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INNESTO ERBACEO IN ORTICOLTURA
Non tutte le specie orticole possono essere innestate; l’innesto fa parte del vivaismo
perché fa parte della stessa filiera. Il portainnesto è la parte inferiore, che servirà ad
avere un sistema radicale sviluppato che ci permette di avere una maggiore efficienza
per quanto riguarda l’assorbimento di acqua ed elementi minerali, invece il nesto
(oggetto) determina una maggiore qualità della specie però è più suscettibile ad
avversità biotiche e abiotiche. Per l’innesto abbiamo solo due specie in cui può essere
attuato: solanacee e cucurbitacee, anche il carciofo ultimamente viene innestato su
cardo coltivato e in qualche caso su cardo selvatico. L’innesto erbaceo risale al 1920 a
partire dalla Cina e Corea e solo ultimamente si è diffuso nel bacino Mediterraneo.
Cenni storici
1920: prime applicazioni dell’innesto in anguria (Corea e Giappone)
1950: prime applicazioni dell’innesto in melanzana su Solanum integrifolium e poi su
pomodoro.
1960 ad oggi: diffusione dell’innesto in Cucurbitacee e Solanacee in Asia Orientale.
1990 ad oggi: diffusione dell’innesto su Cucurbitaceae e Solanaceae nei paesi del
Bacino Mediterraneo, Medio oriente, Nord Europa, Stati Uniti.
Solo a partire dal 2000, si è iniziato anche su carciofo perché su questa coltura
abbiamo il problema del Verticillium, e l’unico modo per evitare questo patogeno è la
propagazione o per seme o per innesto.
Perché l’Innesto? Problemi principali da superare:
Problemi fitosanitari per l’intensificazione del processo produttivo.
Messa al bando del bromuro di metile, abbinando all’innesto anche la
solarizzazione si arriva al 70% della performance del bromuro di metile.
Crescente attenzione verso le caratteristiche igienico-sanitarie dei prodotti (le
piante innestate non solo possono aumentare la resa e la qualità del prodotto in
condizione di stress abiotici tipici (siccità e salinità), ma soprattutto quando ci
sono metalli pesanti (traslocazione di questi metalli pesanti molto più basso
all’interno delle piante innestate) ed i problemi ambientali.
A prescindere delle qualità del suolo e dell’acqua, l’agricoltore preferisce partire
sempre da piante innestate, poiché queste hanno una produzione tra il 20-30% in più
rispetto alle piante innestate e questa percentuale permette di coprire il prezzo
aggiuntivo delle piante innestate. Il centro Seia in Sicilia, è uno dei centri più forti
d’Europa per quanto riguarda le piante innestate. Ci sono 3 metodi per innestare:
manuale, semiautomatico e automatico con robot.
Al primo posto c’è l’anguria perché viene molto coltivata, in pieno campo. Poi il
pomodoro che è il più importante per le colture protette, poi c’è la melenzana e il
melone. Invece le due colture minori sono cetriolo e peperone. Il peperone è molto
importante però c’è il problema di avere pochi portainnesti per quanto riguarda il
peperone (massimo una decina).
Ultimamente, la Monsanto ha lanciato dei portainnesto ancora più vigorosi per il
pomodoro, ovvero il Multifort. Per il pomodoro abbiamo anche il Maxifort, he-man,
energy, Integro ed altri. Per la melenzana, il portainnesto
tipico è la melenzana selvatica, ovvero il Solanum torvum (94%) che viene anche
usato per il pomodoro. Poi anche Beaufort, Energy ed altri. Il pomodoro è innestato su
pomodoro o su melanzana. La melanzana innestato su pomodoro o su melanzana. Il
peperone invece è innestato solo su peperone, Capsicum su Capsicum. I portainnesti
più importanti sul mercato sono: Tresor, Rocal, Atlante, Snooker, Galaxy e Osir ed altri.
L ‘anguria è innestata su ibrido di zucca (interspecifico maxima e moscata)ad esempio
shintoza, strongtosa, o sulla Lagenaria ad esempio macis. L’ibrido di zucca ha leggeri
problemi qualitativi, perché è un portainnesto molto aggressivo, perciò è consigliato,
soprattutto nelle regioni calde di usare la lagenaria.
Il melone normalmente è innestato su: cucurbita maxima o cucurbita moscata o
sull’interspecifico moscata-maxima, o su cucumis melo.
Qui la programmazione della semina diventa più difficile perché dobbiamo sapere sia il
periodo di crescita del nesto che del portainnesto. Quelle che cambiano sono anche le
attrezzature (qualcosa per tagliare e alcol per disinfettare). Semina sia del nesto che
del portainnesto; quando si arriva allo stadio ottimale tra nesto e portainnesto si fa
l’innesto. Quando si fa l’innesto le piante vanno poste in locali con elevata
temperatura ed umidità per favorire l’attecchimento, poi continui normalmente con la
valutazione della qualità una volta che le mollette vengono rimosse.
Fondamentale è la fase dell’innesto. Normalmente i portainnesti (anche se non tutti),
vengono seminati in 2-3-5 giorni prima del nesto perché sono più lenti a germinare;
invece la cultivar, che rappresenta la qualità e il frutto apprezzato a livello del mercato
(nesto) è molto suscettibile a diverse patologie biotiche e abiotiche.
Poi c’è la fase dell’innesto (8-9 metodi), mentre i più utilizzati sono: per le solanacee
c’è il metodo del taglio obliquo, mentre per le cucurbitacee quello a spacco in testa.
