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L’INTERVENTO IN SITUAZIONI DI CRISI

Lo sviluppo della teoria sulla crisi

Le origini dell’intervento sulla crisi sono in genere attribuite allo studio di Lindemann,

uno psichiatra statunitense che insieme ad altri colleghi condusse un lavoro con i

sopravvissuti di un grave incendio in un locale di Boston. Conclusero che,

osservando l’insorgenza di sintomi patologici nei sopravvissuti, questi non dovevano

essere interpretati come patologica, ma come normale risposta ad una situazione

grave. Evidenziarono poi come le reazioni dei familiari delle persone coinvolte

fossero simili tra loro.

Lindemann più tardi fu coinvolto insieme a Caplan nella definizione di un programma

di psichiatria di comunità, il cui obiettivo era garantire supporto alle vittime di

esperienze traumatiche. L’obiettivo della Crisis Intervention era ridurre gli effetti

dannosi di eventi traumatici, evitando l’ospedalizzazione. Nelle teorizzazioni

dell’autore si parla di uno stato di crisi quando la persona affronta un ostacolo che si

frappone al raggiungimento di obiettivi per lei importanti, ostacolo non affrontabile

con i metodi di problem solving usati fino a quel momento.

La teoria sulla crisi di è evoluta poi grazie al lavoro di molti altri autori; la tendenza

attuale è quella di costruire modelli integrati, in grado di incorporare concetti teorici

da diverse discipline.

Definizione di crisi -> un periodo di crisi è segnato da un evento che porta a un

temporaneo stato di disorganizzazione sotto il profilo psicologico e sociale; in questo

periodo i meccanismi di adattamento di cui dispone abitualmente la persona

vengono meno, determinando la temporanea incapacità di trovare strategie efficaci

per risolvere le difficoltà.

Diversi autori mettono in evidenza due componenti della crisi: una componente

oggettiva, cioè un evento che attiva la situazione di crisi; una componente

soggettiva, data dalla percezione che la persona ha dell’evento critico e delle sue

reazioni a esso.

Vi sono 4 elementi che determinano una situazione di crisi:

-​ un evento precipitante

-​ la percezione che la persona e il contesto in cui è inserita hanno dell’evento

-​ l’alterazione del funzionamento sociale e psicologico della persona

-​ le risorse che influenzano la gravità, il tipo, la durata della crisi e la capacità di

farvi fronte

Tipi di crisi ->

-​ crisi ambientali, cioè reazioni a catastrofi che coinvolgono interi gruppi e

comunità. come disastri naturali, politici, economici

-​ crisi situazionali, si riferiscono a eventi in cui la persona è coinvolta, come

aver subito aggressioni

-​ crisi che possono manifestarsi nel corso dello sviluppo delle persone, es.

malattie o decesso di un familiare

-​ crisi legate a fattori che riguardano il quadro psicopatologico preesistente, che

può aver contribuito a complicare uno stato di crisi

Fasi della crisi ->

●​ fase 1: è il momento dell’impatto, in cui l’evento precipitante espone la

persona ad un alto livello di tensione che sfida il suo equilibrio

●​ fase 2: dopo l’impatto, per ridurre la tensione, la persona mette in gioco le

strategie che conosce per far fronte alle sfide e ai problemi in situazioni di

emergenza; se questi tentativi non hanno successo aumenta il livello di stress

●​ fase 3: la persona si sente sempre più tesa, confusa, sotto stress e questo

stato ha una durata variabile a seconda del tipo di evento, delle reazioni della

persona e della sua rete di sostegno. Se il problema continua e non si trova

alcuna situazione, si può avere una severa compromissione del quadro

sociale e psicologico.

Eventi stressanti e traumatici -> Boss distingue tra stress e crisi:

crisi: c’è oppure non ‘è

stress: è un processo che si sviluppa nel tempo, con diversi gradi di intensità.

Gli eventi traumatici sono fonte di stress. Alcuni eventi fonte di stress riguardano il

contesto familiare, come l’insorgere di un problema di dipendenza da sostanze.

Alcuni eventi critici sono parte del normale ciclo di vita: nascita di un figlio, fase

dell’adolescenza,..

Risorse e capacità di coping -> nell’intervento di crisi quando si parla di risorse ci si

riferisce a caratteristiche, capacità o cose materiali che aiutano a far fronte ai nuovi

bisogni determinati dall’evento stressante. Possono essere attivate a livello

individuale (risorse economiche, stato di salute), familiare, della comunità. Possono

essere beni di prima necessità (cibo, vestiti, alloggio) o meno tangibili come reti

sociali di supporto.

Tutte le strategie per far fronte allo stress sono definite capacità di coping e

interagiscono sia con la percezione che si ha dell’evento, sia con le risorse

disponibili. Il coping presuppone la capacità di valutare l’evento stressante e

individuare le strategie che si possono adottare per farvi fronte.

Alcuni adottano strategie che possono avere ulteriori conseguenze negative, come

l’assunzione di alcool come modo per far fronte ad un trauma. Altre invece riescono

a mettere in gioco le proprie risorse per superare le difficoltà.

La crisi può, quindi, tradursi in opportunità per crescita personale, oppure diventare

pericolosa per il benessere e a volte per la vita.

