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La concezione ausiliaria del metodo

lo fa esprimere in uno sforzo estremo di salvare sotto la vestedi tecnicismo un mondo ormai perduto. Infatti laicizzata e le fonti del diritto e sciolto ogni legamecon la teologia, le norme sono venute nell'esclusivo e totale dominio della volontà umana. Etàmoderna ha esteso la parola produrre al diritto. E norme giuridiche al pari di qualsiasi altro benedella mercato risultano prodotte, vengono pertanto dal nulla e possono essere tranquillamentericacciate nel nulla. E poiché la produzione risponde e obbedisce al fabbisogno, le leggi diventanoprovvisorie o durevoli, di congiuntura o di struttura, di emergenza o di normalità.Tutto ciò che garantiva unità e verità del diritto e ormai tramontato. La teoria del metodo giuridicoci viene da periodi storici in cui le norme ancora si raccoglievano e disponevano in una unità disenso.Oggi non esiste più un'unità di senso ma le

norme hanno ognuna dei singoli scopi. La stabilità del metodo e l'organicità del sistema esigono sempre invece che le norme invece di disperdersi nell'afortuito occasionalismo rispondono ad un'istanza di unità. Oggi tutto questo non esiste più non non c'è più un dove a cui si diriga la macchina produttrice di norme: basta che essa funzione soddisfi il fabbisogno della più imprevedibile casualità. Se è tutto quello che abbiamo finora descritto merita il nome di nichilismo, non abbiamo paura di questa parola. L'accettazione del fortuito e dell'occasionale e La sola risposta dinanzi al tramonto di antiche false unità. Nell'era moderna bisogna lasciarsi vivere nella contingenza. La nostra esistenza è divisa in due piani piano della territorialità e il piano della spazialità sono concetti particolari che ci servono per definire come la nostra epoca sia caratterizzata

dallacosiddetto leggero-diritto. Da un lato le province della terra, le piccole e grandi patrie, custodi delle differenze di linguaggio e di tradizione, nelle quali vige il principio del confine, chi sta dentro acquista identità che sta fuori no. Si tratta in pratica di quella cornice che ha segnato la formazione allo sviluppo degli Stati territoriali sovrani. Il diritto e potere sui luoghi, ciascuno rapporto giuridico ha sede sulla terra e perciò diviene prevedibile e regolabile. E anche nell'era moderna, il declino degli Stati non comporta il dissolvimento del potere territoriale ma solamente lo trasferisce ad un altro livello (dallo Stato, alla comunità europea). Dall'altro lato ai luoghi chiusi della terra e definiti, si contrappone la dimensione planetaria della tecno-economia. Tecno economia intesa come spazialità, come rete globale all'interno della quale il linguaggio, la moneta diventano; all'interno della quale gli individui vengono.considerati come elementi del mercato (compratore e venditore) e all'interno della quale non sono ammessi individui imprecisi. Si perde in questo modo anche l'identità degli uomini considerati come semplici funzionari del mercato. Gli stati nazionali, indeboliti dall'interno si sforzano di inseguire e raggiungere i fenomeni globali. Logorando e svuotando lo Stato, e lasciando tutto nelle mani dell'uomo abbiano aperto un abisso dove si scontrano la volontà planetaria di profitto e l'oscuro movimento delle offese diversità. Abbiamo in pratica aperto la strada al nichilismo. Il metodo dei nostri studi deve rendersi solidale con questo divenire con questa mancanza di destinazione. Abbandonarsi alla contingenza non significa dispersione di concetti, non significa neppure banale relatività storica, non significa infine anarchia metodologica, capricciose arbitraria scelta di tecniche e procedure investigative; vuol dire invece totale consapevolezza.delle potenze che agitano la nostra epoca in modo che non ci si industriainvano a ricercare l'ordine dove dominino il caos. Nessuna dottrina del metodo oramai puòrestituirci ciò che è tramontato. Solo pensando così eviteremo che il metodo si converta sempre in problema del metodo, e riveli ildisagio e l'insoddisfazione di chi applica il pensiero di un mondo perduto al mondo moderno. Laloro accettazione delle cose come stanno, dell'ora cadere del loro divenire, si pone al riparo deirimpianti e perciò ci fornisce il metodo più efficace per affrontare il testo normativo. Se non c'è unfondamento di unità, capace di raccogliere le norme d'ordinarle, se non c'è un criterio di tutti icriteri, allora il metodo sta proprio nel coraggio dell'accettazione di scendere al livello dellacontingenza, discendere dentro di noi e dentro le norme. Così il metodo abbandonato la pretesa dideterminare

produrre il proprio oggetto, si fa tutto adeguato all'oggetto e si sottopone allatemporalità. La società moderna pertanto si presenta come una società disorganica e mutevole all'interno del quale inutile ricercare un qualche ordine anche se solamente metodologico. La produzione delle norme non avviene più secondo un'idea originaria, ma in base al fabbisogno. Ecco pertanto delle norme possono essere e non essere, venire dal nulla ed eventualmente ritornare tranquillamente nel nulla. E se queste vita divisa tra volontà planetaria della tecno-economia e antiche misura dei luoghi, non ci dà un principio di unità; se tutto è caduto in un arbitrario divenire; e bene di questo non può darsi colpa il giurista, nel farsi carico di riorganizzare le cose. Le cose stanno così. Nichilismo al formalismo nella modernità giuridica. Nella modernità giuridica finiscono i dualismi che tenevo in vita

