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LA RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA
L’attributo politicamente più significativo dei parlamenti è il loro carattere rappresentativo ma c’è di
più in quanto questo attributo non qualifica soltanto una istituzione politica (il parlamento) ma
addirittura un regime nel suo complesso (democrazia rappresentativa), ed è proprio questo
carattere di rappresentatività che fa del parlamento una istituzione essenziale della democrazia
moderna. Il concetto di rappresentanza fa sempre riferimento ad una situazione duale e
relazionale, suppone cioè un rappresentante ed un rappresentato e che tra questi sussista un
certo rapporto. Nella sfera politica i due poli si identificano con i governanti e i governati:
interpretare e modellare il rapporto tra questi due poli è l’asse della politica stessa. La
rappresentanza può essere vista come:
1) Conferimento di autorità: proviene dall’elezione avuta dai cittadini e da questa trae titolo di agire
legalmente e legittimamente in nome del rappresentato.
2) Azione nell’interesse di qualcuno che non può o non vuole agire in maniera autonoma. E’ un
concetto traslato dalla sfera privata: vige il mandato imperativo ma in realtà lo stabilire gli interessi
del rappresentato avviene nella classe politica, in maniera orizzontale.
3) Responsabilità
4) Rappresentatività come specchio di una determinata realtà
5) Raffigurazione di tipo simbolico (valida per diplomatici e presidenti della Repubblica)
Un organo politico sarà dunque tanto più rappresentativo quanto più fedelmente riprodurrà in
concreto tali caratteristiche. Essa può dunque essere definita come una relazione di carattere
stabile tra cittadini e governanti, intesi entrambi come soggetti pluralistici, per effetto della quale i
secondi sono investiti dell’autorità di governare in nome e nell’interesse dei primi e sono soggetti a
responsabilità politica per i propri comportamenti dinanzi ai cittadini stessi; autorità e responsabilità
politica dei governanti sono realizzate attraverso meccanismi istituzionali elettorali. Dunque
centrale diventa il binomio Elezioni/Parlamento.
I PARLAMENTI
La struttura assembleare dei parlamenti è la condizione necessaria per assicurare carattere
pluralistico alla rappresentanza: nella democrazia moderna, il disegno istituzionale fa si che il
Parlamento abbia un ruolo bifronte, da un lato strumento di espressione della società civile e delle
sue domande (presente dunque sul versante di input del sistema politico), dall’altro luogo del
potere decisionale (collocato sul versante di output). L’articolazione del parlamento in una o più
camere ha fatto si che si procedesse ad una classificazione
* Mentre il modello unicamerale corrisponde all’affermarsi di un criterio unico di organizzazione del
rapporto rappresentativo, il modello bicamerale riflette generalmente l’esistenza di accomodare e
bilanciare criteri diversi a ciascuno dei quali non è possibile rinunciare completamente. Un primo
gruppo di modelli bicamerali è sorto per l’esigenza di riportare in vita forme pre- democratiche in
modo da bilanciare l’ingresso del “nuovo” con un certo margine di conservatorismo. Un secondo
gruppo di modelli bicamerali è legato alla necessità di un compromesso tra una concezione
unitaria ed una policentrica della comunità politica (USA,Germania, Svizzera).
* Caso abbastanza eccezionale è il bicameralismo italiano odierno concepito all’interno del
processo costituente per fornire entrambe le risposte al principio nazionale e a quello del
decentramento regionale.
Per definire il tipo di bicameralismo occorre effettuare un’analisi dei poteri attribuiti alle due
camere. Si parlerà di bicameralismo paritario, o simmetrico quando i poteri si equivalgono, di
bicameralismo asimmetrico quando una delle due ha poteri attenuati.
Il primo modello è quello che – riconoscendo poteri uguali alle due camere – esprime meglio la
logica del compromesso tra due interpretazioni ugualmente forti della rappresentanza. Il secondo
modello (debole) è chiaramente indicativo della forza minore di una delle due camere (caso
inglese o italiano pre-fascista). Nel terzo modello la seconda camera si configura quasi come un
doppione che sussiste più per inerzia istituzionale che per una vera ragione mentre il quarto
modello configura una situazione ispirata ad una logica di divisione del lavoro per la quale ad una
camera spetteranno alcuni compiti, all’altra compiti differenti.
Un’altra dimensione importante all’interno delle varie tipologie di parlamento è l’articolazione
interna in commissioni e sotto-commissioni tra le quali la più importante è quella legislativa.
Un tempo i partiti si sono affermati come principali intermediari della rappresentanza. I gruppi
parlamentari, con la loro leadership e l’organizzazione diventano i soggetti principali della vita
parlamentare. E’ dunque l’autorità dei partiti a pesare oggi sul Parlamento.
