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Estratto del documento

CANONE IX

E’ necessario che le leggi imperiali siano custodite.

CANONE XI

Non è bene che siano disprezzate le leggi dei principi e le regole della tradizione dei padri.

Siano osservate da tutti le leggi dei principi romani.

La lex romana non può essere corrotta da alcun evento contrario.

La legge imperiale è la lex romana, quella contenuta nel Corpus Iuris Civilis, che ha in sé i principi della

teologia e ha funzione provvidenziale. L’impianto Grazianeo è quello su cui Dante fonda l’idea di M,

come causa autonoma, che non trova causa nel potere pontificio. Si parla di uno stato di giustizia e non

di uno stato di diritto. Il potere politico si esplica entro i confini dello stato di diritto (oggi). Allora, invece

la scelta politica è limitata da principi che stanno al di fuori (sopra) al sistema normativo. E’ un modo

diverso di concepire i limiti al potere, che Dante impiega per esplicare il potere temporale nella forma del

potere monarchico.

Pag 347:

- Fonti anteriori alla Chiesa: vecchio e nuovo testamento, che contengono lo ius naturale, immutabile

e sempre esistente.

- Fonti contemporanee: canoni conciliari, che sono ispirati da Dio stesso. Scritture di Agostino e degli

altri padri della Chiesa.

- Fonti successive alla Chiesa: le decretali, che sono esercizio della potestas e non della auctoritas.

(pag 349, quelli che si fermano allo ius decretalium si fermano alla potestas della chiesa, auctoritas deve

essere conosciuta per poter fondare l’auctoritas). Solo se si rispetta la relazione tra auctoritas –

potestas- scientia si conosce la verità intera.

Pag 355: esistono due regimi (come in Graziano). Dante aggiunge che questo sistema vale anche per le

cost ecclesiastiche, che devono essere in sintonia con i principi del diritto naturale. Chi ricerca la verità

non può studiare solo lo ius decretalis, ma deve tener conto delle fonti in cui si manifesta la auctoritas,

dato che nelle decretali si manifesta solo di riflesso.

Dante fa un ragionamento giuridico molto preciso, richiamando il sistema delle fonti canonistiche così

come si trovavano in graziano, mentre le decretali (diritto fatto dai papi) non sono viste come fonte

unica.

Come faccio a dimostrare la falsità di una tesi? Mostrando che in essa c’è un errore.

Pag 371: i due regimina hanno pari valore,

pag 377: il regime temporale ha una sua propria luce, semplicemente essa è rafforzata nel momento in

cui riceve la luce del regimento celeste. Es. la luna non dipende dal sole, esiste di per sé, tuttavia opera

meglio se il sole la illumina.

21/10/15

Qual è la definizione di genere umano che dà Dante?

Genere umano = tutti gli uomini che sono attratti per l’amore per la verità. Non si tratta di un sapere

generico, una conoscenza erudita, ma un sapere che deriva da “sapientia”, che Bartolo dice che

riguarda le cose più alte. Bartolo parla di sapienza civile e teologia.

La dottrina pubblicistica di Dante c’è servita da base per collocare il concetto di uomo e genere umano.

C’è una idea di uomo, in Dante, che è soggetto di diritto pubblico, che ha valenza gius-publicistica, che

è spinto da questo amor per la sapientia.

Amor e sapientia sono usati da Dante in un senso filosofico-giuridico. E’ una lettura che tende a

collocare l’idea di uomo e genere umano anche sul piano dell’esperienza giuridica, l’uomo è

responsabile dell’esperienza giuridica.

Libro I, pag. 2

“è bene che gli uomini non trascorrano la loro vita come gli animali, che sono proni sulla terra, ma che

invece cerchino la sapienza.”

Isidoro di Siviglia, canonista, che risulta il più citato autore medievale.

Nella M il concetto di uomo ha una duplice valenza:

-trattato dal punto di vista del singolo

-trattato dal punto di vista di uomo in quanto appartenente al genere umano.

Uomo diventa soggetto di diritto pubblico sia come singolo sia come soggetto che appartiene ad una

comunità.

Rappresenta l’unità che è elemento basilare per la costruzione della monarchia. Il curatore dopo “quos”

nella traduzione ha aggiunto tutti. Il quos potrebbe in realtà voluto restringere, ma più probabile si

riferisca a tutti gli uomini, perché il genere umano ha questa peculiarità, rispetto agli altri generi creati

dalla natura. E’ questa l’idea di Dante? Cioè che tutti gli uomini e non solo alcuni siano attratti verso la

verità?

Ci spira così guardando ad un passo di Aristotele nel Convivio, che ritiene che tutti sono sospinti dallo

stesso impulso naturale, in quanto ciascuna cosa è

Convivio: tutti gli uomini desiderano naturalmente di sapere. La ragione è che ciascuna cosa da prima

natura impinta (impinta corrisponde a impressit di M), cioè ciascuna cosa che è stata creata è spinta alla

sua propria perfezione. Tipico del pensiero medievale, c’è un ordine in tutte le cose. Nel pensiero

Dantesco la verità è Dio, perché è l’intelletto speculativo. La definizione di genere umano è raggiunta

tramite il concetto di verità, non esiste una definizione di uomo in sé e per sé. Nel Convivio la verità è la

provvidenza, cioè Dio. M dice impressit, la traduzione dice tratti. Dante parla di amore, intendendo i due

momenti dell’intelletto:

-inte speculativo = verità

- inte pratico = virtù

e l’insieme dei due forma l’amore.

