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SCUOLA NEOCLASSICA
Gli economisti si interessano al breve periodo. Il punto di partenza delle analisi degli economisti è il comportamento
dell’uomo sia esso produttore o consumatore. La scienza economica assume un carattere di diffusione su scala
internazionale.
SCUOLA SVEDESE
Knut Wicksell (1851-1926 svedese) studiò matematica, fisica e astronomia. Egli ha una prospettiva
macroeconomica. La scuola svedese venne formata da alcuni suoi studenti capaci. Egli, partendo da presupposti
marginalisti, difende la distribuzione della ricchezza prodotta e sostiene la necessità dell’intervento dello Stato per
implementare lo stato sociale. Si interessa della teoria monetaria, del credito e del saggio d’interesse. Wicksell intuì
che la moneta, oltre ad essere una misura di valore ed un mezzo di scambio, avesse anche la funzione di riserva di
valore, la quale non era prevista nella legge di Say. La moneta facilita lo scambio e la produzione perché è
universalmente accettata come mezzo di pagamento. Egli pone la sua attenzione sul ricambio di moneta,
denominata velocità di circolazione. Si rende conto che quando si riceve moneta non necessariamente questa viene
utilizzata subito per un’altra transazione. Quindi un venditore che riceve moneta non diventa subito un compratore
ma potrà essere utilizzato per futuri acquisti o debiti imprevisti. Egli definì la velocità di circolazione come il numero
medio di volte che la dotazione media di moneta cambia possessore dorante una certa unità di tempo. Il livello dei
prezzi per lui diventa dipendente dalla velocità di circolazione e ed esso è legato anche al tasso d’interesse, ovvero
prezzi crescenti associati a tassi di interessi crescenti e viceversa. Le banche creano potere d’acquisto finanziando gli
imprenditori mettendoli in grado di organizzare il processo produttivo. Esse fissano il tasso d’interesse monetario. Gli
imprenditori utilizzano questo potere d’acquisto assumendo lavoratori e organizzando la produzione. Alla fine del
processo produttivo vendono i prodotti ai capitalisti, restituiscono il debito alle banche e pagano gli interessi. I
lavoratori producono beni e acquistano, con i loro salari, i beni di consumo necessari alla loro sussistenza. I
capitalisti (Es. commercianti) risparmiano i beni di consumo acquistati dagli imprenditori vendendoli ai lavoratori e
depositando il ricavato presso le banche ricevendo interessi per questi depositi. Se in un paese aumenta l’affluenza
d’oro questo rende le riserve monetarie delle banche più alta del necessario incoraggiandole a espandere il credito
abbassando il tasso di sconto. L’incremento della domanda farà inevitabilmente innalzare i prezzi che vengono
bloccati innalzando nuovamente i tassi di interesse per eliminare l’eccesso di domanda e ricondurre il sistema
all’equilibrio.
SCUOLA AUSTRIACA
Eugen von Bohm Bawerk (1851-1914 austriaco) fu uno studioso del pensiero di Menger che si laureò in legge ed
economia a Vienna. Egli elaborò le intuizioni nella teoria del capitale di Menger. Insieme a quest’ultimo, von Wieser e
Bohm Bawerk costituiscono i fondatori della versione austriaca dell’economia marginalista. La sua opera maggiore è
Capitale e interesse (1884, titolo Storia e critiche della teoria dell’interesse). Nella seconda parte del libro,
intitolata Valore e prezzo, egli sviluppa il concetto mengeriano di utilità marginale che era stato solo abbozzato da
Menger. La sua teoria economica è molto liberale. Il capitale può essere definito come un insieme di prodotti che
fungono come mezzo per l’acquisizione dei beni o, in termini più stretti, il capitale sociale può essere definito come
un insieme di prodotti destinati ad un ulteriore produzione. L’autore voleva dimostrare l’esistenza di un tasso
d’interesse positivo, il quale è un agio che si forma nello scambio tra beni presenti e futuri. I beni presenti sono, di
norma, preferiti ai beni futuri per tre ragioni: psicologica (si corre meno rischio e si apprezza di più la soddisfazione
immediata); economica (si sottovalutano i bisogni ed i mezzi futuri); tecnica (i beni presenti possiedono un’utilità
marginale superiore). Friedrich von Wieser (1851-1926 austriaco) si laureò in legge e successe nella cattedra di
economia a Menger all’università di Vienna. Egli si occupò di sviluppare la teoria dell’imputazione come versione
austriaca della teoria della distribuzione. Egli dimostra che i valori dei beni di produzione sono determinati a partire
dal valore dei beni che essi contribuiscono a produrre. Questa teoria si avvicina molto alla teoria della produttività
marginale generalizzata. Egli elabora la legge della determinazione dei prezzi dei fattori produttivi con la teoria
dell’imputazione. Intende il valore naturale come quello attribuito ai beni in virtù della loro capacità di soddisfare
direttamente i bisogni umani (nasce dalla relazione tra ammontare dei beni e utilità). Il valore di scambio dipende,
oltre che dal valore naturale, anche da altri fattori e dalla proprietà privata. Philip Henry Wicksteed (1844-1927
inglese) fu un economista marginalista e storico inglese, legato alla scuola austriaca, famoso per la teoria sulla