Accanto all’articolazione del parlamento lungo linee partitiche, il parlamento tende a articolarsi
lungo la linea di divisione tra le forze che sostengono il governo e quelle che invece si oppongono
ad esso. Il governo infatti non si esaurisce mai nella maggioranza parlamentare né la maggioranza
è tutta nel governo. Finchè il sistema partitico consente governi a maggioranza parlamentare
monopartitica (caso del bipartititsmo), la variabile determinante per definire i rapporti
governo/maggioranza parlamentare è il grado di coesione del partito di governo. Quando invece il
sistema partitico impone governi di coalizione pluripartitici il problema della coesione
governo/maggioranza si collega essenzialmente ai processi di accomodamento tra identità e
programmi politici dei diversi soggetti partitici che compongono la coalizione. La variabile sarà qui
l’estensione dello spettro politico della coalizione. Utilizzando queste diverse dimensioni di
variazione delle assemblee parlamentari si possono delineare due tipi opposti di struttura
parlamentare di particolare rilievo:
* Parlamento policentrico:
* bicameralismo forte
* partiti poco coesi e/o in numero elevato
* limitata salienza della linea di demarcazione governo/opposizione * debole nesso
governo/maggioranza
* - sistema di commissioni forte
* Parlamento avversariale (monocameralismo o bicameralismo debole)
* sistema bipartitico con partiti coesi
* stretta identificazione tra governo e maggioranza parlamentare
* sistema debole di commissioni
* linea di demarcazione governo/opposizione sarà il fondamento per la strutturazione ed il
funzionamento dell’istituzione
Lo scienziato Bagehot ha individuato una serie di funzioni esercitate dal Parlamento, volendo
sintetizzare il suo elenco queste si possono ulteriormente suddividere in tre categorie:
Funzioni rappresentative: i parlamentari ed il Parlamento rappresentano la nazione (il popolo).
In primo luogo c’è il fatto che il parlamento realizza il contesto di comunicazione e di controllo
istituzionalizzato tra la cittadinanza e la classe politica più articolato e sistematico. In secondo
luogo le istituzioni parlamentari, per la loro struttura consentono alla rappresentanza un assetto
pluralistico e contemporaneamente offrono meccanismi formali ed informali di riduzione e
moderazione del pluralismo. Inoltre il contributo delle assemblee parlamentari al contenimento del
conflitto politico si realizza da un lato attraverso una sofisticata ritualizzazione del conflitto stesso,
che attribuisce alle parti opposte ruoli, poteri e forme di espressione specifiche, dall’altro
incentivando in una certa misura la collaborazione e la cooperazione tra le forze opposte coinvolte.
Funzioni di controllo sul governo (controllo parlamentare sull’esecutivo). Come il parlamento è
legittimato a controllare l’esecutivo utilizzando i propri poteri legislativi e di inchiesta, così la
presidenza democraticamente eletta è autorizzata a controllare il parlamento ricorrendo al suo
potere di influenza e di veto. Inoltre dovendo, il governo, contare sulla fiducia esplicita o implicita
del parlamento, tra la maggioranza di questo e il governo stesso si stabilisce un nesso strettissimo,
ne deriva che la funzione di controllo è delagata essenzialmente alle forze di opposizione tramite lo
strumento del voto o quello della pubblicità.
Funzioni di “policy making” (funzione legislativa).
I provvedimenti normativi, per acquisire il rango di leggi devono passare attraverso un iter
decisionale prefissato, che si svolge all’interno del contesto istituzionale parlamentare. Per mettere
meglio a fuoco il ruolo dei parlamenti è utile suddividere i momenti della creazione di una legge in
un primo memento di iniziativa legislativa (che può essere governativa e non) ed un secondo
momento della deliberazione. Così possiamo distinguere i parlamenti sulla distanza o meno dal
polo di accentramento del processo legislativo: ovviamente risulteranno più prossimi al polo quei
parlamenti in cui sia il primo che il secondo momento hanno appannaggio esclusivo del governo
mentre risulteranno più prossimi al polo del decentramento gli altri modelli.
Ultimamente si è diffusa largamente la tesi del declino dei parlamenti a vantaggio dei partiti o
dell’esecutivo. Non si può trascurare il fatto che partiti con apparati organizzativi extraparlamentari
hanno acquisito un peso significativo nella gestione dei parlamenti ma bisogna anche rilevare che
la classe politica appartenente a questi partiti nati fuori e spesso contrari al parlamento, si è
generalmente parlamentarizzata. Quanto all’esecutivo, se è vero che il suo controllo sullo
svolgimento dell’attività parlamentare è forte, questa situazione appare proprio il risultato del
definitivo affermarsi del parlamento come canale di legittimazione del governo.
Cap.13: i Governi
Il governo è l’unico elemento costante della politica. Si può seguire, nell’analisi la via delle
modifiche di tipo quantitativo o qualitativo (funzioni di governo). Schmitt ha distinto, nell’ambito
dell’analisi una direzione politica à il governare ed una amministrazione à condizione per il
concreto svolgimento della prima ovvero esecuzione di scelte già adottate come contenuto. Tale
distinzione corrisponde anche, secondo una determinata interpretazione a quella tra sfera del
politico e sfera del diritto. I compiti fondamentali della politica sono assolti dalle Funzioni di
governo.
Per l’attività di governo si utilizza l’espressione “potere esecutivo” e conseguentemente si
denomina il governo anche semplicemente come “esecutivo&r