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La fine dell'attore sociale e l'avvento del simulacro
Da un anticiclone strutturalista per vent'anni. La grande questione del pensiero moderno era l'eliminazione dell'attore. Parlare di attore sociale era reazionario. La società non si muoveva: la società era surgelata. Questa immagine è stata decomposta alla fine degli anni '70. Una visione ultra liberale ha trionfato. Arriva allora la grande liquidazione portata avanti in maniera brillante da Baudrillard: dopo essere stato di estrema sinistra, si sposta a sinistra dell'estremismo di sinistra, poi sopprime la sinistra e ci fa rientrare in un mondo di puro simulacro, di puro segno, con la visione detta post-moderna.
La grande tendenza attuale è quella di vedere svilupparsi una sociologia delle strategie. Il successo degli studi strategici, il ritorno del politico e del militare, la guerra, gli affari geopolitici, testimoniano di questo vasto interesse che valorizza una sociologia alla Crozier. Infine - ed è naturale che questa
Tappa viene dopo le altre – rinasce l’interesse per i movimenti sociali, in particolare con il mondo del movimento delle donne e degli ecologisti, ma soprattutto con la rinascita dell’azione collettiva in Europa dell’Est.
D: Nonostante ha una visione molto strutturata della sociologia, lei prevede, al contrario, una sua evoluzione in modo relativamente lineare!
A. Touraine: Aggiungo anche che noi possiamo distinguere delle sociologie forti e delle sociologie deboli. Le quattro scuole che ho analizzato sono tutte sociologie “forti”. Ma ci sono anche sociologie deboli, ossia sociologie che studiano delle corrispondenze deboli o assenti tra il sistema e gli attori. Goffman crede che le persone non siano comandate dai loro interessi o dalle norme dei sistemi sociali. Sono attori più o meno cinici, provano a mascherarsi, adottano delle tattiche… si districano, giocano. E’ una grande realtà: noi siamo dentro società che dubitano di
se stesse perché sono in mutamento e perché le condotte sociali sono debolmente istituzionalizzate e controllate. L'individualismo domina. Le persone non sanno molto bene dove andare: così, lasciate a se stesse, hanno delle condotte brancolanti, cieche. La nostra stessa società sta uscendo da un paradigma storico, quello della società industriale, per entrare in quello della società programmata. Ma ci sono persone che credono che sia solo un passaggio dentro un altro edificio della società industriale. Io definisco la società post-industriale come dominata dalla produzione e dalla diffusione di massa dei beni culturali, dove il mondo dell'industria cede il posto all'istruzione, alla sanità e all'informazione. Credo che le sociologie deboli come l'interazionismo, l'etnometodologia non possono essere che limitate e bisogna sempre rifarsi a delle sociologie forti per una società forte, seppure
riconosco che io la pongo davanti.[...]D: Parliamo dei giovani...come analizza gli scioperi e le manifestazioni studentesche.Perché si ribellano?A. Touraine : Penso che viviamo in una società che non è più strutturata dai rapporti di produzione, una società all’americana definita dal consumo, al contrario di una società definita dal conflitto di classe. Abbiamo, nella nostra società, l’enorme massa della classe media, ossia il 20% della popolazione; sopra di loro abbiamo i ragazzi d’oro della borsa, della pubblicità o degli affari che godono di posizioni privilegiate; infine abbiamo una massa di persone che sono ai margini. La posizione sociale è meno definita in termini gerarchici che in termini di integrazione o esclusione. Il