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CAPITOLO III – LA DEMOCRAZIA AL TEMPO DI INTERNET

Nei primi anni di diffusione delle nuove tecnologie, si è fatto strada

un concetto di non facile definizione, molto ampio, quello

dell'e-democracy.

Esso si fonda sulla convinzione/speranza che i nuovi media possano

favorire la partecipazione dei cittadini ai processi politici, formando

una vera e propria nuova democrazia, costruendo nuovi istituti,

estendendo il raggio di espansione della sfera pubblica. Si tratta di

una visione abbastanza utopistica; il punto non è comprendere

come usare le tecnologie, ma capire cosa si intenda per

democrazia. Sebbene la rete non è necessariamente un elemento

democratico, possiamo considerarla come un nuovo paradigma di

una democrazia nuova, più globale, non più confinata nel concetto

di stato-nazione. Una cosa è certa: le nuove tecnologie stanno

segnando un mutamento profondo rispetto alle tradizionali

metodologie della democrazia, obbligandola ad una evoluzione o ad

un adattamento, sognando una democrazia con una forte presenza

attiva dei cittadini, messi in grado di partecipare ai processi

decisionali.

Si possono evidenziare cinque modelli di democrazia elettronica:

1. L'e-government : informatizzazione della pubblica

amministrazione

2. L'e-democracy amministrativa : democratizzazione che

avviene nella riorganizzazione degli enti, capace di rendere più forte

il legame tra istituzioni e cittadini.

3. L'e-democracy consultiva : le istituzioni favoriscono la

consultazione del parere dei cittadini in vista di particolari decisioni

statali; non si favorisce il feedback, in quanto il cittadino non è al

centro della deliberazione.

4. L'e-democracy partecipativa : promuove la cittadinanza

attiva; vi è una quasi parità tra istituzioni e cittadini nella scelta,

sebbene la decisione finale spetti sempre alle istituzioni. I processi

di democrazia sono rafforzati.

5. L'e-democracy deliberativa : i cittadini possono partecipare

attraverso il confronto con le istituzioni e le pratiche discorsive.

Ma quali possono essere le applicazioni reali della democrazia

elettronica?

Il traguardo di una democrazia dal volto nuovo deve sicuramente

fare i conti con il problema del digital divide, ossia il profondo

divario esistente tra chi ha l'accesso e chi non ce l'ha, legato anche

alle modalità d'uso di internet.

Riguardo questo tema, le ipotesi che si sono fatte largo sono due:

1. Ipotesi della normalizzazione : definisce il divario in termini

di accesso tecnologico e indica un progressivo livellamento delle

differenze esistenti, che colmerà la disuguaglianza. Il naturale

divario iniziale andrà via via esaurendosi e normalizzandosi.

2. Ipotesi della stratificazione : sostiene che le disuguaglianze

già esistenti si sommano a quelle di Internet, alimentando il circolo

vizioso e rendendo il problema privo di soluzione. Il divario si

inserisce in una

struttura già disuguale e non può far altro che intensificare queste

differenze già esistenti. Quest'ultima sembra la più plausibile: la

diffusione di internet non comporta una riduzione automatica delle

disuguaglianze sociali e culturali, dove esistono non può far altro

che lasciarle immutate o rafforzarle, privilegiando chi occupa già

posizioni alte nella scala sociale. Questo mezzo di informazione

creerà sicuramente dei gap di conoscenza. Secondo la teoria dei

differenziali di conoscenza, chi occupa posizioni privilegiate ha più

consapevolezza del mezzo, può sostenere i costi necessari, è dotato

di un bagaglio culturale e educativo che gli permette di elaborare le

informazioni ricevute da internet. Le ricerche in questo campo

analizzano le differenze d'uso nel mezzo. Per misurare la varietà

d'uso bisogna tenere conto di cinque dimensioni: la dotazione

tecnica, la competenza digitale, la disponibilità di reti sociali,

l'autonomia d'uso e l'esperienza.

Con l'espressione “divario digitale” non si intende soltanto il divario

tra i vari paesi del mondo; esso può essere innanzitutto globale o

sociale. Il divario globale si sofferma sulle disuguaglianze esistenti

tra aree geografiche e paesi circa l'accesso alla rete, mentre il

divario sociale si fonda sulla disuguaglianze tra individui

nell'accesso e nell'uso. Il divario globale si è ridotto molto di più

rispetto a quello sociale a livello nazionale. I fattori che influenzano

maggiormente l'accesso sono l'istruzione, il reddito e l'età. In Italia,

ad esempio, con la diffusione di internet, negli ultimi anni il divario

tra fasce sociali e di genere è aumentato; in particolare, le variabili

socio-demografiche influiscono sull'accesso, mentre le variabili

culturali e cognitive influiscono sulla capacità d'uso di internet.

L'unione Europea, su questi temi, si pone come obiettivo il

raggiungimento di uno spazio unico europeo che offra un servizio di

qualità in banda larga, riducendo il divario con altri concorrenti nella

ricerca e nell'innovazione.

