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DIMENSIONE INDICATORI
Offerta di informazione Informazioni per il servizio sanitario regionale, per
le scuole, istruzione e cultura; per offerte di lavoro;
banca dati opportunità di formazione professionale;
guida ai tributi regionali; trasporti pubblici e
mobilità; urbanistica; politiche e finanziamenti
dell’UE.
Trasparenza Informazioni su l’organizzazione amministrativa
regionale; sulla giunta; sul consiglio; sulla
pubblicazione del bilancio dell’Ente, delle delibere
di giunta e della banca dati di consulenze; nomi e
compensi degli amministratori delle società
partecipate; informazioni sugli appalti pubblici.
Offerta di servizi ai cittadini Informazioni sull’URP; sul difensore civico; contatto
diretto con la regione; registro regionale on line
delle personalità giuridiche private; modulistica;
bandi e concorsi pubblici; informazioni sui servizi on
line degli enti locali per cittadini e imprese;
procedure di registrazione dell’utente.
Usabilità e Accessibilità Strumenti per l’orientamento dell’utente;
strutturazione sistematica dei contenuti del sito;
riconoscibilità dell’URL; validità dei link; valutazione
dell’accessibilità.
Networking Collegamenti a siti di istituzioni europee, della
pubblica amministrazione centrale, delle provincie,
dei comuni, delle strutture sanitarie regionali, delle
università, delle camere di commercio.
Interattività Possibilità di effettuare reclami online; erogazione
servizi online; numero di newsletter; numero di
mailing-list; numero sondaggi; strumenti che
consentono di esprimere la propria opinione e
proporre soluzioni su un determinato problema.
L’analisi quantitativa è stata inoltre affiancata da due test (2008 – 2009) per valutare i tempi di risposta ai
cittadini. Il primo test è stato realizzato inviando messaggi standard che presentano richieste di
delucidazioni in tema di sanità, fondi comunitari e immigrazione; il secondo test inviando messaggi
standard che chiedevano delucidazioni su come effettuare un reclamo. In entrambi i test le risposte sono
state valutate per il grado di velocità e di esaustività. L’analisi quindi si concentra solo sull’offerta degli enti,
ignorando il lato della domanda cioè l’uso che dei siti web viene fatto dai cittadini.
2.3. Le politiche del governo elettronico in Italia
È solo fra il 1999 e il 2000 che l’Italia definisce un piano d’azione per la società dell’informazione. Le
politiche di e-government si definiscono parallelamente all’iniziativa E-Europe, della commissione europea,
ed hanno quindi una matrice sovranazionale. In Italia vi è consenso bi-partisan rispetto alla necessità di
innovare l’azione di governo mediante le nuove tecnologie, ma il succedersi di governi di centro destra e
governi di centro sinistra ha portato ad un succedersi di strategie diverse circa l’uso delle nuove tecnologie.
Fra il 2001 e il 2005 il governo di centro destra ha mobilitato oltre 1000 milioni di euro per il piano di e-
govenance, cercando di colmare il divario tra Nord e Sud con massicci investimenti, che però non si rivelano
efficienti dal momento in cui le resistenze culturali e l’impreparazione sociale non hanno consentito di
raggiungere i risultati sperati. Il timone della politica di e-governace è nelle mani del Presidente del
Consiglio, quindi con le varie legislature si rilevano elementi di discontinuità. Nel 2001 – 2005 (Berlusconi)
viene istituito il CNIPA (Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione) che porta ad un
ritorno delle politiche del governo elettronico nell’orbita governativa. Con l’insediamento di Prodi il CNIPA
viene ridimensionato. Il successivo governo Berlusconi lo rinomina DigiPA. Il ruolo delle regioni e degli enti
locali è comunque molto importante: le politiche di e – governace hanno infatti portato alla nascita di
strutture territoriali come i CRC (Centri Regionali di Competenza) e i CST (Centro Servizi Territoriali). I CRC
(2002- 2003) hanno funzione di cerniera fra le politiche nazionali e locali: sono di supporto agli enti locali
nelle fasi di definizione e attuazione di programmi e progetti per la diffusione dell’e – government e
individuano risorse scaturite dai processi di innovazione dei sistemi territoriali. I CST (2003) hanno il
compito di gestire le risorse finanziarie dal governo ai comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti per
realizzare servizi di e – government. Sotto il governo Prodi (2006-2008) i CST e i CRC vengono ridefiniti: i
CST diventano ALI (Alleanze Locali per l’Innovazione); mentre i CRC attraverso un periodo di stallo. In ogni
caso ne l’una ne l’altra strategia di e – government sono servite per ricomporre l’unità del Paese e dotare di
una regia unica i vari ministeri, enti locali che si occupano di pubblica amministrazione.
2.4. Lo sviluppo della società dell’informazione nei diversi contesti regionali. Il
divario digitale nelle regioni italiane.
