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SCIENZA DELLE RETI
Le reti sono ovunque e possono essere osservate in continuazione; esse ci aiutano a
capire il mondo nella sua interezza, tout court, e sono presenti nella più piccola vita
quotidiana, ma anche a livello globale come le crisi finanziarie che generano reti di
connessione tra banche e imprese, le pandemie che si trasmettono da paese in paese
passando per gli aeroporti, i cambiamenti climatici che possono alterare la rete di
relazioni tra le specie negli ecosistemi o i virus informatici che si diffondo attraverso
internet, la rete nelle reti. In tutte queste situazioni siamo a contatto con elementi
diversi che sono collegati tramite un sistema disordinato di interazioni, una struttura
di rete sottostante. Tutti questi sistemi possono essere riassunti e schematizzati
attraverso una rete; è il caso delle reti biologiche ad esempio, come gli ecosistemi,
reti complesse formate da specie differenti in cui vige la legge del più forte
rappresentata dalla catena alimentare, o delle diffusioni malarie, quali ad esempio la
diffusione di una malattia infettiva come l’AIDS, influenzata dalla strutture della rete
dei rapporti sessuali non protetti, o delle reti elettriche sempre più collegate tra loro
e che permettono di trasportare grandi quantità di energia in qualsiasi parte della
terra, o delle reti semantiche, di parole, che ci permettono di esprimere concetti
articolati e complessi, o delle reti cellulari in cui le cellule lavorano all’unisono, o
delle reti del commercio sempre più fitte tra i paesi, delle reti aeroportuali che
permettono di spostarsi sempre più velocemente nel globo, o delle reti celebrali,
all’interno della quale aree del cervello responsabili di determinate attività si connetto
tra loro.
Tutti questi fenomeni vengono definiti fenomeni emergenti. Per fenomeni emergenti
intendiamo un comportamento collettivo delle parti di un sistema che non può essere
previsto considerando solo i singoli elementi che lo costituiscono; singoli elementi
(entità) che creano ordine attraverso la cooperazione, che permette di realizzare
attività che in caso contrario non si potrebbero svolgere (es. interazione tra calciatori
che fanno forte una squadra, o la cooperazione tra formiche che gli permette di
costruire imponenti formicai, o lo stesso ordine sociale, che può nascere solamente
attraverso la cooperazione degli attori sociali che creano relazioni). I sistemi che
invece presentano caratteristiche opposte vengono definiti sistemi complessi. Ciò che
quindi ci interesserà sarà analizzare tali strutture reticolari, e capire come singole
entità (nodi) possono cooperare tra loro.
L’analisi delle reti sociali, o anche social network analysis (SNA), trova
applicazione in diverse scienze sociali, come la sociologia, la psicologia e
l’economia, così come nel management e ultimamente anche nel commercio
internazionale, nella diffusione dell’informazione e nello studio delle istituzioni e
delle organizzazioni. L’analisi delle reti così concentra tutta l’attenzione sulla
struttura delle interazioni all’interno di sistemi diversi, sulle relazioni e interazioni
che intercorrono in una rete per capirne i collegamenti tra le varie entità (come già
detto sistemi come ad esempio la rete di computer, un ecosistema o un gruppo
sociale). Tali interazioni e sistemi vengono però descritti (ignorando i dettagli dei
suoi costituenti e la specificità delle loro relazioni) dallo stesso strumento, di
fondamentale importanza per la metodologia: il grafo. La mappatura delle relazioni
infatti, siano esse sociali o biologiche o di qualsiasi tipologia, può essere condotta con
un formalismo matematico utilizzando la teoria dei grafi, ossia quella teoria che si
occupa di studiare quegli oggetti discreti che permettono di schematizzare una grande
varietà di situazioni. Per grafo si intende una struttura costituita da oggetti semplici
detti nodi (o vertici) e collegamenti detti archi, legami o anche link, che collegano
tale grafo ad altri grafi per andare a costituire quella che poi viene chiamata rete o
sistema reticolare. Questo approccio fu per la prima volta sviluppato dal matematico
Eulero (1707-1783) che nel 1736 cercò di risolvere un indovinello relativo ai “Sette
ponti di Konisberg” dal quale si fa coincidere il momento della nascita della scienza
delle reti, e successivamente sviluppato prima dallo psichiatra Moreno, che
attraverso la sociometria riuscì a creare una tecnica per identificare i legami fra le
persone attraverso una mappatura dei legami sociali che intercorrevano tra delle
ragazze di una scuola femminile ed entro i quali si diffondevano le medesime idee
(con la quale si fa coincidere un ulteriore passo per la scienza delle reti: l’analisi
delle reti sociali, di fondamentale importanza per analizzare e quindi capire le
relazioni che intercorrono all’interno di una rete), e poi da una serie di lavori dei
matematici Erdòs e Rèniy. Tali lavori infatti, condotti dal 1959 al 1961, portarono
alla creazione di un modello matematico (random graph model) che rappresentava
una rete dove i vertici venivano connessi tra loro completamente a caso, la cosiddetta
rete casuale. La rete casuale (che può nascere solo però se il numero medio di
collegamenti per nodo, e quindi il grado medio, è maggiore di 1) può essere usata
come termine di paragone, o caso nullo, per qualunque rete reale: una rete casuale
può essere utilizzata per confrontarla con una rete reale e capire che ruolo ha svolto il
caso e che ruolo hanno svolto altri fattori nel formare la seconda (come nel caso delle
amicizie, che possono essere sì determinate dal caso ma la quale formazione è
certamente determinata anche da molti altri fattori, come la classe sociale o l’affinità).
