò anche la Navarra, consolidando

ulteriormente la frontiera pirenaica.

Nella formazione dello Stato spagnolo emerse poi l’egemonia castigliana e della sua

aristocrazia, classe dotata di una spiccata vocazione coloniale. Lo Stato spagnolo si dotò poi

di un’ideologia religiosa rigorosamente ortodossa basata sulla limpieza de sangre. Gli Ebrei

[26]

vennero così espulsi e medesima sorte toccò ai moriscos. Nel 1502 fu imposto loro o di con-

vertirsi o di abbandonare la Spagna. Questa politica di epurazione colpì i nuclei sociali

particolarmente attivi nella produzione agricola e manifatturiera, contribuendo indubbia-

mente a quel processo di regressione economica che costituisce l’elemento in

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A.A. 2013-2014
94 pagine
15 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giacometallo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Carpanetto Secondo.