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Strategie di rete:
L’ottica di rete suggerisce come metafora della realtà un reticolo di punti di diverso addensamento
e configura l’azione dell’assistente sociale come partecipazione ad operazioni risolutive, nel
contempo finalizzata a creare, rinsaldare reticoli. Ogni persona tesse la sua rete di relazioni: essa è
il risultato di scelte realizzate all’interno di opportunità di contatto e rappresenta un mix tra
familiari, parenti, amici e quant’altri che non costituiscono in sé un gruppo ma possono diventarlo
tramite un soggetto. La rete può nutrire o imprigionare, conferisce senso di identità sociale,
influenza, orienta e controlla le azioni di chi vi appartiene. Per il rapporto inscindibile che esiste tra
persona e ambiente, accogliere e conoscere un soggetto significa per l’operatore comprenderne gli
intrecci relazionali, all’interno dei quali si sviluppa la sua esistenza. Il problema del soggetto
riguarda la sua rete e ne segnala una disfunzionalità. L’assistente sociale può rinforzare le capacità
e favorire le autonomie risolutive già presenti nelle reti, incrementando la loro apertura verso la
realtà circostante. Reti di diversa solidità esistono anche tra servizi e territorio: lo stesso assistente
sociale crea la sua rete dentro e fuori il servizio per migliorare il proprio grado di efficacia. Le
strategie di rete offrono all’assistente sociale gli strumenti per attivare e potenziare dei soggetti
collettivi sul territorio e per adottare delle modalità di aiuto che diano meno centralità al tecnico,
valorizzando la capacità di darsi rinforzo e orientamento reciproco da parte delle persone che
condividono una condizione di emarginazione.
Il lavoro sociale con le persone:
la presa in carico di un soggetto non concerne la situazione complessiva della persona, né punta ad
una risoluzione globale, ma è caratterizzata dal criterio della limitazione: ci si focalizza infatti su un
aspetto scelto e riconosciuto esplicitamente come problematico dalla persona, considerato trattabile
in rapporto alle risorse disponibili e alle intenzioni della persona stessa. L’aspetto problematico
focalizzato viene affrontato attraverso la realizzazione di azioni (compiti), modalità operative
definite e funzionali all’obiettivo, pensate con senso di realtà. La persona partecipa attivamente a
tutto il processo e vengono coinvolti anche soggetti significativi, che fanno parte del suo ambiente e
interagiscono nel processo di aiuto, e delle risorse esterne di riferimento e di supporto.
Il setting:
si intende quel complesso di elementi che vengono mantenuti stabili per la realizzazione di un
intervento e che consentono, proprio per la loro stabilità di cogliere gli avvenimenti e il
cambiamento processuale. Il setting definisce delle condizioni di esercizio di una professione,
rivestendo funzioni di orientamento e contenimento. Comprende gli elementi strutturali della
situazione, il processo che viene messo in atto, l’atteggiamento assunto dall’operatore: vi è quindi
una parte esterna e visibile del setting e una parte interna che sta nella mente del tecnico. Gli
aspetti strutturali comprendono permane e accompagna tutta la durata, e riguardano le condizioni
spazio temporali e le regole esplicite che organizzano l’intervento. La parte interna invece evoca la
necessità di poli esterni di riferimento: colleghi, supervisori, verifiche di gruppo, che consentano
rielaborazioni. Se il professionista coglie il significato del setting, vi si sintonizza utilizzandolo, mentre
se lo squalifica e banalizza, ne produce lo scadimento in collusione con gli utenti.
Capitolo IV:
Lavoro sociale
Le definizioni che riguardano il lavoro degli assistenti sociali richiamano la complessità del campo
considerato, in quanto, l’oggetto di conoscenza e di azione è la società nella sua realtà dinamica, in
cui si alternano una molteplicità di soggetti interagenti.
Parole chiave della professione:
Relazione (educativa, promozionale, collaborativa) è uno strumento di attivazione e
• riattivazione di iniziative e di percorsi.
La collocazione all’interno di contesti organizzativi sistemici
• La funzione cerniera dell’As. Tra bisogni della comunità e istituzioni, tra risorse del territorio
• e problemi.
La finalità di cambiamento: As. Come agente di cambiamento, nel senso
• dell’autorealizzazione delle persone e della qualificazione degli ambienti.
Relazione e relazioni nel servizio sociale
La relazione costituisce il canale del processo che favorisce lo sviluppo della persona e la soluzione
dei problemi, un ponte attraverso cui si giocano le capacità di studio, valutazione e presa in carico
dell’operatore. Attraverso essa l’assistente sociale esprime accoglienza, evoca potenzialità e
favorisce i processi evolutivi. La difficoltà di darsi un codice diverso, quando i livelli di
coinvolgimento sono forti fa intendere perché paradossalmente si sia parlato di neutralità della
relazione professionale. Questa neutralità può essere meglio concepita come uno stato di ricostruita
lucidità che si raggiunge attraverso l’elaborazione delle spinte identificatorie, un uscire
faticosamente conquistato dopo essere entrati nel mondo di un altro per vedere con maggiore
chiarezza, attivando un reale confronto. (partecipazione e immedesimazione nella situazione
dell’utente ma poi distacco mentale per non assumersi personalmente i problemi altrui). Le
complessità che emergono nel corso della relazione risultano più gestibili quanto più la dimensione
reale di essa è definita, cioè quando ne sono chiariti gli obiettivi e il campo del confronto con la
persona, in base ai quali si è creato un pensiero progettuale consapevole.
