Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 17
Riassunto esame Sociologia della cultura, prof. Bartoletti, libro consigliato Gli attrezzi per vivere, Mora Pag. 1 Riassunto esame Sociologia della cultura, prof. Bartoletti, libro consigliato Gli attrezzi per vivere, Mora Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Sociologia della cultura, prof. Bartoletti, libro consigliato Gli attrezzi per vivere, Mora Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Sociologia della cultura, prof. Bartoletti, libro consigliato Gli attrezzi per vivere, Mora Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 17.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Sociologia della cultura, prof. Bartoletti, libro consigliato Gli attrezzi per vivere, Mora Pag. 16
1 su 17
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il potere si afferma spesso simbolicamente insistendo sul diritto a singolarizzare

un oggetto (ecco perché re e capi africani si riservano il privilegio su certi

prodotti animali). Molte cose singolari possono tuttavia valere talmente poco da

non possedere un valore di scambio pubblicamente riconosciuto (es. un

fiammifero offerto). Essere una non-merce significa quindi non avere prezzo. La

mercificazione finale, invece, preclude forzatamente un ulteriore scambio, come

nel caso dei medicamenti venduti dagli stregoni, efficaci solo per il paziente per

cui sono stati preparati, o come le indulgenze della Chiesa, acquistabili ma non

rivendibili.

In periodi di scarsità dovuti alla guerra, tuttavia, ogni bene diventa una

potenziale scorta e circola sul mercato. I beni durevoli sviluppano invece un

mercato dell’usato, ma rimangono potenzialmente merci “disattivate” anche una

volta estromessi dal circuito di scambio. Se un oggetto decorato può essere

considerato un oggetto non vendibile, esiste anche il fenomeno opposto del

“mercificatore ideologico” che vende terreni pubblici allo scopo di equilibrare il

bilancio. In ogni società, quindi, l’individuo si trova stretto tra la struttura

culturale della mercificazione e i tentativi personali di dare un ordine di valore

all’universo delle cose, che si presta a infinite classificazioni.

Nelle società precoloniali, cultura ed economia erano in armonia, poiché la

seconda seguiva le classificazioni della prima, che soddisfacevano i bisogni

cognitivi di differenziazione dell’individuo. Nella società commercializzata,

monetizzata e ampiamente mercificata, l’impulso all’omogeneizzazione del valore

caratteristica del sistema di scambio incontra l’opposizione di cultura e coscienza.

Le sfere di scambio sono più evidenti in società non commerciali e non

monetizzate. Nella nostra società, alcune sfere di scambio distinte sono

unanimemente accettate e approvate: oggetti materiali e persone sono infatti

separate in modo inflessibile. La sfera di scambio di favori politici e accademici,

per esempio, è generalmente accettata, ma l’idea di monetizzarla è considerata

inconcepibile. Una donazione diretta in denaro risulterebbe sempre sospetta e

verrebbe interpretata come un tentativo di comprare l’influenza, tanto che esse

sono normalmente postume o anonime.

Trasformare la donazione in un edificio congela, invece, il dono, in un’evidente

irrevocabilità; apporre il nome del donatore sulla costruzione, oltre a onorarlo,

libera da vincoli durevoli. I valori alla base di queste transizioni sono condivisi

dall’intera società o quantomeno sostenute dai gruppi che detengono l’egemonia

culturale nella nostra società e definiscono la cultura pubblica. Valori

singolarizzati sono invece difesi da gruppi ristretti con precise sfere di scambio

riconosciute da segmenti della società come gruppi professionali, che

sottoscrivono un codice culturale comune e una morale specifica. 30 anni fa,

l’arte africana raccolta casualmente nel corso della ricerca sul campo era posta in

una sfera chiusa con caratteristiche di sacralità. Simili oggetti, acquistati di

seconda mano, erano considerati corrotti per il fatto di aver circolato in una sfera

mercificata monetizzata.

Era tuttavia permesso scambiarli con altri oggetti africani, ovvero in una

omogenea area di contenuto, ma non potevano essere messi in vendita se non a

un museo. Solo l’estremo bisogno giustificava la “liquidazione” sul mercato d’arte

commerciale. Douglas e Isherwood dimostrano che la cultura pubblica nelle

società complesse fornisce a beni e servizi dei contrassegni di valore, ovvero

delle classificazioni distintive costantemente in competizione con quelle

individuali.

Mentre prima la cultura professionale decretava il valore sentimentale, esso è ora

determinato da una scelta individuale. Restrizioni e regole sono quindi definite al

variare degli interessi di chi le origina: le regole della cultura professionale sono

infatti diventate meno rigide a partire dagli anni 60, in cui si diffuse il rifiuto

dell’idea di barriere culturali. La differenza tra società complesse e di piccola

scala non si basa tuttavia sull’estensione della mercificazione, ma dal fatto che in

quelle complesse, essa lavora fianco a fianco con schemi di valutazione.

Nelle società complesse, il forte desiderio di singolarizzazione viene soddisfatto a

livello individuale attraverso la singolarizzazione privata, basata su principi che

rendono, ad esempio, i cimeli di famiglia dei beni insostituibili, poiché la relazione

li rende parte integrante della persona. Gran parte della singolarizzazione

collettiva dipende dal trascorrere del tempo: si pensi alle auto che perdono valore

invecchiando, finché entrano nella categoria dell’antiquariato e aumentano di

valore ad ogni anno che passa.

