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Elementi caratteristici del modello semipresidenziale
Il modello semipresidenziale presenta i seguenti elementi:
- Il Presidente è eletto con voto popolare e ha un periodo di mandato prestabilito.
- Il capo dello Stato condivide il potere esecutivo con il Primo Ministro, creando una struttura diarchica.
I criteri definitori di questo modello sono:
- Il Presidente è indipendente dal Parlamento, ma non può governare da solo. Le sue direttive devono essere accolte e mediate dal governo.
- Il Primo Ministro e il governo sono indipendenti dal Presidente nella misura in cui sono dipendenti dal Parlamento, necessitando della maggioranza parlamentare. Deve sempre sussistere l'autonomia di ciascuna unità dal potere esecutivo.
Le funzioni del governo in questo modello sono:
- Funzione decisionale (decision making): come decide il governo? Qual è la procedura decisionale? Ad esempio, per quanto riguarda le decisioni sulla sicurezza della comunità.
- Funzione di policy making: realizzazione di concrete politiche, ad esempio sull'ambiente o sull'istruzione; produzione di...
politiche pubbliche. martedì 26 aprile 2005
LE POLITICHE PUBBLICHE
Studiamo ora le politiche pubbliche, cioè le policies (da POLITEIA e non da TA), le (sanitarie, dell'istruzione, economiche,...). L'interessarsi di policies è detto concrete politiche policies making (cioè il decidere riguarda fatti concreti: l'ambiente, edilizia, il traffico stradale...). (varie traduzioni: policies studies, policies sciences, policies analysis, public policy).
Le politiche pubbliche sono una funzione di governo, ma non sono monopolio del governo e il governo non esaurisce la sua attività nelle politiche pubbliche. Dal passaggio dallo Stato di diritto allo Welfare state le politiche pubbliche sono aumentate.
Origine e diffusione degli studi di politiche pubbliche
Le politiche pubbliche nascono negli Stati Uniti (in Europa tarderanno a decollare), sono l'effetto della diffusione delle scienze sociali negli anni 20 con Merrian e la scuola di Chicago e
Il comportamentismo. Fin dal 1927, all'interno della American Political Science Association (in Italia abbiamo il SISP, la Società Italiana di Scienza Politica) viene costituito un comitato di storia delle politiche pubbliche; subito dopo la Grande Depressione del 1929 si assistette ai molteplici interventi del governo nella società (politiche keynesiane) con il moltiplicarsi di politiche pubbliche e la conseguente necessità di studiarle in ordine alla loro adeguatezza nel risolvere i problemi sociali contingenti. '29 per lo studio delle politiche contingenti e la loro adeguatezza ai bisogni della società. In Europa e in Italia il fenomeno è molto più tardivo. Metodo adottato per gli studi di politiche pubblica: la tecnica decisionale. Inizialmente, lo studioso di politiche pubbliche adotta un metodo di studio di impostazione razionale, il rational problem solving; a questosuccederà il metodo chiamato incrementalismo. Il passaggio dal primo al secondo metodo è molto importante non solo perché si amplia il campo di studio delle politiche pubbliche, ma anche perché questi due metodi hanno a che fare con il processo di decisione dei sistemi politici (meccanismi e fattori di decisione).- Metodo della soluzione razionale o rational problem solving: se si intende avviare una politica pubblica di urbanizzazione, occorre formulare con chiarezza razionalmente il problema (dove è meglio, dove è più vantaggioso che si costruisca?). Quindi il primo punto è la formulazione più razionale possibile del problema. Dato l'obiettivo, cioè il fine della politica pubblica, quali sono i mezzi più razionali che mi consentono di raggiungere l'obiettivo?
“cos’è davvero razionalità?” (dibattito che arriva fino ai giorni nostri) o“quanto siamo certi dei fini e dei mezzi razionali?”; inoltre nei comportamenti individuali e collettivi c’è sempre un’area a-razionale. Quando la politica pubblica fallisce significa che lo scopo non era razionalmente impostato e che i mezzi scelti non sono il più razionali possibili per l’obiettivo da raggiungere.
