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3. L'INDEBOLIMENTO DELLA POSIZIONE DEI LAVORATORI A CAUSA DEI CAMBIAMENTI IN ATTO NEL MERCATO,
COME IL CRESCENTE IMPIEGO DI LAVORATORI NON SINDACALIZZATI O DI MANODOPERA STRANIERA
I dati confermano che le condizioni 1 e 3 si sono verificate negli ultimi dieci anni nella società statunitense, mentre la
seconda condizione varia a seconda dei settori dell'economia.
Nella seconda fase la sociologia della disuguaglianza (XX secolo) si concentra quasi esclusivamente su fattori
strutturali che determinano la posizione degli individui nei sistemi di disuguaglianza oppure sul grado di
mobilità sociale e sugli ostacoli ad essa. In questa fase, la sociologia analizza che le più forti disuguaglianze di
opportunità si trovano in cima o in fondo alla gerarchia della stratificazione sociale, in quanto è sicuramente più
difficile accedere alle posizioni massime o sfuggire dalle posizioni minime, piuttosto che muoversi di alcune
posizioni in su o in giù al centro della gerarchia.
Da un lato esiste un'élite il cui potere è legato alle gerarchie politiche ed economiche (dagli
• amministratori delegati delle grandi imprese, ai funzionari governativi e politici più importanti, ai capi
militari) → le preoccupazioni rispetto all'élite di potere sono legate alla potenziale ed eccessiva
influenza che i super-ricchi e i capi delle grandi aziende, possano avere sulle istituzioni più importanti
(compresa l'università), sui politici e sui mass media.
Dall'altro lato in fondo al sistema di stratificazione ci sono gruppi posizionati sotto la classe lavoratrice,
• la cosiddetta sottoclasse → la sottoclasse è definita dallo status: lo status di cittadino dipendente
dall'assistenza sociale. A causa del prestigio conferito alla ricchezza e al consumo nella società, coloro
che hanno poco da spendere, a parte il sussidio, sono giudicati negativamente. Questa loro posizione
spesso si combina al pregiudizio nei confronti della loro razza e del genere delle circostanze familiari
(come ad esempio, nel caso delle ragazze madri) e ciò è causa di esclusione ed ulteriori discriminazioni.
Senza dubbio coloro che appartengono alla sottoclasse, possono rimanere bloccati in questa condizione
di povertà dalla quale difficilmente si riesce a sfuggire. Il concetto di sottoclasse è controverso perché
può essere usato per etichettare persone che si trovano in circostanze e situazioni di bisogno differenti
(ad esempio: genitori single, disoccupati, anziani, malati mentali o fisici etc) e conferisce anche un'idea
stereotipata delle persone, sottolineando che la loro povertà sia una colpa, piuttosto che il possibile
risultato dell'assenza di possibilità economiche ed educative.
Un ulteriore cambiamento di pensiero nella sociologia della disuguaglianza (terza fase), si è verificato tra il XX
e il XXI secolo, quando i sociologi hanno cominciato a concentrarsi sulla formazione di raggruppamenti basati
sullo stile di vita e sull'impegno sociale. Questa categoria include i raggruppamenti dei consumatori secondo lo
stile di vita, i gruppi etnici culturali e i gruppi che manifestano un impegno in favore di alcuni valori propagati
da movimenti sociali, come gli omosessuali e le femministe.
Ovviamente è importante il problema di come la disuguaglianza sia percepita soggettivamente ed è altrettanto
importante, ricordare che le persone che occupano differenti posizioni sociali nella gerarchia della
disuguaglianza, reagiscono diversamente alle disuguaglianze sociali che le coinvolgono direttamente, quindi le
opinioni sulla disuguaglianza, tendono a variare da un gruppo all'altro. Ad esempio c'è chi crede che i poveri
siano vittime indifese di circostanze sfortunate e chi, al contrario, crede che i poveri potrebbero uscire dalla loro
condizione se si impegnassero di più.
Molte persone continuano a credere che le disuguaglianze siano salutari e siano espressione dell'intelligenza,
del duro lavoro e della creatività. Ma molti altri si preoccupano dei costi umani che esse comportano, e si
chiedono se sia necessario che queste debbano essere così ampie per favorire la crescita economica.
CAP.7 – IL GENERE
Helen Mather a 19 anni non aveva ancora avuto le mesturazioni e non era mai riuscita ad avere un rapporto
sessuale completo. In seguito a delle analisi, scoprì di avere una malattia rara per cui avrebbe dovuto nascere
maschio, ma in seguito ad un'insensibilità agli ormoni maschili, gli androgeni, il feto si era sviluppato secondo i
caratteri femminili. Siccome aveva imparato ad essere femmina, e gli altri avevano interagito con lei come se
fosse una femmina, non riusciva ad immaginarsi come maschio.
Questo ci dice molto a proposito dell'importanza che i fattori culturali e la socializzazione hanno, nella
formazione dell'identità di genere. Nella formazione della propria identità di genere, non è importante solo il
possesso di caratteristiche biologiche certe, ma anche come queste caratteristiche sono considerate all'interno
della società. Infatti, i confronti fra diverse società, mostrano ampie differenze tra i modi in cui la mascolinità e
la femminilità sono rappresentate e percepite.
