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La nascita e la trasformazione della Silicon Valley
Silicon Valley è un'area americana dove ci sono aziende altamente tecnologiche e dove si concentrano le startup. Molto spesso, per la sua reputazione, si è dato per scontato che per la Silicon Valley ci fosse una diversità culturale. Si pensava che essendo un'area economicamente forte, sarebbe stato facile essere finanziati. Effettivamente ci sono aziende di questo tipo, ma non significa che debba esserci una diversità culturale.
Granovetter analizza due aspetti per dimostrare che nessuno dei due è un tratto tipico della Silicon Valley:
- La presunta unicità della cultura della PMI (Piccola e Media Impresa)
- La presunta maggiore mobilità interaziendale dei professionisti, come gli ingegneri, o comunque il personale qualificato.
Il primo punto viene smentito perché la crisi degli anni Ottanta ha portato a un cambiamento organizzativo, trasformando le piccole e medie imprese in aziende più flessibili. Il secondo punto viene smentito perché non c'è una maggiore mobilità interaziendale dei professionisti nella Silicon Valley.
medie imprese inun'integrazione verticale.grandi imprese attuandoIl secondo punto, viene smentito, perché la creazione di una comunità forte è tipica di tutto il Paese. In poco tempo smonta questi due assunti e dice che un tratto distintivo di questa zona è un altro fattore, ovvero la nascita dei VENTURE CAPITALIST, cioè soggetti che investono nelle imprese con elevato potenziale di rischio, perché operano in settori che hanno un potenziale di rendimento altissimo, come il settore informatico, ovvero ingegneri e specialisti di marketing che diventano finanziatori di prodotti innovativi contando su una elevata conoscenza tecnologica e su reti estese. Questa è una specificità della Silicon Valley. venture capitalist, Prima che arrivassero questi la Silicon Valley non aveva relazioni. La situazione cambia quando il mondo della finanza e quello dell'industria si uniscono. Ingegneri e specialisti di marketing diventano finanziatori
di prodotti innovativi. Questi non finanziano solo le startup, ma entrano nei consigli di amministrazione di queste startup, diventando esperti in questo "mondo". Con questo Granovetter ci dice che la connessione tra impresa e finanza intorno agli anni Settanta cambia del tutto. La struttura delle venture capitalist reti che vengono costruiti attorno a questi fa la differenza in questa area.
CONSEGUENZE DELL'OPERA DI GRANOVETTER
Granovetter influenza profondamente la sociologia economica in tre direzioni distinte:
- Nell'OGGETTO DI STUDIO: cioè la legittimità della sociologia nello studio dei fenomeni economici. Fino alla nascita della Nuova Sociologia Economica, la sociologia economica aveva abbandonato l'ambizione di studiare i fenomeni economici più importanti. Uno dei meriti è stato ridare legittimità a questa disciplina. Studiando, per esempio, il mercato del lavoro. L'obiettivo di Granovetter è quello di dimostrare
1) Si sostiene che tutti i fenomeni economici e i processi di mercato sono analizzabili sociologicamente e che tali analisi non sono per nulla secondarie;
2) Nell'APPROCCIO TEORICO ANALITICO, ossia il RADICAMENTO dell'azione economica nel tessuto sociale. L'azione economica è sempre un'azione sociale. Il perno è il concetto di radicamento. Alla base di tale approccio vi è l'idea che i fenomeni economici sono sempre fenomeni costruiti socialmente e devono essere studiati congiuntamente alla struttura sociale dentro la quale si formano. Si tratta di collegare l'azione economica individuale con gli esiti economici e le istituzioni economiche;
3) Nel METODO: nasce infatti il NETWORK ANALYSIS come tecnica di ricerca basata sulla raccolta dei dati e l'analisi matematica. Va ricordato però, che la matematica e la statistica vanno sempre affiancate alla storia. Questo approccio strutturale enfatizza il ruolo delle reti sociali sull'organizzazione sociale.
