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Il mio desiderio di diventare scrittore

E senza direzione chiara, i miei tentativi progredivano disordinati. Che cosa desideravo diventare? Giornalista, no: cominciavo a sentir la quasi totale inutilità di quello sparpagliamento di idee incomplete. Artista? Non osavo neppure pensarci, esagerando la mia incoltura, la mia mancanza di fantasia, la mia incomprensione della bellezza.... Un libro, il libro.... Ah, non vagheggiavo di scriverlo, no! Ma mistruggevo, certe volte, contemplando nel mio spirito la visione di quel libro che sentivo necessario, di un libro d'amore e di dolore, che fosse straziante e insieme fecondo, inesorabile e pietoso, che mostrasse al mondo intero l'anima femminile moderna, per la prima volta, e per la prima volta facesse palpitare di rimorso e di desiderio l'anima dell'uomo, del triste fratello.... Un libro che recasse tradotte tutte le idee che si agitavano in me caoticamente da due anni, e portasse l'impronta della passione. (XIII, pag. 102)

D'altra parte,

è convinta che neanche le menti più colte, in particolar modo i letterati così decantati dalla tradizione, siano davvero riusciti a cogliere la vera essenza delle donne, delle quali pur cantano continuamente i poeti, ma che non sembrano essere comprese né in quanto madri, né come ideale d’amore:

Mi pareva strano, inconcepibile che le persone colte dessero così poca importanza al problema sociale dell’amore. Non già che gli uomini non fossero preoccupati della donna; al contrario, questa pareva la preoccupazione principale o quasi. Poeti e romanzieri continuavano a rifare il duetto e il terzetto eterni, con complicazioni sentimentali e perversioni sensuali. Nessuno però aveva saputo creare una grande figura di donna. […] Dicevo che quasi tutti i poeti nostri hanno finora cantato una donna ideale, che Beatrice è un simbolo e Laura un geroglifico, e che se qualche donna ottenne il canto dei poeti nostri

è12quella ch’essi non potettero avere: quella ch’ebbero e che diede loro dei figli non fu neanche da essinominata. (XVII, pag. 131)

Il problema della “crisi femminile, così come lo definì la giornalista e scrittrice Donna Paola, futra i principali fenomeni che contribuirono a scuotere l’umanità a cavallo tra Ottocento e Novecento,dell’identità femminile e le nuovein particolar modo per quanto riguarda la trasformazioneaspettative delle donne rispetto al rapporto con l’uomo e con la società patriarcale. Erano ancora invigore, in quasi tutti i paesi del continente dell’epoca, forme di discriminazione e oppressione comedel lavoro femminile (pagato meno di quello maschile a parità di ore), l’esclusionela svalorizzazionedal diritto di voto e la pratica del “delitto d’onore”, nonché la concezione di “incapacità” della donnaall’emancipazionismo

provocò un accessorio rispetto al Diritto. La sola presenza di movimenti dedicati al dibattito sulla definizione della "donna nuova", intesa come lavoratrice e indipendente. L'immagine della donna dipinta da Sibilla Aleramo, condizione da lei stessa vissuta, è quella di estrema subordinazione al marito, il quale possedeva, per legge, la consorte come fosse una proprietà, che in quanto inferiore avrebbe dovuto rimanere al suo posto e subire ogni decisione del capofamiglia. "Indipendentemente dalle proprie volontà e inclinazioni personali, la donna, fino al presente, era completamente ignorata, e tutte le presuntuose psicologie dei romanzieri e dei moralisti mostravano così bene l'inconsistenza degli elementi che servivano per le loro arbitrarie costruzioni!" (XIII, pag. 97). È questo il quadro in cui vive Rina Faccio, prima forzata al matrimonio e poi costretta a vivere sottostando alle.brutalità e agli eccessi di rabbia del marito, nonché dipendente dal suo consenso per ogni minimo spostamento. Come lei, tantissime altre donne subivano in silenzio, senza mai ribellarsi, ma è a questo punto che Rina Faccio, ormai al limite della sopportazione, fa qualcosa che si discosta decisamente dalla norma dell'epoca: rivendica la propria indipendenza, sia fisica che morale, denunciando attraverso la scrittura il male subito, pretendendo di essere trattata da pari e calpestando i canoni tradizionali, non soltanto trovando la forza di allontanarsi fisicamente da quell'incubo, ma usando quella ritrovata energia per permettere anche ad altre di fare lo stesso, trasformandosi in un esempio ("Una persona che sia un'idea vivente, un'ossessione, può persuadere i più restii...."; XXI, pag. 178). La riflessione sulla scrittura si intreccia al tema amoroso, alla speranza di scoprire cosa l'amore sia davvero; se nella prima.

Parte del percorso la protagonista era stata guidata in questo senso dal padre, dal quale però aveva avuto solo una cocente delusione, nella seconda parte del suo viaggio9.

Annarita Buttafuoco, Vite esemplari. Donne nuove di primo Novecento, in Svelamento. Sibilla Aleramo: una biografia intellettuale, Feltrinelli, Milano 1980, p. 142.