Ad esempio, mentre alcuni popoli nativi dell'America settentrionale consento agli uomini (biologicamente
maschi) che lo desiderano, di svolgere lavori femminili, di vestirsi da femmine e di avere partner dello stesso
sesso, invece, nelle società occidentali, per quanto ad oggi, i travestiti siano tollerati, molto spesso vengono
spinti ad intraprendere trattamenti psichiatrici o chirurgici per riadattare se stessi alla propria anatomia. Quindi i
modelli di comportamento di genere, possono variare a seconda della società.
Gli studi storici rivelano ampie variazioni nei modelli di genere. Ad esempio, negli ultimi cinquant'anni sono
avvenuti degli importanti cambiamenti nel modo in cui i personaggi maschili e femminili vengono rappresentati
nei film. Se negli anni Cinquanta si prediligevano personaggi tosti e protettivi, già negli anni Sessanta, questi
stereotipi vennero criticati e cominciarono ad apparire nuovi modelli della mascolinità, più sensibili e spesso
riflessivi.
La nascita del movimento femminista, dei movimenti sociali per i diritti delle minoranze etniche e degli
omosessuali, portò ad una maggiore consapevolezza della diversità dei modelli di genere e di comportamento.
Anche in tempi più lontani, ad esempio nell'Ottocento, i modelli di genere cambiavano nei vari strati della
popolazione. Per esempio in America il modello dominante di femminilità era incentrato sulla delicatezza e sul
bisogno della donna di essere protetta dal maschio, ma questo modello era molto meno applicabile alle donne
della classe operaia e alle donne nere.
Oggi i sociologi considerano il genere, non come un risultato inevitabile della biologia, ma come un processo e
un prodotto della costruzione sociale. Infatti, a partire dal momento in cui si nasce, la formazione del genere,
avviene attraverso l'interazione con i genitori e gli altri membri della famiglia, gli insegnanti e i pari. Attraverso
la socializzazione, il bambino viene incoraggiato a sviluppare un'identità sessuale che nella maggior parte dei
casi riproduce i valori, gli atteggiamenti e i comportamenti che l'ambiente sociale nel quale egli si sviluppa,
ritiene appropriati ad un maschio o ad una femmina.
Lo sport è un altro fattore che ci permette di osservare la riproduzione delle differenze di genere.
Tradizionalmente gli sport scolastici maschili ricalcano le abilità tipiche dei maschi, come ad esempio la forza,
mentre quelli femminili, spesso acquistano riconoscimento perché combinano bravura e bellezza.
Il processo di socializzazione possiede quindi, una grande responsabilità nella riproduzione delle differenze di
genere, e influenza anche il modo in cui noi modelliamo e vediamo i nostri corpi. Il corpo maschile e
femminile, non è qualcosa di semplicemente dato biologicamente, ma al contrario, è anche modellato dalla
cultura (ed è chiaro che quindi cambia da una società all'altra e anche all'interno della stessa società in diversi
momenti storici).
Le ragazze si sentono spinte a rispecchiare un'immagine corporea idealizzata che non emerge solo nell'età della
scuola superiore o dell'università. Non c'è dubbio che quest'immagine gli venga inculcata in una fase molto
precoce durante la socializzazione. Uno degli effetti della socializzazione di genere sulle ragazze in età
prescolare, è imparare a dare valore all'apparenza. Alcuni studi effettuati su studentesse universitarie affette da
disturbi dell'immagine corporea, rivelano l'importanza dei messaggi che le ragazze ricevono dai genitori e dai
fratelli. Molte donna che hanno sofferto di disordini alimentari raccontano che, nel periodo della crescita, le
loro famiglie davano un'importanza esagerata all'aspetto fisico, soprattutto al fatto di essere magre.
Il mondo del lavoro è organizzato in funzione del genere. Molti luoghi di lavoro sono caratterizzati dalla
predominanza o dalla esclusiva presenza di un solo genere (fenomeno definito → segregazione orizzontale).
Tra gli anni Sessanta e Ottanta, ci fu un forte incremento delle donne nella forza lavoro e in quegli anni si
credeva che le donne avessero cominciato a svolgere professioni prima di esclusiva occupazione maschile. In
realtà, le donne accedevano maggiormente a lavori in cui le impiegate erano principalmente donne o a lavori da
cui erano gli uomini stessi ad allontanarsi.
Si parla invece di segregazione verticale (o gerarchica) quando uomini e donne si trovano a livelli diversi dal
punto di vista del potere, del reddito e del prestigio nella scala delle occupazioni. Questa forma di segregazione
è ancora molto forte nel mondo e varia da un paese all'altro. In molti paesi, nessuna grande impresa ha un
presidente donna e quanto ancora sia forte la segregazione verticale (anche se meno rispetto al passato), risulta
evidente dai dati raccolti sui docenti universitari. Le professioni meglio pagate, sono ancora modellate
sull'immagine ideale dell'uomo in carriera e si pensa spesso, che in una famiglia le donne debbano guadagnare
soltanto un reddito supplementare.
La definizione << lavoro da donne >> o << da uomini >> è associata ad un senso di normalità e spesso
accompagnata da una giustificazione morale: ci si aspetta che gli uomini svolgano attività che li mettano nella
condizione di esercitare la loro abilità o di usare la forza, mentre ci si aspetta che le donne svolgano attività che
le mettano nella condizione di esercitare una loro naturale capacità, come quella di occuparsi degli altri.
Tuttavia nei fatti, la divisione di genere delle identit