l'unità del diritto. Il diritto positivo, infatti, non era mai stato lasciato solo. Contro di esso veniva sempre alzato un altro diritto diverso per rango, si pensi al diritto biologico, al diritto di natura o al diritto di ragione. Le varie specie di dualismo nell'era moderna hanno svolto ed esaurito il loro itinerario storico. Il diritto è ormai consegnato alla solitudine della volontà umana, la quale non sta ferma immobile ma generalmente si sposta tra visioni del mondo, prospettive di vita, interessi economici e politici. Respinta pertanto l'assolutezza dei valori, il diritto non rimane senza valori ma si risolve nel processo storico. Ecco che quindi il mondo cade nelle mani dell'uomo. Questa perdita di ogni centro apre le porte del diritto al nichilismo. La svalutazione di tutti gli antichi valori, che pur comunque aiutavano l'uomo ad orientarsi fra le cose, consegna il mondo alla volontà di potenza. Il senso del diritto non è più.ricavato dalla parola di un Dio, o dall'eterna natura,o dall'universale ragione. Esso si racchiude per intero nella volontà che interpretando il mondo dispiega la propria energia.Il diritto oramai nasce dalle forze in campo, dai rapporti affidati alla contingenza e alla casualità: ogni norma è labile e provvisoria, viene attratta dal nulla e può essere ricacciata nel nulla. Gli stessi valori collocati in carte costituzionali o dichiarazioni universali altro non sono che valori tratti dall'uomo stesso in documenti della propria volontà e perciò sempre revocabili o modificabili. Il vorticoso succedersi di norme giuridiche, emanate, modificate, abrogate in tutte le officine del diritto attesta la nientietà del diritto stesso, la convinzione che esso sia prodotto e con la forza esclusiva ed arbitraria della volontà. Il problema della verità perde quindi qualsiasi importanza e diventa totalmente estraneo al diritto il qualerisponde soltanto ormai alla domanda sulla validità e sul suo regolare funzionamento come produttore di procedure. È proprio tale visione nichilistica del diritto che conduce al formalismo. All'uomo infatti non resta che costruire forme capaci di accogliere e trattare qualsiasi contenuto, ecco perché nichilismo e formalismo sono stretti da un'intima fraternità: l'uno conduce all'altro. La salvezza del diritto avviene tramite l'applicazione del formalismo. Il formalismo si svela nelle procedure produttive di norme, nel predisporre le macchine artificiali che distruggono e costruiscono nel mondo del diritto. Attraverso le procedure infatti tutto può passare, qualsiasi contenuto purché sia giusto dal punto di vista formale. Ecco pertanto che il diritto si rifugia nell'artificialità di macchine produttrici. I fenomeni, nichilismo e formalismo, costituiscono la modernità giuridica nella quale il diritto.sinistra è dominato dalla logica del mercato e dalla ricerca del profitto. Questo ha portato ad una trasformazione profonda del diritto, che non è più legato ad una concezione metafisica o dualistica. Oggi il diritto è basato sulla volontà dell'uomo e si confronta solo con la realtà contingente. Non ci sono più legami con la realtà sovra-sensibile o sovra-storica. Tutto è regolato tra gli uomini, a livello di contingenza. Il dialogo tra il giurista e il filosofo diventa quindi necessario per comprendere il carattere filosofico delle categorie giuridiche fondamentali come norma, soggetto, ordine, autonomia, sovranità, eccetera. Il giurista non può più considerarsi separato dalla filosofia, poiché nel mondo agiscono due potenze immensamente grandi. Con la caduta dei regimi del socialismo reale, la volontà di profitto privato ha assunto una dimensione globale. Il mondo, sia a destra che a sinistra, è dominato dalla logica del mercato. Questa trasformazione ha avuto un impatto profondo sul diritto.

sinistra viene inteso come una grande e immensa impresa. Questa planetariavastità colpisce al cuore uno dei principi più antichi del diritto: la sua territorialità il suo vincolo coni luoghi. Gli affari, economici e finanziari, commerciali e industriali, sono ovunque o meglio non hanno proprio luogo. Dobbiamo considerare tuttavia che il dominio del capitalismo non sarebbe concepibile senza un'altra immane potenza ovvero la tecnica. La tecnica non si definisce nell'invenzione di cose o nell'originalità creativa di strumenti, ma nella sua attitudine a dare il mondo, a manipolare la natura organica e inorganica, a perseguire, secondo leggi e procedure, infiniti scopi. La tecnica al pari del capitalismo alla stessa dimensione planetaria, non conosce confini e limiti di spazio, si insinua in ogni piega della nostra vita.

A queste potenze il diritto non è più in grado di rispondere con il possesso di eterna e immutabile verità. E sono

sciolto infatti ogni legame con la verità: nulla più lo illumina la guida dall'alto. Sia Irti che Severino si trovano d'accordo nel riconoscere la solitudine della volontà nell'epoca moderna. Tuttavia si trovano in dissesto nel definire il rapporto tra le
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Publisher
A.A. 2008-2009
8 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologia della scienza Giuridica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Ciaramelli Fabio.