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valore del capitale umano, pertanto sentirono l’esigenza di una nuova figura adeguatamente
formata che si occupasse dell’assistenza materiale e psichica dei lavoratori e delle loro famiglie
(mense, asili, ecc.). nel 1920 a Milano, sorse l’Istituto italiano di assistenza sociale, il cui scopo era
quello di formare un personale adatto a fornire assistenza agli operai, si trattava delle segretarie
sociali. Nel 1928/29, il partito fascista istituì a Roma presso la scuola femminile fascista di
economia domestica e assistenza sociale, la prima scuola per a.s. di fabbrica (espansione del
consenso al regime fascista). Ebbe così inizio la seconda fase del s.s. italiano che si concluderà
con la seconda guerra mondiale.
Il secondo dopo guerra apre la terza fase. Negli anni ’50 si cercava di ricostruire il Paese non solo
dal punto di vista economico, ma soprattutto dal punto di vista morale. Era necessaria una nuova
figura che facesse mettere in pratica i principi di solidarietà ed eguaglianza sanciti dalla
Costituzione.
Il Convegno di Tremezzo (’46) rappresentò a tale proposito una tappa fondamentale. In quella
sede, furono poste le basi etiche e metodologiche della professione di a.s. il nuovo operatore,
infatti, non doveva avrebbe dovuto svolgere un ruolo solo tecnico, ma anche politico (contribuendo
alla crescita e affermazione dei principi democratici). L’assistenza deve essere intesa come
servizio sociale. nascono numerose scuole.
Gli anni ’60 – ’70 sono segnati da numerosi cambiamenti e sul piano socio-culturale e sui servizi
socio-sanitari (riforma sanitaria 833/78; decentramento regionale dpr 616/77; legge 180/78; 405/75
consultori; 151/75 riforma diritto di famiglia; 194/78 ivg). Tali cambiamenti avranno ripercussioni
anche sul servizio sociale, che entra in crisi. Il servizio sociale risente soprattutto dei cambiamenti
dello stato sociale (più attenzione ai bisogni immateriali e relazionali dei soggetti – migliorare la
qualità della vita).
Lo stato sociale deve essere un sistema integrato di servizi pubblici indirizzati al benessere dei
cittadini. Da un sistema chiuso e accentrato si passa a un sistema di servizi sociali aperto a tutti,
decentrati in base alle esigenze e ai bisogni dei cittadini. Questi ultimi devono partecipare
attivamente ai processi di costruzione di tali servizi. Gli enti locali, coerentemente al
decentramento amministrativo, diventano i protagonisti del sistema di sicurezza sociale o welfare
state.
In questa prospettiva cambia il ruolo dell’operatore sociale. l’as non si deve occupare della
semplice cura del disagio ma deve contribuire al mutamento sociale. attraverso l’analisi del
territorio in cui si trova, deve individuare le variabili che concorrono all’insorgenza del disagio per
porre in essere di conseguenza azioni preventivo-promozionali, proponendo mediante alleanze
con altri professionisti, soluzioni alternative rispettose della persona e del suo diritto ad aiutarsi da
sé.
Dpr 14/87: la formazione di as avviene all’interno di scuole a fini speciali.
Negli anni 80 il sistema di welfare diventa sempre più costoso , entrando in crisi, si prospetta un
nuovo sistema cosiddetto welfare mix, in cui il benessere dipende dalla logica concorrenziale del
mercato. A farne le spese è l’operatore che aiuta i consumatori ad acquistare pacchetti di servizi
individualizzati.
La nuova prospettiva è del welfare societario cioè della società che si prende cura di se stessa.
Gli anni 90 segnano l’inizio della quarta fase, caratterizzata dalle definizione della professione e
della sua formazione.
Legge 84/93- riconoscimento della professione di as e istituzione dell’albo (dm 615/94)
Dpr 328/01- modifiche per l’ammissione esame di stato e prove.
2010- regolamento per la formazione continua.
L’art.1 della legge 84/93 delinea il profilo e le funzione dell’as.
L’as opera con autonomia tecnico-professionale e di giudizio in tutte le fasi dell’intervento per la
prevenzione, il sostegno e il recupero di persone, famiglie, gruppi e comunità in situazioni di
disagio e di bisogno e può svolgere la sua professione, o nei servizi di base o come libero
professionista, secondo determinati principi e valori giuridicamente ed eticamente fondati.
Il suo scopo è di porre in atto attività di aiuto e accompagnamento personalizzati a favore di
persone, gruppi e comunità, con lo scopo di superare problemi di disagio. È necessaria la
collaborazione dell’operatore con altri professionisti, poi dovrà individuare le varie risorse
(istituzionali, personali e del non profit) al fine di risolvere i problemi.
L’oggetto del s.s. è l’aiuto individualizzato e promozionale per la gestione efficace della relazione
fra bisogni, problemi e risorse della persona considerata nel suo contesto familiare, sociale e
comunitario e il sistema istituzionale di risposte.
Le funzioni del s.s. professionale sono tre:
1 curativa-riparativa: attività svolta con l’utenza in tutte le sue dimensioni con lo scopo di farle
prendere consapevolezza circa le sue potenzialità per risolvere i disagi.
2 organizzativa-gestionale: attività svolta nelle organizzazioni per gestire le risorse in modo
efficace, affichè queste siano in grado di rispondere ai bisogni.
