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Dopo aver tenuto conto di questi elementi si arriva alla stesura di un documento

valutativo che farà da guida all’enucleazione degli obiettivi che costituiranno la

base per l’elaborazione del progetto di aiuto. Nell’individuazione degli obiettivi

bisogna compiere un lavoro di mediazione processuale tra i diversi soggetti

coinvolti nel processo di aiuto, cioè: gli obiettivi dell’utente, dell’ass. soc. e del

servizio, obiettivi del progetto di aiuto (generali, di medio livello, di

cambiamento, differenziali, a breve scadenza, a lunga scadenza, metodologici).

Contesto progettuale/contrattuale

4) Elaborazione progetto di intervento e contratto.

Dalla valutazione viene fuori l’elaborazione del progetto d’intervento, cioè

quell’itinerario logico – operativo funzionale al raggiungimento degli obettivi. si

tratta di un’operazione teorica che precede la prassi ma che è collegata a essa.

Per cercare di capire meglio di cosa si tratta, riflettiamo sui due termini progetto

e intervento. Il termine progetto deriva dal latino “proicere”: gettere avanti,

indicando un’attività svolta verso una direzione consapevole, cioè verso il

cambiamento sia a livello del comportamento delle persone sia nel rapporto tra

istituzioni e cittadini sia nell’organizzazione delle risorse.

Watzlawiche sottolinea come per lavorare al cambiamento sia necessario

procedere tenendo conto di 4 elementi:

- definizione del problema,

- analisi delle soluzioni tentate,

- definizione del cambiamento da effettuare,

- formulazione e messa in atto di un piano di cambiamento.

Il termine intervento deriva dal latino “intervenio”: inserirsi; infatti l’operatore si

inserisce tra l’utente e il suo problema. Si possono sviluppare due prospettive

d’intervento secondo Fruggeri:

- prospettiva istruttiva: l’operatore agisce enfatizzando gli strumenti.

- Prospettiva delle costruzioni sociali: si enfatizza la relazione.

Per produrre il cambiamento si deve inoltre individuare la causa del problema,

non facendosi guidare da una logica lineare ma multidimensionale, tenendo

conto che quell’elemento si inserisce in un contesto molto più ampio.

Bisogna inoltre individuare il sistema determinato dal problema; che può essere:

un individuo, una coppia, una famiglia, un gruppo di lavoro. Individuare in

seguito le forze in gioco su cui poter contare come risorse. Pincus e Minhan

individuano 4 sistemi in relazione ai quali l’ass. soc. svolge la sua attività e che

possono orientare per la costruzione di un progetto:

- Sistema agente di cambiamento: servizio

- Sistema cliente: utente, colui che chiede l’intervento e ne è il beneficiario

- Sistema bersaglio: insieme di persone che devono essere influenzate per

realizzare gli obiettivi (scuola, vicinato, medico famiglia)

- Sistema d’azione: èquipe

Per individuare questi sistemi è utile utilizzare il genogramma e l’ecomappa. Il

punto da cui partire è il sistema cliente, nello specifico la famiglia nel suo

complesso, indipendentemente che la richiesta provenga da un solo membro. Ci si

può approcciare alla famiglia in diversi modi:

- Famiglia assente: non viene preso in considerazione il rapporto che l’utente

intrattiene con la famiglia

- Contiguità separata: l’ass.soc. considera la famiglia come elemento

fondamentale nella relazione con l’utente però è diverso dal ruolo che lui

intrattiene con questi

- Collaborazione unilaterale: l’ass.soc usa la famiglia come mezzo per potenziare

il proprio progetto d’intervento.

- Sostituzione: l’ass.soc considera la famiglia negativamente e concepisce il suo

intervento come sostitutivo

- Co- evoluzione: l’ass.soc organizza il suo intervento non solo sulla base di ciò

che è utile ed evolutivo per l’utente ma anche per la famiglia.

Il progetto deve essere:

- Logico scientifico, finalizzato al cambiamento, dinamico, personalizzato,

pluridimensionale, flessibile, attivante le risorse, verificato e documentato.

Nel fare un progetto inoltre non bisogna confondere gli obiettivi con le attività,

bisogna individuare obiettivi specifici a cui affiancare le attività, gli operatori e i

tempi. Gli interventi che si possono attivare sono molteplici:

- Interventi di facilitazione: integrare le risorse familiari perché la famiglia vive un

momento critico (centri pomeridiani, centri estivi)

- Interventi di sostegno: compensare una carenza di risorse solo parziali (sussidio

economico, ricovero, affido, assistenza domiciliare)

- Interventi di mediazione: all’interno delle famiglie che non riescono a gestire i

conflitti in caso di separazione

- Interventi di controllo e tutela: attuati in presenza di violenze, abusi all’interno

delle famiglie. Prevedono l’intervento dell’A.G.. questi interventi non hanno solo

lo scopo di interrompere la violenza ma anche di attivare processi terapeutici.

- Interventi terapeutici: che rispondono a un disagio psico-fisico non solo del

bambino ma anche dell’adulto. Si collabora con psicologi e psichiatri.

Nelle prime tipologie di intervento, l’obiettivo è quello di accompagnare i

processi adattivi familiari, negli altri due casi devono aiutare la famiglia a

interrompere lo stato di sofferenza. Nell’elaborare il progetto d’intervento,

tuttavia, il soggetto ha alcuni vincoli che possono derivare dal servizio stesso,

dalla normativa vigente, dagli orientamenti di politica sociale.

