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La storia dell'assicurazione sociale di malattia in Europa

Considerato il suo maggiore limite, la mancata copertura universale fu raggiunta, in Italia, solo con l'approvazione con la legge di riforma sanitaria n.833/1978.

Una panoramica europea

I provvedimenti legislativi con cui i governi nazionali istituirono per la prima volta forme di assicurazione sociale di malattia ricadono dunque tra gli anni ottanta del XIX secolo e la fine della seconda guerra mondiale. La Germania, con la legislazione sociale bismarckiana fu il paese precursore nell'introduzione dell'assicurazione sociale di malattia, approvando il provvedimento nel 1883.

Il modello sociale tedesco riuscì ad esercitare un influenza considerevole anche sui governi vicini. Il primo paese ad emulare tale modello fu la Norvegia (1909), seguita dalla Gran Bretagna (1911), e per ultime la Svezia e il Portogallo nel 1946.

In questo preciso periodo storico il sistema sanitario registrò una crescita progressiva e lineare del proprio.

peso istituzionale, estendendo il raggio della regolazione pubblica sull'intero settore. Tuttavia sarà a partire degli anni cinquanta che verrà registrato in tutti i paesi industrializzati una forte espansione del peso istituzionale della sanità, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo.

I principali indicatori in grado di cogliere questi cambiamenti sono stati:

  • La percentuale di spesa sanitaria rispetto al Pil. Questo indicatore ha mostrato come, tra il 1960 ed oggi, la quota di Pil destinato alla spesa sanitaria è più che raddoppiata in tutti i principali paesi dell'Ocse.
  • Tasso di occupazione nel sistema sanitario.

In concomitanza all'aumento della spesa sanitaria, anche il livello di occupazione, dagli anni sessanta ad oggi, ha subito un crescente aumento in tutti i paesi dell'Ocse, portando il totale degli occupati.

nel settore sanitario oltre il 10% degli occupati complessivi.

Il grado di copertura dell'assistenza sanitaria.

A partire dagli anni sessanta il numero di persone sottoposte a tutela sanitaria è cresciuto notevolmente indistintamente dall'adozione di un modello di Asm o del modello universale. Nei paesi in cui è stato istituito il sistema sanitario nazionale è stato raggiunto un livello di copertura pari al 100%, mentre nei sistemi mutualistici (vedi la Germania) sono stati fatti notevoli passi avanti riuscendo ad ottenere una copertura sanitaria pari al 99% della popolazione.

Un periodo non privo di cambiamenti in materia sanitaria, l'innovazione più rilevante, della seconda metà del novecento, fu l'introduzione di un nuovo modello organizzativo: il sistema sanitario nazionale.

Questo sistema porta con se una diversa concezione della tutela sanitaria, che prevede l'adozione di un modello

Il sistema sanitario nazionale è un modello di tutela sanitaria universale, seguito dalla sottoscrizione di un'assicurazione nazionale estesa all'intera popolazione residente, attraverso la quale viene garantito a tutti i cittadini, a parità di bisogno, lo stesso livello di cure.

L'adozione in alcuni paesi europei di questo modello portò all'abbandono del sistema mutualistico, legato ad un'impostazione occupazionale, non al passo con le nuove trasformazioni sociali.

Pur essendo la Nuova Zelanda il primo paese ad adottare il sistema sanitario nazionale (1939), la nascita di questo nuovo modello sanitario è associata alla Gran Bretagna, e nello specifico, alla figura di Lord Beveridge, noto economista del tempo che ebbe l'incarico di riorganizzare il sistema sanitario inglese.

Il progetto di riforma proposto da Lord Beveridge ruotava attorno a tre principi basilari:

  • L'universalità di accesso ai servizi sanitari
  • Il finanziamento del sistema attraverso la fiscalità nazionale
  • La garanzia a tutti i cittadini, a parità di bisogno, dello stesso livello di cure
La gratuità del servizio nel punto di erogazione. L'approvazione di questa riforma condusse alla creazione nel 1946 del National Health Service (NHS), l'attuale sistema sanitario inglese. Il progetto di riforma portato avanti in Inghilterra, suscitò notevole interesse anche in altri paesi d'Europa, così che sulla scia di quanto accaduto oltre Manica, anche i paesi scandinavi per l'introduzione del Servizio sanitario nazionale optarono (Svezia 1953; Norvegia 1959; Danimarca 1971). A differenza dei paesi scandinavi, l'Europa meridionale recepì con un certo ritardo questo fu la prima, introducendo con la legge di riforma n.833 del nuovo progetto di riforma. L'Italia 1978 il Servizio sanitario nazionale (SSN), ultima fu la Spagna nel 1986. L'Italia; la transizione dal sistema mutualistico al Sistema Sanitario Nazionale. La trasformazione del sistema mutualistico in un sistema sanitario nazionale è avvenuta lentamente e.per tappe. Il primo momento significativo di questa trasformazione organizzativa, coincide con l'istituzione del Ministero della Sanità contenuta nel precetto di legge n.296 del 1958 affiancato superiore die assistito dal Consiglio superiore di sanità, con funzioni consultive, e dall'Istituto sanità, con funzioni tecnico scientifiche. Il 1968 vede l'approvazione del testo di legge n. 132 (c.d. Legge Mariotti), con la quale si abolì l'Istituto pubblico per l'assistenza e la beneficienza (Ipab), e furono organizzate le nuove strutture ospedaliere. Altro aspetto essenziale affrontato da questo testo di legge è il tema riguardante il decentramento dei compiti e delle funzioni sanitarie a favore delle regioni. Si demandavano, quindi, compiti e funzioni ad un ente non ancora istituito (le regioni), anche se già previsto in al fine dell'entrata in vigore della legge stessa, se ne sollecitava la Costituzione, e

