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9.5 SUL VERSANTE DELLA SOGGETTIVITÀ: KARL WEICK E I PROCESSI COGNITIVI
Tra i vari autori del capitolo Schein è il più oggettivistico, per lui la cultura delle organizzazioni è cumulativa, consensuale e pragmatica, nasce in modo spontaneo e diffuso dall'esperienza di tutto un gruppo e in modo analogo si trasmette alle nuove generazioni. Più riflessivi sono Martin e Kunda, Martin con la forma postmoderna di un metadiscorso costruito sul passaggio fra tre discorsi differenti, Kunda con l'esplorazione tra le pieghe mentali dei soggetti sottoposti alle pressioni culturali della Tech. Weick è il rappresentante del soggettivismo più radicale, oggetto della sua analisi sono i processi cognitivi attraverso cui i soggetti conferiscono senso ai loro flussi di esperienza, la cultura prende senso solo attraverso tali processi. Per Weick non esiste nulla al di fuori dei flussi di esperienza, le categorie interno/esterno, dentro/fuori hanno una natura puramente logica.
Per lui il mono esterno non possiede un senso intrinseco ma ha sempre il senso che noi gli attribuiamo. Alla nostra mente arriva un flusso di esperienza caotico e informe al quale noi diamo ordine e forma man mano che procede il processo cognitivo dove noi sviluppiamo delle deduzioni che vengono sistemate in mappe causali, costruzioni dotate di senso e ordine logico. Ne deriva la centralità dei processi di conferimento di senso (sensemaking) e anche la totale equivalenza tra processi di creazione di senso e processi di organizzazione (organizing). Per Weick non c'è differenza tra i processi con cui una persona, ad esempio un manager, organizza la sua impresa e i processi con cui lo stesso manager conferisce senso ai rapporti che ha con i suoi collaboratori, competitori, rappresentanti di banche o di imprese esterne. Per Weick creare senso significa organizzare e viceversa. Il processo è al tempo stesso cognitivo e ontologico nel senso che costituisce la realtà.permette di conoscerla. Nel pensiero di Weick vi è l'equivalenza tra il dare senso a un flusso di esperienza e organizzare. Weick è molto più interessato alla dinamica del processo di organizzare che non alla statica delle organizzazioni generata da quel processo. Organizing (processo dinamico) è più importante di organization (struttura statica), in più l'organizzare aspetti omomenti della vita quotidiana non è in linea di principio differente dal gestire un'organizzazione in senso proprio come un'impresa di profitto o qualsiasi altra amministrazione. L'organizzazione investe l'intera vita quotidiana, va vista come un corpo di pensiero pensato da pensatori pensanti, gli organigrammi ad esempio non sono che dei cartellini, delle istantanee nel flusso di esperienza.
10.5 PROPRIETA' ED OCCASIONI DEL SENSEMAKING
Quattro punti per capire meglio Weick:
- La realtà attivata dal conferimento di senso
La riduzione dell'ambiguità attraverso comportamenti interdipendenti dotati di senso, come per la lingua e la grammatica, noi siamo in un mondo ambiguo e incomprendibile solo sviluppando un linguaggio comune di atti, procedure e riti a cui diamo un significato univoco possiamo mettere insieme delle serie di azioni interdipendenti in sequenze sensate che generano risultati sensati.
Centralità anche a livello sostantivo, l'importanza sostantiva della lingua nel sensemaking, le parole sono presenti in ogni fase del processo cognitivo, senza parole non si può comunicare né definire la realtà.
Il sensemaking è un processo continuo ma può subire stasi e sussulti persino collassi, ci sono anche degli shock che generano sensemaking e invitano a rivedere il nostro flusso di esperienza in modo diverso, il sensemaking però non offre alcuna garanzia di successo, la creazione di senso può fallire e in tal caso possono sorgere nel soggetto.
Stati d'ansia o di allerta che sollecita il processo di sensemaking. La perdita prolungata di informazioni rende difficile il sensemaking, aumenta lo stato d'ansia, l'ansia provoca ulteriore perdita di sensemaking.
4. Il potere, nasce dalla capacità di un soggetto di far accettare ad altri la sua interpretazione della realtà ma il potere non è mai assoluto perché ognuno di noi conserva il suo sensemaking.
11.5 DA GIDDENS A BARLEY: I PROCESSI DI STRUTTURA ORGANIZZATIVA
Maggior fortuna hanno avuto le posizioni intermedie lungo l'asse soggetto - oggetto che in vario modo riprendono la teoria della strutturazione elaborata da Giddens. La sua tesi è che bisogna rifiutare tanto l'imperialismo del soggetto quanto dell'oggetto, e il duplice rifiuto è possibile se noi assumiamo come oggetto di studio non l'esperienza dei singoli attori e nemmeno l'esistenza di totalità sociali ma un insieme di pratiche sociali ordinate.
