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Vittorio Sereni nasce a Brescia nel 1913. Consegue studi di giurisprudenza e si laurea in
letteratura con una tesi su Gozzano. Insegna, ma interrompe la sua carriera per il servizio
militare. Partecipa alla guerra al fronte francese, torna a casa, per poi prendere le armi una
seconda volta. Questa volta viene deportato in un campo di lavoro in Algeria. Finita la guerra
inizia la sua carriera letteraria nell'editoria (Mondadori) e nel giornalismo. Muore nel 1983.
OPERE POETICHE (raccolte):
• 1941 - "Frontiera" + liriche
• 1944 - II edizione intitolata "Poesie"
• 1947 - "Diario di Algeria"
• 1965 - "Gli strumenti umani"
• 1971 - "Un posto di vacanza" poemetto
• 1981 - "Stella variabile"
OPERE PROSASTICHE :
• 1963-64 - "Diario" racconti e commenti
"Frontiera" è il risultato di una riflessione sulle varie tappe della vita del poeta: vita italiana e
svizzera, riflessione storica sulla "democrazia" del fascismo, riflessioni personali. Monolingua e
monostile, riprende lo stile ermetico, alla ricerca di un soggetto più concreto e reale. Riprende il
modello di Montale.
"Diario di Algeria" è un'autobiografia che testimonia la prigionia nei campi di lavoro in Algeria.
Riprende l'esperienza de "L'allegria" di Ungaretti. Registro alto, elementi classici, sintassi
particolare.
"Gli strumenti umani" è il potenziamento di "Diraio…": passano 20 anni dalla fine della
guerra. Scritto dal 1945 al 1965 in Italia, durante il dopoguerra, vede l'ascesa del capitalismo e
l'ascesa personale. Il sentimento che regna in questa raccolta è il SENSO DI COLPA. Tratta i
fatti della storia con sentimento. La lingua utilizzata è multipla e polifonica, dà l'effetto del
colloquio.
"Stella Variabile" utilizza lo stesso registro linguistico intensificando le tematiche. Presenza
della morte in chiave di lettura diversa dalle precedenti raccolte. Prevale il sentimento di fine.
ANALISI: "Città di notte" da "Diario di Algeria"
Scritta nel 1942, è presente anche in "Frontiera", è perciò un testo "ponte" che lega le due
raccolte.
Metro libero, prevalenza di settenari, ottonari e decasillabi.
L'io lirico è in treno, attraversa Milano tornando dal fronte francese, parla con la città
(prosopopea).
La strofa I apre con l'aggettivo "inquieto", appositivo rispetto all'io, propone lo stato d'angoscia
insieme alle "luci sinistre" della città notturna ed "il sospiro degli alberi" (personificazione,
antropomorfizzazione di oggetti inanimati).
La strofa II inizia con il "mentre" che collega due polisindeti in "e…e": "e forse…e tu…",
esprimono il dubbio dell'autore che si immedesima in una città che gira (in realtà è lui che si
muove sul treno). Continua con la ripetizione della parola "volto" (figura che si ripete in tutta la
poetica di Sereni), e si conclude con la parola "chiude": il poeta non sà l'entità del passaggio
che sta compiendo, ma sa perfettamente che questa chiusura è tragica.
Il poeta vede Milano, si immedesima nella cityà, e immedesima lui stesso e la città nell'orrore
della guerra, la TRAGICITÀ di una guerra che deve ancora arrivare. Immagine della giovinezza
felice che finisce ("chiude") dove inizia la brutalità.
ANALISI: "Italiano in Grecia" dalla sezione del "Diario…" "La ragazza di Atene"
Tratta della guerra ad Atene, dove il poeta verrà deportato: dalla Jugoslavia, in Grecia, poi in
Sicilia ed infine in Algeria.
Unica strofa in versi liberi. Inizia con endecasillabi che andranno a mutare andando avanti.
I primi tre versi rappresentano la città con termini forti, simbolo della guerra: "esteso addio",
"strazio", "semibuio".