Resilienza -> la persona resiliente è in grado di adottare strategie di coping che le

consentono di superare in modo positivo la situazione di stress o di crisi,

sviluppando nuove risorse e capacità.

Le caratteristiche del Crisis Intervention

Il Crisis Intervention è un intervento a breve termine, focalizzato sugli effetti

determinati dall’evento critico, con l’obiettivo di raggiungere una situazione di nuovo

equilibrio.

L’assistente sociale deve tenere conto del fatto che ogni persona reagisce

diversamente ai fattori di stress e mette in campo risorse diverse.

A differenza di altri modelli, l’intervento in situazioni di crisi non è programmato e ha

come obiettivo quello di ripristinare in breve tempo una situazione di funzionamento

che consenta alla persona di riprendere il controllo della situazione.

La crisi può durare giorni o settimane e la definizione dei tempi dell’intervento è in

relazione a delle variabili:

a)​ tipo di crisi e la sua gravità

b)​ livello di stress e abilità di fronteggiamento

c)​ efficacia della rete di supporto

d)​ disponibilità delle risorse che è utile mettere in campo

E’ utile stabilire la durata dell’intervento insieme al cliente.

Occorre attivare competenze relazionali e di ascolto che consentano di stare vicino

alle persone e comprendere il loro punto di vista e attivare nuove risorse in modo

flessibile.

Bisogna anche valutare il grado del rischio: a volte sono necessari interventi di

protezione delle persone o l’invio a servizi specialistici (psichiatria, ospedale,..).

E’ infine importante mantenere il focus non solo sul trauma e gli aspetti negativi, ma

anche sulle risorse che la persona sa mettere in gioco.

Considerata la complessità di queste situazioni, si sono dimostrati più efficaci

interventi che coinvolgono più professionisti diversi e l’ibridazione dei modelli. Ad

esempio, il modello centrato sulla persona può essere utile nella fase di costruzione

della relazione; alcuni aspetti del modello centrato sul compito invece sono utili nella

fase della pianificazione e implementazione.

E’ inoltre importante una formazione dedicata, che renda chiari i processi che

innescano la crisi, i possibili effetti, gli interventi che si sono dimostrati utili.

Valutazione della sicurezza e del rischio

Il tentativo di intervenire in una situazione di crisi deve iniziare con la valutazione in

tempi rapidi per stabilire:

-​ il livello di gravità della crisi

-​ il livello di sicurezza del cliente

-​ lo stato emotivo, cognitivo e comportamentale del cliente

-​ le strategie di coping attivabili e le risorse attivabili

Uno strumento è il Triage Assessment di Meyer, che consente di orientare la

valutazione sull’area emotiva, cognitiva e comportamentale e sul grado di

compromissione di ciascuna. Questa valutazione aiuta a individuare gli aspetti sui

quali è prioritario lavorare:

●​ sfera emotiva: alcune persone sono in grado di mantenere il controllo delle

emozioni, altre possono esprimere sentimenti di rabbia, ostilità, ansia in modo

non appropriato; tipiche di uno stato di crisi sono reazioni emotive esagerate e

fuori controllo come episodi di aggressività o crisi di pianto

●​ sfera comportamentale: ciò che viene valutato è la capacità della persona di

mobilitarsi e intraprendere iniziative e azioni per far fronte alle conseguenze

dell’evento. Si valuta se il cliente è attivo nel cercare di risolvere la situazione

o se invece cerca di fuggire e non riconoscere i problemi

●​ sfera cognitiva: si va da un polo in cui la persona conserva intatte le capacità

di problem solving e decision making, all’opposto in cui pensieri ossessivi,

incertezze e confusione possono compromettere la sua capacità di

interpretare la situazione.

Collins e Collins hanno proposto un modello di valutazione, il

Developmental-Ecological Model, che alle tre dimensioni del modello di Meyer

aggiunge 2 variabili:

a)​ analisi dell’ecosistema in cui è inserita la persona

b)​ considerazione della fase del ciclo di vita in cui si colloca

IL MODELLO SISTEMICO

Secondo il modello sistemico la chiave di lettura per comprendere e affrontare

situazioni di difficoltà è da ricercare nei sistemi di relazioni in cui le persone sono

inserite e nei processi comunicativi che ne costituiscono il substrato.

Sviluppo dei concetti chiave

Cibernetica di primo ordine → si attribuisce a Wiener, uno dei fondatori della

cibernetica, il concetto di feedback (retroazione), cioè un meccanismo di

autoregolazione dei sistemi, che verrà usato non solo nell’ambito della meccanica,

ma anche della biologia e delle scienze umane. Secondo questo concetto,

un’informazione va da emittente ad un ad un ricevente comporta un’ informazione di

ritorno che può avere effetto di mantenere la stabilità del sistema “omeostasi”

oppure alterare la forma delle relazioni, modificandone l’equilibrio e producendo un

cambiamento “morfogenesi”.

Un’altra concettualizzazione nata nell’ambito cibernetico è la distinzione tra

sistemi chiusi e aperti, con differenza che i sistemi aperti scambiano energia,

materia e informazione con l’ambiente esterno.

La teoria generale dei sistemi

Il tentativo di Von Bertalanf

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Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Antigua di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodi e tecniche del servizio sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Mordeglia Silvana.
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