Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
LA REGOLAZIONE DEI RAPPORTI DI LAVORO
In quasi tutti i paesi europei prevale il rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Conosciamo, però, anche i lavoratori atipici, lavoratori dipendenti non a tempo pieno
e indeterminato, e i lavoratori precari, con contratti di lavoro di durata inferiore a 3
mesi. In Europa c’è stata una crescita significativa dei lavoratori part-time ma anche
dei lavoratori indipendenti o “microimprenditori” senza nessuno alle proprie
dipendenze, favorita anche dai progressi tecnologici dell’economia digitale.
Quest'ultima categoria è caratterizzata dalla quasi totale assenza di tutele sociali.
Un'altra dimensione molto importante riguarda il livello di tutela dell’occupazione.
Uno degli indici più utilizzati è l’indice di protezione dell’occupazione dipendente
EPL che fornisce una misura sintetica della difficoltà che l’impresa incontra
nell’assumere o licenziare un lavoratore. Più è alto l’indice più rigida è la regolazione
del mercato del lavoro. L'indice EPL fa riferimento: licenziamento individuale e
collettivo e alla disciplina dei rapporti di lavoro a termine. In seguito al
peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro vediamo che la tendenza
comune in Europa è quella di liberalizzare la possibilità di ricorso ai contratti a
termine.
LE PRESTAZIONI MONETARIE EROGATE IN CASO DI
DISOCCUPAZIONE EFFETTIVA O TEMPORANEA
Gli ammortizzatori sociali tutelano i lavoratori disoccupati e sono articolati su tre
pilastri:
1. Pilastro assicurativo: indennità di disoccupazione con una durata definita;
2. Pilastro assistenziale: sussidi sulla base di requisiti di reddito, nel caso di
impossibilità di accesso al primo pilastro o per esaurimento delle spettanze e
persistenza dello stato di disoccupazione;
3. Pilastro assistenziale generale: reddito minimo garantito a chi si trova in
condizioni di indigenza.
Le prime forme di tutela economica contro la disoccupazione risalgono al XIX secolo
e venivano istituite da organizzazioni sindacali che mettevano a disposizione dei
propri iscritti sussidi al reddito in caso di perdita dell’occupazione. Queste misure a
sostegno del reddito aveva un carattere fortemente selettivo, dal momento che
operavano solo a livello locale o erano riservate ai lavoratori iscritti al sindacato. Il
secondo pilastro è stato istituito dopo le crisi occupazionali degli anni Trenta mentre
il terzo pilastro soltanto nell’ultimo trentennio. In Italia gli schemi assicurativi sono
riferibili solo al primo pilastro. Passando ad esaminare le indennità offerte dalle
assicurazioni contro la disoccupazione possiamo rilevare tre dimensioni di variazioni
che riguardano:
1. Il livello di generosità: definito dal suo importo e dalla durata di erogazione ed
è calcolato come percentuale della retribuzione di riferimento (media delle
retribuzioni di un dato periodo). Il rapporto tra l’ammontare dell'indennità di
disoccupazione e la retribuzione precedentemente percepita individua il cosiddetto
tasso di sostituzione che può variare per età anagrafica, anzianità contributiva o area
geografica e può diminuire con il trascorrere del periodo di fruizione del beneficio
stesso;
2. Il finanziamento delle indennità di disoccupazione deriva dai
contributi versati dai lavoratori e dai datori di lavoro. In caso di mancata
copertura contributiva del finanziamento delle indennità interviene lo stato
attraverso la fiscalità generale;
3. I requisiti di accesso: ovvero le condizioni che determinano la possibile
fruizione delle indennità di disoccupazione. La disoccupazione deve essere
involontaria e il lavoratore deve aver versato un minimo di contributi (anzianità
assicurativa). Inoltre, il disoccupato deve dimostrare di essere effettivamente attivo
nella ricerca del lavoro e disponibile ad accettare proposte di lavoro, corsi di
formazione e tirocini.
MISURE PROATTIVE
Interventi:
1. Orientamento e collocamento lavorativo;
2. Formazione professionale;
3. Sussidi all’occupazione;
4. Programmi occupazionali rivolti ai disabili;
5. Creazione diretta e temporanea di posti di lavoro;
6. Sostegno finanziario e i servizi per la nuova imprenditorialità.
Possiamo anche distinguere tre diverse fasi dello sviluppo delle politiche proattive in
Europa:
I) Anni 50: introduzione della formazione professionale e dell’apprendistato;
II) Anni 70: crisi economica, aumento della disoccupazione;
III) Anni 90: paradigma dell’attivazione fa riferimento alla promozione di
interventi volti ad incentivare l’ingresso o il reingresso nel mondo del lavoro
eliminando eventuali ostacoli.
Il successo di questo paradigma è stato accompagnato anche dalle riforme dei servizi
per l’impiego. Alcuni cambiamenti sono:
• Lo sviluppo di attività di assistenza alle persone in cerca di occupazione;
• Il coinvolgimento degli SPI nell’attività di sorveglianza dei beneficiari dell’indennità
di disoccupazione.
Vi sono alcune differenze nei diversi paesi europei per quanto riguarda le politiche
proattive:
❑ LA SPESA, ad esempio in Danimarca o in Polonia le risorse sono dedicate per la
maggioranza a persone con ridotte capacità lavorative mentre in Italia sono
impiegate per la formazione professionale.
❑ I RISULTATI, conseguiti da tali politiche sono diversi sia da paese a paese ma
anche tra le diverse aree territoriali.
