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L'opera ordinatrice di Dio

L'opera ordinatrice di Dio, che si esprime attraverso un potere di cui questi costantemente dispone, crea un mondo non accessibile attraverso un'intuizione puramente intellettuale, ma di fatti precisi tramite i quali è possibile accertare un effettivo potere di disciplinamento. Il Dio di Newton costituisce il mondo temporale attraverso la sua effettiva esistenza. Per Newton Dio è il soggetto di decisioni che passano a edificare la struttura del cosmo, che quindi risulta essere frutto di decisioni.

Si tratta di una impostazione metodologica avente un chiaro disegno. Presentando Dio come volontà suprema, e gli uomini come servi, si respinge l'idea dell'esistenza di un mondo ideale cui gli uomini dovrebbero accedere attraverso l'intuizione.

Newton nega anche la tradizionale distinzione tra meccanica razionale e meccanica pratica. La geometria, infatti, opera proprio sulle costruzioni messe a punto dalla meccanica.

Hume introduce poi nella filosofia...

Quello che si potrebbe chiamare il senso dellapossibilità; in luogo di un assetto o di un modello rigido di spiegazione, un fascio dialternative possibili tra le quali non c'è ragione di stabilire una preferenza. Hume definiscecome arbitraria l'imputazione causale dei fenomeni fisici. Per Hume, addirittura, la scelta diuna connessione tra una causa e un effetto è un arbitrio affidato alla "grande guida della vitaumana", che si fa condizionare irrimediabilmente dalla consuetudine e dall'abitudine.

Capitolo VII. La scienza e il disciplinamento della vita umana

La strategia del fondamento

L'universalità, proponendo un modello unico, riesce a annientare tutti gli eventuali modellialternativi di comportamento che potrebbero sorgere. E questa è la prospettiva che si respiraanche nella Critica della ragion pratica di Kant, dove due sono gli universali proposti (ilcielo stellato e la legge morale). Ora

l'universalità non è altro che una decisione che è già stata presa. Essa si configura come un valido mezzo di disciplinamento della vita umana e della società civile. Anche se molte volte è stata occultata dai filosofi la sua genesi pragmatica. Ma sempre si è sentita l'esigenza di ancorare i vari saperi tecnici ad entità superiori che costituissero per loro valido fondamento (per es. vedi i tentativi fatti da Hilbert per fondare una metametatica). Molte volte il problema del fondamento è stato risolto attribuendo ad alcune proposizioni un valore primigenio, con un'operazione che ha un carattere quasi mitologico: si tende in questo modo a nascondere il carattere costruttivo di tali scienze. Le strategie epistemologiche del fondamento, infatti, spostano le procedure matematiche entro un ambito di interpretazione immaginario e fittizio, nascondendo il loro carattere sociale. Anche per la matematica si è, in sostanza,seguito un ragionamento già utilizzato per altre scienze, volto a ritrovare un fondamento teorico alieno dalle pratiche che hanno contribuito alla sua costruzione e determinazione. Il Dio che sceglie e il Dio di nome: la ragione contro il caso L'essenzialismo rimpiazza la matrice costruttiva delle tecniche linguistico-concettuali con il potere occulto insiti in una struttura oggettuale. Tali sono gli indirizzi di Descartes e Leibniz. Quest'ultimo, proprio in contrapposizione alle teorie newtoniane, elabora il principio di ragion sufficiente, che rappresenta il tentativo di iscrivere anche il dominio delle cose in una gerarchia di essenze e di evidenze intellettuali. A differenza del Dio di Newton, che è essenzialmente volontà legislatrice, il Dio di Leibniz è pura razionalità. È esclusa a priori l'eventualità che la razionalità possano essere strutturazioni metodiche di una combinazione casuale. Riflessione e sanzione

È emerso, quindi, il tentativo di alcuni filosofi di duplicare la realtà, ricostruendo un mondo ideale che si pone rispetto al primo come fondamento. Ma tale operazione è in qualche modo analoga alle altre che abbiamo già descritto. Strategia del fondamento, essenzialismo, modello oggettuale, riflessione, duplicazione sono i luoghi teorici di una stessa strategia filosofico-scientifica correlata ai bisogni di una forma di vita umana. Si tratta di un modo per rendere quei modelli invariabili. La riflessione è così il teatro in cui la scena del mondo viene duplicata; ed è anche l'introiezione per effetto della quale un ordine, una disposizione disciplinare divengono un fondamento interiore al quale i comportamenti e i fattori della personalità devono essere ancorati.

Cap. VIII. Universalità ed empiria come statuti della decisione

La legge rappresenta forse il portato più evidente di questa tendenza alla universalità.

Essa è la ritraduzione di una decisione che non prevede eccezioni. L'universalità e la generalità, infatti, sono connessi ai concetti di norma, di regola, di comando. La decisione nella suddivisione tra oggetti empirici e oggetti universali (leggi, etc.) ha un ruolo precipuo: è essa, infatti, a porli nelle due differenti condizioni. Questa bipartizione la ritroviamo traslata anche nel pensiero di Kant, laddove individua scopi inferiori (istinti, amor di sé, massime soggettive dell'agire) e scopi superiori (leggi pratiche, principi pratici oggettivi, universali e necessari). Si tratta, in sostanza, ancora una volta di una statuizione della decisione volta a creare una gerarchia tra tutti i comportamenti in concreto assumibili. Concludendo possiamo affermare che la universalità è una disponibilità accessibile a qualsiasi cosa che mediante una decisione venga fatta valere illimitatamente. Kant non fa altro, con la formulazione di

questa superiore legge morale, che esprime il bisogno imperioso di un certo modello di legalità pratica che egli voleva far valere senza eccezioni. L'imperativo categorico, infatti, non è altro che l'ossessione di una decisione che non siamo disposti a mettere in discussione. Il porre la legge morale al di fuori dell'umana deducibilità significa neutralizzare la sua genesi decisionale e porla anche al di fuori del discorso, delle mediazioni comunicative che si stabiliscono tra gli uomini.

