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LA SCELTA DELLA BASE IMPONIBILE

L’idea è quella di osservare il benessere degli individui e decidere sulla base di convinzioni etiche se

la distribuzione del benessere soddisfa i criteri di benessere sociale oppure no. Questo significa

vedere quanto è ampia a disuguaglianza nel paese e quindi quanto è felice la società secondo i criteri

usati per misurare il suo benessere. Per definire il benessere di un individuo si usano i criteri a), b),

c), d). 42

2. LA VARIABILE DI RIFERIMENTO

a) Reddito: definito sia in base alla sua origine che al suo utilizzo.

Le fonti di reddito possono essere ricondotte a quattro canali:

- Redditi da lavoro

- Redditi da capitale

- Plus o minus valenze

- Entrate straordinarie.

L’utilizzo del reddito è costituito da consumo e risparmio.:

Ci sono varie definizioni:

a1. REDDITO PRODOTTO

È da considerarsi reddito tutto ciò che deriva dalla partecipazione al processo produttivo in un

determinato periodo di tempo (salari, interessi..).

RP = ∑ Yi = w + CAP

I limiti, in termini di definizione, riguardano il reddito lordo o netto e, in termini di equità, riguardano

l’assenza di altre fonti di reddito importanti e conseguente possibilità di elusione;

a2. REDDITO ENTRATA O COMPREHENSIVE INCOME

Il reddito è la somma dei consumi e delle variazioni nette intervenute nel patrimonio del soggetto

(risparmio) in ciascun periodo d’imposta (consumo potenziale).

Secondo questa definizione il benessere si misura in termini di consumo potenziale.

I problemi applicativi riguardano la valutazione delle forme di reddito fuori dal mercato (lavoro

domestico), le forme di reddito non monetarie ma che passano dal mercato (buoni pasto) e tutte le

variazioni maturate anche se non realizzate di stock di capitale, che andrebbero conteggiate perché

potenzialmente consumabili;

Y = RE = C + ∆ W

a3) REDDITO SPESA – b) Consumo

è la parte destinata ai consumi di RE o RP, in base all’idea che l’utilità degli individui dipende non dal

consumo potenziale (e quindi dalla disponibilità di reddito) ma da quello effettivo, per cui la

tassazione deve colpire solo il consumo effettivo in modo da evitare di tassare anche il risparmio.

43

Y = RC = C

Il consumo ha il pregio di essere più visibile del reddito, è meno volatile all’interno del ciclo della vita

e la tassazione sarebbe più costante rispetto a quella che fa riferimento al reddito. Tassare il

consumo permetterebbe anche di risolvere il problema della doppia tassazione del risparmio, poiché

il risparmio viene tassato due volte: in primo luogo quando viene prodotto (si tassa il reddito, sia

consumato che risparmiato) e in seguito quando rientra nelle disponibilità sotto forma di interessi

(redditi da capitale): per evitare questo si possono escludere gli interessi dalla definizione di reddito.

Il problema riguarda il significato del consumo poiché esso misura in maniera non perfetta la capacità

contributiva di un individuo e non è solo lo specchio della capacità contributiva, ma anche delle sue

preferenze.

Doppia tassazione del risparmio: esempio

Supponiamo che due soggetti A e B vivano due periodi e che producano solo nel primo periodo un

reddito da lavoro di 1.000:

- il soggetto A consuma 600 e risparmia 400;

- il soggetto B consuma 1000;

Se A da in prestito il suo risparmio con un tasso d’interesse del 5%, il soggetto A riceverà 20 di

interessi attivi nel secondo periodo e potrà consumare quindi 420.

Il trattamento di un’imposta sul reddito (entrata o prodotto) è del 10% su A e B, che tassa tutti i

redditi che vengono percepiti. Nel primo periodo tassa entrambi nella stessa maniera, nel secondo

periodo solo A viene tassato. Il valore attuale (VA) delle imposte è dunque maggiore per A che per

B.

L’imposta che tassa solo il consumo (10%) tratta i due individui alla stessa maniera e di conseguenza

il risparmio riceve un trattamento peggiore. Il VA è identico.

Nota: Per calcolare il VA si usa il tasso di interesse come tasso di sconto.

c) Patrimonio:

È uno stock (capitale fisico, monetario, umano) da cui derivano flussi di reddito ma anche sicurezza,

stabilità. 44

Può essere utilizzato insieme al reddito per valutare meglio il suo benessere e definire l’accesso a

determinati servizi pubblici erogati non secondo la capacità contributiva, ma secondo la situazione

economica equivalente che tiene conto di reddito e patrimonio; il caso dell’ISEE.

d) Felicità:

È un approccio alternativo basato su autovalutazioni della propria vita ma è di difficile applicazione

e misurazione. Si è felici all’interno di un determinato contesto e quando un individuo riceve più

soldi è più probabile che dopo un certo periodo, il livello di felicità torni al livello precedente, cioè

non aumenta in maniera monotona con la ricchezza.

(Il paradosso di Easterlin: la critica di Sen sull’assuefazione e il dibattito sul paternalismo

dell’economia del benessere.)

Di solito, il concetto di reddito utilizzato è quello di reddito entrata (SHS), seppur con correttivi

che riguardano l’esclusione o la previsione di forme di tassazione differenti per tipologie di reddito

diverse.

Esempio: la DIT (Dual Income Taxation)

Sviluppata tra anni ‘80 e ‘90 nelle riforme fiscali nei Paesi scandinavi.

Prevede l’applicazione di un’unica aliquota per i redditi da capitale (imposta proporzionale).