Ciò che per qualcuno è un cimelio di famiglia rimane, per un gioielliere, una

merce: egli attribuirà un valore a un cimelio senza prezzo, sovrastimando il suo

valore come merce, confondendo il sistema di valore del mercato e degli oggetti

singolarizzati, che convergono in quell’oggetto. Laddove una lattina di birra sia

resa maggiormente singolare, la si rende valutabile, essa acquista un prezzo e

diventa merce, così che la sua singolarità risulta indebolita. La pubblicità di ‘futuri

oggetti da collezione’ si appella infatti all’avidità, invitando ad acquistare l’oggetto

finché esso è una merce, prima che diventi un bene da collezione singolare che

ne aumenterà il valore.

La singolarizzazione degli oggetti da parte dei gruppi permette all’oggetto di

assumere il peso della sacralità culturale, grazie all’approvazione collettiva delle

“istituzioni pubbliche della singolarizzazione”. Nelle società liberali, esse sono le

più importanti agenzie non governative o paragovernative, come le commissioni

storiche, i comitati e le organizzazioni di quartiere. Singolarizzazione e

mercificazione erano investiti di significato morale, così che il conflitto tra di esse

si realizza tra gli individui che conservano una visione privata della gerarchia

delle sfere di scambio, proveniente da estetica, morale, religione o interessi

professionali specialistici.

Gli oggetti a cui si dà il nome di “arte” o “beni storici” sono superiori al mondo del

commercio, poiché l’alto valore non risiede nel sistema di scambio in sé e non

può essere monetario. Tuttavia, l’”oggettivo” valore inestimabile di un Picasso

può essere confermato senza ambiguità soltanto dal suo immenso prezzo di

mercato o stabilito dall’assicurazione. Quando la merce è al di fuori della sfera

delle merci, il suo status è ambiguo e aperto alle alterne fasi degli eventi e dei

desideri.

Esso è infatti mescolato al flusso della vita sociale, in cui è esposto a una varietà

infinita di tentativi di singolarizzazione transitori. Anche gli oggetti portatori di un

valore di scambio assorbono un valore non monetario che corrisponde all’aspetto

mancante non-economico di ciò che Marx chiama feticismo delle merci,

determinato dalle relazioni sociali della loro produzione.

Il sistema di scambio rende il processo produttivo distante e maschera il vero

valore della merce, socialmente dotata di un potere quasi feticistico non legato al

vero valore, ma attribuito alle merci dopo la produzione attraverso un processo

cognitivo e culturale autonomo di singolarizzazione.

Le persone rappresentano la riserva naturale dell’individualizzazione e gli oggetti

come il campo naturale della mercificazione: tale separazione diventa

culturalmente significativa con l’inizio della modernità europea, che nega la

schiavitù, considerato tuttavia un problema intellettuale e morale pressoché solo

in Occidente. I giapponesi, infatti, riconoscono ai bambini abortiti lo status di

misogo (anime perse), ma non si fanno molti problemi circa l’aborto in sé.

Anche la mercificazione di organi umani e la capacità riproduttiva femminile crea

un disagio concettuale dovuto alla sovrapposizione tra persona e merce, tanto

che nel moderno Occidente, l’adozione su compenso è considerata una vendita di

bambini con implicita mercificazione.

I tribunali hanno eliminato anche la mercificazione dei contratti di atleti e attori in

quanto esso costringerebbe il lavoratore, in caso di trasferimento, a lavorare per

qualcuno che non ha scelto. La mercificazione di prestazioni sessuali da parte di

un fornitore immediato è considerata meno riprovevole della commercializzazione

da parte di mezzani, così come la possibilità di vendita di ovuli umani è

moralmente più accettabile di un traffico commerciale.

E’ ugualmente accettato che una madre surrogata riceva un indennizzo per i

disagi causati alla famiglia e il rischio implicito, mentre le provviste di sangue

nella pratica medica americana dipendono da un mercato della materia prima

(contrariamente a quanto avviene nella maggioranza dei Paesi europei). Lo

sperma viene invece mercificato da tempo senza che ciò abbia acceso un grande

dibattito, in quanto gli occidentali considerano la generazione della vita come la

fertilizzazione dell’ovulo da parte dello sperma, anziché come l’unione di due

elementi.

Cultura e individuo spingono a differenziazione, classificazione, comparazione e

sacralizzazione: la cultura si oppone alla mercificazione in quanto

omogeneizzazione dei valori di scambio e l’individuo alla completa

singolarizzazione degli oggetti. Nelle società di piccola scala non

commercializzate, l’assenza di un sistema monetario sviluppato lasciava spazio

alla categorizzazione culturale del valore di scambio degli oggetti, solitamente

sotto forma di sfere di scambio chiuse, soddisfacendo i bisogni cognitivi

individuali di classificazione.

Nelle società di larga scala, commercializzate e monetizzate, l’economia è

totalmente aperta all’inondazione della mercificazione, che invade ogni aspetto

dell’esistenza. I progressi tecnologici soprattutto in campo medico aprono nuove

aree alla possibilità di scambio. L’appiattimento dei valori che segue la

mercificazione e l’incapacità di cultura collettiva di fargli fonte genera frustrazione

a livello individuale e lascia spazio a una pluralità di classificazioni che

mantengono una valenza privata in quanto prive di supporto pubblico. Le

economie delle società complesse esibiscono un sistema di valutazione bifronte,

composto dall’area omogenea delle merci e da quella variegat

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
17 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiovannaUrb di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della cultura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Bartoletti Roberta.