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SCRITTI DIGIACOMIANI1 - IL MENUETTO

Era giugno mite e dolce e il vecchio signore sedeva su una vecchia poltrona. Era il tramonto e il silenzio si spandeva per la stanza silenziosa, una stanza tutta antica stile barocco. Tutte le illusioni e le spensieratezze della giovinezza adesso erano inaridite nel suo cuore. Era diventato sordo nell'vecchiaia tanto che non sentì nemmeno lo sbattere delle porte della serva clementina la quale si sfogava in cucina come se il padrone fosse già morto. A poco a poco il vecchio si rassegnò e quasi voleva morire addormentandosi. Passava tutta la giornata da solo leggendo e fantasticando. Dalla sua poltrona non faceva altro che osservare il leggio dove c'erano carte da musica ammucchiate attorno. Il vecchio si alzava man mano commosso e coraggiosamente affrontò la spinetta (La appartiene alla famiglia degli strumenti a tastiera con corde pizzicate), si sedette avanti, la spinetta sue mani tremavano, subito intonò una scala.

musicale con le note. La melodia riempiva la camera e il vecchio tornava ai tempi della giovinezza. Mise gli occhiali per cercare il menuetto (musica classica) scritto ai tempi della giovinezza, lo trovò e si mise a suonarlo. Il titolo gli venne da una damina che sorrideva sempre in un quadro appeso in cui c'era questa dama bionda. Finì di suonare si appoggiò alla spinetta e tutto tornò come al solito silenzioso e buio... sembrava che in quella stanza qualcuno singhiozzasse.

2-GABRIELE

Il reverendo levò il naso da una scodelletta e chiese all'uomo accanto a lui se fosse stato mai arrestato e se sapeva leggere. Il prete disse vabbene vieni a vedere la chiesa con me. Qui bisogna passare lo straccio ogni giorno e qui lavare con acqua ogni tanto disse il prete. Era una chiesa gotica distrutta dalle guerre di tutte le epoche quando il prete se ne andò, lo scaccino (colui che ha la funzione di scacciare animali e persone moleste dalla chiesa)

restò ad osservare la chiesa piena di miniature di quadri. Dopo lo scaccino tornò in sagrestia e tornò a parlare con il prete che gli disse 'andiamo via non c'è più nulla da fare qui, vieni ti insegno a chiudere la porta'. Lo scaccino si chiamava Gabriele, anche se sembrava un nome angelico di sicuro non lo era lui. La sua infanzia era buia senza amicizie né ricordi belli. Ricorda i viaggi per le case dove la mamma scompariva dicendo che sarebbe tornata presto, lei si chiamava Cristina. A Gabriele scorreva nelle vene lo stesso sangue malato della madre. Il reverendo lo aveva preso per fargli custodire la chiesa e Gabriele a mano a mano diventò custode. Poi iniziò il duro lavoro, levare la polvere e spazzolare i berretti. L'ultimo giorno di marzo Cristina morì, Gabriele la baciò sulla guancia e svenne sul letto con lei. Una vicina disse a Gabriele che era meglio se usciva a prendere un po' di aria, lui.uscì e andò in chiesa avendo con sé le chiavi della chiesa, entrò e si sentì male (da come ho capito ciu) ebbe il tempo di suonare la campanella e dopo un po' anche quel debole suono si spense. 3-SCIROCCO Si descrive la mattina umida e piovosa a Napoli. I cocchieri bestemmiavano perché non c'eranessuno che andasse in carrozza. In questa brutta serata di marzo quando suonarono le sette Manlio (tuo cugino bri ciu) si decise ad uscire. Il nome glielo aveva dato sua madre che si era ridotta in provincia a seguire il marito per fare un po' di fortuna. Manlio uscì, senza ombrello, entrò nel caffè dove erano gli amici ma non vide nessuno, che solitudine! Alzò gli occhi e si erano già fatte le nove quindi nessuno sarebbe più venuto. Avrebbe voluto che i compagni avessero capito che in quel momento si sentiva solo e fossero andati a fargli compagnia. Uscì e si fece un giro fuori al San Carlo e vedendo un

Un cartello che pendeva vicino al muro si rese conto di aver visto qualcuno che conosceva, era un certo signor Roberto. Iniziarono a parlare con un dialogo molto povero e il sig. Roberto raccontò che aveva appena perso 200 lire, e lo disse come se niente fosse successo. Si salutarono e lui tornò a casa. Voleva mettersi a scrivere ma si rese conto che aveva dimenticato i fiammiferi al caffè per accendere la lampada e in quella triste e umida sera nella sua solitudine si mise ad urlare come un pazzo.

4-IN LAUDE DELL'INVERNO

Si descrive l'inverno freddo e piovoso, facendo sempre paragoni con l'estate. L'estate viene odiata e si preferisce l'inverno. L'amore in estate è fame quindi abbasso l'inverno. Nessuno legge o apprezza un giornale in estate. Anche il marchese Colombi disse che alle giornate afose dell'estate preferiva cento volte l'inverno.

5-LE CHIESE DI NAPOLI. S.ELIGIO AL MERCATO (nei pressi di piazza mercato)

Descrizione della chiesa. Di fronte ci sono negozi come i fabbricatori di ciabatte, i calzolai e le varie botteghe. All'esterno il portico. La chiesa è molto mal ridotta. Il conservatorio annesso alla chiesa era stato trasformato in un ospedale per le donne povere e febbricitanti e i maschi furono allontanati. La chiesa fu restaurata nell'ultima metà del '700. Descrizione della chiesa, dei quadri e delle navate e dell'interno.