Tra gli anni 50 e gli anni 70, l’Italia vive una fase di crescita economica, “miracolo
economico”. Una fase di forte espansione del settore industriale con la nascita di
grandi aziende come: l’IRI, l’AGIP e l’ENI. Assistiamo anche a dei flussi migratori
verso il Nord, verso il triangolo industriale: LOMBARDIA, PIEMONTE, LIGURIA. Il
modello di politica del lavoro italiano si poggia su tre “gambe”:
1. GARANTISTA: tutela dell’occupazione a tempo pieno e dei contratti di lavoro a
tempo indeterminato;
2. ASSICURATIVO: ammortizzatori sociali che però tutelano solo alcune categorie
di lavoratori, mentre altre sono ancore prive di sostegno e tutela;
3. UFFICI DI COLLOCAMENTO.
In Italia in epoca prefascista vigeva il divieto di costituire contratti di lavoro a tempo
indeterminato. Con la legge 230/1962 viene disciplinato il contratto di lavoro a
tempo indeterminato. Con la legge 604/1966 viene disciplinato il licenziamento
individuale: stabilisce che il datore di lavoro ha degli obblighi nei confronti del
lavoratore:
• Comunicazione scritta
• Licenziare per giusta causa come per rissa o violenza
• Per giustificato motivo, per inadempimenti degli obblighi lavorativi indicati da
contratto A fronte di un licenziamento privo di causa o giustificato motivo il datore di
lavoro può scegliere se procedere con la riassunzione o con il risarcimento
pecuniario.
Questa legge riconosce anche la nullità del licenziamento discriminatorio per attività
sindacali, credenze religiose o pensiero politico.
Con la legge 300/1970 viene adottato lo Statuto dei lavoratori che tocca numerose
materie tra cui:
Diritto di libertà sui luoghi di lavoro;
→ Tutela del posto di lavoro, della professionalità e della salute;
→ Protezione delle libertà sindacali.
→
L'articolo 18 definisce la sanzione in caso di licenziamento illegittimo. Questa
rappresenta una vera e propria tutela reale della stabilità del rapporto di lavoro, a
seguito dell’accertamento dell’illegittimità del licenziamento da parte del giudice,
dovrà essere riassunto come se non fosse mai stato interrotto. L'apice di questa fase
affluente della legislazione a tutela del lavoro viene raggiunto nel 1975 con l’accordo
interconfederale Lama-Agnelli (Luciano Lama, leader della CGIL, e Gianni Agnelli,
fondatore della FIAT). Tale accordo interveniva sul meccanismo di adeguare i salari
all’inflazione con la cosiddetta scala mobile => salari indicizzati all’aumentare dei
prezzi di consumo. Nel 1919, in Italia, è stata istituita l’assicurazione obbligatoria, ma
la riconferma dell’indennità di disoccupazione l’abbiamo con la legge 264/1949 che
però prevede 2 requisiti:
1. 2 anni di iscrizione all’assicurazione per la disoccupazione almeno 2 anni prima
dalla perdita del lavoro;
2. Almeno 52 settimane di contribuzione nel biennio precedete alla richiesta
dell’indennità.
Per sostenere il reddito dei lavoratori viene istituita anche la Cassa Integrazione
Guadagni:
➢ Ordinaria: istituita nel post-bellico ed è sostenuta da fondi pubblici;
➢ Straordinaria: in cui vengono sostenuti i salari di tutti i lavoratori licenziati nei
processi di riconversione industriale o per la delocalizzazione in paesi in cui il costo
del lavoro è minore.
Sostiene i lavoratori in esubero, che non servono più all’azienda ma che non possono
essere licenziati. 80% dello stipendio. Aumento della spesa pubblica. Aiuto alle
imprese che non licenziano
Il ministro del lavoro Amintore Fanfani, promotore della legge 264/1949, introdusse
le seguenti novità:
- Monopolio statale del collocamento: competenza esclusiva del collocamento è
affidata al ministro del lavoro;
- Rigido sistema procedurale di avviamento al lavoro a garanzia del pieno
controllo degli avviamenti al lavoro che avvenivano per chiamata numerica. I
lavoratori non occupati, invece, potevano essere assunti per passaggio diretto da
azienda ad azienda. Solo in casi previsti dalla legge (es. Azienda con meno di 5
dipendenti) è prevista la chiamata nominale che consente al datore di lavoro di
selezionare direttamente il personale che intende assumere.
Il ricorso obbligatorio al meccanismo di chiamata numerica viene spesso eluso da
molti datori di lavoro; infatti, con il passare del tempo gli uffici di collocamento
hanno assunto sempre più mansioni burocratiche e meno di inserimento dei
disoccupati nel mondo di lavoro. Il governo risponde all’emergenza occupazionale
attraverso:
• Cantieri di lavoro: impiegare i disoccupati in attività come, la manutenzione delle
strade o il rimboschimento;
• L'apprendistato.
Anni 70=due specifici provvedimenti in materia di politiche proattive del lavoro:
1. l. 285/1977 sull’occupazione giovanile nel settore agricolo;
2. l. quadro 845/1978 sulla formazione professionale.
Anni 80: segnato da tre sfide:
1. Caratterizzato da shock petroliferi, peggioramento della situazione economica e
l’aumento dei debiti pubblici nazionali;
2. Predominio del settore terziario, aumento dell’occupazione atipica e incremento
dell’occupazione femminile;
3. Am