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CAPITOLO TERZO
LE GRANDI MADRI NELL’IMMAGINARIO MEDIALE
3.1 Introduzione. Alla ricerca di Grandi Madri nel fumetto e nel cinema di animazione
L’archetipo della Grande Madre, per evocando significati esistenziali per la vita umana, dopo il Neolitico, è
stata relegata ai margini dell’immaginario occidentale.
Ma l’evoluzione della produzione culturale e la crisi della modernità avanzata possono aver fatto
riemergere queste figure. Queste trovano infatti spazio nell’immaginario mediale.
Abbiamo scelto il fumetto come luogo privilegiato, per alcuni motivi:
la specificità di avere l’immagine come elemento centrale in cui interagiscono scrittura e immagine
• anche in maniera complessa
per la capacità di esprimere la dimensione affettiva
• per la sua considerazione minoritaria nell’industria culturale che ha favorito l’espressione di figure
• scomode come le Grandi Madri
non è dedicato ad un pubblico di nicchia, ma di massa
•
Affiancheremo le opere di Hayao Miyazaki e le produzioni dell’universo Marvel.
Per analizzare le Grandi Madri nel fumetto ci faremo guidare dal metodo che Marie-Louise von Franz ha
messo a punto per per l’analisi delle fiabe in chiave psicologica, dove c’è un eroe deve risolvere una terribile
situazione, ovvero è il restauratore dell’equilibrio tra conscio e inconscio, è un modello da imitare. Nella
nostra prospettiva l’eroe è colui che affronta l’ambivalenza umana, di cui le Grandi Madri sono la più
grande espressione.
Con l’esempio di Marie-Louise von Franz cercheremo di scomporre così la storia:
L’introduzione
• I singoli personaggi principali
• Il problema da affrontare per l’eroe/ina
• Le figure e i simboli riconducibili alla Grande Madre, senza cadere nell’errore di vederle in tutto ad ogni
• costo
Le storie che andremo ad analizzare sono il frutto di un complesso di immagini, simboli e motivi, che le
arricchiscono, ma allo stesso tempo le allontanano dalla sostanza delle immagini arcaiche. Inoltre i fumetti
sono pervasi da logiche tipiche dell’industria culturale (soprattutto nei fumetti Marvel), e le figure femminili
sono immagini spesso stereotipate da femmine oscillanti tra modelli ortodossi e trasgressivi. 5
3.2 Grandi e piccole Madri nelle storie animate di Hayao Miyazaki
Miyazaki è riconosciuta dalla critica e dal successo presso il pubblico di massa. I suoi prodotti di
lungometraggi sono prodotti culturali mainstream i quali però si distinguono dal resto dei prodotti di
animazione, sono infatti il prodotto di un sincretismo culturale, c’è fantasia creativa, alimentata
dall’esperienza biografica dalla perturbazioni del mondo circostante, che attinge ad un patrimonio universale
di storie e simboli in cui confluiscono alla narrativa per ragazzi alle leggende, alla storia universale.
Le figure femminili non hanno caratteri convenzionali, sono personaggi di tutte le età, e spesso
spiccano figure di Grandi Madri incarnate in ragazze che ancora non hanno superato la pubertà, inoltre non
si parla sempre di figure umane.
Analizzeremo tre storie: Nausicaä della valle del vento, Principessa Mononoke, La città incantata, tre
produzioni scritte in tempi diversi, ma accomunate dalla centralità di una giovanissima protagonista
femminile.
3.2.1 Nausicaä della Valle del vento
È una storia ambientata in un epoca post apocalittica dove le potenze del mondo si sono distrutte e la
giungla tossica (Madre della putrefazione), una foresta velenosa abitata da giganteschi insetti si sta
espandendo verso la civiltà umana. Una potente città industriale aveva inquinato talmente l’aria che nel
momento del suo grande declino “sette giorni di fuoco” distrussero tutto, anche la tecnologia più complessa.
La protagonista è Nausicaa, la giovane figlia del re della Valle del vento, il nome è scelto da Miyazaki per
ispirazione della giovane principessa dei Feaci che accolse Ulisse e lo curò consolandolo col suo canto,
questa giovane non si piegava alle condizioni imposte dall’aristocrazia del tempo, ma era un bambina che si
emozionava davanti la natura e le larve.
Il problema di Mausicaa è di affrontare l’avanzare della giungla tossica, le cui spore velenose
avrebbero fatto svanire l’umanità, anche questo ispirato dall’avanzare della foresta di Birnam che terrorizza
Macbeth in Shakespeare. Nausicaa deve trovare il segreto per arrestare la contaminazione.
La situazione è aggravata dalla guerra tra i Tolmekiani e i Pejitiani: i primi vogliono rianimare il soldato
invincibile, giganti responsabili della distruzione del mondo, i Pejitiani aizzano gli insetti corazzati della
foresta tossica contro i nemici, gli Ohmu.
La prima figura di Grande Madre è la Gran Dama O-baba, un’anziana cieca e inferma della Valle del
Vento che custodisce la leggenda secondo cui un uomo vestito d’azzurro scenderà dal cielo e
condurrà i superstiti in terre incontaminate e pure, che poi sarà Nausicaa.
Anche la giungla tossica è una grande madre, come simbolo di Grande Madre Natura, simbolo di vita,
morte e rigenerazione, infatti questa nasconde un segreto che Nausicaa scopre: essa purifica la terra dalla
contaminazione termonucleare degli uomini, sotto la superficie velenosa infatti l’aria è pura e incontaminata,
la vita si rigenera in silenzio al riparo dagli uomini, la giungla è velenosa, ma in realtà muore e consente la
vita rigenerandosi.