6- IL DUCA DI MADDALONI

Il reverendo Borrelli chiede al duca se al momento prima della morte egli vorrebbe fare atto di ubbidienza a Dio, avendolo assistito negli ultimi giorni prima della morte. Il duca chiede se non bastasse quello che avesse fatto fino a quel momento. Ritornano i racconti della figura giovanile del duca piena di trionfi e persona di larga cultura. Il duca ha voluto che il suo cadavere fosse cinto del cordone e deposto, vegliato dai frati nella camera dove per mesi ha sofferto.

7- LA BOTTEGA DEL "BELLO"

GASPARRE E BASTA COSì

“Il cavalier Ferdinando Colonna perdona colta mi scrive giorni fa x dirmi che ha per le mani undisegnino della bottega famosa del ‘Bello Gasparro’,augurandosi di vederlo riprodotto su NapoliNobilissima in fronte ad un mio fanasioso articoletto sul famoso capostipite dei Gasparri calzettaidi cia chiaia. L’articoletto fu ben accolto dai collezionisti dei documenti napoletani. Una sera nellamia stanza (di Di Giacomo) arrivò un vecchietto (credo sia l’immaginazione che gli fa vederegasparre!). e iniziano una conversazione . all’inizio il lavoro dei gasparre di cucire le calze quele deicocchieri e poi quelle delle donne di teatro era un mestiere che fruttava,poi man mano tutto è statosuperato dalle nuove calze.

8-MARECHIARO

Ciu questo pezzo l’ho trovato su internet

Quando si parla di Marechiaro, della fenestrella non può non venire in mente Salvatore di Giacomo, ed èinfatti nel 1885 che il grande

Il poeta scrisse in alcuni suoi versi di una finestrella a picco sul mare adorna di un vaso di garofani, dietro quella finestra nella sua stanza dorme Carolina, un innamorato la invoca con una appassionata serenata, mentre nelle onde del mare sottostante i pesci amoreggiano al chiar di luna sotto le stelle.

Marechiaro
Quanno spónta la luna a Marechiaro,
pure li pisce nce fanno a ll'ammore...
Se revòtano ll'onne de lu mare:
pe' la priézza cágnano culore...
Quanno sponta la luna a Marechiaro.

A Marechiaro ce sta na fenesta:
la passiona mia ce tuzzuléa...
Nu garofano addora 'int'a na testa,
passa ll'acqua pe' sotto e murmuléa...
A Marechiaro ce sta na fenesta....

Chi dice ca li stelle só' lucente,
nun sape st'uocchie ca tu tiene 'nfronte!
Sti ddoje stelle li ssaccio i' sulamente:
dint'a lu core ne tengo li ppónte...
Chi dice ca li stelle só' lucente?

Scétate, Carulí!

ca ll'aria è doce...quanno maje tantu tiempo aggi'aspettato?!P'accumpagná li suone cu la voce,stasera na chitarra aggio purtato...Scétate, Carulí', ca ll'aria è doce!.. 'L'osteria di Marechiaro'Francesco Cerlone scrive opere e tra le più buffe c'è . i personaggi sono:Dorina,Lesbina ,il signor forestiero sotto mentito nome: pappariello.. Carlandrea era l'oste dellataverna di mare chiaro ed era sposato con una vecchia burbera e per questo l'ha confinata in cucina.Poi c'è Chiarella una graziosa contadina che canta e suona. Tempo fa una nave porta laggiù ipersonaggi insieme a Miss Mery che dice che sono arrivati. Arrivarono alla locanda e la giornata eraraggiosa,il mare brillava e si intravedevano le grotte in mare.L'oste indicò la finestra con il vaso di garofani e disse che un poeta era passato di là aveva visto lafinestra,carolina e i

fiori e aveva messo tutto in una poesia. Poi mangiano,pagano il conto e se nevanno!

9 – LA CASA DEI VETTI A POMPEI

Di giacomo rivede Pompei e la descrive nel prima e nel dopo. La casa dei vetti a pompei è la prima di un gruppo di abitazioni che si estendono da nord fino alle mura di cinta e stanno per formare un’isola nuova.

10- SUO NIPOTE

Si narra della guerra dove un ragazzo, Marcello, prima di morire con una granata da al protagonista un rotolino da portare alla mamma (credo!) e chiede di farlo recapitare perché sa che lui sta per morire. Lui va e inizia a parlare con la vecchia signora parlando della guerra e per quale causa loro vadano a combattere e a morire.

11-ALESSANDRO DUMAS

Egli scrive i tre moschettieri

12-EDOARDO DALBONO

Pittore napoletano

14-TRE VOLTI DELLA NAPOLI PERDUTA-Don Ferdinando d’a’ posta

Chiede a don Ferdinando di raccontare la sua storia. Nasce nel quartiere san Ferdinando, età risponde chiedetelo alla questura di napoli, il padre

era colonnello dell'antico esercito, quando il padre morì si sciolse l'esercito. Ha fatto 7 anni di servizio municipale e dopo questi anni è entrato nelle poste ma poi dovette levare mano (così sta scritto!) per delle ragioni: perché rubarono le sedie, perché lo bersagliavano con le bucce della frutta e perché beveva a lavoro. Dice che beve e prima lo portavano in carcere e con la vecchia legge stava dentro tre mesi, è stato dentro molto tempo ma la si perde la libertà. Egli preferisce andare all'albergo dei poveri dove mettono anche la divisa, là può uscire e vedere gente. Si danno la buonanotte e chiede dove va a dormire don Ferdinando e lui risponde dove stanno i pompieri là per terra perché c'è la guardia che impedisce ai monelli di rubarlo siccome una volta gli hanno rubato anche le scarpe.

-Gaetano o'pezzente

Egli si metteva a sedere sui giardini di s.agostino alla zecca a chiedere

l'elemosina fino dall'inizio del giorno. Era alto,
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A.A. 2011-2012
10 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ninja13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Zoppi Silvia.