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Il cinema muto e le sue sfide
Oggi si dice che il cinema muto non sia "adatto alle abitudini audiovisive dei telespettatori"; quest'assurda offesa alle capacità intellettive di noi telespettatori ha determinato anche delle inaccettabili conseguenze sul piano della fruizione televisiva dei classici del cinema muto: si va dall'abolizione delle didascalie a favore dello "stop frame" (con annessi "balloons"), alle copie sonorizzate di film muti, dalle "voci fuori campo" alle inammissibili colorazioni computerizzate. Purtroppo si tratta di un fraintendimento di base: se si vuole amare il cinema muto, occorre innanzitutto rendersi conto che il suo linguaggio è ben diverso da quello del cinema sonoro. Quindi lo spettatore che si avvicina al cinema muto non può fruirlo come se fosse un film contemporaneo.
Certo non è facile oggi poter vedere il cinema muto: le difficoltà non sono solo soggettive, sono anche oggettive: il patrimonio di
film rimasti non è facilmente accessibile ed i rari passaggi televisivi alterano fino all'inverosimile il ritmo del film (le cineprese giravano a 16 fps, mentre i moderni proiettori riproducono a 24 fps), per non parlare del fatto che, molto spesso, la proiezione del film era accompagnata da esecuzioni di orchestra a dir poco grandiose (si pensi alla prima di Tuttavia va ricordato che Cabiria). L'assenza del suono e, soprattutto, della parola fu raramente vista come una carenza della nuova arte; anzi, si può dire che i maggiori risultati del cinema muto furono ottenuti attraverso le infinite potenzialità della "scena muta". L'avvento del sonoro - nel 1927 con il film modificò in modo sostanziale le abitudini del pubblico, Il cantante di jazz - trasformando di fatto i metodi di produzione e di fruizione del film. Tutti gli storici e teorici del cinema sono grossomodo d'accordo nel definire la sfera del pre-cinema (ovvero
l'età dei pionieri) come una fase di scoperta e di sperimentazione del nuovo mezzo, per scopi semplicemente riproduttivi e spettacolari, e non l'inizio di una nuova arte e di un nuovo linguaggio espressivo. Questo, quindi, vale per i fratelli Lumière, per Edison e Dickson, per Georges Méliès e per Edwin S. Porter; tuttavia Edgar Morin attribuisce già a Méliès il merito di aver segnato il passaggio dal cinematografo al cinema. Con il primo termine lo studioso francese si riferisce al semplice apparecchio di ripresa e proiezione di fotografie in successione, mentre con il secondo indica il dispositivo espressivo e spettacolare capace di articolare un proprio linguaggio autonomo. Comunque è a partire da D.W.Griffith - entrambi di Nascita di una Nazione e Intolerance - che il cinema acquisisce coscienza dei propri mezzi espressivi e del proprio linguaggio; il cinema diviene arte grazie al montaggio, che assume il ruolo di.“produttoredel senso”. Essendo il montaggio un elemento specifico del linguaggio cinematografico,la settima arte non ha più bisogno del sostegno di altre forme spettacolari che fino a quelmomento lo avevano contaminato.
L’età dell’oro di HollywoodLa Hollywood classica era divisa in cinque Major (le cosiddette Big Five): MGM, WB,Paramount, RKO e 20th Century Fox; e tre Minor (Little Three): Universal, Columbia e UnitedArtists. Il primo gruppo di studios possedeva una catena di sale cinematografiche, mentreil secondo gruppo ne era privo. Il periodo di situazione Oligopolistica del sistemaproduttivo dell’epoca classica va dal 1925 circa al 1955 circa, ma fu un fenomeno chemai riuscì ad eliminare la “concorrenza” dei cosiddetti Indipendenti, ovvero le case diproduzione o i produttori non conformi al sistema (si pensi a Charlie Chaplin, Walt Disney,ma anche gli studi della cosiddetta “powerty row”, strada della povertà,).