Ci fa capire che tutti questi fenomeni possono essere studiati da una prospettiva nuova. NEOISTITUZIONALISMO SOCIOLOGICO Il NEOISTITUZIONALISMO SOCIOLOGICO rispolvera il ruolo delle ISTITUZIONI, adottando una prospettiva macro. Prova quindi a sottolineare l'importanza delle istituzioni all'interno dell'economia. Questo, così come la teoria delle reti, si sviluppa a partire dagli anni Settanta all'interno degli studi organizzativi. Questo approccio in realtà già nasce negli anni Cinquanta, ma diventa un vero e proprio filone culturale soltanto successivamente. Perché si chiama NUOVO ISTITUZIONALISMO? Negli anni Cinquanta comincia una prima forma critica rispetto a questo modo di intendere le organizzazioni, e gli studiosi capiscono che studiare la struttura è riduttivo.Perché le istituzioni operano all'interno di un ambiente che le condiziona. Nasce una nuova concezione di organizzazione come organismi, inseriti all'interno di un ambiente densamente popolato, da altre organizzazioni con finalità simili o in parte diverse. (POWELL DIMAGGIO)
I principali esponenti di questa scuola sono e che attenzionano i comportamenti delle istituzioni e guardano come l'ambiente circostante condiziona sia le organizzazioni che soprattutto i comportamenti umani. Quindi l'ambiente condiziona sia a livello macro che a livello micro. Per i neoistituzionalisti l'oggetto di studio non è l'organizzazione in sé ma l'ambiente, il contesto, entro il quale le organizzazioni agiscono. Quindi i neoistituzionalisti si differenziano dagli altri studiosi per il fatto che si concentrano sulla cultura delle istituzioni. Per Granovetter, ad esempio, solo le reti offrono risorse e pongono vincoli al comportamento; per
I neoistituzionalisti sostengono che i fattori culturali siano importanti per le organizzazioni. I fattori culturali presenti nell'ambiente circostante influenzano gli interessi che le organizzazioni perseguono. Oltre ai fattori strutturali, i neoistituzionalisti introducono altre due forme di radicamento: quello cognitivo e quello culturale, e in parte quello politico. Un altro aspetto su cui si concentrano è l'importanza delle regole routinarie, ovvero delle prassi, poiché influenzano l'azione. Powell e DiMaggio pongono attenzione ai processi di costruzione sociale dell'economia, mettendo al centro il ruolo delle istituzioni e il loro impatto sul comportamento sociale. Questi due autori si ispirano ai lavori di Meyer e Rowan del 1977. Questi ultimi avevano criticato per primi la visione delle organizzazioni come macchine, affermando che non fossero la somma di azioni poste in essere da individui razionali. L'operato delle organizzazioni è
fortemente condizionato dall'ambiente circostante. Non basta considerare l'agire razionale degli individui e sommare le loro azioni. Si rifanno anche ai lavori di Selznick che organismi sociali dinamici, guarda alle istituzioni come che si adattano al contesto e che cambiano nel tempo. L'organizzazione non è vista come un homo Economicus che agisce, ma come un incontro fra pensieri diversi, che non necessariamente persegue il bilancio economico: l'organizzazione cerca la LEGITTIMAZIONE ad operare. Quello che ci dice questa scuola di pensiero è che l'interesse verso l'ambiente esterno è determinato dalla densità delle istituzioni, che condizionano l'operato delle organizzazioni perché offrono delle regole culturali, che contribuiscono a dare significato riconosciuto alle attività collettive. Se sono LEGITTIMATO sono riconosciuto in un certo contesto, è difficile operare in un ambiente se non si è
legittimati.Le istituzioni consentono la riproduzione delle forme organizzative, poiché agiscono sugli individui, condizionandone le preferenze. La moda è un esempio. Noi non dobbiamo andare a ricercare da varie fonti come essere allamoda, basta guardare gli altri e riprodurre le loro routine. Le istituzioni sono CRISTALLIZZAZIONE quindi la delle attività abitudinarie. L'obiettivo dei neostituzionalisti è quello di studiare la stabilità e l'omogeneità della vita delle organizzazioni. L'istituzione non va vista come la sommatoria di azioni messe in atto da attori individuali che perseguono un interesse secondo i neoistituzionalisti; essi pensano in realtà che le istituzioni seguano corsi di azione dei che risultano più congrui e più appropriati per una situazione, non c'è un modo razionale, migliore degli altri per compiere un'azione, ma soltanto un modo più congruo, che è SEGUIRE
CIÒ CHE STANNO FACENDO GLI ALTRI. Io non mi chiedo se quello che sto facendo mi porti un guadagno, mi chiedo se quello che sto facendo è in linea con gli altri.
Il neoistituzionalismo concentra la propria attenzione sulle REGOLE, cioè della regolarità dell'agire organizzativo, e in particolare alle:
- REGOLE NORMATIVE, cioè norme sociali e concezioni rispetto a ciò che è appropriato fare in una data circostanza, non ciò che è vantaggioso economicamente.
- VALORI, cioè l'idea di ciò che è auspicabile, che servono a costruire i criteri in base ai quali possiamo valutare diversi comportamenti.
- NORME, che indicano ciò che bisogna seguire e con quali strumenti si è legittimati a seguirli. I sistemi normativi guidano il comportamento degli attori, definendo quelli che sono i modi più appropriati per raggiungere questi obiettivi.