Uno studio di e – government a livello regionale, realizzato nel 2000 da Formez, evidenzia come
l’informatica fosse stata introdotta nelle amministrazioni regionali già negli anni Settanta e come alcune
differenze tra le regioni fossero già presenti negli anni Ottanta. Un elemento da considerare per riflettere
sullo sviluppo della società dell’informazione è il divario digitale, cioè la differenza tra la dotazione di
infrastrutture e i diversi livelli di accesso a livello regionale. L’accesso a internet e le infrastrutture
tecnologiche sono una variabile utile per spiegare il diverso tipo di attenzione alla comunicazione via
internet da parte dei governi in aree geografiche differenti. La riduzione del divario digitale è quindi una
delle principali politiche del governo elettronico, in modo da garantire una partecipazione universale
all’informazione. Uno studio ISTAT del
2008 fa emergere che
l’accesso a internet in
Italia presenta
differenze a seconda
delle regioni: la
distanza tra Nord-
Ovest, Nord-Est,
Centro-Nord e Centro
è limitata, mentre è
pesante il divario con
le regioni del Sud.
2.5. I finanziamenti nazionali agli enti locali per l’e -government
Occorre anche valutare in che misura i diversi contesti territoriali si sono mobilitati per accedere ai
finanziamenti messi a disposizione dal governo nazionale. Il divario rilevato prima si ripercuote anche nella
capacità di attrarre finanziamenti:
Se si considerano i finanziamenti della seconda fase del piano, dedicata alla e – democracy, l’attivazione del
Centro e del Sud è superiore rispetto alle altre aree geografiche, anche se i progetti ammessi al
finanziamento per le regioni di Centro e Sud sono limitati. L’avanzamento di progetti non è omogeneo nella
nazione: con la presentazione del bando per i finanziamenti si è contribuito ad aggravare le distanze tra il
Centro – Nord e il Sud.
Infine la legge finanziaria del 2007 ha stanziato 45 milioni di euro per finanziare il programma triennale
ELISA (Enti Locali Innovazione di Sistema) per il sostegno ai cluster degli enti locali. Rispetto ai progetti
precedenti questi ha favorito una maggior cooperazione tra gli enti locali – grazie alla creazione di consorzi
– settentrionali e meridionali, anche se spesso il capofila è un ente locale del centro-nord.
2.6. Una valutazione diacronica dei siti web delle regioni
Gli studi di CENSIS, RUR e FORMEZ, nel decennio 1996 – 2006 hanno analizzato i siti web di regioni,
provincie e comuni. Agli inizi della digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni troviamo soprattutto il
fenomeno delle RETI CIVICHE che si concentra in regioni come Umbria, Emilia – Romagna e Toscana. Nel
1997 sei regioni, la maggio parte al Sud, non avevano ancora un dominio web. Fino al 1999 i dati Censis si
basano solo su questionari somministrati ad amministratori locali; dal 2000 la rilevazione è effettuata
direttamente sui siti istituzionali utilizzando la metodologia ARPAL (Analisi delle Reti delle Pubbliche
Amministrazioni Locali), una griglia di indicatori articolati su diverse dimensioni. L’analisi mette in luce una
stabilità nel posizionamento delle diverse regioni: Nord – Ovest e Centro - Nord hanno un risultato migliore;
Nord – Est e Centro hanno risultati simili e si collocano in posizione intermedia; il Sud è il fanalino di coda.
2.7. L’analisi dei siti web delle regioni italiane
L’analisi dei siti web delle regioni è stata effettuata con una valutazione della performance dei siti su una
serie di indicatori considerati rilevanti per la comunicazione ai cittadini.
DIMENSIONI PRIMATO
Offerta di Informazione Centro Nord; Nord –Est ed Ovest; Centro; Sud.
Trasparenza Centro Nord e Nord – Ovest; Nord – Est e Centro;
Sud (sotto il valore medio).
Offerta Servizi OnLine Centro Nord (Emilia Romagna) e Nord-Ovest; Nord-
Est e Centro; Sud (Basilicata, ma comunque sotto la
media).
Usabilità e Accessibilità Nord – Ovest ed Est; Centro; Centro-Nord e Sud
(risultati simili, sotto la media).
Networking Centro-Nord, Nord-Ovest ed Est; Centro e Sud.
Strumenti interattivi Nord-Ovest (migliori performance); Nord-Est,
Centro e Sud (posizioni simili); Centro-Nord.
In generale quindi si collocano al primo posto le regioni del Nord-Ovest, seguite da quelle del Nord-Est e del
Centro-Nord, con ultime il Centro e il Sud, con valori spesso sotto la media. La regione con maggior
punteggio assoluto è il Piemonte; mentre punteggi inferiori alle medie nel Centro- Nord hanno Toscana e
Umbria. I risultati quindi mostrano un divario marcato tra Nord e Sud., anche se con la presenza di alcuni
outlier, come Abruzzo, Lazio e Basilicata.
Vediamo ora i dati dei due test effettuati per valutare l’efficienza l’esaustività sulla richiesta di informazioni
agli enti pubblici. Il primo test ha comportato l’invio di mail con inchiesta di informazioni agli uffici
competenti – in ciascuna ragione – alle arre di policy. Dove non è stato possibile individuare un referente o
nel caso in cui gli indirizzi mail si sono rilevati inesistenti la richiesta è stata inviata direttamente
all’assessorato. Nel caso del Trentino-Alto Adige la richiesta è stata inviata alle provincie autonome di
Trento e Bolzano, che hanno le competenze delle regioni. Chi non ha risposto, dopo dieci giorni, è stato
sollecitato. Il tasso di risposta cambia in base all’argomento: più elevato per i quesiti sui fondi europei (non
hanno risposto 5 regioni) e sull’immigrazione (no 7 regioni) e ridotto per la sanità (no 10 regioni + 1
Provincia autonoma). Anche il grado di t