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ACCIAIO ZINCATO
ALLUMINIO
FISSAGGIO DELLE LASTRE RIGIDE Profilo T con vetro fissato da
mastici (non più utilizzato)
Profilo con canalette di raccolta
condensa e vetro fissato da
guarnizioni in neoprene e
mollette di sicurezza (+ diffuso)
Profilo con canalette di raccolta
condensa e vetro fissato con
giunto elastico
Profilo con canalette di raccolta
condensa e vetro fissato con viti
e guarnizioni
Materiali di copertura: influisco per il 72% sul bilancio energetico.
Requisiti:
• Basso coefficiente di conducibilità termica
• Elevato coefficiente di trasmissione della radiazione solare nel visibile e
infrarosso corto
• Basso coefficiente di trasmissione nel campo dell’infrarosso lungo
• Bassa dilatazione termica (quello peggiore è il polietilene perché dura
massimo 2-3 anni)
• Peso contenuto e facilità di montaggio
• Durata e inalterabilità nel tempo
• Resistenza alle intemperie
• Convenienza economica
VETRO
Tipologie
1) Lucido: lastre semidoppie (3 mm spessore) e doppie (4 mm spessore)
2) Traslucido o grezzo (giardiniera, martellato, rigato): più spessi e resistenti e
forniscono più luce diffusa
3) Vetri a doppia parete: risparmio energetico fino al 50% ma riduce la
trasmissione dal 90% al 10% la luce, si usano per serre riscaldate su pareti
laterali
4) Vetri termici: vetri semplici (4 mm) ricoperti esternamente con uno strato di
ossidi metallici che trattengono radiazioni infrarosse, fino a -30% di consumo
energetico ma – 5% trasmissione luce (85-87%).
MATERIE PLASTICHE
Laminati flessibili o film plastici
Polietilene (PE) ad alta (LLDPE) o bassa densità (LDPE)
Cloruro di polivinile (PVC)
Etilvinilacetato (EVA)
Laminati semirigidi od ondulati
Poliestere (vetroresina) (PRFV)
PVC
Polimetacrilato ondulato (vedrisel) (PMMA)
Lastre rigide o alveolari
Policarbonato (PC) ottime caratteristiche per l’infrarosso corto e va da 10 a
15 anni di vita
Polimetacrilato (vedril) (PMMA)
POLIMETACRILATO
Vantaggi: • Trasmissività luminosa nel visibile analoga al vetro
• Elevata stabilità ottica (dopo 15 anni riduzione trasmissività del 2%)
• Bassa conducibilità termica
Svantaggi:
• Notevole fragilità e bassa resistenza alla grandine
• Maggiore formazione di condensa rispetto al vetro
• Elevata dilatazione lineare
• Ridotta durezza che lo rende suscettibile ad abrasione
• Elevata adesione della polvere
• Costo elevato (2,5-3 volte quello del vetro)
FILM STABILIZZATI E IMPERMEABILI ALL’UV
Ai materiali plastici sono aggiunti additivi a base di composti organici e inorganici
(ammine terziarie ‘HALS’ + ossidi metallici + stearati; HALS-NOR) che rallentano la
degradazione ad opera degli UV-A e UV-B, calore e da sostanze acide derivanti da
residui di alcuni fitofarmaci; più ecocompatibili degli ossidi di nickel che inoltre
riducono la trasmittanza. L’impermeabilità conferita agli UV dai più innovativi additivi
induce una inibizione della differenziazione di spore e loro germinazione di funghi
fitopatogeni (es. Botrytis cinerea, Alternaria solani, Alternaria dauci e Fusarium
oxysporum f.sp melonis); riduzione mobilità dei fitofagi (es. Bemisia argentifolii,
Bemisia tabaci, Frankliniella occidentalis, Aphis gossypii) senza influenzare
negativamente quella dei pronubi (Bombus terrestris).
FILM FOTOSELETTIVI
Sono materiali colorati in grado di assorbire selettivamente alcune bande dello spettro
solare riducendo anche l’intensità globale. Utilizzati soprattutto nel florovivaismo per
migliorare alcune caratteristiche specifiche delle colture (colore fiori, lunghezza
internodi, ecc.).
SCHERMI INTERNI
La riduzione delle dispersioni termiche tramite materiale di copertura che
rappresentano anche il 70% delle perdite totali. Condizionamento della luce della serra
(ombreggiamento dal 40 all’99% ed è un problema ovviamente). Tipologie:
1) Materiali permeabili all’umidità (teli in fibra e in acrilico, teli in poliestere
trasparente e alluminio alternati a strisce)
2) Materiali impermeabili all’umidità (film plastici)
Per calcolare percentuale di risparmio energetico bisogna moltiplicare la percentuale
di risparmio fornita dal telo per il fattore 0,7.
TIPOLOGIE DI SERRE
1) Serre a strutture in legno o legno/metallo coperte con film plastico: hanno
modeste dimensioni e volume unitario, hanno aperture solo lateralmente
e si utilizzano per colture ortive, colture protette semiforzate.
2) Serre autoportanti in ferro galvanizzato e film plastici: hanno maggiori
dimensioni e volumi unitari sono provviste anche di aperture di colmo e si
adattano a colture ortive e floricole, ma su suolo e non su fuorisuolo
3) Serre a padiglione in acciaio con copertura in vetro o plastica rigida:
permettono di raggiungere i volumi più ampi e si usano nel florovivaismo
ma anche in orticoltura.
Impianti di climatizzazione
Controllo basse temperature (riscaldamento con aria calda o con acqua calda, la
più economica è quella ad aria calda ma la più efficiente è quella ad acqua
calda).