G (n, m) G (n, p) probabilità
Esistono vari tipi di rete; certe nascono volontariamente (una squadra di calcio ad
esempio, in cui i giocatori che sono i grafi, sono nodi collegati vicendevolmente da
legami o link) e vengono create da qualcuno (reticoli), ma altre crescono senza
controllo esterno. Tali strutture reticolari, che vengono chiamate “processi auto-
organizzati”, sono tuttavia capaci di sviluppare un ordine interno e di funzionare
correttamente (le cellule o gli ecosistemi ad esempio non sono organizzati, ciò
nonostante funzionano in maniera robusta).
Quando si studia un sistema dove molti elementi interagiscono tra di loro, sono
possibili due approcci. Il primo consiste nell’identificare gli elementi e le loro
interazioni, e nello studiare ogni elemento di per sé, individualmente; il
comportamento del sistema si deduce così come somma dei comportamenti dei
singoli componenti. Una seconda strategia invece può essere quella di raggruppare gli
elementi in pochi insiemi omogenei. L’analisi delle reti cerca di integrare questi due
punti di vista. Molti fenomeni sono impossibili da spiegare se ci si concentra solo sul
comportamento dei singoli elementi, e quindi l’approccio adottato dall’analisi delle
reti si colloca a metà strada fra la descrizione degli elementi singoli e quella dei
grandi gruppi; in un certo senso le reti cercano di spiegare come un insieme di
elementi isolati (grafi), si possano trasformare attraverso una struttura di interazioni,
in gruppi e comunità, e quindi in reti.
La mappatura dei grafi (o tipologia) è fondamentale per l’analisi delle reti sociali e
quindi per lo studio delle strutture reticolari. Essa ci permetta infatti di rappresentare
graficamente le relazioni e i collegamenti che intercorrono tra i grafi di una
determinata rete. Un esempio di mappatura dei grafi può essere ravvisato nella mappa
della metropolitana di Londra, “the Tube”, per la prima volta stilata nel 1931 da
Henry Beck, cittadino inglese desideroso di semplificare la vita dei londinesi che
dovevano in continuazione districarsi all’interno della metropolitana che diventava
giorno dopo girono sempre più caotica. Henry Beck infatti, al posto di disegnare le
linee della metropolitana sopra Londra, decise di collocarle in uno spazio astratto,
dove le stazioni non venivano più rappresentate stanziate l’una dall’altra a seconda
della distanza che intercorreva tra loro, ma bensì una vicina all’altra e collegate da
linee precise e angoli di 45° o 90°. In questo caso Beck fece uso dei grafi; nelle reti è
più importante la tipologia che la metrica, in quanto conta più “chi è collegato con
chi” piuttosto di “dove sono e a che distanza stanno”, ovvero della geografia fisica
del sistema. Tale approccio di mappatura può essere però adottato per descrivere
qualsiasi tipologia di struttura reticolare, come ad esempio quella sociale; anche in
questo caso sarà importante sapere con chi sono collegate le varie persone e come,
ma non dove sono e a che distanza stanno, in quanto irrilevante. Quello che conta è
quindi la struttura sociale delle reti, ossia lo schema delle connessioni che
intercorrono tra elementi dello stesso sistema.
L’approccio adottato dall’analisi delle reti può ridurre così i sistemi di relazione
complessi ad una semplice architettura di nodi e collegamenti, ma il grafo risultante
spesso può non essere semplice da interpretare e complicato da gestire. Anche un
grafo semplice come una elementare catena di nodi può essere piuttosto complicato
da gestire. Immaginiamo una catena di cinque imprese, nella quale ciascuna può fare
un accordo con uno solo dei suoi vicini. La regola è che ogni azienda può firmare
solo un contratto con i suoi vicini: per esempio se 3 firma un accordo con 2, non può
avere accordi con 4. In una catena del genere, i nodi 1 e 5 si configurano come nodi
deboli in quanto risultano avere meno potere contrattuale e quindi meno alternative.
Questo rende i nodi 2 e 4 nodi forti e indebolisce il nodo 3, che avrà infatti solo vicini
forti e finirà di conseguenza a stipulare accordi meno convenienti. Anche una
struttura semplice come una catena quindi può produrre un panorama complesso (in
questo esempio si mostra il fenomeno chiamato meccanismo di esclusione).
A causa di tale complessità, in passato gli scienziati hanno rappresentato sistemi
complessi attraverso reticoli o griglia regolare, invece di utilizzare i grafi. Questi
reticoli, sono composti da molti elementi (che rappresentano persone, animali,
computer etc.), e seguono una struttura regolare e lineare, come i pezzi di una
scacchiera, il che rende l’analisi dei sistemi reticolari molto più semplice. Ma
rappresentare un sistema come reticolo e non come un grafo, introduce una forte
limitazione: un reticolo è adatto solo per rapp