Cap. IX. L'operare infondato.

La paura e il modulo della riflessione

Sostenere che le procedure linguistico - concettuali, così come le nostre imprese cognitive, siano prive di fondamento, significa sostenere anche che prive di fondamento sono le prassi che delle prime costituiscono la genesi. Le prassi in ultima analisi risultano determinate esclusivamente dal decorso della loro condotta.

Ora le nostre credenze, le nostre dottrine sono nate

dell'individuo, sono il risultato di un processo di apprendimento e adattamento alle situazioni che si presentano nella vita quotidiana. Questi abiti concettuali sono fondamentali per interpretare e comprendere il mondo che ci circonda. Attraverso l'uso di tag html, possiamo formattare il testo in modo più leggibile e strutturato. Ecco un esempio di come potrebbe apparire il testo formattato:

Dall'estensione dei modelli pratici della condotta, come una complicazione di quel sistema di permissione e di divieti che hanno costituito la struttura metodica della nostra vita. Ed è dallo scontro con le resistenze opposte dall'ambiente di vita che ha avuto genesi il pensiero. Ora le resistenze e gli urti delle situazioni caratteristiche e ordinarie hanno trasformato una condotta casuale in una tecnica comportamentale. Sono proprio le sofferenze che hanno dato genesi al pensiero, che si configura quasi come una paura trasformata.

Ora quella che solitamente si definisce come natura nelle cose, è il modello di comportamento che gli uomini contraggono nel corso dei loro rapporti con l'esperienza e nei modi di trattare con essa. Utilizzando il metodo induttivo si vengono a formare delle leggi aventi carattere generale, e che traggono impulso dalla constatazione di talune uniformità di comportamenti.

Gli abiti concettuali come estensione della condotta dell'individuo, sono il risultato di un processo di apprendimento e adattamento alle situazioni che si presentano nella vita quotidiana. Questi abiti concettuali sono fondamentali per interpretare e comprendere il mondo che ci circonda.

pratica.Viene così in luce la matrice essenzialmente fattuale del pensiero e delle strutture logico-concettuali, matrice che risiede nell'organizzazione di comportamenti e tecniche procedurali che non hanno alcuna legittimazione al di fuori di un modello di condotta operativa. Condotta operativa che va a strutturare i dati della c.d. esperienza, prodromici alla costruzione di abiti concettuali aventi carattere generale. Ma la decisione è alla base di tutto. Prima della decisone i segmenti dell'esperienza sono disposti a casaccio, e presentano la possibilità di introdurre modelli alternativi di un ordine che non c'è prima che venga costruito. Ma tali decisioni non sono arbitrarie, ma costituiscono parti di una forma di vita, scevrida qualsivoglia forma di necessità. Capitolo X. La matrice costruttiva della conoscenza. Il pensiero fattuale Le rappresentazioni mentali sono sempre state interpretate dalla tradizione come un duplicato, puro e ideale,

dell'opacità dei fatti dell'esperienza, rappresentazioni che avvengono grazie all'introiezione di schemi mentali di divieti e di permissioni. Esse sono state intese come uno statuto interiore ideale, mentre viene celata la loro matrice costruttiva. Spesso, dal cartesianesimo in poi, le operazioni mentali sono state interpretate come prese di possesso di oggetti. E in tale modello si ripercuote sicuramente una forma di vita umana basata sull'appropriazione privata degli oggetti. Ma in realtà le cose stanno diversamente. "Il fondamento" dello stato mentale, del processo interiore è soltanto la funzione di arresto stabilita da una decisione. Il fondamento è uno statuto di privilegiamento che viene assunto da un uso, da un modulo interpretativo mediante il dispositivo di norme che stabiliscono l'esclusione e il divieto inesorabili di modalità alternative di impiego e quindi di interpretazione. Nel linguaggio gli uomini.

hanno riflettuto l'organizzazione delle loro formedi vita, delle loro istituzioni, dei loro costumi, del loro modo di appropriarsi le cose.

Anche le espressioni "Io sono certo" o "Io credo" rappresentano non due stadi dicertezza differenti, ma semplicemente due decisioni differenti circa la volontà di impegnarsiin talune asserzioni.

Il pensiero come strutturazione metodica del caso

La scienza attuale si deve occupare di disgelare tale carattere costruttivo del pensiero edelle categorie logico - concettuali. La matrice del "pensiero" risiede, infatti, nellatrasformazione della casualità in una tecnica metodica. Fare ciò significa scoprire cosa staall'origine genetica di sistemi filosofici e culture. Trovare l'origine dal basso di quelli che sidefiniscono feticisticamente gli edifici formali più elevati.

I nostri sistemi linguistico - concettuali sono estensioni e complicazioni dicombinazioni sorte

Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
13 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher luca d. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologia della scienza Giuridica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Ciaramelli Fabio.