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ADORNO
anche Theodor Wiesengrund che quando arrivò negli Stati Uniti adottò il cognome materno, .
L’ Institute venne rinominato “Scuola di Francoforte” e la sua fama fu dovuta in parte alla teoria critica.
Adorno si sentiva europeo e faceva fatica ad accettare quel conformismo richiesto da Horkheimer e nel quale Lazarsfeld si
era adattato velocemente, Adorno invece rimaneva sempre distaccato.
1941 Lazarfield scrisse “Administrative and Critical Research”, un testo fondamentale per lo sviluppo storico del campo, lo
stesso Adorno non ricorda chi coniò per primo la definizione di “ricerca amministrativa” (che si faceva alla Columbia U.) ma
confermò tutto il suo stupore per questo metodo empirico che veniva imposto alla ricerca (raccogliere dati da inviare ai
centri di programmazione nell’ ambito dei mezzi di comunicazione di massa, una administrative research).
Ricerca amministrativa: lavoro accademico al servizio di committenti esterni pubblici o privati.
Lazarsfeld descrive le tecniche che aveva sviluppato per raccogliere e analizzare informazioni sugli atteggiamenti nei
confronti dei mass media (radio, carta stampa e film).
I nuovi pubblici di massa rappresentavano l’ oggetto principale della ricerca.
I nuovi media potevano essere utilizzati per commercializzare prodotti, innalzare gli standard intellettuali o per promuovere
e capire le politiche governative.
Secondo Lazarfield attraverso la ricerca empirica, se effettuata onestamente e in maniera competente, si potevano
ottenere delle risposte dai consumatori altrimenti non disponibili, queste evidenze empiriche potevano essere utilizzate poi
come base per decisioni esecutive da parte di aziende o sponsor governativi anche.
Lynd contestò questa ricerca di mercato attuata solo a scopi commerciali invece che interessarsi a temi pubblici o politici.
Per Lazarsfeld la ricerca critica si pone contro la ricerca amministrativa sostenendo che prima e oltre qualsiasi scopo che si
vuole perseguire bisogna analizzare i mezzi di comunicazione nel contemporaneo sistema sociale.
La manipolazione delle persone nel mondo degli affari ha permesso di creare una vera “cultura della pubblicità” che
danneggia i valori fondamentali degli essere umani.
Non ci fu mai un buon rapporto tra Lazersfeld e Adorno, basti pensare che Adorno appena ebbe la possibilità tornò in
Germania, il suo era un rifiuto rispetto al “nuovo modo” di pensare americano, e questo implicava il voler restare legato ai
“vecchi” modi di pensare europei.
I teorici critici iniziarono a chiedersi come erano organizzati e controllati questi mezzi di comunicazione e in quale forma
stavano minacciando i valori umani.
Il lavoro sui mass media di Lazarsfeld non è compiuto strettamente sui mezzi di comunicazione di massa ma è concentrato
sui pubblici di massa, per lui le cose reali erano i programmi, le persone sedute in circolo ad ascoltarli, le interviste per le
ricerche ma per il resto “faticava a mettere in relazione la torre e la stazione radiofonica con queste persone”.
Non esiste più un legame immediato tra “encoding” e “decoding”, separazione della relazione tra produzione e consumo.
Il pubblico come naturale oggetto di studio per la sociologia della comunicazione di massa.
1938, il programma “La guerra dei mondi” di Orson Welles riuscì a rendere realistica un’invasione aliena riuscendo a
diffondere il panico tra i radioascoltatori, attraverso alcune tecniche:
notizie flash, brevi interventi di testimoni oculari, interviste e commenti ed infine una dichiarazione d’emergenza fatta dal
segretario di Stato. Il programma creò una potente aura di realismo narrativo e può essere considerato il primo grande
evento mediale, nel tentativo di distinguere tra colo che rimasero spaventati e chi no il fattore chiave fu l’abilità critica
(suscettibilità o meno degli individui in base al loro tipo di carattere, educazione, credenze religiose, reddito etc).
I lettori seri ascoltavano programmi radiofonici seri e avevano occupazioni ben retribuite e una buona istruzione. Invece le
persone a basso reddito e con un livello culturale basso non le ascoltavano nonostante scendendo nella scala sociale
fossero sempre più le persone che ascoltavano la radio.
Nell’uso americano il termine”massa” si riferiva alla folla urbana, nell’uso europeo invece al proletariato urbano.
- Herta HERZOG diede l’avvio all’ approccio degli usi delle gratificazioni, non si chiede cosa la radio faccia dei suoi
ascoltatori ma quello che gli ascoltatori fanno della radio. Fu la prima a studiare la radio popolare, cosa significasse per i
pubblici femminili non d’elite.
CAPITOLO 2
Cultura di Massa (Horkheimer, Adorno, Brecht, Benjamin Germania/Usa ‘30/’40)
Gli europei che migravano in America vedevano nel nuovo continente opportunità e progresso per loro e le loro famiglie. Il
nuovo mondo sembrava poter offrire libertà religiose, politiche ed economiche.
La libertà era (e rimane) la ragione d’essere dell’ America.
America come primo stato nazionale moderno secondo Hannah Arendt, la creazione e il compimento di uomini liberi che si
associano gli uni agli altri. Per lei la “questione sociale” coincide con quella dell’ impoverimento delle masse, era vista come
un eufemismo per parlare della povertà. XIX secolo Gran Bretagna impoverimento del proletariato urbano.