Pertanto, la creazione del diritto all'assistenza ospedaliera per tutti i cittadini divenne operativo soltanto con la legge n. 386 del 1974, la quale trasferì le competenze degli enti in materia ospedaliera alle Regioni, correggendo la precedente anomalia. La sopra citata legge, oltre al trasferimento di competenze a favore delle regioni, dispose l'estinzione dei debiti degli enti mutualistici nei confronti delle strutture ospedaliere, mentre con la legge n. 349/1977 vennero soppresse del tutto le strutture mutualistiche. Nel dicembre del 1978, con il favore di tutte le forze politiche, fu approvata la riforma sanitaria con il testo di legge n. 833/1978. La riforma n. 833 ha introdotto un sistema ripartito secondo tre distinti livelli di competenza:

  • Livello Statale: Il Ministero della Sanità, coadiuvato dal Consiglio sanitario nazionale, propone al governo il "Psn" (Piano sanitario nazionale). La redazione di questo documento ricopre un'importanza cruciale.

M. Ferrera, Le

politiche sociali: L'Italia in prospettiva comparata, Bologna, Il Mulino, 2006.

All'interno dell'interonevralgica sistema, poiché non si limita a individuare gli obiettivi di indirizzo sanitario definiti dal governo, ma ha il compito di definire l'importo da destinare al Fondo sanitario nazionale.

Livello Regionale

All'interno di quello che possiamo definire il livello "intermedio" del sistema, la programmazione si realizza attraverso la redazione di Piani sanitari regionali, di durata triennale, coincidenti con quelli nazionali. Le regioni, inoltre, si occupano della programmazione e organizzazione delle neonate Unità sanitarie locali "Usl".

Livello Comunale - Ai comuni sono affidate tutte le funzioni amministrativo sanitarie, realizzate attraverso le Usl, non espressamente riservate dalla legge allo Stato o alle Regioni, affidando loro funzioni.

La crisi dei sistemi sanitari Il secondo dopoguerra, come

già accennato in precedenza, vide una forte espansione dei sistemi sanitari europei, dovuta principalmente al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie. Tuttavia, in termini di efficienza ed efficacia, tale espansione ha messo in luce una serie di lati negativi, sia sul versante dell'offerta che della domanda. Dal lato dell'offerta, la maggiore affidabilità delle strutture sanitarie, provocò un crescente utilizzo di quest'ultime, generando inevitabilmente un aumento dei costi. È indispensabile l'intervento dello Stato per introdurre nuove strategie di contenimento dei costi e di razionalizzazione della spesa sanitaria. Negli anni Ottanta si è cercato di tamponare questa inarrestabile crescita dei costi intervenendo sull'offerta sanitaria: - Il razionamento dei sistemi sanitari: strumento con il quale si cerca di limitare l'accesso ai servizi sanitari solo a coloro che ne hanno effettivamente bisogno, riducendo così i costi complessivi. - L'introduzione di nuove tecnologie e procedure: l'innovazione tecnologica può contribuire a migliorare l'efficienza dei sistemi sanitari, riducendo i tempi di attesa e ottimizzando le risorse disponibili. - La promozione di stili di vita sani: investire nella prevenzione e nella promozione di uno stile di vita sano può ridurre la domanda di cure sanitarie, contribuendo a contenere i costi. - La decentralizzazione dei servizi sanitari: spostare parte delle competenze e delle risorse sanitarie a livello locale può favorire una maggiore efficienza e una migliore gestione delle risorse. In conclusione, se da un lato l'espansione dei sistemi sanitari europei ha portato a miglioramenti significativi delle condizioni di salute della popolazione, dall'altro ha evidenziato la necessità di adottare misure per garantire l'efficienza ed efficacia dei servizi sanitari, contenendo i costi e ottimizzando le risorse disponibili.delimitare la partecipazione statale nell'erogazione e nel finanziamento dei servizi sanitari. Per riuscire a circoscrivere i compiti pubblici si è intervenuti secondo tre linee d'intervento: accesso, partecipazione finanziaria e servizi sanitari coperti dall'intervento pubblico. Ad esempio, di permettere l'uscita dal 1) accesso alle prestazioni sanitarie. Si cercò, sistema di welfare sanitario di quei cittadini con riscontrate garanzie reddituali, riuscendo in questo modo a tagliare parte dei costi sanitari, senza andare ad intaccare il principio solidaristico alla base del sistema di protezione sociale. 2) Partecipazione finanziaria. Si tratta di interventi che sono stati ampiamente applicati in a carico dell'utenza sanitaria quote di tutti i Paesi occidentali, volti a trasferire alla spesa "ticket". partecipazione Questa forma di partecipazione ai costi sanitari è quasi sempre parziale, e vi è esonerato l'utente chee da destinare alle strutture sanitarie. Questo ha permesso di garantire una maggiore equità nell'accesso ai servizi sanitari e di controllare i costi. Inoltre, è stata introdotta la possibilità di scegliere tra diverse strutture sanitarie, pubbliche o private convenzionate, per ricevere le prestazioni necessarie. Questo ha favorito la concorrenza tra le strutture e ha permesso ai cittadini di avere una maggiore libertà di scelta. Infine, è stata implementata una serie di misure per migliorare la qualità dei servizi sanitari, come l'introduzione di standard di qualità da rispettare e l'adozione di sistemi di valutazione delle prestazioni. In conclusione, la riforma del sistema sanitario ha permesso di garantire un accesso più equo ai servizi sanitari, di controllare i costi e di migliorare la qualità delle prestazioni offerte.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
18 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Carlo1988 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza dell'amministrazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Chiarini Rosalba.