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2. L’ASSISTENZA SOCIALE IN ITALIA
2.1. Articolazione istituzionale e funzionamento
nell’ordinamento italiano l’assistenza sociale viene oggi concepita come l’insieme delle attività inerenti alla
“predisposizione ed erogazione di servizi, gratuiti e a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e
superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona umana incontra nel corso della propria vita”.
I livelli di governo interessati sono 3:
1. parlamento (stabilisce risorse da destinare al Fondo Nazionale per le politiche sociali),
livello centrale:
ministero del lavoro e delle politiche sociali (ripartisce le risorse destinate al Fondo Nazionale per le politiche
sociali a favore dell’INPS delle regioni e dei comuni) e l’INPS.
Al ministero spetta la funzione di controllo e vigilanza sui (LEP) ->
Livelli essenziali delle prestazioni
insieme dei diritti sociali ritenuti essenziali, che devono dunque essere garantiti su tutto il territorio nazionale;
ministero ogni 3 anni predispone il Piano Nazionale di azione per l’inclusione sociale ; il ministero si avvale
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della collaborazione e della consulenza di numerosi organismi tra cui la Commissione d’indagine per
l’esclusione sociale e l’ISTAT.
2. funzioni di indirizzo e coordinamento attraverso gli atti normativi regionali; di
livello regionale:
programmazione, attraverso il Piano Sociale regionale e di controllo sull’operato degli enti locali; regioni
decidono le quote di risorse da destinare all’assistenza ed ai sevizi sociali nonché le modalità di attribuzione
delle stesse;
3. reale centro nevralgico del sistema; risorse finanziarie per i servizi sociali dei comuni
livello comunale:
derivano da trasferimenti statali e regionali -> il comune è libero di integrare questi trasferimenti con risorse
proprie; le attività che possono essere svolte dal comune vengono definite nel Piano di Zona (strumento di
programmazione a livello locale introdotto con la riforma del 2000); in genere i comuni si avvalgono della
collaborazione con altri soggetti come altri comuni o come le ASL;
Interventi specifici attraverso cui opera la politica assistenziale in Italia sono:
MISURA GESTIONE DESTINATARI
LIVELLO NAZIONALE Cittadini con + di 65 anni con prova dei
Assegno sociale (e pensione sociale) INPS mezzi
Cittadini inabili con prova dei mezzi;
Pensione d’invalidità civile INPS e regioni importo max mensile=230€ + indennità
di accompagnamento=400€
Famiglie con almeno 3 figli minori, con
Assegno per le famiglie con almeno 3 INPS e comuni prova dei mezzi
figli minori Donne in stato interessante, prive di altra
Assegno di maternità per madri INPS e comuni copertura assicurativa, con prova dei
sprovviste si altra copertura assicurativa mezzi
Lavoratori dipendenti e pensionati ex
Assegno per il nucleo familiare INPS lavoratori dipendenti, con prova dei
mezzi
Trattamento di integrazione al minimo Pensionati titolari di pensione da lavoro,
delle pensioni (ad esaurimento, sostituite INPS con prova dei mezzi
dall’assegno sociale) Titolari di contratto di locazione, con
Sostegno per l’accesso alle abitazioni in Ministero delle infrastrutture e dei prova dei mezzi (per abbattere l’incidenza
locazione trasporti regionali dell’affitto sul reddito disponibile annuo)
LIVELLO LOCALE Tutti i nuclei familiari residenti in
situazione di indigenza, ma con forte
discrezionalità e vincolati alle
disponibilità di bilancio dell’ente;
e sussidi alle famiglie in Comuni (forti discrezionalità; vincolati
Minimo vitale è uno degli interventi +
Minimo vitale
situazioni di disagio alle disponibilità di bilancio dell’ente) rilevanti per l’assistenza economica alle
famiglie e agli individui; è presente in
diverse forme nella maggior parte dei
paesi UE e viene comunemente chiamato:
Reddito minimo garantito (RMG)
Tutti i cittadini, ,a con forte
Comuni/regioni (forte variabilità discrezionalità e vincolati alle
Esoneri e/o riduzioni da tariffe territoriale, spesso anche intra-regionale) disponibilità di bilancio dell’ente
Tutti i cittadini, con diverse modalità di
Servizi sociali Comuni, province e ASL accesso
2.2. L’assistenza sociali, beneficiari e spesa
non è facile ricostruire la spesa dei livelli sub-nazionali di governo in quanto gli interventi sono disomogenei e
frammentati e i finanziamenti del settore hanno una struttura “a cascata”, e ciascun livello è libero di integrare le risorse
trasferite con risorse proprie con il rischio della doppia contabilizzazione; inoltre il sistema informativo sull’assistenza
sociale non è ancora interamente operativo => difficile ricostruire la spesa delle diverse tipologie di prestazioni; 2° dati
EUROSTAT Italia ha una spesa sociale pubblica totale in % sul PIL inferiore alla media UE (Italia 25,2%; UE 27,3%);
Spesa sociale pubblica in Italia:
Previdenza 67% (vecchiaia e invalidità)
• Sanità 25,7%
• Assistenza Sociale 7,3%
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3. L’EVOLUZIONE STORICA DELL’ASSISTENZA SOCIALE: L’ITALIA IN
PROSPETTIVA COMPARATA
3.1. Dalle leggi sui poveri ai servizi sociali
fino alla metà del XX sec assistenza ai poveri era vista come un atto paternalistico, volto a redimere + che ad alleviare i