In Italia: imposte sostitutive sui redditi da capitale, ritenute alla fonte

3. UNITA’ DI ANALISI

Solitamente le unità di analisi sono il singolo cittadino o la famiglia.

Si sceglie il singolo cittadino per criteri di giustizia (progressività), efficienza (scelte in termini di

offerta di lavoro), problemi di definizione (cos’è una famiglia?);

si sceglie la famiglia (o convivenza) per definire le potenzialità di benessere dei cittadini.

Quando l’unità scelta è la famiglia, bisogna definire vari elementi caratterizzanti quali la numerosità,

la composizione e la struttura economica poiché per esempio, all’interno di una famiglia possono

aumentare gli individui ma anche i percettori di reddito.

Per questo si usa l’individuo poiché più immediato.

Occorre rendere confrontabili i soggetti e per farlo si usano diversi metodi (splitting, pro capite,

economie di scala, quoziente famigliare).

Ma come pesare questi elementi?

1. Se si prendono due individui che percepiscono lo stesso reddito ma uno è sigle e uno ha una

moglie e figlio a carico:

a. Il reddito splitted è il reddito diviso per il numero di persone maggiorenni all’interno della

famiglia

b. Il reddito procapite tiene conto di tutti i componenti della famiglia;

c. Il reddito equivalente si basa sulla scala di equivalenza che è un vettore definito sulla base di

diverse metodologie che dicono qual è il peso dal punto di vista della diminuzione di capacità

contributiva di un individuo in più all’interno della famiglia; 45

2. Altro metodo è per il confronto tra soggetti diversi, il quoziente famigliare che ha senso quando

l’imposta sul reddito è progressiva; si considerano i redditi della famiglia come dei redditi medi; si

sommano i redditi di tutti i familiari, li si divide per il numero dei familiari e si stabilisce l’aliquota

su quel reddito medio.

(Utilizzato in Francia (dibattito in Italia): l’aliquota di tassazione per il reddito famigliare è quella

che si applicherebbe al reddito medio del nucleo stesso, corretto tenendo conto di economie di

scala (pesi decrescenti: le scale di equivalenza). )

3. Le scale di equivalenza

[Tornando alle economie di scala, un aspetto interessante risiede nella scelta dei coefficienti per

pesare i diversi membri. A questo proposito si parla di scala di equivalenza, cioè un vettore di

coefficienti che standardizza le eterogeneità demografiche associando ad ogni tipologia famigliare

un numero di adulti equivalenti o tipo.

Dividendo il reddito famigliare per opportuni coefficienti si ottiene il reddito equivalente, che è

confrontabile.]

Ci sono diverse tipologie:

1. scale di derivazione econometrica: osservano dei comportamenti all’interno di un campione e

come variano questi comportamenti quando varia la composizione del nucleo familiare;

a) Scala di Engel: misura come varia la quota di spesa destinata all’acquisto di generi alimentari

(due famiglie hanno lo stesso tenore di vita se spendono la stessa quota della propria spesa in generi

alimentari) quando aumentano i componenti della famiglia. Engel ha osservato che tale quota

decresce al crescere del reddito e cresce al crescere della dimensione della famiglia.

b) Scala di Rothbarth: osserva il consumo di beni tipicamente consumati da adulti (alcol,

tabacco, beni culturali, ...).

c) Altre scale misurano il comportamento complessivo di spesa: scale che considerano la spesa

in generale e che quindi soffrono meno dei metodi precedenti di problemi di variazione delle

preferenza individuali.

2. scale soggettive

Basate sull’autovalutazione delle famiglie rispetto alle proprie condizioni di vita.

3. scale desunte dai minimi nutrizionali

Scale arbitrarie basate sul consumo di beni ritenuti di base per una famiglia. 46

4. Scale di equivalenza pragmatiche

Semplici scale di equivalenza, utili per i confronti internazionali che assegna un peso a ogni

elemento della famiglia.

Ad esempio, la scala OECD/OCSE (modificata): assegna peso 1 al capofamiglia, 0,7 (0,5) ai membri

aggiuntivi con età maggiore di 14 anni e 0,5 (0,3) ai membri aggiuntivi con età minore di 14 anni.

5. scale implicite nei programmi di assistenza sociale

Scale di equivalenza utilizzate nei programmi di accesso ai diversi servizi sociali (es.: ISEE in Italia)

4. LA MISURA DELLA REDISTRIBUZIONE: RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE E INDICI DI

DISUGUAGLIANZA

Per misurare la distribuzione del reddito sono necessari indici di disuguaglianza (o di

concentrazione o di dispersione).

Dati:

1. Y1, Y2, Y3, ... Yn: livelli di reddito;

2. n: numero unità di riferimento (individui o famiglie).

Chiamo Y* e Y** due diversi vettori di Y, cioè due possibili distribuzioni di reddito in una

popolazione

Il livello di benessere della società può dipendere da come il benessere è distribuito.

Indici di disuguaglianza: il problema concettuale

Per confrontare o valutare le seguenti distribuzioni di reddito:

Y*={0, 0, 0, 100} Y**={25, 25, 25, 25}

Y*={5, 5, 5, 85} Y**={1, 1, 49, 49}

Un indice di disuguaglianza deve permettere di confrontare distribuzioni diverse. In particolare,

date Y* e Y**, la funzione “indice” I(Y) sarà I(Y*) > I(Y*

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
102 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/03 Scienza delle finanze

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher anna221095 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza delle finanze e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Balduzzi Paolo.