Verso la scoperta dell'amore è accompagnata dalla "buona vecchia mamma dei miseri" (nella realtà tra le organizzatrici dell'Unione Femminile Nazionale), una figura materna rappresentata come una donna forte, impegnata nella lotta per l'emancipazione femminile e nelle cause di aiuto umanitario, che le fa da guida spirituale e la spinge a non arrendersi, ma a combattere affinché il mondo possa diventare un posto migliore per tutti, non soltanto per pochi privilegiati dal diritto di nascita: "Cara, bisogna far che l'uomo ami"

La vita, in quanto essa è suscettibile d'esser bella per tutti, materna verso tutti. E non è guardando oltre la morte che si può raggiungere questo scopo" (XVI, pag. 121). A questa figura materna si affianca quella del "profeta", un uomo dalla "fama ascetica", alla "una nuova prova dell'immortalità dell'anima, poiché le vecchie non continua e disperata ricerca direggono più" e di una soluzione al mistero della vita; tutto ciò che la protagonista sa di quest'uomo è che "nell'opera a cui egli lavorava doveva esser racchiusa una parola di estremo beneficio per gli uomini...", ma egli è connotato soprattutto come "un uomo pallido, emaciato", la cui "testa è bella, serena e tormentata insieme", una "creatura solitaria, enigmatica, forse malata": è come se, descrivendo queste due figure, la scrittrice

ribaltasse i canoni tradizionalmente attribuiti ai due generi, raffigurando l'uomo come privo di energia, arrendevole, sconfitto dalla miseria e dalla malattia, mentre la donna è raffigurata sempre come combattiva, decisa a non soccombere alle ingiustizie della vita, smaniosa di conquistare un posto di rilievo nella società. Anche la figura dell'amica disegnatrice è un esempio di questo capovolgimento di tratti, poiché nonostante ella si ammali fino a morire, per tutto il percorso di debilitamento non fa altro che fare progetti per il futuro insieme al fidanzato, rifiutandosi categoricamente di lasciarsi andare al decorso della malattia, continuando a sperare fino alla fine di potersi riprendere: "Ma non credeva di morire, non poteva crederci: continuava a fare progetti e progetti. Parlava d'un paese lontano, tutto bianco di neve. Quanto tempo prima estate!" dacché non avea veduto la neve! Andrebbero insieme, verso

i fiordi! Presto, alla (XIX,pag. 148).Questo modo di dipingere i personaggi femminili è una chiara dimostrazione di come il pensiero dell'autrice fosse maturato negli anni, essendo il libro stato scritto un anno dopo gli eventi narrati, quindi tramite riflessioni meditate nel susseguirsi delle varie esperienze: se dapprima ella sembrava accettare remissivamente il ruolo di moglie e madre, dedita alla cura del figlio ma rimanendo nell'ombra del marito, con gli anni giunge alla conclusione che l'unica speranza delle donne è quella di combattere per la propria indipendenza, rifiutando il ruolo di angelo del focolare assegnato loro10 Marco Todeschini, Alessandrina Massini Ravizza, in Enciclopedia delle donne. http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/alessandrina-massini-ravizza/, ultimo accesso: 29/01/2018.11 Marina Zancan, Una donna di Sibilla Aleramo, in Letteratura italiana, diretta da A. Asor Rosa. Le Opere, IV/1, Einaudi, Torino 1995, p.174 14dalla

società maschilista, causa cui dedica gran parte della sua vita: "Ed ero più che mai persuasa ch'ella sola può rivelar l'essenza vera della propria psiche, spetta alla donna di rivendicare composta, sì, d'amore e di maternità e di pietà, ma anche, anche di dignità umana!" (XVII, pag. 132)

Inizia a riflettere sulla nascente idea di femminismo, accenni sempre più sostenuti di una lotta che avrebbe reso giustizia alle donne, di cui però ancora non riesce a vedere una vera partecipazione da parte della società italiana; la Chiesa che solitamente viene accusata di aver rallentato l'emancipazione femminile, perseverando nella diffusione di tradizioni antifemministe e la lotta per retrograde, come quelle che relegano la donna ai soli compiti domestici e le precludono di avere voce in capitolo in questioni familiari e pubbliche rilevanti.

Poiché ritenuta per secoli inferiore in ogni aspetto, proprietà di un uomo, prima il padre e poi il marito, che vantava ogni diritto su di lei; è nella Chiesa però che Sibilla Aleramo vede i primi segni di un cambiamento rispetto alle questioni di genere, che sembrano essere affrontate con più apertura mentale e meno pregiudizio, in un tentativo, seppur strettamente controllato, di ascoltare almeno le varie recriminazioni del movimento femminista, cosa che invece non succede ancora nelle istituzioni laiche: L'opera sparsa e faticosa che andavo compiendo non mi confortava molto delle intime disfatte. Cominciavo a spiegarmi la mancanza in Italia di un nucleo che disciplinasse i tentativi e le affermazioni d'indipendenza femminile. La solidarietà femminile laica non esisteva ancora. Invece il cattolicismo, che aveva sempre imposto alla donna il sacrificio, consentiva ora ad una certa azione muliebre, ma sotto la propria sorveglianza. (XVII, pag.

proteggersi dal mondo esterno. Il romanzo mette in luce le difficoltà che le donne affrontano nella società, evidenziando la loro lotta per l'indipendenza e l'autonomia. La protagonista, una donna coraggiosa e determinata, si ribella alle convenzioni sociali e cerca di realizzare i suoi sogni nonostante le avversità. Il romanzo offre una critica acuta della società patriarcale e delle sue restrizioni sulle donne, invitando alla riflessione e alla lotta per l'uguaglianza di genere.”
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
20 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dania.v di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Di Nicola Laura.