bisogni dei poveri; le assicurazioni sociali obbligatorie sperimentate nella Germania bismarckiana sembrarono
rappresentare lo strumento istituzionale + promettente per risp ai problemi sociali della emergente società industriale
(es. Germani seguito da altri paesi europei alla fine della 1° GM e da quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale che
disponevano di schemi assicurativi obbligatori per i lavoratori)
Il sistema delle assicurazioni sociali si articolava in 4 settori:
1. infortuni sul lavoro: 3. malattia e maternità:
2. invalidità e vecchiaia: 4. disoccupazione:
ciò che non veniva tutelato continua a ricadere sulle strutture assistenziali di tradizione religiosa o municipale;
dopo la 2° GM entrarono in scena nuove tipologie di prestazioni assistenziali, che abbandonavano la loro natura
discrezionale e divenivano veri e propri diritti soggettivi dei cittadini in condizioni di bisogno; queste nuove misure
furono la risp a 2 esigenze:
1. colmare la lacuna di copertura degli schemi assicurazione sociale obbligatoria, tipica dei paesi che avevano
scelto la via occupazionale -> legame molto forte tra posizione nel mercato del lavoro e titolarità del diritto di
tutela vs i rischi sociali
2. introduzione prestazioni e servizi sociali di nuova generazione ha risp alle esigenze connesse alle
trasformazioni del mercato del lavoro e della famiglia, soprattutto in relazione al processo di emancipazione
femminile
Se l’amministrazione e la gestione delle assicurazioni sociali obbligatorie, per una questione di efficienza e
minimizzazione dei costi, doveva essere accentrata, questo non valeva per i servizi sociali che devono soddisfare i
bisogni localmente, affinché possano risp in maniera adeguata => anni ’70 in molti paesi europei iniziò un processo di
decentramento a cui si associò lo svilupp0o dei servizi sociali; decentramento era percepita come un’opzione
vantaggiosa per il raggiungimento di una maggiore efficienza dei servizi pubblici; tra gli anni ’70 e ’80 fecero la loro
comparsa i partiti regionalisti, sfruttando le identità sub-regionali e le rivalità territoriali; il governo, sottoposto ad un
crescente sovraccarico di funzioni ed istanze e a costi crescenti, vide nel decentramento un’opportunità vantaggiosa che
gli permetteva di passare ad altri il peso di scelte politiche a volte costose;
Le specificità dai paesi dell’Europa meridionale
I Paesi dell’Europa meridionale (Grecia, Italia, Portogallo e Spagna) si trovano ancora oggi in una situazione di
arretratezza rispetto alle loro controparti continentali sia nel campo delle prestazioni minime di garanzia del reddito, sia
per lo sviluppo dei servizi sociali; La rete di sicurezza si è infatti sviluppata in molti paesi attraverso una sequenza
frammentata, fatta di addizioni successive per categorie di bisogno (avvantaggiando anziani poveri e invalidi); anche
per i servizi alle famiglie, alle persone anziane ed ai disabili ci si trova di fronte ad una situazione di ritardo strutturale;
spesa complessiva per i servizi a famiglie, anziani e disabili sul PIL non raggiunge la metà del corrispettivo a livello
europeo; fattori causa del ritardo hanno a che fare con:
la domanda:
• famigli funziona come ammortizzatore sociale per i suoi membri, ciò ha attutito le
familismo:
o pressioni per un intervento pubblico;
persistenza di settori e tipologie di lavoro tradizionali (agricoltura,
peso dell’economia periferica:
o artigianato, piccolo commercio) ha consentito anche a lavoratori poco qualificati l’accesso a
occupazioni che, rappresentavano un’ancora nel sistema di protezione sociale; anche il lavoro nero
rappresentava un’opportunità, in quanto l’accesso al sistema di protezione poteva essere ottenuto per
il tramite di un altro membro della famiglia con contratto di lavoro stabile e regolare;
l’offerta:
• incapaci ad accertare lo stato di bisogno dei richiedenti (prova dei mezzi)
debolezza delle istituzioni:
o attraverso procedure standardizzate, non permeabili da manipolazioni clientelari;
3.2. Il percorso evolutivo dell’assistenza sociale in Italia
Dalle origini alla caduta del regime fascista
Dall’unificazione d’Italia fino agli anni ’70 l’assistenza sociale è stata sempre trascurata dalla politica italiana; alla fine
del XIX sec operavano in questo settore istituzioni di beneficenza private, principalmente cattoliche denominate Opere
Pie: nel 1880 erano 11.495, quasi la metà era controllata da congregazioni religiose;
1890 si proponeva di provvedere al riordino dell’intricato sistema delle Opere Pie, attribuendo loro
legge Crispi
personalità giuridica pubblica e denominandole (IPAB), regolandone la costituzione, il
Istituti pubblici di beneficenza
funzionamento e l’estinzione; la legge, ancora improntata al paternalismo e al controllo sociale degli assistiti ebbe una
portata limitata sulla configurazione del sistema;
tra la fine dell’800 e la fine della 1° GM furono approvati dei provvedimenti come:
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1898 assicurazione sociale obbligatoria vs gli infortuni
• 1919 assicurazione sociale obbligatoria vs la vecchiaia
•
Avvento del fascismo si accompagnò ad importanti interventi in campo previdenziale, il settore che meglio di altri
esprimeva la concezione corporativa del regime; Il regime fece d