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FASI OPERATIVE NEL VIVAIO ORTICOLO:
1. Analisi della semente
2. Scelta del substrato
3. Scelta dei contenitori
4. Concia del seme (viene fatta soprattutto se abbiamo seminatrici meccaniche)
5. Trattamenti pre-germinativi al seme
6. Preparazione del substrato
7. Semina
8. Germinazione
9. Ripicchettatura
1. 10.Allevamento delle piantine fino al trapianto (consegna)
Prima di seminare molto importante è la conoscenza dei tre fattori principali:
1. Seme
2. Contenitori
3. Substrato
Analisi della semente: i test di germinazione si fanno su substrati fibrosi o organici,
la % di germinazione non deve scendere sotto il 92-93%. Vagliatura manuale o
meccanica.
Ricordare qualche specie di cucurbitacee (melone, cetriolo, zucchino), solanacee
(pomodoro, peperone, melanzana), asteracee e qualche brassicacee.
Il costo dei semi e delle piantine dipende da:
Periodo dell’anno: aumenta in inverno (fino a raddoppiare)
Età delle piantine: durata coltivazione semina trapianto
Contenitori: a rendere o a perdere
Stato sanitario: garanzia di sanità
Condizioni di consegna: da ritirare o in azienda
3° colonna: tempo richiesto in giorni per produrre piantine pronte (stadio 2-3 foglie
vere) al trapianto in serra o in pieno campo. La variazione di giorni può essere dovuta
alla diversa cultivar che è stata utilizzata oppure al periodo di semina (primaverile-
autunnale). [Fa sempre 2-3 domande]. E’ importante sapere il tempo per la produzione
di piante per l’effettuazione dell’ordine. Zucchino è la pianta che richiede meno tempo
per la formazione della piante (2-3 foglie vere).
2. SUBSTRATO: è il supporto per la crescita e l’ancoraggio delle radici della pianta,
nel nostro caso del seme. Nel vivaio i substrati più utilizzati sono: il terriccio che e
organico (più ricco dal punto di vista chimico) e la vermiculite (che è inorganico)
mentre la torba è molto fibrosa e viene più utilizzata per la produzione vera e propria.
Caratteristiche di un substrato:
Costituzione
Struttura
Capacità di ritenzione idrica (dipende se è fibroso o granulare)
Capacità di scambio cationico (terriccio e torba è alto)
pH
Contenuto di elementi nutritivi e conducibilità elettrica (il substrato deve avere
una conducibilità elettrica molto bassa)
Sanità
Facilità di reperimento e costanza delle caratteristiche chimico-fisiche
Costo per unità di superficie coltivata
Durata nel tempo
Possibilità di riciclaggio
Volume minimo per pianta.
I substrati si dividono in inorganici e organici.
Caratteristiche di un substrato
Proprietà fisiche: costituzione e struttura, capacità di ritenzione idrica, porosità
totale e libera. Questi due sono fondamentali ma non sono correlati, uno è contrario
all’altro. Ad esempio la torba ha una ritenzione idrica alta ma la porosità è abbastanza
bassa. La perlite invece ha porosità alta e ritenzione idrica bassa. In vivaio non
misceliamo e usiamo o la vermiculite o il terriccio. Per la produzione invece si può
miscelare.
Proprietà chimiche: capacità di scambio cationico, pH, dotazione in nutrienti.
Proprietà biologiche: presenza microrganismi, insetti, ecc.
Altre caratteristiche: facilità di reperimento, costanza delle caratteristiche chimico-
fisiche e sostenibilità ambientale.
Nella classificazione, oltre ai substrati organici e inorganici abbaiamo anche quelli
industriali, cioè di sintesi, sono più leggeri, inerti e hanno un costo più basso.
SUBSTRATI ORGANICI: sono substrati organici di origine naturale (es. torbe),
provenienti da attività agricole (es. letame, paglia) o industriali (es. segatura) oppure
da insediamenti urbani (es. fanghi di depurazione). Tali materiali possono essere
sottoposti a processi di estrazione, maturazione e lavorazione.
Torba: deriva dalla decomposizione in condizioni di anaerobiosi di residui di Briofite,
Ciperacee, Graminacee e altre specie vegetali (es. Sphagnum, Eriophorum, Calluna,
Carex, Phragmites, Erica, Vaccinum). La torba può essere classificata sulla base delle
condizioni in cui è avvenuta la decomposizione del materiale organico: 1) torbe alte &
2) torbe basse.
Le torbe alte si originano in ambienti freddi e molto piovosi (P>ET) in condizioni
asfittiche (paesi del Nord Europa, Russia e Canada). Le torbiere alte si distinguono in
uno strato profondo scuro molto decomposto (torba bruna) ed uno chiaro superficiale
poco decomposto (torba bionda). Presenta buona stabilità strutturale, bassa
disponibilità di elementi nutritivi e pH acido. Le torbe brune hanno particelle più fini
con conseguente maggiore capacità di ritenzione idrica e minore porosità per l’aria,
maggiore CSC e potere tampone. Le proprietà fisiche, tuttavia, variano con la
granulometria. Il pH acido delle torbe impone la correzione con CaCO3 in quantità
variabile in relazione al tipo di torba e al pH che si vuole raggiungere. La torba di
sfagno con pH iniziale di 3-4 richiede 2 kg/m3 di CaCO3 per aumentare il pH di una
unità.
