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3. IL SENSO E' ALLORA UN MODO PER RICOSTRUIRE, ATTRAVERSO L'INTERVENTO DELLA RIFLESSIVITA', L'UNITA'

All'unità irriflessa del fluire, si sostituisce un'unità sensata e riflessiva e ciò

DELL'ESPERIENZA ANDATA PERSA →

rappresenta il modo con cui diamo senso alla nostra vita.

4. UNA SINGOLA AZIONE PUO' AVERE UN SENSO SE INSERITA IN UN PROGETTO, MA POTREBBE ANCHE AVERNE UN

→ Questo significa che la stessa azione può avere un senso diverso a

ALTRO SE INSERITA IN UN DIVERSO PROGETTO

seconda del progetto d'azione entro cui viene vista e può quindi essere interpretata in molti modi.

5. L'AZIONE COMPIUTA NON NECESSARIAMENTE COINCIDE CON L'AZIONE PROGETTATA PERCHE' TRA L'UNA E

→ Perché nel momento in cui il soggetto anticipa il progetto d'azione, non

L'ALTRA C'E' UNO SCARTO TEMPORALE

può sapere di quali contenuti si riempirà l'esperienza che lo porterà alla realizzazione del progetto. Schutz pensa infatti

che il senso si debba distinguere in due prospettive:

I. EX ANTE → il senso è fine dell'azione → al momento del progetto il soggetto anticipa l'azione compiuta come fine.

EX POST → il senso è causa dell'azione

II. ad azione compiuta, il soggetto può riflettere sulle cause che hanno determinato il progetto.

Possiamo quindi distinguere il motivo finale dal motivo causale dell'azione, che non necessariamente coincidono. Per Schutz,

esiste una tensione ineliminabile tra motivi finali e causali, tra volontarietà e condizionamento dell'azione, tra un senso visto

come fine e uno visto come causa. Tutto dipende sempre dallo stretto legame tra senso e tempo, infatti, se il fine deve essere

visto prima, anticipato, le cause possono essere viste solo dopo.

Con questa impostazione, Schutz, pensa di poter chiarire il senso in cui un'azione è volontaria e cioè perché è progettata e ha un

fine futuro, in sostanza perché è sensata.

SENSO SOGGETTIVO E SENSO OGGETTIVO

Secondo Schutz, il SE' emerge attraverso l'atteggiamento riflessivo che il soggetto assume nei confronti del proprio vissuto. Si

tratta del senso soggettivo cioè di ciò che ha senso per il soggetto. L'insieme del senso prodotto in questo modo, viene chiamato

da Schutz riserva di esperienza o riserva di oggettualità che è frutto della progressiva sedimentazione di senso prodotta

riflessivamente dal soggetto. Ciò che noi siamo è infatti, più che l'insieme delle nostre esperienze, l'insieme del senso che alle

nostre esperienze abbiamo attribuito, tant'è che questa riserva costituisce la nostra identità più profonda.

Quando un'azione è razionale?

Per Schutz un progetto d’azione e razionale se e ben coordinato, cioe se le varie fasi sono coerenti con il fine. Quindi è chiaro

̀ ̀ ̀

che da questo punto di vista la razionalità, oltre che in uno scienziato, può essere presente anche nello stregone e in generale in

ognuno di noi nel momento in cui costruisce un coerente progetto d’azione. Un soggetto quindi, e piu o meno razionale quanto

̀ ̀

piu e capace di fare della propria vita un insieme coerente di progetti d’azione coerenti. E' ovvio che una vita del tutto coerente,

̀ ̀

sia una vita disumana e impossibile da vivere perché il senso che un progetto d'azione assume è sempre legato ad un momento e

quindi al vissuto irriflesso. Il vivere irriflesso, costituisce il mondo dell'ovvio, cioè il mondo della vita quotidiana. Per Schutz, è

possibile identificare 3 dimensioni di irriflessività, o meglio di opacità:

1. OPACITA' VERSO NOI STESSI → l'attore dà per scontato il senso della sua azione

2. OPACITA' VERSO GLI ALTRI → l'attore dà per scontato che gli altri diano alla sua azione lo stesso senso che egli le ha dato

3. OPACITA' VERSO LA VALIDITA ' → l'attore pensa che il senso intenzionato sia corretto.

Nel mondo dell'ovvio, poiché do per scontato me stesso, gli altri e la validità, nessuna di queste 3 dimensioni esiste

riflessivamente. In modo corrispettivo abbiamo 3 forme di riflessività:

1. RIFLESSIVITA' AUTODIRETTA → verso noi stessi

2. RIFLESSIVITA' ETERODIRETTA → verso gli altri

3. RIFLESSIVITA' CRITICA → verso la correttezza

Il soggetto si costituisce sollevando l'opacità verso se stesso attraverso la riflessività autodiretta → senso soggettivo

E' chiaro che poi il soggetto, abbia bisogno anche di un senso oggettivo, altrimenti finirebbe con l'essere un Io-solitario. Ad

esempio,se alzo il braccio per richiamare l'attenzione dell'autista dell'autobus su cui voglio salire, esso deve poter dare al mio

gesto lo stesso senso che gli do io. Una volta dato per scontato che alter (in questo caso l'autista) costruisca il senso come me,

devo escludere che la sua costruzione di senso coincida perfettamente con la mia, perché il senso è per sua natura soggettivo e

legato all'auto-interpretazione dei vissuti realizzata dal soggetto. Sempre per natura, è inaccessibile agli altri perché si costruisce

solo all'interno del processo di auto-riflessione. Tuttavia, inaccessibilità non significa incomprensibilità. Infatti, così come il

mio vissuto mi rimane inaccessibile, ma comprensibile, allo stesso modo posso applicare la riflessività al vissuto degli altri,

comprendendolo. Posso cogliere il vissuto altrui solo osservandolo mentre si svolge, quindi è necessario che mi sia

contemporaneo. Posso cogliere naturalmente il vissuto non solo di alter, ma di chiunque sia contemporaneo. Quindi il mio

gesto non sarà compreso solo dall'autista ma anche da tutti i passeggeri dell'autobus. Dunque, con la riflessività autodiretta

comprendo i miei vissuti e costituisco il sé, con la riflessività eterodiretta colgo i vissuti degli altri e costituisco il tu.