L’attuazione del progetto è condizionata dalla volontà condivisa di realizzarlo

per questo motivo l’ass. soc. e l’utente stipulano un contratto.

Il contratto rappresenta sia una fase del processo di aiuto che uno strumento

attraverso il quale si possono definire gli impegni reciproci tra utente e a.s. nella

realizzazione del progetto d’intervento. È un’attività molto delicata, che si basa

sulla capacità e sensibilità dell’a.s. egli deve, infatti, confrontare la propria

valutazione con quella dell’utente, sottoporgli un progetto d’intervento espresso

in termini di ipotesi, proposte e alternative, di ottenere il consenso e la

collaborazione nella sua attuazione e di apportarvi in caso degli aggiustamenti,

deve quindi prevedere un certo grado di flessibilità. Il contratto è frutto di una

relazione equilibrata tra ente- utente – ass.soc. e può anche prevedere altri

operatori che affiancano l’ass.soc. esso può essere in forma scritta o orale , si

preferisce la forma scritta per avere sempre davanti il quadro completo della

situazione, in modo da evitare malintesi e da poter usare nei casi di qualsiasi

contestazione. Al suo interno vanno definiti gli obiettivi, le modalità, le risorse

usate e la durata in modo da inviare all’utente un messaggio di autonomia,

infatti questi dipenderà solo momentaneamente dall’a.s.

Contesto di trattamento

3) attuazione del progetto d’intervento.

In questa fase tutto ciò che è stato stabilito nella teoria del contratto viene

attuato nella prassi, tenendo però conto che l’operatore sociale deve fare da

feedback dei vari risultati, deve monitorare i vari sistemi su cui interviene,

valutare i vari cambiamenti in relazione a quanto previsto nel contratto e in

caso introdurre dei correttivi al progetto.

5) Verifica e valutazione dei risultati.

La verifica è un momento importante che taglia trasversalmente tutto il

processo metodologico, ma vi sono dei momenti in cui è necessario

ufficializzare questa fase. La verifica chiama in causa la valutazione qualitativa

e quantitativa dell’efficienza ed efficacia.

Contesto conclusivo

6) Conclusione del processo di aiuto.

Si tratta di una fase molto importante che va programmata, non avvenire per

caso, infatti deve essere prevista nel contratto, poiché comporta delle notevoli

implicazioni dal punto di vista affettivo e relazionale. Ci si può trovare di fronte

anche a situazioni non programmate quando è l’utente che decide di mettere

fine all’intervento oppure l’ente. In ogni caso è necessaria una fase valutativa in

cui si ricapitola il percorso compiuto, gli obiettivi che si sono raggiunti e gli altri

aspetti che sono rimasti tali. Ciò serve come riflessione per l’a.s. sul suo operato

per migliorarsi ma anche per migliorare la politica del proprio ente.

(Bartolomei- Passera, L’assistente sociale, cap.2 / Campanini, L’intervento

sistemico, cap.6)

Strumenti operativi dell’assistente sociale

Nell’esercizio della sua professione, l’ass.soc. usa degli strumenti per attivare il

cambiamento e l’aiuto. Alcuni di questi sono stati presi in prestito dalle

discipline psico – sociali, come il colloquio, altri invece sono propri del S.S. come

la visita domiciliare. Inoltre l’ass.soc. usa gli strumenti adattandoli alle varie fasi

del processo di aiuto. Vi sono così strumenti per l’intervento diretto (colloquio,

visita domiciliare, riunioni d’èquipe, lavoro di gruppo, di rete, documentazione)

e strumenti per interventi indiretti che mirano alla promozione, progettazione,

amministrazione e organizzazione dei servizi,

(Bartolomei – Passera, L’assistente sociale, introduzione)

Il colloquio è uno degli strumenti principali, è usato sempre sia nei rapporti con i

colleghi, con gli utenti, con i politici ecc. nel colloquio acquistano rilevanza due

moduli attraverso cui si svolge la comunicazione (verbale e non). Si scambiano,

infatti, non solo concetti, informazioni ma anche comportamenti, sentimenti,

emozioni. Le persone che vi partecipano si influenzano reciprocamente quindi il

colloquio è co- creato da entrambi.

I contenuti sono definiti in funzione delle varie fasi del processo di aiuto (in base

al problema, alle aspettative, alle competenze dell’ente ecc.). l’a.s. è costretto a

confrontarsi anche con contenuti carenti, quindi non sono sufficienti le sole

conoscenze tecniche ma anche un buon livello di conoscenze personali. Il

colloquio deve inoltre realizzarsi in un tempo e in un luogo definiti formalmente,

anche perché l’ass.soc fa parte di un organizzazione che gli dà un mandato

sociale, per cui può convocare un colloquio o fare una visita domiciliare,

evitando che il colloquio si trasformi in una conversazione. Nel servizio sociale si

possono realizzare vari tipi di colloquio in relazione al contesto, al problema, alla

fase metodologica, alla dimensione dell’utente.

Requisito fondamentale del colloquio è l’ascolto: esso non è soltanto legato alla

funzione fisiologica dell’orecchio, ma è parte del processo di comunicazione

Dettagli
Publisher
A.A. 2009-2010
13 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fre15189 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodi e tecniche del Servizio Sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Cappello Giorgio Carlo.