3 preventivo-promozionale: integrazione tra servizi, interventi di politica sociale, ricerca sulla realtà
sociale).
Queste funzioni implicano un lavoro diretto con l’utenza, il territorio e la comunità.
Il lavoro sociale dell’as rientra tra le professioni di aiuto che hanno come oggetto la persona che si
trova in una particolare situazione di disagio. È evidente quindi come il rapporto tra as e utente sia
a prima vista non paritario in termini di potere. Da un lato l’operatore con competenze e
conoscenze da mettere al servizio di un utente fragile che non riesce a vedere le potenzialità che
sono in lui.
L’operatore lavorando con la persona deve fare molta attenzione ai fondamenti etici del suo lavoro.
Essi sono alla base dell’obiettivo generale che si pone di raggiungere con la sua attività.
“rispondere ai bisogni degli individui, prevenendo o risolvendo possibili disagi, utilizzando tutte le
risorse a sua disposizione. L’operatore nel fare ciò non offre una soluzione preconfezionata
all’utente, ma lo accompagna alla ricerca della soluzione migliore della propria strada verso il
benessere.”
Alla base di questo obiettivo, vi sono dei valori che lo legittimano. Si tratta di valori riconosciuti dal
diritto nazionale e internazionale e su cui si impronta il codice deontologico. Tali valori sono definiti
assolut, perché valgono sempre, indipendentemente dall’etnia, dalle nazioni, in quanto valori
intrinseci della natura della persona. Essi sono:
- La dignità e la libertà della persona. Ognuno di noi, e soprattutto l’as che nel suo operare
quotidiano si incontra con realtà sempre diverse, deve riconoscere il diritto di ognuno di
esprimersi e realizzarsi come persona nella sua unicità e globalità, e il proprio dovere di
rispettarla.
Tali valori si traducono in principi guida della professione:
- Principio del rispetto della persona: vuol dire riconoscere la persona nella sua unicità e del
suo valore in sé (indipendentemente dal problema che porta o delle sue condizioni).
Rispettare vuol dire trattare in maniera eguale le persone senza favoritismi. Riconoscere il
dovere del professionista di mantenere la riservatezza sulle informazioni di cui viene a
conoscenza. Accettare l’utente e non giudicarlo. Rispetto dell’utente si ottiene anche nel
lavoro che l’operatore svolge insieme ad altri operatori interessati nella soluzione del caso,
creando un progetto unitario. Considerare la globalità della persona (relazione con
l’ambiente).
- Principio dell’eguaglianza: offrire agli utenti la medesima gamma di opportunità e di diritti,
senza discriminazioni e pregiudizi.
- Principio di solidarietà: mettersi al servizio dell’altro.
- Principio di responsabilità: salvaguardare l’interesse di colui che chiede aiuto.
- Principio di coerenza: agire in coerenza con tali principi.
- Principio di partecipazione: l’operatore promuove il diritto dell’utente di partecipare al
proprio percorso di aiuto.
Questi principi si traducono in determinati atteggiamenti professionali.
- Personalizzazione e individualizzazione del rapporto professionale
- Accoglienza e accettazione dell’utente
- Fiducia nel cambiamento
- Astenersi dai giudizi
- Non sostituirsi all’utente ma accompagnarlo
- Rispettare la riservatezza delle informazioni
- Rispettare i tempi dell’utenza e le sue diversità
- Collaborare con soggetti terzi, formali e informali.
Da quanto detto, si può desumere che tutta l’attività dell’as è guidata dall’etica, per questa
ragione l’operatore si trova spesso a fronteggiare situazioni che sul piano etico possono
provocare problemi( decisione difficile ma a cui si deve dare attuazione) o addirittura dilemmi
etici ( non ci sono soluzioni evidenti).
Le decisioni che l’operatore assume costantemente dipendono da tre aspetti:
- Benessere individuale vs diritti utente
- Benessere individuale vs benessere collettivo
- Oppressione strutturale.
I dilemmi etici che l’operatore deve affrontare quando si incontra e scontra con l’utente, l’ente e
la comunità, non possono essere risolti, tuttavia esiste uno strumento di indirizzo che orienta
l’agire del professionista tra i principi e i valori fondanti la professione.
Tale strumento è il codice deontologico di cui ogni ordine professionale si è dotato. Esso
rappresenta la sistemazione in norme di tutti quei principi etici che orientavano la prassi
professionale. Esso non è una semplice guida per l’operatore ma uno strumento di garanzia.
Garanzia per l’utente (tutela), cioè il professionista che lo aiuta ha un’adeguata formazione e
rispetta una serie di principi e di regole di condotta.
Garanzia per l’ente che si serve di un professionista adeguato.
Garanzia per il professionista, migliorarsi per aiutare meglio, e affinchè si costruisca una buona
immagine professionale.
Al suo interno sono definite le responsabilità dell’operatore.
Il codice risale al 1998, modificato 2002, rimodificato 2009.
Titolo 1: definizioni
Titolo 2: principi
Titolo3: responsabilità nei confronti dell’utente/cliente
Titolo 4: responsabilità nei confronti della società
Titolo5. Responsabilità …colleghi e altri operatori
Titolo6: resp….organizzazione di lavoro
Titolo7: resp…profession