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LOGICA POLITICA E WELFARE STATE

La politica del welfare state ha subito uno scivolamento verso la distribuzione della politica sociale durante la fase espansiva, soprattutto durante il suo primo periodo di vita successivo all'ottocento.

A partire dagli anni 50 il carattere esplicitamente redistributivo (forte tassazione sui ricchi per dare ai poveri della politica sociale) è però andato attenuandosi. La crescita economica ha trasformato il profilo delle società europee, che ha abbandonato il profilo a piramide con in campo pochi ricchi e tanti poveri, per assumere quella del rombo, in cui la maggioranza della popolazione si trova in condizioni intermedie fra ricchezza e povertà, creando la massa media come principale protagonista del welfare state, di cui è beneficiaria e contribuente, quindi lasciando spazio a politiche distributive (si sa chi riceve certi benefici e contribuisce al Agamennone di questi ultimi) che operano secondo una logica sui generis.

caratterizzata da un'elevata asimmetria fra benefici e costi: i benefici sono tangibili e concentrati (es. pensioni, indennità di disoccupazione), mentre i costi sono scarsamente visibili, divisi in grandi numeri. Le leggi degli anni 90 hanno assunto proprio questi caratteri: - Il versante della domanda prevede una progressiva frantumazione della struttura sociale registrata in tutte le democrazie occidentali a seguito sia delle rapide trasformazioni socioeconomiche sia del declino dei tradizionali collanti ideologici; la politica "di classe" è diventata la "politica delle categorie", ovvero nuovi aggregati sociali definiti in base al settore occupazionale di appartenenza. - Il versante dell'offerta prevede la creazione di partiti pigliatutto, il sostegno elettorale è diventato sempre meno questione di lealtà ideologica radicata nel background di classe e sempre più una funzione di welfare categoria le promesse dai vari.

partiti. Proprio dagli anni 90 c'è stato proprio un periodo di forte deregolazione e una politica sottrattiva, ovvero una variante di politica redistribuiva a cui fanno riferimento le perdite che il sistema di welfare ha subito. La nuova politica sociale sottrattiva ha anche registrato una dislocazione delle sedi di conflitto. Se l'arena privilegiata dei vecchi scambi distributivi era essenzialmente quella parlamentare, i tagli al welfare sono stati creati soprattutto in seno all'arena governativa, ciò ha ripercussioni anche nel mondo della politica, infatti questo processo fu molto complicato da gestire, a partire dalle politiche neoliberiste della Thatcher.

LE TIPOLOGIE DEL WELFARE STATE

Abbiamo già citato i modelli universalistici del Regno Unito e della Nuova Zelanda ma poi ha investito anche i paesi scandinavi (in cui gli schemi di protezione sociale sono indirizzati pressoché a tutta la popolazione) rispetto ai modelli occupazionali (in cui

glischemi di protezione sociale sono invece indirizzati ad una percentuale minore dellapopolazione, più precisamente al lavoratore e vengono coperti da una pluralità dischemi occupazionali, con regole diverse gli uni dagli altri).

La scelta del chi includere nei nuovi schemi pubblici di protezione è stata storicamentepreliminare e assai più controversa rispetto alla decisione in merito a quanto e comeproteggere. Questa scelta ha inaugurato un percorso di sviluppo, orientandol’evoluzione istituzionale successiva di ciascun welfare state in una direzione bendefinita, con conseguenze visibili ancora oggi sul piano istituzionale, socioeconomico acirca un secolo di distanza.

Con l’espressione del regime di welfare, lo studioso più partecipativo alla definizionedei modelli è Esping-Andersen che si interroga su:- In quale misura le politiche sociali hanno offerto ai lavoratori risorse eopportunità per contrastare la loro dipendenza

Dal mercato del lavoro?

Dimensione della demercificazione ovvero il grado in cui gli individui situati all'interno di un dato regime di welfare possono liberamente astenersi dalla prestazione lavorativa, senza rischiare il posto di lavoro, perdite significative di reddito o in generale di benessere.

Quale misura queste politiche sono riuscite a creare una comunità di eguali di fronte a rischi e bisogni sociali, azzerando le differenze di reddito e di classe?

Dimensione della destratificazione ovvero il grado in cui la conformazione delle prestazioni sociali dello stato attutisce i differenziali di status occupazionale o di classe sociale.

Secondo Esping Andersen i regimi sono:

Regime liberale= predominanza di misure di assistenza basate sulla prova dei mezzi di assistenza, schemi di assicurazione sociale relativamente circoscritti e con formule di prestazioni poco generose, destinatari principali sono i bisognosi e lavoratori a basso reddito, demercificazione e destratificazione bassa.

È presente negli Stati Uniti, Canada, Australia e Regno Unito.

Regime conservatore-corporativo: predominanza di schemi assicurativi pubblici collegati alla posizione occupazionale, formule di computo legate alle retribuzioni. I destinatari principali sono i male breadwinners e lo stato interviene solo nella misura in cui i bisogni non trovano risposta a livello individuale, familiare o di associazioni intermedie. La demercificazione media e destratificazione medio bassa.

È presente in Germania, Paesi Bassi, Austria e Francia.

