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Nel XX secolo si è abituati ad usare le città come oggetti, come se fossero infrastrutture di servizio che
devono corrispondere ad ogni pretesa. La città è il luogo di quella responsabilità che non si può delegare a
nessuno.
2. POLITICA E SOCIETA’
2.1. Le tre volte del Caso Parma
La competizione elettorale che ha portato alla vittoria del M5S è avvenuta dopo che la città era stata
governata per un anno da un commissario a seguito del buco economico della giunta Vignali. Parma ha
scelto di non affidarsi ai politici, ma ha votato persone conosciute nel corso della campagna elettorale. La
città non si affida ad una tradizione, ma piuttosto ad una che ha come protagonisti i new
tendenza in atto
media e una squadra di facce nuove che corrisponde al bisogno del cambiamento. Nel caso in cui al
ballottaggio ci fosse stato Ubaldi e avesse vinto le elezioni non sarebbero state un caso politico, ma un dejà
vu. La logica dei votanti si è basata su “Se non posso votare il migliore, allora voto contro al peggiore”. Il
problema sostanziale è quello del comportamento della sinistra locale e i legami con il civismo. Il 1998 è
l’anno del secondo caso politico che riguarda Parma: alle elezioni amministrative al sindaco uscente
Lavagetto si oppongono due liste ibride, quella di Tommasini e quella di Ubaldi. Al primo turno Ubaldi (31%)
batte di poco Lavagetto (30%) e quindi al ballottaggio diventa determinante la posizione di Tommasini, il
quale opta per il “sciogliete le righe” consegnando di conseguenza la vittoria al candidato Ubaldi. Il risultato
elettorale del 1998 era un evento imprevedibile e diventa un caso politico per come Ubaldi riesce ad
interpretare le tendenze in atto della società con la proposta del civismo. Il risultato del 1998 è anche la
conseguenza storica del processo “mani pulite” che ha portato alla ribalta personaggi come Bossi e
Berlusconi, chiudendo la partita con la Prima Repubblica. Nei casi delle elezioni politiche ed europee ci si
affida all’ideologia, mentre per le amministrative si preferisce votare il candidato: per questo Parma alle
politiche è schierata con il centro-sinistra, mentre alle amministrative si affida a liste civiche del centro-
destra. La città è il bene comune per cui impegnarsi. Il PCI parmigiano degli anni Settanta aveva riscontrato
numerose difficoltà nel cercare una coesione interna e nelle alleanze politiche efficaci per le
amministrative. Dopo il risultato delle politiche del 1972 il PCI accoglie molti giovani che si erano impegnati
nella spinta contestatoria del 1968. Berlinguer parla di “eurocomunismo” e di “Compromesso Storico”. A
Parma l’idea del compromesso storico non viene accolta dai vecchi militanti come strategia per governare il
Paese, ma piuttosto per conquistare il potere senza le armi. In questa sinistra fioriscono quindi numerose
formazioni che hanno breve durata e scarsa consistenza elettorale. Il terzo caso politico risale al 1975 e
riguarda lo scandalo edilizio della giunta social comunista, dove il PCI dimostra segni di sudditanza rispetto
al PSI. Il fattore imprevedibile è che Cristina Quintavalla, a capo di un comitato, denuncia – tramite
striscioni in Piazzale della Pace –un caso di terreni venduti dal Comune a privati e di tangenti intascate da
esponenti comunisti, socialisti e democristiani. Il Comune aveva venduto a basso prezzo aree di edilizia nel
quartiere Montebello, poi con cambiamenti di destinazione d’uso del terreno aveva moltiplicato la
cubatura edificabile e l’imprenditore poteva rivendere a prezzo più alto. I tre partiti coinvolti nello scandalo
edilizio cambiarono i vertici, mentre la magistratura aprì un’inchiesta contro amministratori e imprenditori
che si conclude nel 1980 con diverse condanne. Le tendenze in atto che emersero durante la protesta
furono:
- I rapporti tra le amministrazioni di sinistra, le imprese e i tecnici non erano praticate nell’interesse della
comunità.
- Il PCI non è in grado di contrastare la tendenza a praticare la mediazione diretta con il mondo degli affari
in sostituzione alla vecchia mediazione politica che comporta numerosi passaggi attraverso gli organi di
controllo dei partiti politici. La tendenza si afferma nel PSI e poi in Berlusconi.
Parma è stata in altri casi centro di un caso politico e in ognuno di questi la cittadinanza ha svolto un ruolo
decisivo. Il PCI parmigiano non risolve gli scontri al suo interno e l’anno di svolta è il 1990: per comporre la
lista dei candidati alle elezioni comunali il partito sceglie di mettere in campo numerosi indipendenti, tra cui
Stefano Lavagetto. La scelta ha l’effetto di accelerare l’adesione alla proposta di Ochetto. Il risultato
elettorale è buono e la svolta è determinata anche dall’uscita del PSI dal pentapartito e la sua adesione ad
una giunta di sinistra a Parma. Da tempo il PSI è diventato l’ago della bilancia per la formazione delle
amministrazioni locali e della politica italiana. La situazione è precaria a causa del buco di bilancio lasciato
dalla precedente giunta e si aggrava con la rinuncia – per motivi di salute – di Lavagetto all’incarico di vice
sindaco che viene sostituito da Giovanni Mora. Nel 1992 Lavagetto subentra a Mara Colla, costretta a
dimettersi per un presunto coinvolgimento in Mani Pulite. La prima giunta Lavagetto termina nel 1994 e a
giugno viene eletto sindaco per la seconda volta, fino alla svolta di Ubaldi nel 1998.