come la Monogram o la Republic, specializzate in B-Movies). Inoltre c’erano alcuni produttori talmente potenti che diventano un caso a se stante, come Samuel Goldwin o David Selznick. Il successo dell’impero classico hollywoodiano si basa su almeno tre fattori: lo studio system, star system e generi cinematografici: 1. come detto, la forza dello studio system era il completo controllo, da parte delle Major, di tutti gli aspetti della produzione di un film, dal soggetto fino all’esercizio. Le Big Five possedevano solo il 17% dei cinema statunitensi, ma questa percentuale molto bassa costituiva il 70% delle sale di prima visione in 92 città; questo garantiva l’uscita dei film nelle migliori sale, per un periodo di volta in volta diverso (i film rimanevano in cartellone fino a quando i soldi spesi per la produzione non fossero rientrati per intero, e più...). Quindi il produttore aveva il completo controllo del film, e riusciva a preventivarne il successo.ancor prima di iniziare la lavorazione;2. lo star system si basa sul divismo cinematografico che, nel cinema, si è diffuso piuttosto tardi. Certo, alcuni film di Griffith avviarono questo fenomeno, ma è solamente con la prima edizione degli Oscar, nel 1927, che questo fenomeno si afferma del tutto. Il divismo cinematografico è forse il più forte principio economico su cui si basa lo studio system, che tiene i suoi attori strapagati sotto contratto. Naturalmente lo scopo del divismo è quello di far crescere la notorietà delle star nel mondo e quello di far lievitare paurosamente i costi del cinema tramite ingaggi miliardari. Lo star system si basa sui seguenti criteri:
3. il racconto, e la messinscena, deve adattarsi alle caratteristiche della star; si attuano precise strategie affinché l'attenzione dello spettatore rimanga concentrata sul divo o sulla diva. Insomma, tutto ruota attorno alla star;
4. Il rapporto attore personaggio è
molto più forte che a teatro: ha scritto Edgar Morinche l'attore beneficia di una "super personalità" conferitagli dai diversi ruoli interpretati e dalle costruzioni pubblicitarie dell'industria culturale. Come per i generi, anche i divi debbono variare i vari cliché affinché il pubblico possa sempre, e sempre di più, identificarsi con l'eroe;
La star è sempre al centro del film, e bisogna mettere in atto una serie di strategie per far funzionare tutto al meglio: oltre a rimandarne l'entrata in scena, occorre anche curare il primo impatto della star con il pubblico. LO studio system ha messo a punto due strategie ben definite: innanzitutto l'entrata e l'uscita della star varia di genere in genere, in modo da stupire il pubblico senza tradirne le aspettative; in secondo luogo, l'effetto assenza costruisce l'attesa e l'attenzione del pubblico verso la star.
I generi cinematografici
costituiscono il terzo punto sul quale si basa lo studiosystem: Scorsese afferma che i generi cinematografici americani per eccellenzasono quelli autoctoni: il Western, innanzitutto, poi il Gangster Movie ed il Musical. Ilgenere si definisce tramite "l'obbligatorio ed il proibito", ovvero una serie di regolenon scritte che obbliga ad inserire alcuni elementi nel film (come il duello neiwestern) e che obbliga a non inserirne altri (la violenza nei Musical). Inoltre i generifunzionano grazie ad un processo di standardizzazione e di differenziazionesecondo le regole fondamentali del marketing, che mirano a non sconvolgere mailo spettatore, bensì a dargli - sempre sotto diverse spoglie - ciò che lui vuole epreferisce. Ciò ha portato non soli le star ed i registi a specializzarsi, ma anche leMajor stesse (la MGM nei Musical, la WB nei Gangster movie, la RKO negli horror abasso budget).Osserviamo ora le cause del declino dell'impero
classico Hollywoodiano:Come è noto, il tramonto del cinema classico hollywoodiano avviene soprattutto a causa di due fenomeni assolutamente fondamentali:- Nel 1948, all'inizio della guerra fredda, il governo americano obbliga le Major a separare la produzione/distribuzione dall'esercizio. La detenzione di una catena di sale diventa allora illegale, e le Major sono costrette ad abbandonare uno dei punti forza del loro potere;
- Il secondo motivo è ancor più determinante: la concorrenza della TV. Il cinema, dopo aver impedito lo sviluppo della Tv per tutti gli anni Trenta (poiché si rischiava una concorrenza fra due mezzi diversi che mirano allo stesso obbiettivo), deve cedere al decreto della FCC che, nel 1946 abolisce ogni vincolo trasmissivo e gli apparecchi Tv entrano in produzione di massa: in due anni gli utenti diventano 10 milioni. La guerra fra Cinema e TV vede il cinema uscire sostanzialmente sconfitto, poiché la TV diviene sempre di
più il mass media più diffuso. L’industriacinematografica capisce che per sopravvivere deve, da un lato, scendere acompromessi con la TV, dall’altro aumenta la propria spettacolarità ed irripetibilitàdelle proiezioni (tramite i formati panoramici e gli effetti speciali, il Monopack per ilcolore ecc.).
La “politica degli autori” e André Bazin
La rivista fondata da André Bazin e Jaques Doniol-Valcroze, i famosi Cahiers du Cinema,furono il trampolino di lancio di molti fra i maggiori esponenti della Nouvelle vague. La“politica degli autori” divenne un po’ la parola d’ordine del gruppo, che passò alla regiadopo anni di critica militante proprio sui Cahiers du Cinema.
André Bazin fu un po’ il padre spirituale di questo movimento, ed elaborò una teoria dellinguaggio cinematografico non più basata sul montaggio (come invece fu dall’epocadel muto in poi), ma piuttosto
su quegli elementi che permettevano un rapporto diretto con la realtà (Profondità e Attraverso lo studio di campo, Piano sequenza Long Take). dell'opera di W.Wyler, di O.Welles (specie e di Rossellini, Bazin prese le Quarto potere) distanze dal concetto di "montaggio sovrano" del cinema sovietico (Ejzenstejn e Pudovkin) ma anche da quello di découpage classico. è il titolo del primo saggio del suo volume, pubblicato postumo, Ontologia del linguaggio Il tema centrale è proprio l'esaltazione del carattere di riproduzione Che cos'è il Cinema? meccanica della realtà che il cinema produce. Per questo motivo il cineasta deve rispettare la continuità dell'evento e la sua durata reale, senza alcuna interruzione da parte del montaggio. Ne deriva la teoria del "montaggio proibito": quando l'azione Ed in più i metodi di ripresa richiede una soluzione di continuità, il montaggio èproibito.più congeniali a Bazin, e