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RAZIONALI
Alla fine degli anni '70 le ricerche istituzionaliste conobbero un nuovo impulso grazie a vari autori che ripresero il tema dei rapporti tra organizzazioni e ambiente, il neo-istituzionalismo appunto, il cui nome da continuità al passato ma trova nelle istituzioni l'oggetto primario di interesse. Il problema diventa quello di capire come mai le organizzazioni dello stesso tipo sono tutte così simili tra loro. Nel nuovo istituzionalismo:
- scompare il funzionalismo che portava a pensare alle organizzazioni come a sistemi organici.
- cade la centralità di un potere volto a dominare le organizzazioni esistenti e le nuove.
- scompare il pessimismo di principio che faceva vedere le organizzazioni come condannate a tradire i propri scopi.
- emerge una visione più articolata dei rapporti tra le organizzazioni.
- viene dato spazio ai processi cognitivi degli attori, viene riconosciuta dell'importanza delle mappe mentali nella costruzione sociale.
è la conformità, tanto maggiori sono le probabilità che la scuola ottenga sovvenzioni e che i suoiallievi siano i più richiesti dal mercato. Quanto più una scuola si conforma ai criteri prevalenti su cosa èl'istruzione, tanto più il suo orientamento è giudicato giusto da parte delle istituzioni operanti nell'ambiente. Meyere Rowan osservano che le organizzazioni operano in contesti altamente istituzionalizzati che stabiliscono i criteri dirazionalità che le organizzazioni stesse sono tenute a rispettare per essere giudicate efficienti. Meyer e Rowanproclamano un'ipotesi di lavoro rivoluzionaria e cioè che le organizzazioni spesso non hanno criteri propri dirazionalità e seguono criteri suggeriti dall'ambiente esterno, oppure hanno criteri propri ma questidifferiscono da quelli prevalenti nell'ambiente. Ne deriva che l'oggetto principale di ricerca sono le pressioniche le
Le istituzioni esercitano un'influenza sulle organizzazioni affinché si adeguino ai criteri della razionalità prevalenti: questo processo è chiamato isomorfismo. Partendo dall'isomorfismo nelle scuole, si giunge alla conclusione che mentre un tempo le organizzazioni nascevano per iniziativa dell'imprenditore che doveva avere sufficiente spirito di intraprendenza e propensione al rischio, nella società contemporanea non è più così. La società è popolata da istituzioni di ogni tipo che formano un quadro istituzionale che stabilisce un fitto reticolo di normative a cui le organizzazioni devono attenersi per avere riconoscimento e successo. Queste normative indicano i criteri che sviluppano processi di isomorfismo e fungono da miti razionalizzati, dove le regole sono legittimate dalla convinzione di essere razionalmente efficaci o conformi a un mandato legale. L'affermarsi di un mito razionalizzato favorisce...
la gestione interna dell'organizzazione.Seguire le proprie regole di efficienza.
10.3 POWELL DIMAGGIO. CAMPI ORGANIZZATIVI E TIPOLOGIA DELL'ISOMORFISMO.
In un articolo del '83 Powell e Dimaggio elaborano il concetto di campo organizzativo, superando la distinzione tra organizzazioni che subiscono o che esercitano pressioni all'isomorfismo. Osservano anche che i processi di isomorfismo non sono uguali e indistinti ma variano secondo una tipologia basata sulle modalità e rapidità con cui si sviluppano. Sottolineano che l'isomorfismo investe anche i singoli individui, dentro e fuori le organizzazioni. Trovano la risposta all'isoformismo nel concetto di campo organizzativo: insieme di organizzazioni che, nel loro complesso, costituiscono un'area riconosciuta di vita istituzionale, fornitori chiave, consumatori di risorse e prodotti, agenzie di controllo, altre organizzazioni che producono prodotti o servizi simili. Il concetto di campo organizzativo per la ricerca porta a tre conseguenze:
Una ricerca su un processo di cambiamento non può limitarsi ad analizzare i processi decisionali all'interno di specifiche organizzazioni, deve estendersi al ruolo svolto da tutti gli attori interessati a quel processo.
Scompare la distinzione tra organizzazioni che subiscono pressioni e istituzioni che esercitano pressioni, tutte le parti in causa sono al tempo stesso soggetto e oggetto delle pressioni che attraversano un campo organizzativo.
La ricerca su un cambiamento organizzativo diventa la ricostruzione dell'intero pezzo di storia della società in cui il cambiamento si è verificato.
Ne deriva che l'isoformismo è il risultato dell'azione incrociata di tutti gli attori presenti in un dato campo organizzativo. Per Powell e Dimaggio l'isoformismo varia a seconda della velocità e delle modalità con cui si sviluppa. Distinguono tre tipi di isoformismo:
- ISOFORMISMO COERCITIVO, quando l'organizzazione è
Che controllavano le organizzazioni prima del mutamento. Il cambiamento delle forme organizzative è il risultato di trasformazioni che investono l'intero campo degli attori coinvolti e le trasformazioni sono spesso conflittuali. Emergono nuovi attori, agenzie promotrici di cambiamento, nuove attività e nuovi canali di comunicazione. L'insieme degli attori e delle loro iniziative definisce un nuovo campo organizzativo, per capire che cosa comportano tali nuove forme organizzative bisogna assolutamente capire come nascono, come si forma il campo e con quali conflitti, su quali aggregazioni. Da questo presupposto parte Dimaggio, inizia descrivendo il contrasto che all'inizio degli anni '20 si era aperto tra i fautori di due opposte concezioni del museo d'arte, una conservatrice ed elitaria l'altra riformista e democratica.
- I conservatori sostenevano che i musei dovevano essenzialmente occuparsi di collezione di opere d'arte intese come oggetti
antichi rari e di indiscusso valore.
2. I riformisti sostenevano che i musei dovevano esporre oggetti belli anche se non antichi, impegnarsi nell'istruzione artistica di un vasto pubblico, essere sotto il controllo di professionisti museali e essere collocati in edifici semplici ed accessibili.
DiMaggio esamina le vicende che portarono i riformisti ad essere vincenti e il suo racconto evidenzia il contrasto che si venne a creare tra la crescita delle sovvenzioni da parte di donatori privati (favorevoli alla visione conservatrice) e l'aumento dell'influenza degli operatori museali invece favorevoli ai riformisti. L'aumento del numero dei musei provocò effetti sociali a catena: più visitatori, aperture di scuole d'arte, accademie, aumento degli esperti di gestione museale etc. L'aumentato impegno finanziario dei donatori privati per espandere la struttura museale poneva la premessa per la crescita e l'istituzionalizzazione di una comunità.
di relazioni e collaborazioni. Secondo l'autore, i professionisti dei musei tendono a concentrarsi sulla conservazione, la ricerca e l'esposizione delle opere d'arte, mentre i donatori privati sono più interessati a promuovere la propria immagine e a ottenere vantaggi fiscali. Questo contrasto si riflette anche nella diversa visione del ruolo dei musei nella società: i professionisti vedono i musei come istituzioni culturali che devono preservare e diffondere la conoscenza, mentre i donatori privati li considerano come strumenti per promuovere il proprio prestigio e potere.