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Calcolo dell'imposta e dell'aliquota media per la tassazione individuale e familiare
A B nella seconda fascia e Bruno nella terza.
15-30 27%
30-60 34%
Oltre 60 40%
Calcoliamo quindi l'imposta e l'aliquota media che gravano sulla famiglia composta da Anna e Bruno, a seconda che si opti per la tassazione individuale o per quella familiare. E verifichiamo se ciascuno dei due sistemi di tassazione è neutrale o no rispetto alla scelta matrimoniale, di sposarsi. Conviene sposarsi?
1. TASSAZIONE INDIVIDUALE
Se A e B si sposano, l'imposta complessivamente pagata dalla famiglia è T + T (perché essendo la tassazione individuale anche se si sposano pagano la loro imposta separatamente, quindi ho una semplice somma delle imposte individuali), dove:
- T = 0,19 (15) + 0,27 (10) = 5,55 mila euro (paga i primi 15 mila euro con l'aliquota pari a 0,19 e gli altri 10 rimanenti con aliquota pari a 0,27)
- T = 0,19 (15) + 0,27 (15) + 0,34 (10) = 10,3 mila euro (paga i primi 15 mila euro con l'aliquota pari a 0,19, gli altri 15 con aliquota pari a 0,27 e i restanti 10 con aliquota pari a 0,34)
aliquota pari a 0,27 e gli ultimi 10 con aliquota pari a 0,34)=L'imposta pagata dalla famiglia in un sistema di tassazione individuale è T 5,55+10,3 = 15,85 milaA+Beuro e l'aliquota media che grava su quel reddito familiare è 15,85/(40+25) = 24,38%Anna e bruno sarebbero stati gravati dello stesso carico fiscale anche se avessero deciso di non sposarsi,ognuno avrebbe sempre pagato la sua singola imposta T.→ La tassazione individuale non crea nessun disincentivo al matrimonio. In Italia, in cui c'è un sistemadi tassazione individuale, non crea svantaggi economicile sposarsi.
2. TASSAZIONE FAMILIARESe A e B si sposano, l'imposta pagata da A e B da sposati si calcola applicando il principio del cumulo= 65, e poi su esso calcolodei redditi e poi la funzione d'imposta (cioè prima sommo Y +YA Bl'imposta): 39 40• = 0,19 (15) + 0,27 (15) + 0,34 (30) + 0,40 (5) = 19,1 mila euro e l'aliquota media suT A+Bquesta
famiglia è pari a 19,1/65 = 29,38%
Se Anna e Bruno avessero deciso di convivere e di non sposarsi sarebbero risultati, a fini fiscali, nuclei familiari separati e quindi avrebbero pagato 15,85 mila euro (aliquota media del 24,38%), la stessa cifra di un sistema di tassazione individuale, cioè 3,25 mila euro in meno, avrebbero pagato un'imposta più bassa. la tassazione familiare crea un disincentivo fiscale (marriage tax) al matrimonio (Anna e Bruno non hanno incentivo a sposarsi). quindi solo la tassazione individuale c'entra il primo obiettivo. 2. OBIETTIVO: Neutralità nei confronti delle scelte in materia di offerta di lavoro minimizzare Ipotesi di lavoro: Anna vorrebbe lavorare di più perché, così facendo, il suo reddito potrebbe aumentare di 5.000 euro annui. Quanto pagherebbe in più d'imposta? Dobbiamo ragionare sia con il sistema di tassazione individuale sia familiare. • Se la tassazione
è individuale calcola l’imposta da pagare sui quei 5 mila euro aggiuntivi immaginando che il suo reddito passi da 25 a 30 mila euro. 30 mila sta nel 3 scaglione, quindi su quei 5 mila euro c’è un’aliquota marginale di 0,27: 0,27 (15) = 1,35 mila euro. imposta aggiuntiva
• Se la tassazione fosse familiare i 5 mila euro si aggiungerebbero al reddito della famiglia, cioè al reddito cumulato di Anna e Bruno: 65+5= 70. Per 70 mila l’aliquota marginale di riferimento è 0,40→quindi: 0,40 (5) = 2 mila euro onere aggiuntivo d’imposta
RICORDA: per sapere quanto si deve pagare in più d’imposta se il reddito aumenta, si deve moltiplicare il maggior reddito per l’aliquota marginale del più elevato scaglione raggiunto dal reddito.→ La tassazione familiare comporta un disincentivo all’offerta di lavoro maggiore di quanto non comporti un sistema di tassazione individuale. Questo perché quando
tassiamo la famiglia dobbiamopreventivamente cumulare i redditi e poi applicare l'aliquota marginale di riferimento. Quindi l'aliquotamarginale da applicare ai 5 mila euro è maggiore in questo caso.→ come nel primo obiettivo, anche nel secondo solo la tassazione individuale lo soddisfa. La tassazionefamiliare non riesce ad assicurare nemmeno questo secondo obiettivo.Il fatto che la tassazione individuale rispetti entrambi i primi due obiettivi (neutralità rispetto alla sceltamatrimoniale, minimizzazione delle distorsioni nell'offerta di lavoro), mente la tassazione familiare nonrispetti nessuno dei due, spiega sul piano teorico perché quasi tutti i paesi Ocse abbiano optato a partiredagli anni '70-80 per la tassazione individuale.Anche in Italia è successo ciò quando, dopo pochissimi anni dalla riforma tributaria del 1973-4 quando fuintrodotta l'IRPEF, si passò da un'unità impositiva familiare a
quella individuale.