Regime socialdemocratico: predominanza di schemi universalistici di sicurezza sociale con alti standard di prestazione. Le formule di computo sono generali ma prevalentemente a somma fissa. I destinatari sono tutti i cittadini e la demercificazione e destratificazione sono molto alte.

È presente in Svezia, Danimarca e Norvegia.

E l'Europa del sud? Possiamo dire che l'Italia era inclusa nel modello conservatore-corporativo, ma non venivano citati gli altri.

paesi (Spagna, Portogallo e Grecia) tantoche si iniziò a parlare di una "quarta Europa sociale". Questi paesi all'inizio abbracciarono il modello conservatori-corporativo, poi si spostarono verso regimi di sistema socialdemocratici (SOLO per erogazione molo generosa per i lavoratori pubblici e i dipendenti), ma fino agli anni 80 questi paesi erano completamente sprovvisti di una rete di sicurezza di base contro il rischio di povertà in quanto tale. Per soppiantare questo problema, si parte dal sunto di base coniato proprio per questi paesi chiamato "modello delle solidarietà familiari e parentali" fondato sul fatto che il sistema funzioni in base all'esistenza di forti relazioni intergenerazionali e di parentela lungo tutto l'arco della vita, con alcuni paesi che presentano un forte squilibrio di mercificazione ma la destratificazione ha un grado basso in tutti. Questo regime non produce tanto le differenze di classe (come quello

liberale) ma piuttosto tra insiders e outsider, ovvero persone incluse nel welfare e persone non incluse, questo a causa di un forte pluralismo in questi paesi, che va al di là delle istituzioni (come la presenza della chiesa, infiltrazioni di criminalità organizzata nelle istituzioni e talvolta di corruzione). Grazie al processo di unificazione europea, tra i quattro regimi ha iniziato a manifestarsi un processo di ibridazione reciproca. E l'Europa centro-occidentale? Gli studi hanno portato alla creazione di un altro regime di welfare, chiamato "quinta europa sociale", che comprende i paesi ex comunisti che sono entrati a far parte dell'UE quindi Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria e Romania; questi paesi hanno dovuto affrontare il consolidarsi di un regime democratico + cambiamento della conformazione sociale + adattarsi ai parametri UE, ora sentendosi come a sistemi ibridi di welfare state. Crearono a

partire dagli anni 90: - rete di sicurezza come contrasto alla povertà estrema - Assicurazioni sociali con formule prevalentemente contributive e confinanziamento in larga misura a capitalizzazione - Assicurazioni e servizi privati - Arrivo di misure pensionistiche Ora questi regimi stanno affrontando una nuova sfida: bilanciare le legittime aspirazioni dei propri cittadini a ottenere livelli di protezione di standard europeo senza compromettere il vantaggio competitivo rappresentato dai modelli economici imperniati sulla flessibilità. IL MODELLO SOCIALE DELL'UNIONE EUROPEA Si basa sul varo di soft laws o in base ai metodi aperti di coordinamento. Ha progressivamente allargato il suo campo di azione in tre direzioni: - armonizzazione delle misure nazionali tramite la fissazione di standard comuni. - Correzione del mercato con politiche regolative, compensative o preventive a livello UE. - Coordinamento delle politiche nazionali volto a promuovere la loro modernizzazione e la

Convergenza verso l'alto. Il trattato di Roma andò a vietare tutte le forme di discriminazione basate sulla nazionalità da parte degli stati membri in materia di occupazione, poi si aggiunse la lotta alle discriminazioni di genere. Oltre che sul piano regolativo, l'unione europea impiega una buona parte del proprio bilancio per finanziare misure a sostegno dell'occupazione e dell'inclusione tramite il fondo sociale europeo, con obiettivo principale è sostenere l'occupazione, favorendo anche che nei casi di emigrazione da un paese all'altro, le persone hanno gli stessi diritti lavorativi di nazionali. Importante anche il fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione e il fondo europeo di aiuto agli indigenti.

IL WELFARE STATE ITALIANO

La particolarità italiana sta nella composizione interna della spesa per il welfare state che presenta due disfunzioni:

  • Troppi fondi per il sistema pensionistico rispetto alla media ue

Netto divario di protezione del welfare, anche per quanto riguarda le pensioni (distorsione distributiva).

Coloro che sono i "protetti" nel nostro sistema di welfare sono:

  • Il gruppo dei garantiti che è essenzialmente composto dai lavoratori dipendenti delle amministrazioni pubbliche e delle grandi imprese
  • Gruppo dei semi garantiti composto da lavoratori dipendenti (piccole imprese, settori tradizionali come l'agricoltura), lavoratori autonomi e lavoratori atipici.
  • Gruppo dei non garantiti, ovvero dei lavoratori che restano relegati nell'economia sommersa.

Le cause di questa distorsione sono:

  1. Nella prima repubblica vi era la presenza di un bipolarismo partitico con una partitocrazia distributiva, che ha massicciamente utilizzato i diritti e gli apparati amministrativi dello stato ai fini di cattura del consenso, spesso attraverso metodi clientelari, che andarono a creare queste disomogeneità.
  2. Seconda repubblica, primo governo ulivo
che provvede a ridurre le spese pe
Dettagli
A.A. 2022-2023
9 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giada.acquadro di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Analisi delle politiche pubbliche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Ravazzi Stefania.