2.2. La funzione gregaria della politica
La sinistra e il centro sinistra dovrebbe spiegare prima o poi come mai la formazione potenzialmente
titolare del più vasto consenso esprima ripetutamente candidati che vengono bocciati alle urne. Il terzo
caso parma rivela come alle elezioni amministrative gli elettori abbiano scelto il candidato che conoscevano
di meno, mentre il 40% ha disertato le urne. L’incapacità di provvedere all’ordinaria manutenzione
quotidiana finisce per asservire la politica alla logica del rischio. L’opposizione, che ha un numero esiguo di
consiglieri, è impossibilitata ad un’azione di contrasto efficace e finisce per patteggiare o tacere. I
movimenti di piazza posso sensibilizzare l’opinione pubblica, ma non hanno alcuna possibilità di far cadere
un governo locale. Il deficit di democrazia impedisce all’opposizione di essere presente e attiva nel governo.
I casi Parma evidenziano come la distanza tra politica e popolazioni non riguarda solo la moralità e i costumi
di un’epoca, ma permette di accentuare la critica nei confronti della politica. Anche se questa si rivela
spesso inutile, si veda ad esempio l’aumento dei partiti. Il partito politico non è più presente come era in
passato, anche perché dagli anni Settanta si diffonde una critica serrata alla forma del partito e alla sua
struttura identitaria, considerata non adatta ad una società post moderna.
E’ necessaria quindi una riflessione sui sistemi di riferimento alla base della nostra scelta politica: i partiti,
l’appartenenza ad un ceto, a una città, etc. Spesso i riferimenti erano stabili e venivano tramandati con il
succedersi delle generazioni. Il comportamento era un conseguenza di questi riferimenti e ci permetteva di
costruire una nostra visione del mondo. Si crede che la novità stia nel moltiplicarsi dei riferimenti, ma in
realtà sta nel fatto che questi si muovono in continuazione e non sono fermi: i partiti non possono darci una
politica decente se siamo convinti che non esistono più punti di riferimento. La città è il riferimento da cui
analizzare la politica: la politica ha bisogno che la città sia un luogo con le quale le popolazioni scrivano le
trame d’appartenenza. La città è la condizione strutturale da cui la politica procede: non ha bisogno di
essere donata ai cittadini, perché essi ne sono i titolari. Nel sentirsi appartenenti ad una città si fa il primo
passo che consente di recuperare la politica come riferimento dell’esistenza individuale e collettiva. Il patto
elettorale cambia quando il candidato sovrasta il simbolo del partito. A Parma l’elettorato di sinistra era
solito rimproverare agli amministratori di sinistra che non erano abbastanza liberi rispetto agli indirizzi
regionali e nazionali; per questo il civismo ha rappresentato un’attrattiva valida. Con Ubaldi la città si è
sentita una capitale e ha dato vita ad un’imponente opera di ammodernamento. I partiti politici non si
espongono e sono ridotti al ruolo di segretarie tecniche.
La democrazia di Pizzarotti non può reggersi a lungo sul premio di maggioranza. Con il M5S il delegato
agisce per interposta persona e c’è una modificazione della contrattazione politica. In politica in principio su
cui chi ha ricevuto una delega agisce in proprio e non potendolo fare contratta nuovamente la delega è
condizione essenziale per garantire la forma di cittadinanza attiva. L’elezione di Pizzarotti ha costituito in
realtà un comportamento elettorale ben radicato, cioè quello di voler punire la proposta del centro sinistra.
2.3. Una cultura locale atipica?
Le città di tutto il mondo sono somiglianti tra loro per il carattere cosmopolita che hanno accentuato con
l’ingresso nell’epoca industriale. La città è il luogo dove le relazioni tra gli individui ottengono il
riconoscimento e la formalizzazione che le rende significative e vincolanti. E’ legittimo chiedersi se ai nostri
giorni la città favorisca o meno il cambiamento in rapporto alle domande e alle attese della società. Nel
1800 solo il 2% abitava nelle città, nel 1950 i cittadini erano il 30% o oggi la percentuale si avvicina al 50%.
L’Italia ruota dal punto di vista produttivo intorno alla classe operaia, mentre le tradizioni culturali ruotano
intorno al cristianesimo: ciò riguarda la nazione, ma non la società. La metropoli è l’habitat del migrante,
che viene ospitato nei centri storici dove prima vivevano le famiglie operaie.
2.4 Amministrare e governare
La funzione gregaria della politica nasce in Italia quando gli affari diventano l’attività essenziale della
mediazione politica. La data che segna la svolta è compresa tra il 1971 e il 1974 quando Nixon pone fine alla
convertibilità del dollaro in oro, determinando il marasma monetario nazionale. Gli anni successivi sono
caratterizzata dal prevalere della finanza sull’economia. Con la lo Stato perde i suoi
denazionalizzazione
requisiti a favore della l’immissione nella globalizzazione riduce l’autonomia dello
GLOBALIZZAZIONE:
Stato. Con il concentrarsi del potere dell’esecutivo lo stato mette in atto la sua deregolamentazione,
privatizzazione e mercatizzazione. Il dinamismo delle città