distribuzione fondata sulla produttività marginale attraverso l’applicazione, come Clark, del teorema di Eulero. Il
saggio sulla coordinazione delle leggi della distribuzione sviluppava la teoria della produttività marginale. La teoria,
che il teorema di Eulero, è applicabile all’impresa solo quando il prodotto è trattato come prodotto in termini di
reddito. Egli evidenziò che se il raddoppiare dei fattori comporta che il prodotto diventi più che doppio (rendimenti
di scala crescenti) il prodotto totale di conseguenza sarà maggiore della somma delle quote dei fattori calcolate
secondo i loro rispettivi prodotti marginali. Se al raddoppiare dei fattori corrisponde un prodotto meno che doppio
(rendimenti di scala decrescenti) allora il prodotto totale risulta insufficiente a retribuire i fattori secondo i loro
prodotti marginali. John Alois Schumpeter (1833-1950 austriaco) è stato, con Fisher, un pioniere della
macroeconomia. Si laureò in legge e fu professore di economia all’università di Gratz. Egli si interessa al Marxismo e
al socialismo. Le sue opere principali sono L’essenza e lo scopo dell’economia teorica (esposizione della dottrina
economica marginalista) e La teoria dello sviluppo economico. Il lavoro di Schumpeter si fonda sullo sviluppo
economico, la cui parte fondamentale sono i cicli economici, che si focalizza sull’innovazione e sull’imprenditore
innovatore. Egli individua cinque forme di innovazione: 1) Introduzione di un nuovo bene, o un bene con il quale i
consumatori non hanno ancora familiarità o una nuova qualità che migliora le caratteristiche di un bene già
esistente; 2) Introduzione di un nuovo metodo di produzione; 3) Apertura di un nuovo mercato; 4) Conquista e
scoperta di una nuova fonte di approvvigionamento di materie prime o prodotti semilavorati; 5) Nuovo assetto
organizzativo a livello industriale. Queste cinque tipologie rivoluzionano una situazione di equilibrio preesistente e
l’innovazione può avvenire nella formazione di nuove imprese ma anche in imprese già esistenti. Questo avrebbe
portato alla trasformazione del capitalismo in qualche forma di socialismo. Il valore scaturisce dalla domanda
manifestata per i beni relativamente alla loro scarsità. La Teoria del prezzo è il nocciolo dell’economia. Il profitto è
definito dalla differenza tra gli introiti delle vendite e i costi. Esso contiene una forte componente monopolistica, non
è un premio per l’assunzione del rischio dato che gli imprenditori non rischiano risorse proprie ma risorse prese in
prestito. I profitti imprenditoriali contribuiscono alla creazione di nuovo risparmio spiegano l’esistenza di individui
molto ricchi. Lo sviluppo economico viene finanziato attraverso il credito fornito dalle banche. L’interesse è il prezzo
che deve essere pagato per un prestito che deve essere rimborsato con i profitti che l’imprenditore spera di
ottenere. Il ciclo economico è legato al processo di sviluppo: Due fasi Espansione: quando l’innovazione è limitata
da più imprenditori; Recessione: quando il rimborso dei prestiti prova una deflazione creditizia. Lo sviluppo è
discontinuo e denota uno stretto legame con il ciclo. Nello scritto del 1942 (Capitalismo, Socialismo e Democrazia)
sostiene che il capitalismo non può vivere ed è destinato ad essere soppiantato dal socialismo.
SCUOLA AMERICANA
John Bates Clark (1847-1938 statunitense) fu un economista e professore di economia che si occupò degli studi
sulla distribuzione. Coordinò, con Wicksteed, le leggi della distribuzione attraverso l’applicazione del teorema di
Eulero. Fu il primo economista americano di levatura internazionale. Sviluppò la nozione di utilità marginale
chiamandola utilità effettiva. La sua opera principale fu La distribuzione della ricchezza (1899) nella quale egli
sviluppa la teoria dell’utilità affermando che le materie prime contengono fasci di utilità, ossia rappresentano diversi
gradi qualitativi di utilità. Definisce l’utilità come il potere di soddisfare i bisogni creati dal lavoro. La raggruppa in
quattro categorie: utilità elementare (produzione di nuove materie prime), utilità di forma (rimodellamento della
materia prima), utilità di luogo, utilità di tempo. Un’altra opera è La filosofia della ricchezza (1886) che espone un
quadro completo della teoria marginalista e afferma che il valore di un bene va valutato in base all’utilità, la quale è
decrescente. Il pensiero di Clark è quello di dimostrare che la teoria del mercato è una teoria etica. Ribadisce la
teoria dell’utilità marginale di Menger ma definisce il valore di mercato come misura del valore assegnato dalla
società ad una data merce. Teoria della distribuzione basata sulla produttività marginale e giunge a questa
generalizzazione dalla teoria ricardiana della rendita. Salario: determinato dal prodotto del lavoro effettivo. Profitto:
determinato dalla produttività marginale. Interesse: corrisponde agli utili dell’ultimo incremento del capitale sociale.
Il prezzo di mercato nel marginalismo è già conosciuto e non dipende dal costo di produzione come nel classicismo.
Quindi l’impresa acquista fattori produttivi vincolandosi in base al prezzo di mercato del bene (mercato
concorrenziale). Il prezzo di mercato non viene controllato o deciso dall’impresa, ma dal mercato. Il valore del
prodot