Controllo alte temperatura (soprattutto per temperatura da 30 in su).
Controllo umidità relativa (l’umidità ottimale all’interno della serra è 55/80%
giorno-notte).
Controllo della luce (fondamentale dove la radiazione è un fattore limitante
utilizzato soprattutto per le colture floricole ma anche in orticoltura soprattutto
per la crescita di piantine in vivaio).
Controllo della concentrazione di anidride carbonica (nelle nostre zone dovuto
alle alte temperature, raramente va fatta iniezione di CO e se viene fatta
2
interessa solo le colture ad elevato reddito). In Olanda abbiamo la
somministrazione dai 500 ai 2000 ppm.
Formula semplificata per il calcolo del fabbisogno termico della serra. Per controllare le
basse temperature dobbiamo dare una quantità di calore per alzare la temperatura:
Q = Kr S (ti – te)
Q = quantità di calore (kcal/h) da dare in maniera dinamica
K = coefficiente globale di trasmissione del calore (kcal/h m2 °C)
S = superficie totale delle pareti trasparenti e non (m2)
ti = temperatura interna (°C)
te = temperatura esterna (°C)
Accettabile per il dimensionamento dell’impianto di riscaldamento in quanto nelle
prime ore del mattino (condizioni di maggior disponibilità termica):
Contributo energetico del sole è trascurabile
Perdite attraverso il suolo sono trascurabili
Attività della coltura è minima e le operazioni colturali non sono effettuate
Non si ricorre alla ventilazione e quindi le perdite per ricambio d’aria sono
limitate
Normalmente per quanto riguarda la ventilazione dobbiamo settare, deve essere
sempre fatta in maniera automatica, il sensore aziona il ventilatore e deve essere un
80 cm sopra il livello del suolo. La temperatura ottimale per iniziare la
ventilazione è 25-26° poiché la coltura risente sempre una temperature superiore,
cioè a 25° la lamina fogliare risente una temperatura di 28° che è ancora accettabile
per intervenire cioè la pianta non va in stress.
Impianti per il riscaldamento
-Criteri di scelta
Fabbisogni termici
Tipologia di coltura e sistema di allevamento
Flessibilità di impiego
Uniformità di temperatura in prossimità delle piante (fattore più importante)
Limitato movimento di masse d’aria
Efficienza ed economicità
-Componenti di un impianto di riscaldamento
Caldaia (a tiraggio o pressurizzata)
Scambiatore termico (aria o acqua)
Tubazioni (o in plastica o in ferro zincato)
Corpi radianti o aerotermi (per l’aria calda)
Sensori (quando la temp arriva a 10-12° si attiva il riscaldamento) e centraline
Nelle zone del bacino mediterraneo non abbiamo un riscaldamento continuo, ma un
riscaldamento di soccorso, verso la fine di novembre-dicembre solo per arrivare alla
fine del ciclo colturale.
Impianti per il riscaldamento dell’aria
Tipologie: a diffusione diretta o canalizzata; di tipo fisso (il 90% dei sistemi sono fissi)
o mobile; per piccole, medie o grandi potenze; a combustibili liquidi, solidi o gassosi.
L’aria calda deve essere sopra la coltura almeno 2-3 metri per impedire aria eccessiva
e dannose alle colture che vengono investite dalla corrente di aria calda.
Aerotermi a proiezione orizzontale (fan-jet): se la terra è inferiore a 50 m di
solito si mette su di un solo lato, se invece la serra è superiore ai 50 m l’aria calda si
mette a metà serra con due tubi a destra e a sinistra. La distanza tra i fori è di 100 cm.
Diametro di 1 m massimo 1.50 m, quindi ombreggiamento minimo e quasi trasparenti
(sono in polietilene). Avere aria calda molto vicino a livello della pianta dal punto di
vista produttivo e qualitativo si ha una riduzione.
Aerotermi a proiezione verticale: sono poco utilizzati, abbiamo bisogno di diversi
moduli e solitamente sono messi a 3-4-5 m tra un modulo e l’altro.
Impianti di riscaldamento a corpi radianti: la temperatura dell’acqua in uscita
(80-85°C) e di ritorno (65-70°C). Il salto termico ottimale è 15°C. In questo punto deve
essere molto vicino al sistema radicale. Ha un ruolo principale verso le radici, più la
parte radicale è in condizioni ottimali più la crescita della pianta è a valore ottimale.
Questo infatti determina una temperatura in prossimità delle radici di 20-23°C.
Corpi radianti: tubazioni in acciaio alettate o lisce o in polietilene ad alta densità
ideale per le colture fuori suolo con tubi sotto la lana di roccia (sistema di
riscaldamento ad acqua calda).
Impianti di riscaldamento del pavimento: soprattutto per le colture in vaso,
tubazioni poste ad una distanza di circa 15-20 cm l’una dall’altra, temperatura di
2
esercizio 50°C. Potenza termica richiesta per 1 m di bancale per mantenere 20-25°C è
pari a: 100 kcal/h per il riscaldamento continuo; 160 kcal/h per il riscaldamento
intermittente (es. solo notte)
Impianti di riscaldamento del suolo/substrato: ideali per piante a sviluppo
contenuto e riduzione delle dispersioni di calore. Tubazioni a circa 40 cm di profondità
ad una distanza di circa 30 cm l’una dall’altra, temperatura di esercizio 50°C
(preriscaldamento).
Sistema di controllo dell’impianto di riscaldamento
Perché quasi tutti i sistemi si basano sui sensori della temperatura dell’aria?
Perch&e