Successivamente nelle camere per attecchire e poi la rimozione dei clips.
Normalmente per le cucurbitacee si usa la molletta mentre per le solanacee un tubo di
silicone. La cosa più importante quando si fa l’innesto: più la differenza di diametro
è minima tra nesto e portainnesto, più la percentuale di sopravvivenza è
alta; più la differenza di diametro tra nesto e portainnesto è grande, più la
percentuale di sopravvivenza è bassa. Ad esempio nel caso si abbia diametri di 1mm e
1.5 mm avremo il 40% di sopravvivenza. Nel caso invece 2mm – 2.1 mm 90% di
sopravvivenza.
Il rischio grosso dell’innesto è l’incompatibilità.
METODI DI INNESTO
Per approssimazione semplice: abbastanza difficile, perché le colture (nesto
e portainnesto) vengono innestati in vasi di 5-7 cm ed è molto complicato
avvicinare le piante. Utilizzato su cucurbitacee, ma complicato perché dobbiamo
investire soldi su questi piccoli vasi che verranno tolti una volta che nesto e
portainnesto sono attecchiti e quindi 1 vaso viene eliminato. Non
è molto economico.
Per approssimazione con taglio laterale: anche qui lo stesso principio, ma
normalmente lo svantaggio è che abbiamo dei piccoli vasi e quindi l’efficienza
d’uso dello bancale è assai ridotto.
A spacco con taglio obliquo: uno dei metodi più facili, non dobbiamo vedere
solo il diametro dello stelo, l’importante sapere la temperatura ideali per tutti i
portainnesti e i nesti da seminare e a quanti giorni di differenza seminarli per
avere la differenza di diametro minima. Perché se sbagliamo di più di due giorni
la semina, non raggiungiamo mai la differenza minima tra i due diametro. Taglio
di 45° sia sul nesto che sul portainnesto di direzione opposta(88% delle
solanacee).
Nella camera di attecchimento le piante resteranno per 6-10 giorni in modo tale
che ci sia attecchimento. Per vedere che sono attecchite basta alzare la molletta
e verificare.
Per le cucurbitacee abbiamo 2 tecniche: taglio obliquo su talea –> Nel
portainnesto si lascia solo un cotiledone (levando la foglia vera e 1 cotiledone) e
si toglie la radice tagliando la pianta a livello del substrato e si fa un taglio di
45° mentre il nesto si fa lasciando due cotiledoni e una foglia vera. Questo è lo
stadio principale per il taglio obliquo delle cucurbitacee. Non abbiamo il tubo di
silicone ma si utilizza una molletta. La pianta viene messa dentro un substrato
(vermiculite) e il vassoio viene portato nella camera per l’attecchimento per
circa 10 giorni con un umidità di circa il 90% e temperatura tra 26-28°C, la
temperatura deve essere alta poiché la pianta è debole poiché non ha radici e
dobbiamo assicurarci un’alta traspirazione.
Dunque: taglio obliquo a livello del substrato, si leva la foglia vera e un
cotiledone, per il nesto abbiamo più o meno lo stesso diametro e qui abbiamo
due cotiledone e una foglia vera. Con questo taglio si stimola la produzione di
ormoni e quindi si ha una maggiore qualità della produzione.
Sempre per le cucurbitacee abbiamo innesto a taglio orizzontale con ago in
ceramica, il portainnesto non viene tagliato a livello del substrato, si lascia la prima
foglia vera e i due dicotiledoni e si fa un buco tra le due foglie dicotiledonali e si mette
il nesto. Quello
più usato in assoluto è l’innesto a spacco in testa (utilizzato per il 92% per le
cucurbitacee). Una volta seminato portainnesto e nesto, quando arriviamo al
momento dell’innesto si leva la prima foglia vera tagliandola con taglierino o bisturi e
si fa uno spacco in mezzo tra 0.3-0.5 cm, poi lo stadio ideale del nesto (oltre alla
minima differenza di diametro) è due dicotiledoni e la foglia vera. La cosa più
importante, poiché c’è un taglio a spacco, vanno fatti due tagli alla base del nesto di
2-3 cm, in modo tale da avere una forma di cuneo e permettere di avere contatto col
portainnesto, si usano sempre le mollette.
Tipologie di clips e tubi in silicone
Fattori che condizionano l’indice di sopravvivenza:
Tecnica di innesto (spacco in testa o taglio obliquo abbiamo un successo di 90-
95%)
Ritmo di accrescimento
Età dei tessuti
Condizioni climatiche (durante i 10 giorni in cui devono attecchire)
Area fogliare del portinnesto
Umidità della superficie di taglio
Superficie di taglio in contatto
Pressione tra le superfici tagliate
Numero di vasi in contatto
L’innesto è un’operazione onerosa e richiede personale specializzato: 150-180
innesti/ora, 70% per esecuzione dell’innesto. Automazione dell’innesto: 600-1200
innesto/ora.
Attecchimento e acclimatamento
All’interno della serra ci sono le camere di attecchimento (serra all’interno della serra)
con polietilene di 150-200 µm altrimenti l’attecchimento può avvenire anche nelle
camere di crescita. Per l’attecchimento e l’acclimatamento c’è un sistema di mis
system per regolare l’umidità che viene sempre tenuta chiusa. Si apre
leggermente (10cm) solo nelle ore più calde (dalle 12 alle 14) per abbassare le
temperature e non andare oltre i 30° (temp. Opt. 26-28°C) per un peri