2. Metodo dell’incrementalismo: eredita la critica riguardo “cos’è davvero la razionalità?”; questo metodo sottolinea che le decisioni politiche, e in specifico le politiche pubbliche, sono il risultato di una pluralità di decisioni perché al processo che porta alla decisione partecipano più attori con interessi convergenti o opposti, che hanno tempi e modalità di decisioni diverse. In realtà una decisione di politica pubblica non può essere vista in
questa unilinearità (come nel problema razionale da risolvere), ma il processo decisionale va individuato per segmenti: è un processo che va visto per fasi, o più esattamente PER INCREMENTI. Alcuni attori di una decisione che sono presenti in un incremento (fase), non sono presenti in altri; anche coloro che partecipano a tutti gli incrementi possono avere una linea di condotta coerente, ma strategia, la loro preferenza... A seconda degli incrementi, possono cambiare la loro preferenza e a seconda degli incrementi può cambiare anche l'obiettivo finale: non siamo quindi sicuri che l'obiettivo iniziale sia uguale all'obiettivo finale proprio perché, incremento dopo incremento, lo stesso attore può modificarlo. Dunque è meglio studiare il processo di decisione di una politica pubblica "per incrementi" successivi, ogni intervento ha un suo particolare obiettivo che, raggiunto, consente di traguardare e conseguire un ulteriore obiettivo.così via....Il vero obiettivo dunque è pienamente compreso solo quando la politica pubblica ha terminato il suo procedimento. In un processo incrementale la decisione non è di una sola, o comunque di poche persone, la decisione è frutto di un gioco continuo di contrattazione o di un aggiustamento reciproco di tipo partigiano: se io non riesco a condizionarti del tutto, si ha la contrattazione reciproca. Conclusione: la politica pubblica nel processo decisionale ha un suo fine e mezzi razionali, ma c'è e l'obiettivo finale può modificarsi in ordine agli attori un procedere incrementi per incrementi politici (non è un processo unilineare). L'incrementalismo può essere esteso anche ad altri processi decisionali. Le politiche pubbliche sono studiate da vari autori: Linblond, Simon, Mark e Holsen, Laswekk e Kaplan. Il processo di produzione di politiche pubbliche: per Laswall e Kaplan è un "programma progettato di valori.fini e pratiche”;- per Linblond è “un processo di approssimazioni successive a qualche obiettivo desiderato dove-anche ciò che è desiderato è continuamente sottoposto a riconsiderazione (ridefinizione)”.
Nelle prossime lezioni tratteremo:
- gli attori delle politiche pubbliche e le loro caratteristiche, soprattutto di quelli più influenti ericorrenti nelle politiche pubbliche;
- qual è lo stile dei processi decisionali delle politiche pubbliche;
- il CICLO DI VITA di una politica pubblica: quando e come nasce, come vive e muore;
- la STRUTTURA DEI PROBLEMI (issue) sul tappeto: che tipo di problema vuole risolvere unapolitica pubblica? I problemi sono tutti uguali? Tipologia delle politiche pubbliche;
- le regole del gioco.
La questione più rilevante è quella che riguarda le ISSUE (i problemi sul tappeto) perché laclassificazione di Lowie non riguarda solo le politiche pubbliche, ma è estesa in
campointernazionale (egli si chiede: "il meccanismo di contrattazione vale anche in campo internazionale?come decide, chi decide?").
Di fronte alle grandi questioni di emergenza di sicurezza mercoledì 27 aprile 2005
- Gli attori più influenti e ricorrenti delle politiche pubbliche (chi decide?)
Abbiamo due tipologie di concezioni:
- concezioni monocentriche: sottolineano come è un attore a prendere la decisione finale sulla politica pubblica, anche in presenza di più attori; coloro che scelgono questo orientamento sono coloro che seguono il metodo del rational problem solving;
- concezioni policentriche: gli attori sono tanti soprattutto nei nostri sistemi; un esempio è quello della burocrazia che, non solo svolge compiti esecutivi, ma entra anche in maniera influente e ricorrente nelle decisioni di politica pubblica. È il caso dell'approccio al metodo dell'incrementalismo.
Il passaggio dalla visione del rational problem solving
A quella del incrementalismo, significa il passaggio da una visione monocentrica ha ad una visione policentrica delle relazioni tra gli attori.
Quali sono gli attori?
Anche se momento formale della decisione compete ai partiti, questi non sono soli: infatti in ogni relazione di policy making dobbiamo tenere conto dei gruppi di interesse, dei gruppi di pressione e soprattutto delle lobbies. Queste si esplicano particolarmente nei confronti della formulazione delle politiche pubbliche. In conclusione: il risultato della politica pubblica non scaturisce solo da colui che prende le decisioni, ma deriva anche da interessi altrui.
2. Stili decisionali (come si decide? attraverso quale stile?)
Gli stili decisionali sono le strategie impiegate per realizzare i risultati. Possono essere razionali, qualora utilizzino i mezzi più coerenti; oppure incrementalisti, dove il concetto fondamentale è quello di aggiustamento reciproco partigiano; si ha una tendenza a negoziare, anche
Nell'intento di spostare nel tempo le occasioni di conflitto (con la negoziazione si arriva al limite senza che scatti il conflitto). Metafora: rispetto a tutto l'orientamento razionalista March e Olsen, economisti, elaborano una (risultato finale della politica pubblica è un involucro razionale) in realtà la politica pubblica è una sorta di "bidone della spazzatura" che, per sua natura, viene riempito man mano, e solo alla fine ma non si sa cosa si svuoterà. E' quindi un accumularsi che non è programmabile viene svuotato, all'inizio: l'esito della politica pubblica non può essere individuato ex-ante, ma è individuabile solo ex-post come susseguirsi di eventi. 123. Ciclo di vita delle politiche pubbliche
Fasi del ciclo di vita:
- Emergere di una situazione percepita come problema (issue); il problema deve essere risolto tramite intervento delle istituzioni;
Occorre che quel problema entri nell'AGENDA
POLITICA (ovvero quella serie di politiche che2) i decisori p