3. OBIETTIVO: Uguale trattamento delle famiglie con ugual capacità contributiva
Qui sorge il problema di tassare l'individuo, perché anche se fino ad ora andava bene, in questo terzo obiettivo la tassazione familiare riduce il divario perché tassare la famiglia persegue questo obiettivo, mentre la tassazione individuale no. La tassazione individuale non persegue il terzo obiettivo.
Si può dimostrare che famiglie con ugual reddito complessivo possono essere soggette a carichi fiscali anche molto diversi a seconda di come si distribuisce il reddito totale tra i diversi componenti della famiglia. 40 41
Questo non succede con la tassazione familiare perché essa cumula i redditi dei componenti della famiglia e poi applica la struttura progressiva dell'imposta.
La tassazione individuale in questo terzo obiettivo soffre di un importante inconveniente: l'onere d'imposta che grava sulla famiglia dipende da come il reddito
Il reddito complessivo si distribuisce tra i singoli componenti. Esempio:
Immaginiamo 3 famiglie con uguale reddito totale pari a 70 mila euro, ma distribuito in maniera diversa:
- Famiglia 1: marito e moglie guadagnano 35 mila euro a testa. Stesso reddito imponibile;
- Famiglia 2: la moglie percepisce un reddito di 20 mila euro, il marito di 50;
- Famiglia 3: solo il marito lavora, quindi ha un reddito annuo di 70 mila euro. Monoreddito.
Ora applichiamo la struttura per scaglioni ipotizzata all'inizio:
Se la tassazione è individuale (somma delle singole imposte di ognuno):
- Debito d'imposta famiglia 1: 17,2 mila euro
- Debito d'imposta famiglia 2: 17,9 mila euro
- Debito d'imposta famiglia 3: 21,1 mila euro
Se si tassa l'individuo è evidente che tassare 70 mila euro in capo ad un solo soggetto comporta un onere d'imposta molto maggiore che tassare due redditi di 35 mila euro separatamente, perché essendo l'imposta
progressiva l'aliquota media cresce al crescere della base imponibile. L'aliquota media che si applica su 70 mila euro è maggiore delle aliquote medie che si applicano sui 35 mila euro tassati separatamente, o sui 20 e 50 mila.
A parità di reddito familiare, il carico fiscale cambia a seconda della distribuzione del reddito tra i percettori nella famiglia con la tassazione individuale. Mentre con la tassazione familiare tutte e tre le famiglie pagherebbero lo stesso debito d'imposta, cioè 21,1 mila euro, perché sommo sempre anticipatamente i redditi, quindi ho sempre 70 mila euro iniziale su cui applicare l'imposta.
Inoltre la tassazione individuale penalizza le famiglie monoreddito, in particolare quelle in cui, a parità di reddito complessivo, vi è una elevata differenza tra i redditi percepiti dai suoi membri.
Perché? Perché il reddito più elevato viene (o può essere) sottoposto ad aliquote
marginali più alte di quelle che si applicano a famiglie in cui, a parità di reddito familiare, marito e moglie percepiscono redditi uguali o quasi: è il problema della cd. distorsione familiare. cioè: la tassazione individuale comporta una penalizzazione per le famiglie monoreddito (fam 3 paga una maggior imposta). È come se si trattasse in maniera non equa orizzontalmente questa famiglia rispetto alle altre due. sorge il problema di equità orizzontale. Non trattiamo in modo uguali gli uguali.
LA CORREZIONE DELLA DISTORSIONE FAMILIARE (quando si tassa l'individuo): La distorsione familiare (un problema che emerge solo nei sistemi che adottano la tassazione individuale) può essere corretta tramite il ricorso ad una detrazione per coniuge a carico, che concedo all'unico percettore della famiglia. Si fa in Italia. Da noi l'IRPEF prevede per i contribuenti che hanno un coniuge a carico, cioè un coniuge
che ha un reddito imponibile molto basso, una detrazione, ovvero una riduzione dell'imposta lorda, uno sgravio d'imposta che tiene conto della distorsione familiare, cioè che senza uno sgravio d'imposta la famiglia monoreddito paga un debito d'imposta più elevato di una famiglia bireddito. È però difficile definire l'ammontare della detrazione perché si deve tenere conto dei vantaggi goduti dalle famiglie monoreddito per due motivi:- Il coniuge che non lavora ha la possibilità di svolgere lavori domestici/di cura per i quali le famiglie bireddito devono sostenere costi maggiori ricorrendo al mercato (spese per servizi domestici, rette di scuole per l'infanzia, ecc.). Quindi è vero che le famiglie bireddito hanno un'imposta minore, ma devono poi far fronte a queste spese.
- I nuclei bireddito hanno maggiori costi diretti per la produzione del reddito rispetto ad una famiglia monoreddito, si
raddoppiano questi costi (es. spese di trasporto per andare a lavoro sono doppie, spese di abbigliamento appropriati per quei lavori, ecc.)
La difficoltà di definire l’ammontare delle detrazioni per il coniuge a carico è anche legata al fatto che questa detrazione dovrebbe tenere conto che l’essere a carico può dipendere o da una libera scelta o, al contrario, è il risultato obbligato delle limitate opportunità offerte dal mercato del lavoro (disoccupazione involontaria). Se è una scelta non lavorare, non ci dovrebbe essere nessuna detrazione al percettore, perché scegliere di non lavorare individua la massima situazione possibile di benessere per la famiglia. È diverso invece se il coniuge non riesce a trovare lavoro, non è una scelta.
C’è una seconda distorsione.
LA DISTORSIONE DEMOGRAFICA
Entrambi i sistemi di tassazione (individuale e familiare) si confrontano con il medesimo problema: come trattare in
modo fiscalmente equo famiglie di numerosità