Nello spazio e nel tempo, vale a dire condotte istituzionalizzate di azione osservabili nella vita quotidiana. Oggetto della ricerca sono le pratiche sociali, dove le strutture vanno intese come un insieme di risorse e di regole generative delle condotte umane. La struttura ha un carattere dualistico, da un lato rende possibile l'azione umana, dall'altro non esiste (la struttura) al di fuori di tale azione ma è coinvolta nella sua costante produzione e riproduzione. Diventa così possibile superare la tradizionale contrapposizione tra statica e dinamica nell'analisi sociale. Ne troviamo una metafora nella lingua parlata che ha una sua struttura ma che è continuamente modificata nell'uso. I sistemi sociali sono continuamente prodotti e riprodotti in processi interattivi. Per strutturazione, Giddens intende le condizioni che governano nello spazio e nel tempo la continuità o il mutamento delle strutture e pertanto la riproduzione dei sistemi sociali.
Barley riprende i suggerimenti di Giddens nelle sue ricerche sul lavoro dei tecnici e sulla formazione di comunità professionali. Nella sua ricerca su due centri diagnostici abbandona l'idea della struttura come di una realtà esterna preesistente all'azione umana. Per Barley la struttura si sviluppa nel corso del tempo, la ricerca deve rispecchiare questo sviluppo, deve durare il tempo sufficiente per cogliere i mutamenti che si verificano in un periodo di tempo lungo. Il contesto esterno è importante e bisogna esaminare i singoli casi con l'attenzione centrata su quel contesto. La tecnologia è incorporata nella vita quotidiana di chi la usa, cioè dei membri dell'organizzazione. Le nuove tecnologie sono occasioni per nuovi processi di strutturazione, si presume che identiche tecnologie usate in contesti simili divengano l'occasione per produrre strutture differenti. Si tratta di processi non deterministici. I limiti della ricerca diBarley è di osservare quei processi nel loro sviluppo quotidiano e per questo ricorre all'uso degli script di Giddens che sono degli abbozzi di interazioni ricorrenti che definiscono in modo generico l'essenza del ruolo degli attori. L'ipotesi di Barley che i processi di strutturazione indotti dall'avvento di nuove tecnologie attraversino varie fasi in cui gli script nel loro ripetersi passano da una prima vaga definizione a definizioni sempre più precise. Concorrono a tale strutturazione le interazioni tra i cambiamenti di origine esterna i vincoli istituzionali dell'azione umana sulla struttura. L'organizzazione è una realtà dinamica interattiva e cangiante nel tempo perché plasmata dalle pratiche dei soggetti che giorno dopo giorno concorrono alla sua definizione. È una struttura aperta che varia quando entrano in gioco nuovi fattori umani, tecnici, conoscitivi, sociali, finanziari, politici.
12.5 STESSA TECNOLOGIA DIVERSE
STRUTTURAZIONI ORGANIZZATIVE: IL CONCETTO DI SCRIPT
Dalle precedenti considerazioni parte la ricerca di Giddens di due centri diagnostici che lui chiama Urbano e Suburbano. In entrambi i centri lavoravano tecnologi e radiologi, ai tecnologi spettava la gestione dei macchinari e la qualità tecnica delle radiografie, ai secondi la lettura interpretativa delle lastre. Nei due centri si svilupparono due differenti tipi di script.
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Centro Suburbano: nessuno sapeva gestire il nuovo macchinario e vennero assunti un radiologo e due tecnologi che ne avevano conoscenza. In tale fase lo script di comando fu sostituito da tre script costituiti dalle seguenti modalità ricorsive:
- tecnologi cominciarono a lavorare senza chiedere il parere preventivo del radiologo.
- tecnologi ponevano delle domande, il radiologo rispondeva, i tecnologi commentavano la risposta e il radiologo confermava la giustezza delle loro affermazioni.
- il radiologo spiegava ai tecnologi come interpretare le lastre e i tecnologi facevano domande per chiarimenti.
tecnologi i motivi della sua preferenza per una procedura piuttosto che un'altra e i tecnologi cominciarono ad aspettarsi le sue spiegazioni come un atto dovuto.
Dopo poco una seconda fase nel processo di strutturazione del centro Suburbano, centro che Barley chiama usurpazione dell'autonomia che riguardo i radiologi inesperti della nuova tecnologia di scanning e dopo una rapida formazione da parte di un loro collega esperto si trovarono a dover interpretare le lastre in scanning. Emersero altri tre tipi di script:
- insegnamento clandestino: i radiologi inesperti cominciarono a chiedere informazioni ai tecnologi su come interpretare correttamente le lastre.
- rovesciamento di ruolo: che creava imbarazzo nei radiologi e ansia.
- rimprovero ai tecnologi: i radiologi cominciarono a scambiare i problemi delle macchine per incompetenze dei tecnologi e a rifiutare le spiegazioni di queste ultime.
La conseguenza a tali script fu il deterioramento dei rapporti interni.
2. Centro
Urbano: qui