Al mondo soggettivo, si affianca così il mondo ambiente, nel quale posso cogliere riflessivamente i vissuti di chiunque lo abiti

nella maniera della contemporaneità. Naturalmente c'è una grande differenza: mentre io ho accesso a tutti i miei vissuti, non

posso accedere a tutti i vissuti di alter, ma solo che si svolge in contemporaneità. Quindi, l'autista non sa che io sono una

studentessa, ma comprende solo il senso che io do al mio gesto di alzare il braccio. Questo però, in altre situazioni, potrebbe

avere anche un altro significato, ma per Schutz, il motivo per cui l'autista lo comprende è legato all'esistenza di un noi comune.

L'autista comprende il mio gesto perché non è solo il mio gesto, ma è il gesto che lui si aspetta da ogni soggetto che voglia

salire sull'autobus. Quindi l'autista è in grado di comprendere il mio progetto d'azione per la parte che può ricostruire in modo

tipico → l'autista non sa che il mio fine è quello di raggiungere l'università, ma coglie un fine intermedio del mio progetto

d'azione, e cioè salire sull'autobus. Il noi comune è il senso oggettivo , cioè il senso indipendente dai soggetti .

Il noi comune, e cioè il senso comune, è il risultato di passate esperienze che si sono sedimentate progressivamente tra i

soggetti. Quindi il senso comune è senso soggettivamente sedimentato, ripetuto e divenuto indipendente da qualsiasi specifico

momento. Esiste allora un circolo inestricabile tra senso soggettivo e oggettivo dove il primo è presupposto dell'altro e

viceversa. In generale possiamo dire che per Schutz, non esiste il senso propriamente soggettivo né quello propriamente

oggettivo perché sono entrambi, estremi di una situazione intermedia.

TIPIZZAZIONI E SENSO COMUNE

Per Schutz, non esiste un soggetto collettivo in senso proprio, quindi il noi comune è sempre e solo intenzionale e mai riflessivo, infatti è

soltanto il soggetto individuale che può sottoporre a riflessività il contenuto intenzionale del senso comune. Esistono quindi per Schutz, 3

situazioni possibili:

1. PRIMA SITUAZIONE → Qui vivo nella massima naturalezza e opacità sia la soggettività di alter che il noi comune e non c'è

dunque riflessività.

2. SECONDA SITUAZIONE → Sottopongo a riflessività l'intenzionalità di alter a partire dallo sfondo irriflessivo di senso comune.

E' questa, ad esempio, la situazione in cui l'autista comprende il mio gesto a partire da un senso comune e oggettivo. In questa

situazione, viene meno l'opacità rispetto all'altro.

3. TERZA SITUAZIONE → Sottopongo a riflessività il Noi. In questo caso, non ho più un soggetto che alza il braccio, ma il gesto

tipico di richiamare l'attenzione, indipendente dal soggetto che l'ha fatto. Il senso soggettivo viene messo in secondo piano e appare

il senso comune tipico. Qui emerge lo strato profondo e sedimentato del mondo ambiente e sono fuori dalla naturalezza del vivere il

mondo comune.

Sono questi, modi differenti di usare lo sguardo riflessivo:

+ Modelli di riflessività Ambito dei vissuti Senso evidenziato

Con la riflessività autodiretta Io solitario emerge la soggettività → ego → senso soggettivo

Con la riflessività eterodiretta Relazione Io-Tu emerge la soggettività altrui → alter → senso oggettivo

Con la riflessività critica Mondo Ambiente emerge la società → il Noi naturale alla base del senso oggettivo → senso comune

Nel mondo ambiente c'è un reciproco orientamento tra ego e alter in cui, l'uno comprende l'altro poiché appartengono allo stesso mondo in

un modo che, ad esempio, non è accessibile allo straniero. Nel mondo ambiente però, non tutte le relazioni sono basate sulla compresenza →

incontro un amico, parlo con lui, poi ci separiamo, ma la nostra relazione sociale continua poiché possiamo telefonarci, mandarci messaggi e

così via. Schutz chiama questo inseme di relazioni, mondo dei contemporanei perché il mio amico che esce dal mondo ambiente, continua a

rimanere mio contemporaneo. Nel mondo contemporaneo, diversamente dal mondo ambiente, non c'è partecipazione comune, il flusso delle

relazioni non è continuo e tanto più aumenta la distanza tra i soggetti, tanto più le relazioni si fanno anonime e mediate. Ad esempio, la

relazione che ho con il giornalista di cui leggo gli articoli ogni mattina, non è una relazione diretta, continua e personale, ma indiretta,

discontinua e mediata, anche lui però è un mio contemporaneo e con lui condivido un senso comune.

Nel mondo contemporaneo, il senso comune, proprio

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A.A. 2014-2015
49 pagine
22 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher japponetiamo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Hassan Claudia Gina.