Le torbe basse provenienti dalle zone temperate (Italia, Francia, ecc.) nelle quali
dominano specie vegetali quali Ciperacee, Carex, Phragmites, ecc. Si formano in
presenza di ristagni d’acqua come conseguenza di una falda freatica superficiale o
affiorante. La quota di ossigeno, sali e calcare nell’acqua consente una più rapida
decomposizione e umificazione delle piante morte rispetto a quella che avviene nelle
torbiere alte.
Ne deriva una torba molto scura, con maggiore contenuto di sostanze nutritive (N e
Ca), pH più elevato, maggiore densità apparente e più bassa porosità libera. Inoltre
presentano una certa fragilità allo stato secco ed un elevata plasticità allo stato umido
che ne conferisce elevata suscettibilità alla compressione e deformazione. Per le
proprietà fisico-chimiche le torbe basse sono poco pregiate e adatte ad essere
utilizzate solo in miscela.
Fibra di cocco (sempre organico, meglio evitarlo per la produzione e il vivaismo,
viene utilizzato soprattutto per la produzione). Proviene dai paesi asiatici o sud
americani. Questo materiale è ottenuto dalla sgusciatura delle noci di cocco
(tegumenti del mesocarpo) ed è un sottoprodotto dell’industria di estrazione della
fibra composto quasi esclusivamente da lignina. Prima dell’impiego viene compostato
per 2-3 anni all’aperto. Alla fine del periodo di maturazione viene disidratato e
compresso in blocchi (10-70 L), balle (110-230 L) o dischetti (diametro 6-7 cm,
spessore 2-3 cm). Prima dell’impiego deve essere reidratato (2-4 volte il volume del
substrato compresso) e lavato.
Presenta caratteristiche simili alla torba bionda con i vantaggi di avere un pH più
elevato (5-7) e di mantenere più a lungo le caratteristiche originarie. Le caratteristiche
variano con la granulometria. Lo svantaggio è che contiene una % di NaCl più alta
della torba. Quello ideale deve essere macinato con una granulometrie molto bassa.
Corteccia: le cortecce sono prodotti di scarto del legno di piante appartenenti ai
generi Pinus, Picea, Abies, Fagus, Quercus, ecc. Sono molto variabili in relazione al tipo
di legno, dalla specie, dall’età della pianta e dal luogo di origine. La corteccia fresca
presenta dei problemi legati all’elevato rapporto C/N (fino a 600), alla scarsa ritenzione
idrica e alla presenza di composti fitotossici (terpeni, polifenoli, resine) per cui
necessità di compostaggio prima di essere utilizzata. Per ridurre il rapporto C/N è
opportuno aggiungere al cumulo da compostare 2 kg/m3 di azoto sotto forma ureica.
Al termine del compostaggio che dura circa 6 mesi, la corteccia presenta buona
stabilità strutturale, elevata capacità di ritenzione idrica, pH neutro o acido (per le
cortecce di pino), elevato potere tampone e CSC. Le cortecce sono utilizzate tal quali
come substrato di coltivazione e radicazione (es. corteccia di pino macinata in granuli
< 2 cm diametro) o in miscuglio con torba in percentuale fino al 50% (80% per specie
epifite).
Segatura e trucioli di legno: tale materiale richiede prima dell’utilizzo di essere
compostato per prevenire i rischi di fitotossicità, abbassare il rapporto C/N
(inizialmente raggiunge valori fino a 1000), migliorare il pH e le caratteristiche fisiche.
La segatura con particelle più fini si decompone più rapidamente e richiede l’aggiunta
di azoto (urea 3-4 kg/m3). Le caratteristiche e la stabilità del substrato dipendono
dalla specie da cui è ottenuto. In genere quando aggiunto ad un mezzo di crescita ne
migliora la capacità di ritenzione idrica, la porosità e l’aerazione; viene impiegata
raramente da sola. Molto raramente è utilizzato da solo.
Paglia, pula di riso (lolla), stocchi e tutoli di mais Questi materiali
opportunamente sminuzzati possono essere utilizzati per la composizione di miscugli
(20-30%) ma poiché sono caratterizzati da elevato C/N (fino a 400) devono essere
prima compostati per 3-6 mesi e in seguito sterilizzati per eliminare eventuali
parassiti. Durante il compostaggio devono essere aggiunti 3-4 kg/m3 di N.
Alghe: residui di alghe soprattutto di Posidonia oceanica L. facilmente reperibili lungo
le coste della nostra penisola soprattutto dopo le mareggiate. Il materiale è costituito
da frammenti di foglie nastriformi (largh. 8-15 mm) e lunghezza variabile. Presenta
una granulometria grossolana con bassa densità apparente (80 g/L), elevata porosità
totale (96%) ed elevata capacità per l’aria. Da un punto di vista chimico presentano
un’elevata salinità iniziale che tuttavia può essere facilmente ridotta a 0,4 dS/m con 3-
4 lavaggi con acqua di buona qualità. Il pH varia da 8-9 e può essere facilmente
corretto. La decomposizione è abbastanza lenta e il substrato può essere reimpiegato
per più cicli. Si usa tal quale o in miscela (1:1) con substrati a maggiore ritenzione
idrica.
Tutti i substrati visti dopo la torba e la fibra di cocco vengono utilizzati allo stato di
produzione, ovvero dalla piantina alla raccolta, mai a livello del vivaismo perché
devono essere macinati, sterilizzati, ecc quindi elevato costo e in oltre elevate % di
metalli pesanti. Il contenuto in metalli pesanti può essere ridotto diluendo il materiale
con residui ligno-cellulosici (es. cortecce). Possono essere utilizzate cortecce non molto
pregiate (es. cortecce di pioppo) miscelate in percentuali variabili in relazione alle
caratteristiche dei componenti (fino al 65%