Se consideriamo il sistema di circolazione dell'informazione, il

problema del rapporto tra internet e democrazia diventa sempre più

complesso. Secondo Castells, la rivoluzione tecnologia ha dato vita

a una nuova forma di società, la società in rete. Ogni politico deve

usare uno strumento tecnologico, il quale influenzerà la sostanza

della politica. I media sono ormai il luogo privilegiato dal mondo

politico nella sua conquista del potere. La loro logica influenza le

campagne elettorali, le elezioni, il consenso. La politica deve

attenersi alle regole dei media e alla loro tecnologia, non può

esistere senza essi, sia al momento delle elezioni, sia per tutto il

periodo del governo, in cui ogni singola azione viene sottoposta

all'opinione pubblica attraverso sondaggi d'opinione, valutazione di

gradimento ecc. Queste sono le cause fondamentali della crisi della

democrazia nell'età dell'informazione. Internet sta creando delle

nicchie chiuse, soffocando la democrazia. Secondo Sunstein, essa

ha bisogno di uno spazio condiviso, aperto, ai fini della circolazione

delle idee.

Mette in discussione il concetto di libertà, rivalutando addirittura il

valore

della singola scelta individuale dei singoli consumatori: la libertà è

la capacità di avere preferenze, ma formatesi soltanto dopo

l'esposizione a una quantità ampia di informazioni, non soltanto

come semplici soddisfazioni di preferenze. Il pluralismo

dell'informazione rende il consumatore un cittadino in grado di

scegliere attraverso il confronto delle idee. Una ricerca del 2002

condotta da Sunstein ha rilevato la tendenza del Web a creare

gruppi chiusi che non accolgono opinioni diverse: ogni sito rimanda

a siti affini, che promuovono gli stessi interessi e le stesse idee. Gli

studiosi si chiedono se con l'avanzamento delle nuove tecnologie

potremmo arrivare realmente ad una democrazia più forte. Il potere

di decidere le priorità rimane comunque nelle mani dei politici. Oggi

ci troviamo spesso di fronte ad una democrazia intermittente.

Grazie a progresso tecnologico, i cittadini potrebbero essere

chiamati a fornire la loro opinione su singoli quesiti, partecipando in

modo più attivo alla vita politica. Ma questa possibilità è stata

ampiamente criticata, in quanto troppo libera; si rischierebbe di

favorire risposte schematiche e semplicistiche, dovute al libero

accesso dei cittadini, ostacolando le ponderate decisioni condivise.

Si opta quindi per forme di democrazia che, con procedure diverse,

puntino alla costruzione del consenso dei cittadini (democrazia

partecipativa, inclusiva, deliberativa).

Il sondaggio deliberativo di Ackerman e Fishkin

Per combattere la disinformazione dei cittadini e promuovere lo

sviluppo della democrazia, i due studiosi hanno inventato questa

nuova forma di sondaggio, detto anche “sondaggio dal volto

umano”. A differenza di quello tradizionale, esso presuppone un

cittadino informato e consapevole. Consiste nel radunare un gruppo

di persone, rappresentativo dell'intera popolazione, e sottoporlo ad

un weekend di discussione sul tema che si intende trattare. I

cittadini così formati potranno esprimere il loro punto di vista in

modo consapevole. Grazie ad Internet, questo esperimento può

allargarsi a gran parte della popolazione, così come la fase del

sondaggio. La democrazia liberativa mira alla produzione di cittadini

migliori, più informati, responsabili, attivi, capaci di riflettere sui

problemi. La qualità dipende da quattro condizioni: la completezza

dell'argomentazione, la correttezza delle persone coinvolte, la

precisione delle informazioni e il pluralismo.

È sicuramente innegabile che oggi i cittadini incontrano serie

difficoltà nell'elaborazione di un'opinione personale sui temi politici;

le questioni sono complesse, non tutti hanno tempo o voglia da

dedicarvi.

I tre modelli di democrazia di Laudon

1. Democrazia manageriale : si concilia con le tecnologie che

consentono la raccolta dei dati

2. Democrazia populista: tecnologia dei sondaggi

3. Democrazia pluralista : si concretizza tramite le tecnologie

interattive.

Tra gli strumenti tecnologici che possono favorire l'e-democracy

rientrano le tecnologie per la consultazione, che consentono di

contare il consenso dei cittadini. Appartiene a questo gruppo lo

strumento dell'e-vote, il voto elettronico, che non va inteso

semplicemente come una sostituzione del voto tradizionale, ma

come uno strumento di estensione della partecipazione alla vita

politica e sociale. Con il termine voto elettronico si fa riferimento a

tecnologie differenti: scanner ottici (sistemi per la lettura ottica

della scheda cartacea con il deposito della stessa in appositi

contenitori), macchine per il voto con registrazione diretta e voto

elettronico via internet, con l'uso di terminali e carta elettronica.

Nonostante gli aspetti critici, tra cui quello della sicurezza e delle

relative modalità organizzative, il voto elettronico potrebbe offrire

molte possibilità: una maggiore informazione dei cittadini, una

maggiore efficacia delle scelte di governo, una maggiore precisione

dei controlli e una maggiore velocità nelle operazioni. In America il

voto elettronico consisteva nell'eliminazione della scheda cartacea,

sostituita da un computer sul quale appariva la scheda sul monitor,

e da lì il voto spingendo un bottone. In futuro si potrebbe anche

utilizzare un home computer o un voto dal televisore, sicuramente

strumenti che potrebbero ridurre il prob

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
15 pagine
11 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher soscuola di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di sociologia della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Hassan Claudia Gina.