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Silybum marianum è un’ angiosperma dicotiledone, quindi si
riproduce tramite riproduzione sessuata e in particolare per
impollinazione. Essa consiste nella produzione di gameti maschili,
detto polline da parte delle antere e di gameti femminili, ovvero le
cellule uovo da parte dell’ ovulo. Una volta che il polline è maturo si
libera dall’ antera che lo contiene e viene trasportato, solitamente
per azione del vento, sullo stigma, dove rimane intrappolato grazie
a una sostanza appiccicosa secreta da tale struttura e matura
generando un tubetto che entra nello stilo percorrendolo fino a
raggiungere l’ovario. In tale luogo avviene la fecondazione, ovvero il
nucleo del gamete maschile si fonde con quello femminile
generando uno zigote, ovvero l’origine di un nuovo individuo che
presenta una copia del genoma paterno e una copia di quello
materno risultando essere diploide ( 2n ). Dopo la fecondazione
l’ovulo si sviluppa diventando il seme e l’ovario si sviluppa in frutto
con la funzione di nutrire e proteggere il seme finché non si libererà
per dare origine a una nuova pianta.
Indicazioni farmaceutiche:
Droga e principi attivi: la droga di Silybum marianum è il frutto
privato del pappo e contiene tannini e flavonoidi come principi attivi,
in particolare alla classe dei flavonoidi appartengono: silimarina,
silicristina, silidianina e silibina. Esse sono delle molecole composte
da anelli carboniosi legati tra di loro.
Proprietà: il principale impiego di questa pianta è come
antiepatotossica, ovvero riduce i danni al fegato indotti da sostanze
tossiche come l’alcool o l’Amanite (un tipo di fungo). Studi effettuati
sui topi hanno dimostrato che la silibina ha la capacità di stimolare
la RNA ribosomiale del fegato aumentandone la velocità di sintesi di
ribosomi maturi, in modo da creare un maggior numero di proteine.
Molto importante è anche la sua attività antiossidante, infatti la
silimarina riesce a impedire la formazione di radicali liberi e a
reagire con quelli già esistenti, specialmente quelli dell’ ossigeno
impendendo loro di reagire con altre strutture che potrebbero
riportare danni che fanno invecchiare le cellule sviluppando malattie
quali i tumori oppure invecchiando la pelle. L’attività antitumorale
del Silybum marianum dipende anche dalla sua capacità di inibire
gli enzimi responsabili della proliferazione incontrollata di cellule,
una caratteristica fondamentale delle cellule tumorali.
L’assunzione di Silybum marianum produce molti effetti benefici
sulle donne, come la stimolazione della produzione di latte materno
nelle neomamme ( azione galattogena), l’ alleviamento dei dolori
mestruali quali crampi, mal di testa, ecc. Inoltre riequilibra gli ormoni
femminili (estrogeni). Esso è usato anche per combattere
l’ipotensione, infatti alza la pressione nei vasi sanguigni, inoltre
allevia i crampi muscolari e ha un effetto antinfiammatorio e
diuretico, che aiuta ad eliminare tossine e a combattere la
ritenzione idrica. Fin dall’antichità è riconosciuto il suo uso
antiemorragico, depurativo del sangue e del fegato, e febbrifugo. Le
foglie hanno soprattutto proprietà digestiva e di stimolazione dell’
appetito, infatti vengono usate per preparare liquori e tonici amari.
Usi: questa pianta
può essere utilizzata
sottoforma di tintura
madre ricavata dai
semi, di infuso
ricavato dalle foglie
(40g/L), che ha un
effetto coleretico,
ovvero stimola le
cellule epatiche a
produrre la bile, di
tisana utilizzando il
Silybum marianum
in polvere, sottoforma di compresse (50mg di estratto secco), di
creme, che hanno effetti benefici sul viso, per ridurre le rughe,
l’acne e per idratare e infine come olio per nutrire a fondo le pelli
secche.
Effetti collaterali e controindicazioni: gli effetti collaterali di prodotti a
base di Silybum marianum non sono molto singnificativi, può infatti
generare lievi problemi gastrointestinali, irritazioni cutanee o