Nausicaa è l’unica che ha un contatto pacifico con la giungla: gli altri popoli la vogliono distruggere con
il fuoco, c’è chi la vuole dominare. Nausicaa insieme alla Gran Dama, sa che distruggerla porterà alla
distruzione dell’umanità per la rivolta degli insetti.
In una posizione intermedia si trova Asbel, il principe di Pejite, a cui Nausicaa ha salvato la vita e insieme
hanno scoperto il segreto della giungla tossica.
La giungla tossica può essere considerata un simbolo della natura dell’inconscio, che impedisce di
ascoltare i messaggi provenienti dalle sue profondità.
Il segreto scoperto però non affiora alla luce, ma resta nascosto, sottoterra, la soluzione del problema non è
infatti ancora raggiunto, non viene quindi conquistata pienamente la coscienza.
Il film si conclude con Nausicaa che rischia la vita per fermare un attacco degli Ohmu scatenato dagli
Pejite, ferita a morta Nausicaa viene salvata dagli insetti stessi (per il rispetto che lei ha sempre avuto
nei loro confronti), e la Gran Dama capisce che è lei il cavaliere azzurro della leggenda, gli eserciti si
ritirano e si profila una speranza di pace, mente tra gli alberi pietrificati la vita germoglia.
3.2.2 Principessa Mononoke: Grandi Madri vendicative e soccorrevoli
La storia è ambientata nell’età di Muromachi, periodo del collasso della struttura medioevale giapponese. La
vicenda ha origine in un villaggio dove vive in un clan superstite degli Emishi un popolo sterminato
dall’imperatore. 6
L’eroe della storia è il giovane Ashitaka, ultimo principe del villaggio degli Emishi che viene attaccato
da un demone, un Tatarigami, che si scopre essere un dio cinghiale trasformato in un demone dal dolore
di una ferita per un’arma da fuoco. Nella lotta Ashitaka uccide il demone, ma viene ferito ed è contaminato
dalla maledizione.
L’eroe deve salire a ritroso il percorso del dio cinghiale fino al luogo dove gli è stata inflitta la ferita che lo ha
trasformato. La Saggia Madre, anziana sacerdotessa del villaggio chiamata Hi-sama,consiglia al
principe di mettersi in viaggio verso Ovest per scoprire l’origine della sua maledizione, liberarsene, a patto
che non vada con gli occhi velati d’odio, questa figura incarna la prima Grande Madre. Il viaggio è
doloroso perchè deve abbandonare la sua identità di principe e lasciare il villaggio.
Considerando che alla fine la maledizione verrà sciolta, possiamo leggere il percorso come un percorso di
redenzione, motivo tipico della fiaba.
Prima di partire per il viaggio si taglia la coda, come ingresso nel mondo delle non persone,
condizione di indeterminatezza che gli sarà utile come mediatore tra mondi opposti. Nel suo viaggio incontra
un villaggio bruciato e un monaco ambiguo, Jikobo, che gli parla della foresta del dio cervo, popolata da
animali grandissimi, e slava due superstiti di una carovana attaccata dai lupi. Qui incontra San, la
principessa Mononoke, una ragazza selvaggia che vive con i lupi.
Nel portare i due feriti nella città del ferro incontra Eboshi, una donna che non ha rispetto per gli dei e
scopre che è stata proprio lei a ferire il dio cinghiale che attaccava il suo villaggio: i cinghiali erano
l’ostacolo da eliminare per disboscare la foresta e ed estrarre il minerale che serviva alla città per la
produzione di ferro.
Eboshi non è però una figura negativa, è ambivalente: aggressiva verso la natura, ma caritatevole nei
confronti dei lebbrosi e delle donne schiave dei bordelli.
I conflitto è quindi tra la foresta sacra e la città del ferro. La foresta in cui vive il dio cerco è protetta dagli
animali (divinità), le scimmie la notte piantano gli alberi tagliati di giorno dagli umani, mentre i lupi e i cinghiali
non sono in armonia su come proteggere la foresta. Eboshi vuole uccidere il dio cervo, pensando che
così gli animali se ne andranno, così da poter disboscare e far tornare San tra gli uomini.
Dopo un attacco fallito dei lupi per uccidere Eboshi, Ashitaka riesce a portare San in salvo, ma perde i sensi.
San così si prenderà cura del principe, salvandolo dalle scimmie, le quali vorrebbero mangiarselo.
San conduce Ashitaka nella foresta sacra e lo immerge nel lago dove compare il dio cervo che lo
guarisce. Nella caverna dove i due riposano si scopre che San è figlia di due umani, assaliti dai lupi, che
nella fretta di fuggire l’hanno abbandonata, che Moro (la dea lupo, che gli sta raccontando questa storia) ha
salvato. Qui principessa Mononoke non appartiene a nessuno dei due mondi, mentre Ashitaka è il
mediatore.
Mentre Moro è un’altra Grande madre che ha allevato San, questa conserva la sua ambivalenza:
terribile contro gli umani e soccorrevole allo stesso tempo.
San ha gli stessi caratteri della Grande Madre, ma è una figura tragica in quanto il suo contatto con
la natura non le permette di appartenere al mondo degli uomini, mentre non è del tutto accettata
dagli animali.
Il culmine della storia è rappresentato dall’uccisione del dio cervo e la sua decapitazione (dono di
immortalità), dopo una lotta che vede convoli i due ragazzi in sua difesa, i lupi e i cinghiali. Viene colpito a
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