La quotidianità del lavoro sociale è anche intessuta di relazioni diverse con soggetti non utenti:
l’assistente sociale infatti, sviluppa rapporti anche di collaborazione con colleghi della stessa o di
altre professioni. Non si tratta di rapporti di cura, ma di relazioni con/tra funzioni, connesse al ruolo
e in rapporto agli intenti progettuali consapevoli, che ripropongono le difficoltà presenti nel
rapporto interpersonale: contenuti emotivi e razionali, incroci di potere, evocazioni di vecchie
esperienze, intrecci tra responsabilità e delega. L’assistente sociale si trova nei fatti in un crocevia di
relazioni, che hanno diverse finalità, mettono in evidenza aspetti distinti del ruolo, richiedono forme
di comunicazione e abilità differenti. L’assistente sociale si configura come esperto dei sistemi di
relazione avente la funzione di agevolare i processi comunicativi tra i diversi soggetti e l’agire
professionale si qualifica come agire comunicativo.
Per definire la relazione, denominata di aiuto, giova ricordare che essa si realizza in una
organizzazione e, idealmente si colloca entro un contesto territoriale: ne discende che l’evento non
riguarda esclusivamente i due, ma concerne gli altri soggetti, poiché dovrebbe svilupparsi all’interno
di intrecci relazionali, diversamente articolati. Se l’As. Non tiene conto dei vari contesti in cui si
colloca la relazione di aiuto, riduce inevitabilmente le risorse reali disponibili nei potenziali intrecci
lavorativi interni ed esterni all’organizzazione, il rapporto diventa facilmente fallimentare,
ricadendo sull’operatore, che persa la dimensione della realtà, si carica di ansie e investe
dispendiosamente le proprie energie, come ne fosse l’unico responsabile. La relazione con la
persona, è triadica, poiché si sviluppa all’interno delle funzioni e del campo di intervento di un
servizio: l’As. Aiuta in quanto svolge un ruolo in un servizio, dentro una politica sociale, in rapporto di
intreccio e mediazione con diversi soggetti e opportunità. La relazione si orienta secondo gli obiettivi
assunti nel progetto complessivo di intervento o in progetti specifici di servizio mirati ad affrontare il
problema presentato dalla persona (tossicodipendenza, abbandono..).
Il riconoscersi tra operatori diversi, come soggetti attori con proprie risorse e proprie strategie,
significa aprire la relazione ad una evoluzione e riconoscere che della relazione e della sua
evoluzione tutti sono responsabili.
Le risorse
Risorsa è ogni mezzo che può venire in aiuto in caso di necessità, si cui già si dispone o che è
attivabile per risorgere. Le risorse vanno infatti interpretate in senso aperto ed anche sotto l’aspetto
delle potenzialità. Vi sono risorse nelle persone, negli ambienti, nel servizio e nello stesso assistente
sociale. La presenza o carenza di risorse qualifica ambienti e situazioni e segna le possibilità
risolutive, poiché un operatore non può dare vita se non vi sono energie disponibili o se non le sa
cogliere. Esse costituiscono la benzina dell’aiuto che definisce quanta strada sia percorribile.
Tipi di risorse:
1. Le risorse della persona: riguardano il suo sistema cognitivo, le capacità, la competenza
operativa, i modi di attivarsi. Si colgono segnali delle risorse personali, nelle modalità con
cui la persona formula la domanda, vede e sente il problema; nel grado di autostima; nelle
esperienze pregresse; e nella riscontrata capacità di rispettare accordi e gestire i compiti
assunti nella relazione con l’As. Anche il possedere un’intenzione costituisce una risorsa, la non
rinuncia e la voglia di fare. lo stesso atto di presentare una domanda costituisce una risorsa,
poiché si traduce in una spinta risolutiva.
2. Le risorse ambientali: sono presenti nei campi relazionali della persona e sono
rappresentate dai diversi soggetti con cui essa è collegata e dai beni materiali e immateriali
che vi sono disponibili.
3. Le risorse che mette in atto l’As. Sono personali, ambientali e in ordine allo specifico
problema: l’As può partecipare a un progetto di territorio relativo al problema o alla fascia
di età considerata o può essere particolarmente attivo in merito: incontrare un operatore che
approfondisce il campo problematico in questione e si sperimenta investendo personalmente
costituisce per la persona una particolare risorsa.
Rischio di demolizione di risorse: la stessa esperienza del ricevere aiuto attiva una situazione
paradossale in cui più il soggetto viene aiutato, più si sente incapace di fare da solo e quindi
sostanzialmente non è aiutato nell’aspetto più importante, cioè nella riattivazione dell’autonomia.
L’As. Rischia quindi involontariamente di dare il via a un processo di distanziamento e
impoverimento. farsi aiutare significa uscire da uno stato di dipendenza per far ricorso a u