Marx fu il primo grande analista della modernizzazione sociale che comprese le relazioni sociali iniziate con la Rivoluzione
Industriale.
Infatti il capitalismo d’ impresa e la produzione di massa finirono per essere descritti in proprietari (capitale) e forza lavoro
(dunque non più più proprietari terrieri e contadini legati gli uni agli altri, ma in continuo conflitto sul salario e sull’
ottenimento di qualche surplus che si otteneva sfruttando il lavoro degli altri). Per Marx la giusta redistribuzione del surplus
(il profitto generato dai lavoratori e a loro espropriato) poteva essere raggiunta con la rivoluzione politica.
La “questione sociale” era incentrata nelle MASSE:
in Europa in termini economici e politici
in America in termini sociali (vita sociale, forti immigrazioni in quegli anni).
Per Horkheimer bisognava emancipare le masse per realizzare una società libera e giusta negli interessi di tutti.
Affermava che il concetto di massa bisognava vederlo in base alle condizioni e situazioni storiche, fu lui a coniare il termine
“teoria critica”.
Le masse non si deducono dalla quantità ma dai processi storico-sociali come in inoltre dai meccanismi sociali-economici
che le governano.
Una corretta TEORIA CRITICA presuppone valori fondamentali e identificabili ai quali le società storiche devono essere
legate poiché possano essere criticate qualora falliscano nella loro realizzazione.
I mercati di massa vennero creati per i prodotti e beni di consumo destinati alla vita domestica e tempo libero, cambiano
anche le forme elettroniche di comunicazione (telefono e radio) e intrattenimento di massa (cinema e industria
discografia), si impone la “cultura di massa” che diventa un altro argomento fondamentale da prendere in considerazione
negli anni Venti e Trenta.
- La cultura come questione critica per la teoria sociale, la società appariva costruita da 3 elementi strutturali:
le forme di vita economiche, politiche, culturali e la si può considerare come una complessa relazione tra questi 3 elementi.
Primi Anni ’40, Dialettica dell’ Illusmismo, la razionalità si era rivolta contro se stessa, l’ oscurità aveva eclissato l’illumismo.
MARX
, Il Capitale 1867: il “capitalismo d’ impresa”, in tali condizioni il lavoratore era talmente alienato dal suo lavoro che
non gli permetteva di esprimersi o di perseguire la sua umanità. Costruire oggetti artigianalmente significa esprimere e
incorporare una serie di relazioni sociali tra: chi produce, il prodotto e coloro per cui quell’ oggetto è compiuto.
Nella produzione capitalista la natura del lavoro distrugge il carattere sociale umano.
- Il Lavoro alienato: si manifesta poiché già dall’ inizio il lavoratore, ancor prima di iniziare, ha venduto se stesso per un
salario. Si è già mercificato da solo 1)poiché ha già venduto stesso per soldi e 2) perché diventa un semplice strumento al
servizio dei voleri del capitalista.
Non esiste soddisfazione nel lavoro, semplicemente deve raggiungere e mettere in pratica obiettivi già decisi, non diventa espressione di se stesso
.
poiché non è lui a controllare che le cose siano fatte a dovere
- Il Prodotto: non è in nessun caso proprietà del lavoratore, appartiene al capitalista che lo vende, trae profitto e lo intasca
solo per sé.
La Mercificazione delle condizioni di lavoro: il lavoro non esprime più il carattere della vita umana, nega l’ esistenza del
sociale, tra capitalista e lavoratore c’è una relazione basata sullo sfruttamento.
- La Merce: il prodotto finale, esprime il declino del mondo sociale a favore della crescita del valore del mondo delle cose.
- Lo sfruttamento del lavoro è dato dal plus-valore (creato nel processo di produzione e realizzato nello scambio).
- Il valore d’uso è essenzialmente sociale ma le merci hanno anche un valore di scambio che è realizzato per mezzo del
denaro (definito da Marx come la “merce delle merci”).
La differenza tra il profitto che riceve il capitalista e il salario che riceve il lavoratore segna il grado di sfruttamento.
- Il feticcio è un oggetto dotato di proprietà magiche, ha un fascino in grado di proteggerti dalla sfortuna. Le merci sono
oggetti-feticcio, specialmente il denaro.
Il destino del lavoro sotto le condizioni della produzione capitalista indica il crollo del valore della vita sociale e
l’innalzamento del valore della vita delle cose.
Max WEBER : la razionalità di scopo. Lo scopo degli affari nel capitalismo è la massimizzazione del profitto. La vita sociale
era organizzata attraverso una razionalità di scopo, un semplice calcolo razionale della relazione tra i mezzi e i fini.
Come conseguire questo scopo è questione di metodo e tecnica nel trovare i mezzi più efficaci sostiene Weber.
Nelle Burocrazie Moderne ognuno ha un ruolo ben preciso e schematizzato, si eseguono gli ordini dei superiori, non si
tiene conto di considerazioni personali in nessun aspetto della loro attività.
Razionalità sostanziale (esprime uno scopo o un fine) e razionalità formale (o efficienza tecnica, sosteneva le burocrazie
moderne). La distinzione tra razionalità sostanziale e razionalità formale per Weber era la percezione che non ci fosse
accordo sugli scopi e gli obiettivi umani, c’era un’ incoeren