Intelletto speculativo, (specchio) perché l’intelligenza umana tende a riflettere l’intelligenza di Dio.

L’uomo differisce dall’animale perché ha questi due intelletti, cioè quello che riflette le cose divine e

quello che consente di ragguagliare le cose divine nelle cose umane.

Che cosa distingue l’uomo dall’animale? L’amore (in. Spec e int. Prat) per la verità. Gli animali hanno

l’anima, ma non l’intelletto, che è proprio dell’essere umano.

Sordomuto non può agire in processo.

C’è un impedimento nell’anima quando il soggetto è corrotto. Responsabilità anche sul piano del diritto.

Il giudice deve essere equo, cioè equidistante dalle parti.

Esistono cause esterne che affievoliscono la ricerca della verità.

es. sordomuto e infami.

Il concetto di genere umano si definisce attraverso il concetto di verità, cioè è un concetto relazionale.

Pag 23: Dio imprime nell’uomo un fine, ma anche, poiché l’uomo riceve da Dio questo imprinting, è poi

attratto da Dio. Significa poi cercare sé stesso. Il singolo è ordinato per uj proprio fine, ma c’è anche un

fine dell’umanità in quanto tale. (consociatio)

Se è vero che c’è un fine cui tendono singole comunità civili, deve esserci un fine cui tende la comunità

totale.

La M imperiale è necessaria secondo Dante e deve essere dimostrata scientificamente, in quanto nella

M il genere umano, che si sottomette ad uno solo, è sottomessa a Dio. Il princeps, uno, riflette Dio.

26/10/15

Concetto di genere umano, che Dante definisce tramite il concetto di verità.

Elemento caratteristico del pensiero dantesco è che non c’è coincidenza tra individui e genere umano.

Genere umano = collettività, cioè un soggetto che è autonomo rispetto ai singoli uomini, che ha una

sua individualità rispetto ai singoli uomini.

Pag 25: Dante parla di consociazione umana (humana civilitas), dunque si sposta sul piano del diritto.

Dante si chiede quale sia il fine dell’intera consociazione umana. Perché ogni essere vivente è ordinato

ad un proprio fine. Quand’è che l’uomo realizza la verità nella propria vita? Quando tende a perseguire il

fine per il quale è stato creato. Papa Innocenzo IV aveva ragionato attorno alla idea di collegium,

andando ad individuare i collegia licita, cioè i collegi permessi dal diritto. La liceità esiste in ragione del

fine raggiunto dal collegium. Ogni consociazione di uomini, che si dia un fine lecito, è un collegium.

“ licitum sit

Es. : città per difendersi dai nemici, corporazioni per difendere l’autenticità del lavoro.

collegium omnium bonorum sodalium qui multo facere abituri sunt simul.” Il collegio agisce

attraverso il suo reggitore e può fare di più rispetto al singolo se rimanesse singolo ( idea di persona

giuridica). Collegium è licitum quando un insieme di uomini realizzano uno stesso fine, che sia un fine

lecito. Se non c’è fine comune, non c’è collegium. Perché ci sia collegium è sufficiente che ci sia il fine,

altri ritengono che sia necessario anche eleggere un rettore. Per Papa Inn IV, no, basta che un insieme

di uomini siano tenuti insieme da uno stesso fine.

Dante utilizza la dottrina del collegium licitum di Papa Innocenzo IV per descrivere il popolo, il genere

umano. Si attribuisce alla humana civilitas una soggettività giuridica isolata rispetto a quella dei singoli.

Dunque si considere il genere umano come titolare di diritti e di obblighi come un qualunque collegium

licitum. Popolo viene inteso come elemento costitutivo di uno Stato, cioè come aggregato di persone

che sono tenute assieme da un fine specifico.

Bartolo dice che non basta che ci sia un buon reggitore, ma anche un buon popolo, perché esso

collabora col buon reggitore al conseguimento del buon fine, che è la pace e la tranquillità.

N.B.: la M di Dante non è una utopia! Essa ha il pregio di teorizzare i primi fondamenti del diritto

pubblico, che non passano solo attraverso il concetto di sovranità, ma dall’unione di questo concetto a

quello di popolo. Il passo per arrivare al concetto M è breve, perché fa parte dell’idea di collegium

licitum il fatto che il collegium si dia un reggitore.

Per dare questa dimostrazione Dante deve passare attraverso vari gradi in cui si costituisce la humana

civilitas. La civitas maxima ha al suo interno le civitates minori. [2] Dante fa una escalation… mette

queste comunità in gradi diversi, non sono comunità con un peso all’interno di un ragionamento

specifico.

-uomo;

- comunità domestica: famiglia, dove c’è un padre che è dominus della comunità domestica, è

proprietario di tutti i beni e tutore di tutti i beni della famiglia. Prima cellula che è destinata a formare

l’ordinamento più grande;

-vicinia: struttura tipica, che deve essere tradotta come vicinia, è una comunità che ha stretto dei patti e

queste vicinie esistono fin dall’alto medioevo e sono

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
32 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/19 Storia del diritto medievale e moderno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher isyalien di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del diritto medievale e moderno II e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Natalini Cecilia.